IL LINGUAGGIO FELPATO DEL CARD. BAGNASCO SUI MATRIMONI GAY

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5968
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

IL LINGUAGGIO FELPATO DEL CARD. BAGNASCO SUI MATRIMONI GAY

Messaggio da progettogayforum » martedì 21 maggio 2013, 2:16

Riporto nel seguito un brano della prolusione del presidente della CEI, cardinale Bagnasco, pronunciata all’assemblea generale del 20/5/2013 (primo documento) e un brano di una analoga prolusione dello stesso cardinale Bagnasco pronunciata il 28/1/2013. Tra i due documenti si avverte un certo cambiamento di toni, nel documento più recente, sotto il pontificato di papa Bergoglio, sono spariti tutti i riferimenti ai documenti di papa Ratzinger ma la linea è sostanzialmente identica. Nel documento più recente Bagnasco dice: “La famiglia non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento.”, in quello di gennaio si esprimeva in modo più diretto, nominando in modo esplicito gli omosessuali: “Ed ecco anche uno dei motivi (ndr: l’individualismo) per cui si continua a riproporre il tema dei matrimoni omosessuali, quasi si trattasse di un approdo inevitabile.” E poco dopo: “Né (ndr: la famiglia) può essere indebolita da ideologie antifamiliari o simil-familiari, che vorrebbero ridefinire la famiglia e il matrimonio mutando l’alfabeto naturale e istituendo modelli alternativi che la umilierebbero alimentando il disorientamento educativo. Si sente dire che “dove c’è amore c’è famiglia”. Mi sembra un’affermazione suggestiva ma qualunquista, perché la coppia – per fare famiglia – oltre l’amore richiede anche altri elementi costitutivi: capacità, doveri e diritti, su cui la società conta e per i quali s'impegna.” … “Dispiace, a dire il vero, che tutto questo non si voglia comprendere, come se la Chiesa nutrisse degli ostinati pregiudizi. Ma se esistono lucidità intellettuale e onestà morale, perché non è dichiarato apertamente ciò che ad arte viene taciuto, seppur faccia qua e là capolino? E cioè, se la natura dell’uomo non esiste, allora si può fare tutto, non solo ipotizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La recente sentenza della Cassazione sull’adottabilità da parte delle coppie omosessuali, oltre ad essere stata immotivatamente ampliata nella propria valenza, non può certo mutare la domanda innata di ogni bambino: quella di crescere con un papà e una mamma nella ricca armonia delle differenze.”
“In modo felpato”, per riprendere una espressione dello stesso cardinale Bagnasco, la legalizzazione delle unioni omosessuali continua ad essere considerata un vulnus all’identità della famiglia che non serve neppure a garantire i diritti degli omosessuali che sono già ampiamente tutelati dall’ordinamento. Chi ha orecchio per intendere intenda!
________
Prolusione del presidente della Cei all’assemblea generale del 20/5/2013
12. Così la famiglia – patrimonio incomparabile dell’umanità – che ancora una volta ha dato prova di sé rivelandosi il primo e principale presidio non solo della vita, ma anche di energie morali e di tenuta sociale ed economica: fino a quando potrà resistere senza politiche consistenti, incisive e immediate? Essa è un bene universale e demolirla è un crimine; affonda le sue radici nell’essere dell’uomo e della donna, e i figli sono soggetto di diritto da cui nessuno può prescindere. La famiglia non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento. Il grave problema demografico – che in alcuni Paesi europei è stato affrontato con buoni risultati – quando sarà preso in seria considerazione senza rimandi o depistaggi che nulla hanno a che fare con le urgenze reali? Viene da chiedersi se la possibilità di futuro valga ancora nella sensibilità pubblica: la capacità di affrontare il presente con gli occhi del futuro disegna il volto dei veri statisti. La prossima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si celebrerà a Torino dal 12 al 15 settembre prossimo, avrà come tema la famiglia. Confidiamo – e questa è l’intenzione della Chiesa in Italia – che possa essere un ulteriore contributo per l’intera società e le sue prospettive culturali, politiche, educative e sociali.
Card. Angelo Bagnasco
________
Prolusione del card. Bagnasco al Consiglio permanente della Cei del 28/01/2013
L’impossibile negazione nichilista della realtà della famiglia
8. La madre di tutte le crisi è l’individualismo. E questo è figlio della cultura nichilista per cui tutto è moralmente equivalente, nulla vi sarebbe di oggettivo e di universale valido e obbligante. È questo il tarlo più o meno mascherato che sta modificando dal di dentro gli assetti dell’orientamento comune e delle prassi sociali. Nel suo congenito utilitarismo, l’ideologia individualistica concepisce «la persona come un essere fluido, senza consistenza permanente», per la quale non c’è una natura precostituita, è il soggetto a crearsela (cfr. Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana cit.). In realtà, è la cultura del limite quella che viene rimossa, in quanto ritenuta negazione della libertà individuale e dello slancio vitale. Dunque, non conveniente e ingiusta. Si tratta – a ben vedere – di una sorta di moderno delirio di onnipotenza che nella storia umana è già stato più volte sperimentato. Una distorsione radicale del desiderio di libertà e di autorealizzazione, una sorta di fuga dal realismo fattuale e dalla ragione stessa. Di qui l’incapacità di legami veri, in cui l’altro sia non solo la proiezione o lo specchio di sé, ma il terminale di una relazione a misura intera dell’essere. Si annida qui un’idea bugiarda e infondata di un’autonomia personale che accetta di entrare in comunicazione con l’altro solo potendola – la comunicazione – interrompere in ogni momento (cfr ib). Ovvio che tutto questo abbia una ricaduta pesante sull’esperienza familiare e le sue possibilità di tenuta, ma prima ancora sulla prospettiva di potervi tener fede. Ed è uno dei motivi del calo dei matrimoni, di cui pure si è parlato negli ultimi mesi, ma anche della grave situazione demografica. Peccato che, nei giorni successivi, l’argomento sia rapidamente scomparso dal dibattito pubblico, quasi fosse un tema tra mille altri, e non ci si sia interrogati adeguatamente sulle proiezioni in termini di futuro di questa sottovalutazione. Ed ecco anche uno dei motivi per cui si continua a riproporre il tema dei matrimoni omosessuali, quasi si trattasse di un approdo inevitabile. La famiglia precede lo Stato, in quanto è un istituto dotato di una sua naturalità per nulla convenzionale, perché iscritta nel codice addirittura fisico della persona: le differenze sessuali, infatti, si richiamano vicendevolmente in vista di un mutuo completamento nel segno dell’amore che è accoglienza e dono, grembo di nuove vite da generare e educare. Il diritto del bambino – non al bambino – viene prima di ogni desiderio individuale. La famiglia si è mostrata ancora una volta come l’elemento fondamentale per la coesione sociale delle diverse generazioni, la cellula primordiale e il patrimonio incomparabile su cui poggia la società. Per queste ragioni nulla può esserle equiparato, né tanto né poco. Né può essere indebolita da ideologie antifamiliari o simil-familiari, che vorrebbero ridefinire la famiglia e il matrimonio mutando l’alfabeto naturale e istituendo modelli alternativi che la umilierebbero alimentando il disorientamento educativo. Si sente dire che “dove c’è amore c’è famiglia”. Mi sembra un’affermazione suggestiva ma qualunquista, perché la coppia – per fare famiglia – oltre l’amore richiede anche altri elementi costitutivi: capacità, doveri e diritti, su cui la società conta e per i quali s'impegna. Tutto ciò appartiene a quel senso comune in grado di sfidare qualunque sollecitazione: semmai ha solo bisogno di essere confortato e consolidato.
Dispiace, a dire il vero, che tutto questo non si voglia comprendere, come se la Chiesa nutrisse degli ostinati pregiudizi. Ma se esistono lucidità intellettuale e onestà morale, perché non è dichiarato apertamente ciò che ad arte viene taciuto, seppur faccia qua e là capolino? E cioè, se la natura dell’uomo non esiste, allora si può fare tutto, non solo ipotizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La recente sentenza della Cassazione sull’adottabilità da parte delle coppie omosessuali, oltre ad essere stata immotivatamente ampliata nella propria valenza, non può certo mutare la domanda innata di ogni bambino: quella di crescere con un papà e una mamma nella ricca armonia delle differenze. C’è in giro una notevole confusione, perché si pensa che la realtà sia superata, che nessuna verità esista, ma se ciò è vero – avverte Spaemann – allora tutto diventa questione di potere. Ed è ciò che sta sotto i nostri occhi, ma è anche ciò che la Chiesa, «esperta in umanità» (Paolo VI, Discorso all’Assemblea dell’Onu, 4 ottobre 1965), non potrà mai accettare: «La verità per noi è più importante della derisione del mondo» (Benedetto XVI, Omelia all’Epifania cit.). E questo non per opporsi al mondo moderno con le sue luci e conquiste, i suoi aneliti giusti e nobili, ma per lo stesso amore che ha spinto il Samaritano del Vangelo a farsi umilmente prossimo. Così come il venerabile Paolo VI disse al termine del Concilio Vaticano II: «L’antica storia del Samaritano è stato il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso […]. Questo Concilio tutto si risolve nel suo conclusivo significato religioso, altro non essendo che un potente e amichevole invito all’umanità d’oggi a ritrovare […] quel Dio “dal Quale allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi è risorgere, nel Quale rimanere è stare saldi, al Quale ritornare è rinascere, nel Quale abitare è vivere” (Sant’Agostino,Soliloqui, I,1 3)» (7 dicembre1965). Cari Confratelli, mi fermo qui, anche se le questioni toccate meriterebbero probabilmente dell’altro: ma questo verrà dal nostro confronto. Continuiamo a stare nella speranza, cioè con il Signore e la sua beatissima Madre. Grazie.
Card. Angelo Bagnasco

Rispondi