perché dovrebbe la chiesa volere una società senza gay?

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
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orachefaccio
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perché dovrebbe la chiesa volere una società senza gay?

Messaggio da orachefaccio » mercoledì 17 aprile 2013, 19:35

Spero di non offendere nessuno con questo post. Lo spero davvero, ma non so se effettivamente nessuno si offenderà. Sto avendo su questo forum alcune delle più belle conversazioni che abbia mai avuto in vita mia, ciò mi fa sentire a mio agio nell'esporre i miei pensieri e nel discutere con voi. Quello che garantisco da parte mia è che proverò a parlare in maniera semplicemente schietta e con nessuna intenzione offensiva!

Ho sempre pensato che l'esistenza della chiesa nel mondo occidentale sia correlata con il potere e con l'economia. In fondo, i preti mangiano (e non solo) con i tanti soldi di una folla che paga solo per sentire in cambio ordini su cosa si deve fare e cosa no (economia). E influenzano molte decisioni politiche e sociali (potere). C'è chi dirà che ci sono anche tanti preti che vogliono semplicemente far del bene, ok, ma non venitemi a dire che uno deve diventare prete per far del bene! Ci sono tanti altri modi, quindi perché immischiarsi in una comunità piena di controsensi per farlo? Per dirne uno, forse il più menzionato, dicono di dare ai poveri ma in realtà si riempiono di ricchezze... non saprei nominare nessuna grossa opera di bene che bilanci tutta la ricchezza che la chiesa assorbe per se stessa... per caso una rivisitazione della coerenza? A mio avviso si tratta semplicemente di predicare in un modo e operare in un altro, per i propri loschi materiali interessi.

Ma quello che non capisco davvero è perché dovrebbero avercela così tanto con i gay. Perché altrimenti la famiglia viene meno e nessuno fa più figli??? MA DAAAAIIIII!!!!!!! Tolte le ragioni assurde e cui ritengo impossibile credere, davvero, perché? Perché tanto odio? C'è una ragione pseudo-razionale per la quale si adoperano così tanto sulla questione? E' sempre correlato con il potere, un modo per affermare la loro autorità su temi di importanza sociale (e anche un modo orrendo, se posso permettermi)? Oppure c'è qualche motivo più profondo, di ordine sociale, una preoccupazione che deriva da un loro obiettivo preciso di controllo sociale di qualche tipo?

Sicuramente aiuterebbe aver letto per bene tutti i documenti di Project in tema religione, ma non è che qualcuno (o Project stesso) è disposto a condividere qui la sua conoscenza o anche le sue opinioni?
"E non vi è niente di più bello dell'istante che precede il viaggio, l'istante nel quale l'orizzonte del domani viene a renderci visita e a sussurrarci le sue promesse." (Milan Kundera, traduzione mia)

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progettogayforum
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Re: perché dovrebbe la chiesa volere una società senza gay?

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 17 aprile 2013, 23:58

Ciao orachefaccio, visto che mi chiami in causa in modo diretto non posso esimermi dal dire la mia.

Bisognerebbe intanto chiedersi che cosa sia una religione e già qui ci si trova di fronte a realtà quanto mai variegate. L’appartenenza ad una religione è rilevata in genere come un semplice dato di stato civile. Secondo i dati Caritas del 2008, in Italia risulta cattolica una frazione della popolazione pari all’87,97% anche se solo il 30% afferma di andare alla messa tutte le domeniche, mentre in Francia meno del 5% della popolazione cattolica afferma di andare alla messa tutte le domeniche. Questo indica che i dati rilevati sulla base dello stato civile sono in realtà decisamente poco significativi in termini di vera appartenenza ad un gruppo religioso.

Tenendo presenti queste riserve, i dati del 2005, nel mondo, rilevano un 33% di cristiani, un 21% di islamici, un 16% di non appartenenti ad nessuna religione, un 14% di induisti, un 6% di buddisti, uno 0,22% di aderenti a giudaismo. Le religioni monoteiste che riconoscono in Abramo il loro patriarca (giudaismo, cristianesimo e islam) raccolgono, almeno in teoria, il 54% della popolazione mondiale. Dai numeri il fenomeno religioso sembra imponente.

Se dobbiamo cercare un elemento comune alle varie religioni, nessuna esclusa, si può identificare quell’elemento nella presenza di uno o più libri sacri. Ovviamente i contenuti dei libri sacri sono i più vari, si va da prescrizioni minuziosissime su ogni aspetto della via, alle parabole edificanti e contenuto morale, dalla riflessione filosofica alle prescrizioni ascetiche. In pratica non ci sono elementi unificanti e comuni se non il fatto che esistono in tutte le religioni uno o più libri sacri. Ancora meno dei contenuti dei libri sacri è unificante l’esistenza di un clero più o meno gerarchizzato.

È un dato di fatto che l’omosessualità è sempre stata perseguitata dalle religioni abramitiche, con poche eccezioni, che si sono manifestate solo molto di recente.
Le prescrizioni dei libri sacri in tema di omosessualità sono molto varie: dalla proibizione esplicita sanzionata dalla pena di morte a formulazioni più generiche che hanno portato a una selva infinita di interpretazioni, fino a situazioni in cui l’argomento omosessualità è del tutto assente.

Nel mondo buddista, per esempio, non conta se il sesso sia fatto con un uomo o con una donna, ciò che conta è non divenire dipendenti dal sesso, anche se le interpretazioni e le tradizioni sono state le più varie. È noto l’atteggiamento sostanzialmente ambiguo del Dalai Lama che per un verso riconosce dei benefici che possono derivare dalla omosessualità ma per l’altro sottolinea che si tratta di un uso scorretto di organi destinati alla riproduzione per fini non riproduttivi.

La caratteristica comune delle religioni e cioè la presenza di uno o più libri sacri, costituisce il loro limite intrinseco. Un uomo religioso è il classico “homo unius libri” cioè l’uomo che crede che la verità sia contenuta in un solo libro, cioè nel libro che lui considera sacro.

Essere uomini di un solo libro, fosse anche il più bel libro e il più saggio libro che esiste, conduce ad interpretazioni aberranti come quelle per le quali si deduceva la falsità del sistema copernicano da una frase della bibbia e, ancora oggi, si bolla come relativismo l’atteggiamento di coloro che non accetterebbero mai di sentirsi vincolati ad un solo libro.

Il vero difetto delle religioni consiste nella pretesa di essere nel giusto e di essere gli unici ad essere nel giusto. Se si dà per scontato che tutta la verità è contenuta in un solo libro e solo in quello, si fa una scelta dogmatica che è la negazione del pensiero critico cioè della filosofia, che è una delle massime palestre dell’intelligenza e della spiritualità umana.

Negare il relativismo, che è il migliore risultato delle filosofie del XX secolo, significa assumere come definitivo un insieme di atteggiamenti nati in epoche lontanissime e usati spesso fin dall’inizio come strumento di controllo di un popolo che deve essere tenuto nel continuo terrore e nella continua ignoranza. Il cristianesimo, all’inizio, ha provato ad introdurre elementi di novità sostanziale ma poi è rapidamente tornato alla logica dei libri sacri, del sacerdozio e della tradizionale sovrapposizione della religione e del potere politico.

Il vero nemico dell’umanità, e quindi anche degli omosessuali, è l’ignoranza e il vantarsi di essere uomini di un unico libro significa elevare l’ignoranza a regola di vita, è classico il caso dell’indice dei libri proibiti che contiene, mescolate con veri libri-spazzatura, opere di autori insigni come Bacone, Cartesio, Flaubert, Kant, Locke, Marx, Montaigne, Montesquieu, Pascal, Proudhon, Rousseau, Spinoza, Voltaire, Galilei, Alfieri, Cesare Baccaria, Giordano Bruno, Leopardi e Machiavelli.

Le religioni, per propria natura non possono negare se stesse aprendosi incondizionatamente a ciò che l’esperienza insegna, perché spesso l’esperienza non va d’accordo con il libro sacro e con le interpretazioni tradizionali e il libro sacro deve prevalere per forza, altrimenti si tratterebbe di una filosofia e non di una religione.

Le religioni tendono ad imporre le loro regole in nome della libertà di religione e questo fino all’applicazione della pena di morte sulla base di regole religiose anche nella giustizia penale dello stato. Un trattamento inumano, che era tale fin dall’origine, è stato elevato a somma norma morale sulla base di un presunto sigillo divino. Per capire la tecnica per la sottomissione del popolo basta leggere il capitolo 28 del Deuteronomio.

I gay, proprio perché sono un gruppo che è stato perseguitato per secoli (ed è ancora perseguitato in alcuni paesi), hanno sviluppato (in molti almeno) un singolare istinto per la libertà e una singolare capacità di usare il loro cervello senza riserve, capacità questa che si acquisisce con sforzo e con dolore, è proprio per questo che anche oggi le religioni, al di là delle parole, individuano i gay come nemici.

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