Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
barbara
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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da barbara » martedì 11 giugno 2013, 7:51

Non è un controsenso. Semmai è una provocazione. Ed è un gesto intelligente proprio perché costringe l'altro a rispondere chiaramente si o chiaramente no.
La forza dell'omofobia , come per tutte le discriminazioni, sta nella accettazione silenziosa della vittima, che smette di chiedere, dando per scontato di non poter avere. Così non si può nemmeno dimostrare quanto la chiesa sia omofoba. La chiesa davanti , cioè ufficialmente, dice che gli omosessuali vanno accolti e rispettati, ma dietro in realtà li discrimina . Lo fa nei catechismi, nei confessionali, nelle azioni e omissioni. Molti credenti questa cosa ancora non l'hanno capita perchè è una discriminazione troppo sotterranea e ci sono pure abituati. E' evidente per voi , ma prova a chiedere all'italiano medio. Ti dirà che non è così, che i gay (perché le lesbiche non esistono...)non sono vittime , ma " fanno" le vittime vedendo omofobia ovunque.
Ora tu mi dici: sta parlando con l'aguzzino di suo figlio. E i politici che dicono che vedere due lesbiche baciarsi è come veder pisciare un cane o che andare a prostitute è meglio di essere gay, non li consideri degli aguzzini? E allora che fai? Se sono al governo, non gli chiedi una legge contro l'omofobia perché sono degli aguzzini?
Qui parliamo di una donna credente. Ora per un fedele chiedere alla propria chiesa di leggere una preghiera contro l'omofobia (non una preghiera per il matrimonio gay..) , chiedere di fare un gesto coerente con il Vangelo e in linea con le dichiarazioni pubbliche della Chiesa è legittimo o fuori luogo?
Certo che è legittimo.
Se ottieni sì , avrai un momento pubblico di presa d'atto di una realtà. Se ricevi un no rendi manifesto e tangibile che la chiesa è più omofoba di quanto pubblicamente dichiara .E puoi rendere visibile anche all'esterno una realtà di discriminazione, tanto è vero che la stampa ha dato risalto a questa notizia e tanto è vero che ne stiamo parlando. ;)
D'altro canto anche restare nella chiesa e non chiedere è una scelta ben precisa.

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candido
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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da candido » martedì 11 giugno 2013, 10:11

La mia rabbia sta nel fatto che anche il più piccolo paese ha una piccola chiesa e una parrocchia: la chiesa ha una potenza di getto straordinaria, e potrebbe usare questo "megafono" per mandare un messaggio di supporto e pieno riconoscimento alla comunità LGBT. Invece,neppure se ne disinteressa ma trasforma quelle potenziali parole di sostegno in parole di odio,discriminazione e,forse anche peggio, di commiserazione(perchè le dichiarazione pubbliche della Chiesa di cui parli tu dicono velatamente: non uccideteli,semplicemente compatiteli,poverini sono deviati,mica è colpa loro se son così. E quando chiedono diritti, è perchè chissà quale demonio parla al posto loro.)

Certo, questa madre è credente e quel poco che può fare,per non incorrere nell'estrema ratio di lasciare la chiesa, è una provocazione, una mossa intelligente, ma che si scontra con il rifiuto. E non parliamo di atti eclatanti, ma di una preghiera in cui arrivano ormai a pregare pure per le unghie incarnite,ma per la violenza sui gay assolutamente no.
Io,da non (più) credente, non soffro solo l'odio e il rifiuto della chiesa, ma anche quello della mia famiglia,della mia terra, a volte anche di me stesso. E tra tutto questo c'è un filo invisibile, che fa da collante a una comune mentalità. La mia è quindi rabbia mista a lacrime, perchè semplicemente non ce la faccio più, non ce la faccio più a dover avere tutti contro,e a subire questo isolamento coatto. Non sai quanto spesso io pensi di mollare tutto, di lasciarmi morire,e questo per la Chiesa,per la mia famiglia,per la mia terra non è nulla,non esiste,non è rilevante.

Questa sezione del forum è per i credenti. E forse non dovrei neppure leggerla,non ne avrei nemmeno il diritto. Con la Chiesa ho tagliato i ponti, ma non basta perchè è impossibile tagliare con la famiglia,con la propria terra, e ancor di più con se stessi. Certo che,più o meno inocosciamente, vorrei che la chiesa o chi per lei non mi odiasse,ed io non vorrei odiarla, perchè l'odio,il rifiuto,la separazione,l'indifferenza fa male, non solo a chi la subisce ma anche a chi la pratica.

Comunque, Barbara ti ringrazio tanto per il dialogo,e per aver trovato il tempo di ascoltarmi e di confrontarti con me. Vorrei poterlo fare con una madre,con una persona amica, ma semplicemente non lo posso fare,e questo mi fa star male. Grazie ancora per il tuo tempo,buona giornata

barbara
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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da barbara » martedì 11 giugno 2013, 18:40

Capisco Candido la tua rabbia e il tuo senso di impotenza. E' un dramma silenzioso, ma molto concreto. Proprio per questo c'è bisogno di gesti reali, tangibili. Non tutti sono nella condizione di poterlo fare , d'accordo, ma chi ne ha la possibilità ha bisogno di sentire dietro di sé il sostegno , almeno morale, delle persone per cui si espone.
Questo "no" è comunque , per le persone di quella comunità, un momento di verità di cui prendere atto, pur faticosamente.
Cerca di pensare che in questa vicenda a perderci è la Chiesa , perché sicuramente non ci fa una bella figura. Quando si è costretti a dire "no", questo indebolisce una posizione , che sta in piedi grazie all'ambiguità.
Lo dimostra il fatto di quella catechista che è stata sconfessata dalla sua Parrocchia , ma solo perché è venuto fuori che insegnava ai cresimandi che l'omosessualità è una malattia. La Chiesa ormai ha capito che le cose stanno cambiando e non può permettersi di dire ciò che pensa.
Quanto a te, Candido, so che non è facile, ma cerca di resistere.
Arriverà un giorno in cui potrai fare le tue scelte e ti libererai di questo condizionamento. Forse ti trasferirai in un'altra regione o magari in città . Non sarà sempre così. Cerca di avere fiducia e di prepararti a quel momento.
Porta avanti i tuoi progetti e prepara il terreno in casa e fuori, per abituare chi ti circonda al fatto che ormai sei un uomo, con le proprie idee e la propria visione del mondo. Ciò non deve necessariamente implicare che tu parli della tua omosessualità, se non te la senti, ma è già importante che tu faccia dei cambiamenti anche d'altro tipo verso la tua autonomia.
Le persone hanno bisogno di tempo per accettare i cambiamenti e prima tu inizi a farti rispettare, più ti troverai avvantaggiato in futuro.

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candido
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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da candido » martedì 11 giugno 2013, 21:32

Che la Chiesa cambi e che si apra un po' di più non lo spero tanto per me, quanto piuttosto per le persone a cui voglio bene e che ad essa sono legate.
Ho visto cosa è successo in mia madre: la mia situazione contrapposta al suo rapporto con la Chiesa la stanno dilaniando. Io ci soffro, mi sento in colpa e penso che non glielo avrei mai dovuto dire. Ormai però le cose sono andate così,e c'è poco da fare.
E se penso a mia sorella, che in Chiesa ha dei ruoli,degli incarichi, una posizione quindi ben definita, le cose potrebbero essere solo peggiori, per lei e per me.

Grazie per le tue parole,ne farò tesoro :)
A volte, l'affermarsi come uomo(con tutto quello che ciò implica) è difficile già sulla propria pelle, figurarsi nel rapporto con gli altri. Si è combattuti tra la voglia di volare e la paura di cadere, la sete di libertà e il volersi sentire al sicuro. E il fatto che all'esterno ci siano così tante difficoltà e così pochi appigli non fa altro che schiacciarti verso il passato,le poche certezze, verso il "nido".
Buona serata, alla prox

barbara
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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da barbara » mercoledì 12 giugno 2013, 14:45

Caro Candido, queste tue parole sono molto tenere. Devi essere un figlio e un fratello molto dolce. Tu ti preoccupi per tutti e così soffri due volte, in silenzio.
L'amore è una bella cosa. Questa sensibilità che hai ti sarà preziosa un giorno , perché è in questo "nido" che si impara ad amare.
Tua madre , caro Candido, potrebbe avere più o meno la mia età. Considera che è un'età delicata, in cui si hanno sbalzi d'umore frequenti e si affrontano le cose in modo più impulsivo .
Quindi questo "essere dilaniata" che tu descrivi può essere anche in parte la conseguenza di ciò.
Considera anche che il disagio di tua madre può apparirti forse un po' ingigantito dal peso del tuo senso di colpa. Se tu pensassi che questo suo cruccio ha un'origine diversa dal tuo coming out , ti preoccuperebbe così tanto?
E poi sei certo che la sua preoccupazione sia questa? Magari non te lo dice, ma è più in ansia per te, perché teme che non sarai felice.
Magari lei si sente in colpa pensando che la tua omosessualità sia in qualche modo dipesa da qualcosa che ha fatto o non ha fatto come genitore. Noi genitori ci sentiamo in colpa se i nostri figli hanno l'influenza , figurati se ci vengono a dire che sono omosessuali.
E mentre tu ti preoccupi per lei, magari lei si preoccupa di te.
Quanto a tua sorella, cerca di pensare che è grande abbastanza. E poi noi donne fuori sembriamo fragili, ma dentro siamo come dei soldatini. Specie una donna che è sempre stata indipendente ,senza un marito fra i piedi.
Non permettere che il senso di colpa crei equivoci e barriere fra di voi.
Mi verrebbe da dire: parlatevi. Spiegatevi. Sei certo di sapere cosa pensa tua madre?
Un genitore che ama veramente un figlio non vorrebbe mai che egli soffrisse per questo. Solo che a volte non lo sa.

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candido
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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da candido » mercoledì 12 giugno 2013, 21:01

Prendermi cura degli altri non so ma mi è sempre venuto spontaneo, naturale. Ho avuto anche la fortuna di crescere con nonna in casa, quindi con più amore ma anche, da qualche anno a questa parte, con quel senso di forte protezione e cura nei suoi confronti. Nell'interessarmi agli altri forse ho trascurato un po’ me stesso, e quando ora provo a farlo è come se mi sentissi in colpa. Eppure in famiglia nessuno me lo fa pesare, e questo mi fa sentire un ingrato che sta sprecando ciò che gli viene dato.

Per quanto riguarda mia madre, si trova come ben immaginavi in un periodo sicuramente particolare, per una donna della sua età e per una questione lavorativa difficile. Il mio CO ha spezzato quel suo rapporto armonioso con la religione: lei ha sempre trovato conforto e forza in questo, si è sempre affidata a qualcosa che considerava al di sopra di tutto, adesso invece la vedo persa e temo che si possa lasciare andare.
Le ho consigliato di andare a fare una chiacchierata con una psicologa, per un confronto, per chiarire i suoi dubbi, per avere delle risposte che forse neppure io le posso dare, ma soprattutto perché la vorrei vedere meglio, più serena, più forte. So che ha preso un appuntamento, ma non credo ci sia poi andata.
So anche che è preoccupata per me, e molto in ansia. Ma non posso fingere una felicità e una serenità che in questo momento non ho, sarebbe una forzatura, una violenza a me stesso. Così, oltre a soffrire per la mia situazione, soffro anche per ciò che di riflesso vedo vivere in lei, e negli altri familiari.
Nei mesi scorsi abbiamo parlato molto, ma ci capiamo poco. Questo dialogo aperto è stato inconcludente, ed espormi in questo modo mi ha prodotto un forte carico di stress e tensione. Così, da qualche giorno ho chiuso tutto, son tornato a rifugiarmi nel silenzio o in una banale colloquialità. Questa reazione di distacco, di alienazione, l’ho allargata pressoché a tutti i contesti. E’ come aver rimesso una maschera, e non so se sia la decisione giusta ma in qualche modo rappresenta un’arma di difesa per evitare di esplodere in mille pezzi.

barbara
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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da barbara » giovedì 13 giugno 2013, 7:23

Trovare un equilibrio tra le attenzioni per sé e le attenzioni per gli altri non è facile. C'è chi è più concentrato sulle proprie necessità e chi , come te, tende a privilegiare quelle degli altri.
Esserne consapevoli è importante. Mi hai fatto riflettere sul fatto che un ragazzo gay che ha la tua tendenza potrebbe avere un senso di colpa ancora più forte per la propria condizione rispetto a che invece è molto concentrato su di sè.
Paradossalmente sembra che l'accettazione un po' tormentata che noti nei tuoi ti pesi di più di un rifiuto diretto.
Questo perché un rifiuto ti porterebbe ad essere arrabbiato con loro e invece il senso di colpa ti crea rabbia verso te stesso e dunque ti fa molto più male. Anzi ti senti in colpa perfino di non essere felice del fatto che non ti hanno rifiutato...Cioè ti senti in colpa per il fatto di sentirti in colpa...
Renditi conto di quanto sei sensibile a questa emozione e di quanto facilmente la produci con i tuoi pensieri di protezione verso gli altri.
Sembra anche che tu e tua madre siate dentro a un circolo vizioso per cui tu sei triste perché la vedi triste e lei poiché ti vede triste è triste pure lei.
Certamente c'è un legame molto profondo fra voi, che vi contagia l'un l'altro. E magari avete un carattere anche simile.
Quando dici che ci hai parlato tanto senza risolvere il problema, mi chiedo se forse la paura di ferirla ti trattenga nel dire ciò che pensi e altrettanto per lei.
A volte ci si parla ma non si riesce a comunicare direttamente i propri sentimenti. Questo è molto vero specie per chi è molto attento agli altri.
Subentra a volte una specie di orgoglio o di vergogna nel pensare di dover dipendere dall'aiuto di qualcuno. La persona altruista spesso teme di sbagliare , si autoimpone un perfezionismo , una forza almeno davanti agli altri anche quando non la possiede. Questo , se aiuta il dialogo con l'altro quando ci si deve occupare dell'altro, lo limita quando deve chiedere aiuto per sè.
L'idea della psicologa non era male, ma forse potreste anche considerare di andarci insieme un domani. La presenza di un esterno competente può essere di aiuto a entrambi nell'esprimere meglio all'altro il proprio vissuto.
Vedi, essere generosi e disponibili è una qualità importante, che ti aiuterà moltissimo nella tua vita e ti darà anche grande felicità in altre circostanze, ma ognuno di noi deve anche poter ricevere . Ti meriti , come tutti, di stare bene anche prendendoti cura di te e anche realizzando i tuoi desideri più profondi. E' un impegno che devi prenderti con te stesso.
Il percorso verso un equilibrio che tenga conto un po' di più delle proprie esigenze è necessario, anche se faticoso. Bisogna fare i conti col proprio senso di colpa ogni volta che si chiede , ogni volta che si ottiene qualcosa per sè scontentando qualcun altro. Siccome è un percorso anche lungo, prima lo cominci meglio è. Fai te che io ci sto ancora provando... ;)
Infine c'è anche da considerare che dopo il coming out c'è bisogno di tempo prima che le cose tornino alla normalità. Piano piano le cose si assesteranno nel nuovo equilibrio e sarete più sereni. Ma intanto credo che questa sofferenza stia mettendo il luce degli obiettivi importanti che puoi darti per il futuro. Approfittane. ;)

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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da candido » giovedì 13 giugno 2013, 19:14

barbara ha scritto:Paradossalmente sembra che l'accettazione un po' tormentata che noti nei tuoi ti pesi di più di un rifiuto diretto.
Questo perché un rifiuto ti porterebbe ad essere arrabbiato con loro e invece il senso di colpa ti crea rabbia verso te stesso e dunque ti fa molto più male. Anzi ti senti in colpa perfino di non essere felice del fatto che non ti hanno rifiutato...Cioè ti senti in colpa per il fatto di sentirti in colpa...
Non avrei potuto spiegarlo meglio! E questo riguarda qualunque cosa necessiti di accettazione.
Anche su mia madre hai detto bene, e quella paura di ferirla(ancora) non mi fa mai essere pienamente sincero.
barbara ha scritto: Bisogna fare i conti col proprio senso di colpa ogni volta che si chiede , ogni volta che si ottiene qualcosa per sè scontentando qualcun altro. Siccome è un percorso anche lungo, prima lo cominci meglio è. Fai te che io ci sto ancora provando... ;)
Di questo abbiamo parlato anche con la psicologa, e hai ragione a dire che è un percorso lungo e non certo facile.

Hai descritto con molta precisione tanti aspetti del mio carattere,e le insidie che in esso si nascondono: sono veramente impressionato!
Questo mio carattere lo sento difficile da cambiare, perchè qualora io provi ad essere più "egoista" subentrano poi i sensi di colpa a farmi rientrare nei ranghi.

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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da barbara » giovedì 13 giugno 2013, 21:04

Sono avvantaggiata! Te l'ho detto che ci assomigliamo...
Quanto al senso di colpa , ovvio che è uno scoglio. Tuttavia si tratta di un'emozione che non ha una base concreta , ma piuttosto un dover essere interiore.
Che si può fare? Si fa allo stesso identico modo in cui si farebbe per la paura di prendere un aereo , o di prendere l'ascensore.
Se continui ad agire in modo da evitarlo, il senso di colpa amenterà, esattamente come la paura dell'aereo aumenta se eviti di prendere l'aereo.
Se il senso di colpa non ha ragione di essere, perché non hai fatto nulla di male. l'unica è affrontarlo, accettare di provarlo, ma non scusarsi, non fare marcia indietro n in modo da scoprire che non c'era proprio nulla di cui sentirsi in colpa. Quando scoprirai che non crolla il mondo a occuparti di te stesso, piano piano questo senso di colpa diminuirà.
Bisogna cominciare dalle cose piccole. Dire un qualche "no" poco impegnativo, pretendere qualcosa che è possibile ottenere senza grande sforzo da parte degli altri. Ad ogni conquista si prende coraggio e si va avanti.

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Re: Palermo : la lettera di denuncia di una mamma

Messaggio da candido » venerdì 14 giugno 2013, 14:48

Da oggi inizia la mia guerra ai sensi di colpa,allora :D
Proverò a seguire i tuoi consigli,partendo come dici tu dalle piccole cose, e vediamo come va. Magari ti aggiorno anche qui,o ne parliamo in un altro post!
Grazie Barbara, e buona giornata :)

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