Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia storia

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
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derkleineBaum
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Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia storia

Messaggio da derkleineBaum » giovedì 8 agosto 2013, 23:47

Spero sia la sezione giusta... alla fine sono riuscito a metterci un po' di tutto e mi sono molto diluuungato!
Cari ragazzi, proviamo con questo primo post. La questione che vorrei provare ad affrontare, pur conscio dei molti limiti delle mie conoscenze e delle contraddizioni che sicuramente potrebbero emergere, mi sta particolarmente a cuore. In sintesi: quale è il possibile approccio di una persona omosessuale nei confronti della spiritualità? Ho potuto dare uno sguardo (per ora non una lettura integrale) a qualche altra discussione sull’argomento qui sul forum, che comunque, per ora, rimane la mia unica possibilità di confronto con altre persone gay. Mi è sembrato di poter cogliere approcci diversi al tema. Vorrei quindi provare a dire la mia su un argomento che in realtà ho trattato poco con chi conosco personalmente. Molti conoscenti, del resto, potrebbero ritenermi un “ateaccio impenitente”, dato che, a volte, mi è capitato di lasciarmi andare a qualche uscita decisamente anticlericale.
“Ho un profondo senso del divino”. È ormai da un po’ di tempo che fornisco, forse decisamente sopravvalutandomi, tale sibillina risposta a chi voglia (eventualmente e raramente) conoscere la mia posizione in merito alla risposta alla domanda fondamentale sulla vita l’universo e tutto quanto.
Proverò dunque a condividere con voi la mia esperienza personale e i miei pensieri sparsi, un po’ per cercare di far meglio la vostra conoscenza, un po’ guardando al “lato terapeutico” di questo tentativo di scrittura. Ultima premessa: l’aspetto della ricerca spirituale è molto importante nella mia vita, ma non è certo l’unico! Preso tra mille impegni e pensieri diversi (che ultimamente, molto più che in passato, possono però riassumersi in “gay, gay, gay, non ho il ragazzo, ragazzo, ragazzo, rag … ”) e da interessi svariati, nonché caratterizzato da una certa dose di pigrizia e da un animo assai zuzzurellone, non sempre riesco a concentrarmi al massimo su quanto vorrei fare! Ma che ci volete fare, in fondo anche questo è il bello dell’umanità! Spero di non tediarvi … nel caso, vi prego, perdonate e pazientate!
Finalmente cominciamo.
Mi sembra chiaro che un confronto sereno con una spiritualità che si vuole pubblica e ritualizzata (e che mi sento di giudicare moralizzante e castigatrice) non sia facile per le persone omosessuali. Nei giorni scorsi la questione si è riacutizzata, almeno per me, in seguito alle brutte parole del papa (di una figura che si pone, cioè, come autorità spirituale!). Su tali parole avete avuto già modo di discutere. Non vorrei offendere nessuno con quest’osservazione, ma non riesco a non tacciarle, se non di ipocrisia, almeno di ignoranza e disinteresse per le persone. La beffa è, ovviamente, che questi “catoni” ritengono anche di agire per il nostro bene, senza un reale sforzo di comprensione. È molto strana questa incomunicabilità: forse loro non hanno esigenze affettive? A volte, ironicamente, penso che in un inferno dantesco saremmo vicini di girone omosessuali e “catoni”: noi ad abbrustolire nel deserto ardente dei violenti contro natura, loro a bollire nel sangue dei violenti contro il prossimo … il tutto magari col sottofondo musicale di “Dannati Forever” di Elio.
…tu-tu-tu-tu-tu-tutti all’inferno! Co-co-co-co-con i sodomiti…!
Ad ogni modo … sono ormai anni che il tradizionale oltretomba cristiano (anche nelle sue varianti più rimodernate) mi lascia basito. Quel confronto assolutamente impari tra quella finitezza, che si attribuisce a qualunque atto umano, e l’eternità del premio o della punizione proprio non lo comprendo. Il mio percorso di studi è d’ambito storico e forse per questo, essendo io anche un sentimentalone come pochi, mi sono alle volte sorpreso ad indulgere a quella strana e un po’ futile pratica che è definita “ucronia”, in pratica la “storia con i se e con i ma”. Piacevole ricordo di un esame sul cristianesimo antico è la tesi (poi eretica) di Origene di Alessandria (II-III sec. d.C.) sulla fine del mondo. Senza considerare affatto il contesto e il personaggio di Origene (autodenuncio così un basilare errore di metodo!), ve la voglio esporre supersinteticamente perché credo sia poco nota. In pratica fine del mondo = trasformazione del male in bene. Ritorno di ogni essere alla divinità. Salvezza finale del diavolo. Di fronte a tale scoperta non potetti frenare una piccola deriva “ucronica”: cosa sarebbe successo se la chiesa di Roma, poi vittoriosa, avesse fatta propria una tale tesi? Avrebbe potuto sviluppare un senso più vero dell’amore cristiano, basato su un “rispetto vero dell’altro”, visto e considerato che per ogni creatura Dio ha previsto la salvezza?
Antitetica a tale possibilità, ancora mi rimbomba nella mente questa conversazione, che, pressappoco con tali parole, ebbi modo di intrattenere con un sacerdote:
Io: “per quanto riguarda il problema della salvezza, secondo la dottrina cattolica che ne sarà di quanti per un caso o per l’altro non sono nati cristiani?”
Prete: “ringrazia di essere cristiano tu”…
!?! e meno male, se avesse saputo che sono gay …
Vorrei fare un esempio banalotto sul “rispetto vero dell’altro”. L’altro giorno guardavo un documentario in cui si accennava al contatto fra alcune tribù sperdute e i missionari cristiani. Immaginiamoci perciò, solo per un attimo, in una pubblicità dell’8x1000! Partire, abbandonare il proprio mondo, vivere al servizio degli altri in difficoltà … sono sicuramente cose bellissime e il fatto che, in tutta verosimiglianza, non avrò mai il coraggio di tentare una simile esperienza, va senza dubbio imputato allo scarso livello del mio amore, che ancora, tapinamente, non riesce ad anteporre l’umanità alla mia singola persona. Tuttavia, se in un giorno lontano dovessi racimolare il coraggio necessario a partire (o anche, più modestamente, ad impegnarmi in qualche attività sociale), cercherei senza dubbio una qualche organizzazione laica (e non solo perché, ormai, non potrei più definirmi cristiano). Non vorrei mai macchiare, infatti, quel mio amore, finalmente accresciutosi, con la pretesa di cambiare gli altri. Mi sembra chiaro che le conversioni forzate, in cui erano incorse quelle povere tribù, siano un fenomeno del passato, ma non mi pare proprio che un certo sentimento di superiorità sia scomparso nella chiesa. Non vorrei mai essere un manager di Dio, per citare (con parole poco precise) il personaggio di Phil di quel bel film che è “The big kahuna”.
Il problema di base, credo, sia la pretesa di possedere la “Verità con la V maiuscola”. Personalmente avrei innalzato S. Relativismo alla gloria degli altari, nonostante non mi manchi un sentimento definibile “fede”. Sarà un pensiero ormai poco originale, ma credo che la Verità non sia data, ma vada ricercata, anche se con tutta probabilità invano e per tutta la vita.
A riguardo,ecco una piccola e personale postilla sulla Bibbia: mi perplime (!) alquanto l’approccio ancora prevalente a questo testo. Un libro, così complesso e stratificato, che ha rivestito un ruolo così centrale, in bene e in male, nella storia dell’Occidente, è difatti come equiparato al Manuale delle Giovani Marmotte. Personalmente non posseggo adeguate conoscenze filologiche per approcciarmi ad uno studio diretto, ma si potrebbero almeno avere, in genere, un po’ più di spirito critico e senso della storia!
Ma dopo questa tiritera vorrei venire un po’ più organicamente alla mia esperienza, ripercorrendo, con un rapido sunto cronologicamente ordinato (e qui tremate!), il mio rapporto con la spiritualità. Sono nato, grazie a Dio (mi si conceda la battutina!), in una famiglia non religiosa. Una famiglia meravigliosa, con cui ho uno splendido legame, ma che, ahimè, ancora non sa di me. Ma lasciamo per ora da parte quest’ultima constatazione. Tornando a noi, il mio sentimento di fede è dunque potuto nascere in tutta la sua bambinesca semplicità, piuttosto spontaneamente, attorno agli 8-9 anni. Cominciai anche a frequentare la chiesa, che tuttavia presto abbandonai, già nel passaggio agli anni delle medie, vinto da un’inesorabile pigrizia. Proprio a questi anni rimontano gli albori della mia sessualità, fin da subito orientata verso gli altri ragazzi (finora ho “collezionato” una sola brevissima infatuazione in chiave etero, che si colloca proprio in questo primo periodo). Ma, proprio mentre mi si apriva innanzi questo nuovo mondo da esplorare, venivo anche a conoscenza di quella parolina a noi ben nota (gay, per non dir di peggio …), che gli altri ragazzini si scambiavano fra loro con intento di scherno o di offesa. Fu così che ad un piuttosto rapido “2+2” poté seguire un “cavolo, ma parlano di me!”. Credo che vivere questa situazione abbia avuto importanti strascichi sul mio successivo sviluppo (affliggendomi con ansie e paranoie, del tutto paralizzanti fino a poco fa). Mi fu inoltre somministrata, a potenziamento dell’effetto paralizzante, anche una buona dose di “bullismo omofobo”. Non so se tali bulletti potessero davvero intuire la mia omosessualità, ma intuivano certo il disagio che provavo e, del resto, non ero di certo il ragazzino più integrato nel gruppo!
Gli anni delle superiori, pur con tutta una serie di alti e bassi, sono stati decisamente migliori. È l’inizio della mia “fase orientaleggiante”. Divoro letture sull’Oriente, apprendo i principi dello yoga, mi compro anche i libri del Dalai Lama … fino a sapere che, anche per lui, i gay non vanno bene! Nonostante ciò, di questo periodo conservo molto anche adesso: soprattutto l’approccio, ormai divenuto decisamente sarcastico e supponente, nei confronti delle “autorità morali”, forse derivatomi dall’imprinting (uso un termine corretto?) datomi da una precoce lettura di Siddharta (che ci volete fare, è il libro dei giovani!), e la pratica dello yoga e della meditazione. Sebbene non seguite sempre con assiduità, queste ultime pratiche mi hanno aiutato moltissimo nel tentativo, sempre in progress, di acquisire una maggiore consapevolezza di me. A questi anni si data anche il primo amore, mai confessato nel continuo rimando a momenti più favorevoli, e durato più anni. Fu un’esperienza intensa, sconvolgente, un sentimento di una tenerezza mai provata prima … già capivo la bontà di tutto ciò, ma non riuscii ad “uscire dal guscio”. Poi, mentre i miei interessi si ampliavano alla “passioncella” per l’astronomia (tuttora mi considero un discreto astrofilo e ancora ricordo con piacere, tra le altre cose, il finale di “Vi racconto l’astronomia” della compianta M. Hack, in cui si evidenzia il limite tra la fisica contemporanea e la metafisica) e comprendevano anche un’ulteriore bizzarra “passioncella” per i molti siti internet sull’esoterismo (e qui qualcuno potrebbe, facendo coro con il me attuale, erompere in un “bah!”), vennero quella che vissi come una mia grave mancanza nei confronti di Dio, gli studi di filosofia a scuola, quel diavolaccio di Feurbach e la conoscenza di un vero campione dell’ateismo, che ebbe un’inaspettata e forte influenza su di me. Arrivò così la crisi della fede! E questa crisi era segretamente fomentata dalla mia ribellione a tutte quelle “autorità spirituali”, che avevano condannato con crudeltà i miei sentimenti più forti. È stata una lunga crisi della fede, ma non una crisi della spiritualità: se ripenso al mio “periodo ateo” o guardo ad alcuni miei amici, che si definiscono atei o agnostici (sono proprio loro le persone con cui ho parlato un po’ di ciò che sto esternando qui con una certa compiutezza), avverto ancora con chiarezza la percezione della forte tensione spirituale, che si cela dentro le persone atee.
Ma passiamo finalmente agli anni dell’università, che ora dovrei apprestarmi a concludere. Il trasferimento in città, la crescita del livello degli studi, nuove amicizie, nuove esperienze. Passano un paio d’anni, storditi da questo nuovo mondo, fino a che finalmente arriva un nuovo amore … e proprio questo amore, unito ad una più decisa ripresa di quei preziosi momenti di meditazione e raccoglimento, è all’origine di un mio nuovo approccio spirituale. Voglio premettere che non è andata bene con questo ragazzo e che, purtroppo, non riusciremo forse mai a ricostruire, nonostante l’invio di molti segnali positivi da parte mia e qualche sua rara e positiva risposta, un rapporto d’amicizia che vada al di là delle frasi di circostanza (sono incappato, in breve, in quello che, leggendovi, ho appreso essere un intramontabile classico: l’innamoramento per l’amico etero. Nel mio caso abbinato ad alcune brutte conseguenze della casistica). Non posso ancora dirmi felice e realizzato: sento ancora troppo forte il bisogno di un ragazzo, che sia il mio compagno di vita. Tuttavia, credo che le contrastanti emozioni vissute in questi due anni e più (col passaggio dalla gioia immensa, che la sola presenza di questo ragazzo sapeva regalarmi, alla disperazione più nera seguita al suo rifiuto e al suo allontanamento, fino alla difficile risalita, che in parte ancora sto affrontando) mi abbiano ormai indirizzato in una nuova direzione, benché, come alcuni di voi hanno subito notato nella mia presentazione, mi senta a volte oppresso dagli anni che passano. E così, prima di riuscire finalmente a dichiarargli il mio sentimento, vivevo questa situazione: nei momenti d’ozio il mio pensiero automaticamente si dedicava a cantare le lodi di questo ragazzo, nei più rari attimi di raccoglimento e meditazione, non ricercavo il vuoto mentale, ma mi concentravo su questo benedetto sentimento dell’amore: mentre cercavo di accettarmi, finalmente e definitivamente, per trovare il modo di comunicare agli altri (e soprattutto a lui) la mia interiorità, mi piaceva visualizzarmi come intento ad inondare il mondo con “le mie benedizioni” e riscoprivo la gioia di affidarmi ad un Dio, che ormai nella mia mente è uno strano mix(!), che può assumere o meno sembianze cristiche,tra “legge sacra” e “fonte dell’amore”. Non mi dilungo affatto su queste ideuccie, che vi confesso essere decisamente contraddittorie. Il fatto è che tutto sommato non mi interessa più di tanto chiarificarmele in testa: assumo infatti per certo che interessa poco “la Verità con la V maiuscola” a chi interessa “l’Amore con la A maiuscola”. Questo perché, in qualche modo, credo di riscoprire almeno parte della verità nella verità della mia capacità di amare. Quasi a riprova di questo cambiamento di prospettiva, si è aggiunta una nuova e caratteristica sensazione fisica alle varie percezioni, che la concentrazione, più o meno profonda, mi fa sperimentare. Ora potreste benissimo dire: “O derkleineBaum, ma quante ne hai sparate oggi!”: potrei essere “accusato” di essere un po’ new age, di esser pieno di sciocchi idealismi infantili, di fare sincretismo spicciolo o di aver semplificato tutto. Tutto sommato queste affermazioni potrebbero anche essere giuste, ma, come dire, in un mondo che comunque resta ignoto e spesso anche ostile, mi affido sempre più all’unica cosa che sento essere vera e preziosa. Voglio fare in modo che la forza di questo sentimento mi connetta sempre più a ciò che è altro da me, che siano gli amici o anche le persone più distanti e ostili, che sia l’umanità in genere o anche il divino. Quando poi finalmente avrò un ragazzo, che voglia provare a legare la sua vita alla mia, potrò forse sperimentare tutto ciò al massimo grado (scoprendo la bellezza di un’interazione profonda e non un sentimento che, per quanto bellissimo, resta comunque, per ora, mi si passi il termine, un po’ autistico). Nel frattempo mi sembra che il mio approccio alla spiritualità vada sempre più virando dai temi della comprensione a quelli dell’accettazione (nei confronti del mondo, degli altri e nei miei confronti). In tal senso, nonostante i molti nodi ancora insoluti (vedi questione famiglia, vedi superamento di un forte senso di solitudine e distanza dagli altri che ancora alle volte mi assale, vedi ricerca del ragazzo, vedi prospettive future nel tentativo di formare una mia famiglia e vedi molti altri …), credo di aver ormai sufficientemente accettato almeno due aspetti della mia umanità: 1) nei momenti di maggiore forza (immaginatemi tipo Goku e Vegeta, Batman e Xena messi insieme!) sento di accettare pienamente la mortalità; 2) ormai costantemente posso intuire che, neanche troppo in fondo in fondo, mi piace proprio il fatto di essere gay!
Riguardo questo secondo punto, così, già durante il “periodo nero”, il mio secondo coming out con due amici è stato decisamente più semplice e leggero, e, ora che il peggio è passato ho comunicato “il fattaccio” anche a un terzo amico, con cui sto cominciando a scoprire (finalmente) anche un certo gusto ludico per la battuta salace o per il semplice, come dire, “guardare i ragazzi e parlarne” (mentre lui si guarda le ragazze!). Adesso poi, mi sono iscritto fra voi e pure mi sembra qualcosa!
E così, credo proprio di essere arrivato alla fine di questi pensieri sparsi … per ora.
Voglio lasciarvi con un forte abbraccio e con qualche “suggestione musicale” che sento particolarmente vicina. Sono canzoni, che forse già conoscerete, che parlano di spiritualità e di fede. Ciò che mi colpisce molto nell’ascoltarle è la carica umana che sanno trasmettere. Mi sembrano libere da qualsiasi bigotteria.
http://www.youtube.com/watch?v=tbvktQ_IkHY
http://www.youtube.com/watch?v=g8pyMvNBkm8
http://www.youtube.com/watch?v=adspI16hxuA
http://www.youtube.com/watch?v=Fq2nfjV0Hbk
e poi questa che voglio considerare un po' la colonna sonora del presente intervento:
http://www.youtube.com/watch?v=yMLrdESf_uc
Resta con te,
insieme a te ...

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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da progettogayforum » venerdì 9 agosto 2013, 11:03

Articolo molto bello e ricchissimo di spunti, merita una attenta riflessione, lo rileggerò piano piano fissando gli elementi che mi sembrano più significativi.
GRAZIE!!

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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da progettogayforum » venerdì 9 agosto 2013, 19:59

Tu dici: “Mi sembra chiaro che un confronto sereno con una spiritualità che si vuole pubblica e ritualizzata (e che mi sento di giudicare moralizzante e castigatrice) non sia facile per le persone omosessuali… il tradizionale oltretomba cristiano (anche nelle sue varianti più rimodernate) mi lascia basito. Quel confronto assolutamente impari tra quella finitezza, che si attribuisce a qualunque atto umano, e l’eternità del premio o della punizione proprio non lo comprendo”… condivido al 200%!
Quanto all’apocatastasi di Origene… accettarla toglierebbe all’inferno la sua principale caratteristica cioè l’eternità, che, come bene hai detto rende infinitamente pesanti colpe caratterizzate dalla finitezza e dal senso del limite.
Tu dici: “non mi pare proprio che un certo sentimento di superiorità sia scomparso nella chiesa”, in effetti è difficile che chi pensa di avere le chiavi del paradiso non si metta in atteggiamento giudicante.
Confesso di essere rimasto anche io basito dopo aver letto quello che il Dalai Lama dice degli omosessuali, francamente pensavo che fosse una persona realmente aperta a capire il mondo degli altri, ma anche nel mondo buddista i pregiudizi in questo campo continuano a dominare la scena.
Condivido pienamente l’idea di un approccio, ormai sarcastico e supponente, nei confronti delle “autorità morali”, anche perché la morale è una ricerca e riconoscere a qualcuno un’autorità, privando la coscienza della sua libertà di giudizio, significa eliminare la libertà morale che è la condizione stessa per l’esistenza di una morale.
È proprio in nome della libertà morale che si arriva alla ribellione a tutte le “autorità spirituali” e in particolare a quelle che condannano con crudeltà i nostri sentimenti più forti, cioè ciò che per noi è un valore morale irrinunciabile.
Quando scrivi: “avverto ancora con chiarezza la percezione della forte tensione spirituale, che si cela dentro le persone atee.” Non commetti l’errore comune di confondere la tensione spirituale con l’adesione a una religione particolare. La spiritualità è una caratteristica umana che non è affatto detto che debba avere un referente divino.
Molto bella la tua affermazione: “interessa poco “la Verità con la V maiuscola” a chi interessa “l’Amore con la A maiuscola””.
Nella parte successiva del post, trovo però delle affermazioni che per esperienza non sono portato a condividere.
Tu dici: “Quando poi finalmente avrò un ragazzo, che voglia provare a legare la sua vita alla mia, potrò forse sperimentare tutto ciò al massimo grado (scoprendo la bellezza di un’interazione profonda e non un sentimento che, per quanto bellissimo, resta comunque, per ora, mi si passi il termine, un po’ autistico).” Beh, io penso che tu abbia una visione molto mitica e astratta del rapporto con un ragazzo che è una realtà umana, di amore umano, spesso difficile da capire e da gestire e pieno di contraddizioni e di momenti che è difficile accettare. Cioè un rapporto di coppia è una realtà che ha ben poco dell’idea astratta di legare la vita di due persone in modo profondissimo ecc. ecc.. Io credo che bisognerebbe rendersi conto che la perfezione, se non esiste a livello individuale, esiste ancora meno nei rapporti di coppia.
Dici che ti piace proprio il fatto di essere gay! E’ il segno di una completa accettazione ed è un’ottima cosa, a patto di rendersi conto che le persone vere e i rapporti d’amore vero, sono realtà piene di difetti che vanno capite e accettate per quello che sono anche se spesso ci spiazzano in modo violento. Amare non è una cosa semplice e necessariamente gratificante e può portare a livelli di sofferenza profonda e lo vedo ogni giorno.
Quanto all’accettazione della mortalità, penso che anche lì ci sia una visione molto astratta della morte, che è invece profondamente incarnata e intimamente congiunta con la sofferenza e col dolore fisico e morale. Francamente penso che subirò la morte perché è una cosa che non riesco comunque ad accettare.

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cielo86
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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da cielo86 » sabato 10 agosto 2013, 12:45

Ragazzo mio, scrivi benissimo!!! ;)
se esistesse un premio per i migliori post del forum, questo sarebbe di sicuro tra quelli :) non ho staccato gli occhi dal testo nemmeno per un secondo.

Ti auguro davvero di trovare la felicità e sopratutto quel ragazzo che legherà la sua vita alla tua! :)

p.s ottima scelta musicale!!

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Landon
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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da Landon » sabato 10 agosto 2013, 22:56

Prima di esporti la mia visione della spiritualità volevo complimentarmi con te per la tematica affrontata poiché anche io, in questo periodo, sono alla ricerca di risposte in ambito religioso. Premetto d'essere cristiano e non più cattolico a causa delle posizioni, che tu conosci, riguardanti l'omosessualità ed i temi etici. Ma andiamo con ordine.
derkleineBaum ha scritto:Sarà un pensiero ormai poco originale, ma credo che la Verità non sia data, ma vada ricercata, anche se con tutta probabilità invano e per tutta la vita.
Anche io condivido il tuo ragionamento riguardante il relativismo. Molto spesso ho letto alcuni articoli riguardanti esternazioni di importanti cardinali della Chiesa cattolica i quali si scagliavano profondamente contro "la deriva relativista". Ma cosa si intende, precisamente, per relativismo? Esso consiste nell'affermazione dell'impossibilità di una verità unica ed oggettiva, valida per ogni uomo in questo mondo. A mio parere questa è un'affermazione di grande rispetto nei confronti delle differenze che permangono fra le varie culture mondiali. Nello specifico dei temi etici, si afferma che il relativismo del XXI secolo abbia scardinato l'idea di famiglia quale formata da un uomo, una donna e dei figli oppure abbia favorito una certa libertà sessuale. Potrei andare avanti all'infinito insomma. Anche io mi scaglio contro un relativismo portato alle sue estreme conseguenze anche se ritengo che per ogni cosa sia necessario, come affermava Aristotele, il giusto mezzo. Un equilibrio, insomma. Il problema del XXI secolo non è il relativismo quanto, semmai, il dogmatismo che ha dominato la storia mondiale sino alla metà del XX secolo, facendo leva sull'ignoranza popolare e sulle superstizioni. Personalmente ho accettato con malincuore l'impossibilità di trovare una risposta al perché, ad esempio, Dio mi abbia creato omosessuale. In un primo momento ritenevo che l’omosessualità fosse, se non una malattia, un qualcosa al di fuori della “normalità” eterosessuale. Attualmente, ed è una posizione forse anche un po’ semplicistica, ritengo che l’omosessualità sia presente sia negli animali sia negli uomini in quanto, in tal modo, si possa generare un equilibrio fra eterosessuali ed omosessuali. Dunque le nascite possono avere uno sviluppo sostenibile. Se tutto il mondo fosse eterosessuale, esso sarebbe senza ombra di dubbio molto più invivibile. Ritengo questa posizione riduttiva poiché non si tiene conto di tutte quelle persone che decidono, più o meno volontariamente, di non avere figli o chi non può averne. Mi risulta anche difficile credere che Dio abbia creato gli omosessuali solamente a tal fine. Forse noi siamo stati creati per un altro fine che non sia quello di generare ulteriori individui, possibilità che non risulta preclusa poiché esiste l’inseminazione artificiale ecc.., ma bensì un altro. Quale, però, non saprei. Sai a me intrappola una questione che i cattolici più conversatori sbandierano come cavallo di battaglio: Dio creò l’uomo e la donna, il resto non va bene. Ovviamente gli omosessuali sono uomini ma loro si riferiscono all’archetipo di maschile e femminile ed alla loro complementarietà. Io non riesco a trovare una risposta. Se uomo e donna sono complementari, ad esempio sessualmente parlando, perché due omosessuali oppure due lesbiche non lo sono? Questo indica che essi siano inferiori? Io non penso ma non riesco a rispondere più di così a questo punto.
derkleineBaum ha scritto:Arrivò così la crisi della fede! E questa crisi era segretamente fomentata dalla mia ribellione a tutte quelle “autorità spirituali”, che avevano condannato con crudeltà i miei sentimenti più forti.
Anche io, dopo la presa di coscienza della mia omosessualità, sprofondai in una crisi della fede. Non riuscivo più a riconoscermi. Non ero più la persona di prima, finta eterosessuale, ma non mi riconoscevo nemmeno nella “nuova parte” omosessuale. Non ti nascondo che mi arrabbiai anche contro Dio, chiedendogli il perché della mia omosessualità. Mi arrabbiai anche perché io, in base alle pressioni ambientali, avevo sempre sognato una famiglia tradizionale per la mia vita. Questa crisi mistica mi portò al rifiuto del cattolicesimo e cominciai un periodo di forte ribellione contro la Chiesa. Cominciai ad attaccare ogni singola posizione omofoba, immorale secondo la mia visione della vita e molto altro. In un primo momento, ovvero prima della mia accettazione, ero fortemente contrario all’aborto, al matrimonio gay, al testamento biologico, all’eutanasia ecc… perché la Chiesa lo era e, dunque, tutte queste questioni erano profondamente sbagliate. In un secondo momento decisi di riflettere a mente fredda, cercando di tenere a bada le influenze religiose. Attualmente mi dichiaro a favore di tutto questo e penso d’essere una persona maggiormente tollerante e flessibile rispetto al passato. Devo ancora migliorarmi in tal senso ma non posso negare dei piccoli miglioramenti in tal senso. Utilizzo una citazione del tuo post:
derkleineBaum ha scritto:a volte, mi è capitato di lasciarmi andare a qualche uscita decisamente anticlericale.
È da un anno che non riesco a riconciliarmi con questa realtà. Per riconciliazione non intendo un perdono indiscriminato nei confronti della Chiesa e la decisione di tornare fra di loro. No. Con questo termine intendo esprimere un concetto molto importante per la mia interiorità. Mi sono reso conto di provare, se non odio, profonda avversione e rabbia verso questa istituzione religiosa. Il risultato è provare un senso di profondo disagio quando vengono effettuate esternazioni omofobe da parte della Chiesa. Io voglio sciogliere le catene che mi imprigionano ad essa, impedendomi di vivere la mia vita. In alcuni momenti la mia avversione raggiungeva livelli veramente forti. Perché devo vivere così la mia vita? Forse questo concetto potrà risultare fortemente sbagliato agli occhi di qualcuno ma io personalmente penso che sia la migliore strada verso una pace interiore. Io vi perdono, omofobi credenti e non, per tutto le esternazioni che avete fatto, vi perdono per avermi considerato un individuo che meritava tutto il rispetto di questo mondo ma che si doveva conformare allo standard richiesto ovvero la castità, vi perdono per aver definito la mia omosessualità un qualcosa di “ intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”, vi perdono per avermi considerato un malato e per avermi fatto rinnegare me stesso per tutto questo tempo. Vi perdono non perché io sia un santo o chissà altro ma perché lo devo a me stesso. La persona che avete provato a far autodistruggere. Proprio io voglio ricominciare una nuova vita basata su quello che Io provo e non su quello che mi si vuole imporre. In questo momento non riesco ancora a sentire la fine di tutto questo risentimento ma penso che sia un punto di partenza verso una maggiore serenità. Voi, Chiesa, potete continuare ad avere la libertà di definire gli omosessuali “oggettivamente disordinati” come io ho la libertà di poterne affermare il contrario.
La Chiesa mi ha fatto molto male perché, per moltissimo tempo, ho provato disgusto nei confronti di me stesso e l’unica cosa che io volessi in quel momento era “essere nato eterosessuale oppure essere un altro”. Ho sofferto per il loro continuare a diffondere l’idea di sessualità come un qualcosa di sporco(un esempio lampante è la masturbazione), ho sofferto per la non accettazione della depenalizzazione dell’omosessualità ed ho sofferto per aver fatto in modo di respingere la normativa contro l’omofobia. Il sentimento classico che io provo, come penso molti, è quello di voler gridare con forza tutte le posizioni che sono state portate avanti. Spesso, però, ciò sfocia nel risentimento e rancore i quali ci corrodono da dentro. Forse in fondo non sono ancora riuscito a perdonarla per tutto quello che ha fatto a me e a molti altri ragazzi ma penso che sia necessario questo sciogliere le catene che ci tengono imprigionati ad un tempo passato.
Concludo questo mio post chilometrico da una citazione di un film: “mandami amore e luce ogni volta che pensi a me. E poi dimentica…!”.

P.s: grazie mille per il topic perché mi hai dato modo di fare un po’ di chiarezza in me stesso :)

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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da progettogayforum » domenica 11 agosto 2013, 7:49

Veramente un bellissimo post che fa capire quale sia il sentimento o il risentimento di molti gay nei confronti della chiesa.

derkleineBaum
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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da derkleineBaum » domenica 11 agosto 2013, 17:30

Caro Cielo,
ti ringrazio, sei molto gentile! Ti confesso che, quando ho visto “in formato forum” la lungaggine delle mie ciarle mi sono detto “ohibò *, non mi rileggerei manco io, figuriamoci gli altri!”. Mi fa piacere che, invece, tu mi abbia letto con piacere. Grazie anche per il tuo augurio!
*N.B. A onor del vero l’esclamazione è stata un’altra!
Caro Progetto,
figurati, sono io a ringraziarti per avermi letto e per le tue osservazioni, soprattutto per i punti che hai evidenziato alla fine del tuo intervento.
Cominciamo dicendo che, tanto per cambiare … mi hai fatto venire in mente una canzone, questa volta di Finardi ;) (benché non sia tra le mie preferite di questo cantante).
http://www.youtube.com/watch?v=9xC3MLdQf9Y
Venendo però a noi, voglio provare a darti delle risposte a carattere (necessariamente) preliminare.
1) Punto “visione mitica dell’amore”.
Sei la seconda persona a non condividere questo mio atteggiamento. Già lo ha fatto uno dei pochissimi, che sanno di me e che conoscono con dovizia di particolari la vicenda, cui ho accennato verso la fine. Come tu non hai condiviso questo mio atteggiamento in linea generale, così questa persona ha avuto modo di criticare una mia idealizzazione del ragazzo in questione (e sono anche stato dolcemente tacciato di ottusità :D ). Probabilmente voi avete ragione in queste osservazioni. Devi però considerare che io, come dire, sono purtroppo ancora tutto teoria e niente pratica! È molto probabile che l’esperienza diretta (quando e se verrà) cambierà la mia opinione a riguardo, rendendola forse più complessa. In prospettiva mi piacerebbe che le mie aspettative, ok un po’ da romanzo, non siano disattese in tutto (e per questo mi sa che dovrò cercarmi un romanticone ancora più smielato di me!). Posso dirti, però, che credo di possedere almeno la vaga percezione che “l’incontro con l’altro” è necessariamente anche uno choc.
2) Punto “amare non è cosa semplice” o “sofferenza amorosa”
Anche in questo caso possiamo cominciare col dire che io, non avendo ancora sperimentato questa sensazione in una relazione stabile o avviata, tutto sommato ancora non so. Tuttavia credo di averne avuto un assaggio importante e quindi ti esporrò la mia situazione in base a quest'esperienza. Sappi che a volte trovo incredibile che la medesima persona sia riuscita a farmi sperimentare sensazioni diametralmente opposte. Ma (forse sono in grado di fare questa affermazione perché nel mio caso la gioia è stata comunque superiore alla sofferenza) credo che anche questa sofferenza mi abbia lasciato qualcosa (com’era il motto greco, pathei mathos?), aiutandomi a farmi maturare un po’ nella mia capacità di accettazione degli altri. Mentirei se dicessi di non essere riuscito a odiare il ragazzo che mi ha rifiutato e che, peggio ancora, si è allontanato con forza da me e dall’amicizia che ci legava. Ora, tuttavia, sono riuscito ad accettare la sua decisione (se davvero possiamo parlare di decisioni e quest’ultimo, credo, sia un punto basilare). Gli voglio ancora un gran bene e, detto proprio dal cuore, spero che la vita gli sorrida sempre.
2) Questione mortalità.
Credo di aver tirato in ballo qualcosa di ancora più basilare, rispetto a tematiche quali amore, affetto, orientamento sessuale e affini. Lo ho fatto con un rapidissimo accenno e forse ciò ti ha fatto avvertire il mio atteggiamento come sicumera. Ricordo ancora la prima volta in cui da bambino ebbi “paura di perdermi”. Avevo visto quel film su una specie di Pinocchio del futuro … se solo lo sento nominare, ancora scappo! Quello che intendevo dire è che non provo più un forte senso di angoscia al pensiero di non esistere più, come di tanto in tanto (perché di solito non ci si pensa), mi accadeva un tempo. Non vorrei passare per un esaltato, ma ti dirò, ora, come credo di esser riuscito a sperimentare questa sensazione. Essa deriverebbe da una di quelle idee contraddittorie, cui ho accennato alla fine dell’intervento, in particolare da Dio=Legge, associata ad un’improvvisa “intuizione di serenità”, avvertita in un “picco” (non saprei come altrimenti definirlo) capitatomi durante un tentativo di “concentrazione” abbastanza ben riuscito. Ecco dunque una rapida esemplificazione riassuntiva di un mio flusso di pensieri a riguardo (una cosa del genere non riuscirei a dirla a nessuno di persona): “caro dio, io accetto pienamente la legge che tu sei, perché ti amo!”. Non posso però non riconoscere che, effettivamente, mi riferisco di più all’eventualità di un indolore passaggio nel nulla, cullato tra l’altro dal pensiero dell’adesione alla volontà divina, più che alla morte associata al disfacimento fisico, al dolore e a tutti quegli aspetti che non possono non turbarci (di fronte alla sofferenza umana, degli altri o mia, questo mio “senso del divino”, spesso vacilla di brutto). Tornando al punto della questione, sono convinto che, nonostante sappia sperimentare a volte questo senso di accettazione, anche io alla fine avrò paura e che non sarò in grado di pronunciare una simile affermazione in punto di morte. Temo pertanto che essa resterà confinata ai miei vagheggiamenti.
Caro Landon,
secondo me hai scritto delle frasi bellissime nell'ultima parte del tuo intervento.
(Scusatemi ma devo ancora imparare a citare come fate voi!).
Soprattutto quando affermi “Vi perdono non perché io sia un santo o chissà altro ma perché lo devo a me stesso”. Credo che una tale affermazione sia assolutamente centrale e che da essa passi l’effettiva possibilità di far partire una ricerca della serenità. La condivido a pieno perché anche a me è capitato di vivere, ancora negli anni dell’adolescenza, una situazione analoga, non nei confronti delle “autorità morali”, ma nei confronti di un bulletto, che si era divertito un po’ troppo a tormentarmi.
Quanto ad alcuni altri punti da te trattati, mi ripropongo, se ti va, di pensare un po’ alle tue parole e scriverti più in là una rispostina, così per confrontarci senza troppe pretese. Posso dirti, ad uno sguardo preliminare, di essere in accordo con te su molti aspetti. Su altri abbiamo un’impostazione un po’ diversa.
Per quanto riguarda la tua citazione, ho dovuto cercarla e ti dico che il film non l’ho visto. Se me lo consigli tu, cercherò di visionarlo ;) !
Ciao a tutti e alla prossima!
Resta con te,
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Sciamano
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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da Sciamano » martedì 13 agosto 2013, 2:30

Ho letto tutti gli interventi. Potrei anch'io raccontare una lunga storia relativamente alla ricerca della spiritualità e c'è molto in comune con i vostri racconti (famiglia cattolica come Landon, distacco dal cattolicesimo e da ogni religione, ricerca di un pensiero più profondo in oriente ed anche nella new age -- che detto così, significa tutto e niente -- idealizzazione dell'amore verso un ragazzo, associazione tra amore e divino, rancore nei confronti della Chiesa -- ora totalmente superato -- periodi di oscillamento tra agnosticismo, quasi materialismo di fatto, e recupero di un senso più profondo dell'esistenza, ormai inquadrato nell'evoluzione interiore: se c'è un senso è solo un "lavoro su noi stessi" che può avere senso in una difficilmente immaginabile continuità della vita dopo la morte -- questa visione ha implicazioni molto complesse nei rapporti tra esteriorità ed interiorità e cosa sia davvero possibile fare per gli altri e quale debba essere il risultato finale di un simile lavoro, se ha davvero senso).

Fatta questa complicata serie di accenni in cui emerge qualcosa in comune tra il mio ed il vostro vissuto, vorrei lasciare una riflessione utile per derkleineBaum ed una per Landon:

@derkleineBaum: se può rincuorarti, credo che un amore molto intenso tra due persone sia possibile oltre un certo livello di raffinamento interiore. Sicuramente pochi sanno porsi al di sopra di tante attrattive mondane (questo crea necessità materiali che vanno colmate con lavoro ed entrate economiche, soprattutto le donne spendono, spendono, ma capita anche agli uomini, e sono segni in cui si cerca di colmare un vuoto interiore attraverso vestiti, oggetti di valore, continui viaggi, ecc. -- questa deriva può portare a debiti nella coppia o in famiglia, o un eccessivo lavoro per rimediare alle spese ed è un motivo di sfascio nelle coppie); essere indipendenti dai modelli (che tolto quello della famiglia ce ne sono a non finire) e nel perseguirli si possono generare incomprensioni in chi quel modello non lo condivide (dagli stili di vita, agli orari per certe cose, al rapporto da mantenere con i parenti, al fare carriera nel lavoro o diventare in qualche modo socialmente importanti, ecc.); in sintesi le persone sono immerse in un mare di desideri di ogni genere e non si rendono conto che la quasi totalità di questi desideri si reggono su delle illusioni e quando poi vengono disillusi (quelli molto importanti), alcuni per paura non vogliono prenderne atto e ripetono in eccesso quella che era la loro speranza iniziale (un classico esempio è il bere fino a ubriacarsi con gli amici, modello diffusissimo, per divertirsi...), oppure parenti e coppie che vogliono un bambino o una bambina o i nipotini, quasi come fossero cuccioli, magari per riempire la solitudine o per la voglia di parlare con le altre zie o amiche/i di queste cose e non si rendono conto di quale responsabilità assumono su di sé nel far nascere un'altra forma di vita (senza sapere a cosa serve la vita, se sono in grado di amarli e crescerli bene, poi se capita che il figlio/a gli chiede: ma che senso ha questo mondo? perché sono qui? Le risposte saranno per lo più evasive o ripeteranno banalmente certe idee dogmatiche che vengono dalla religione di appartenenza). Insomma la maggior parte delle coppie è effettivamente un casino, il 50% ufficialmente divorzia, e di rapporti che restano per convenienza, ma di fatto le problematiche familiari interne sono tremende o cmq poco allegre, abbondano. Io sono consapevole di tutto questo, eppure credo che un amore intenso e duraturo tra ragazzi (e/o ragazze) sia possibile, ma non tutti sono così "navigati" nel loro mondo interiore, pronti a disvelare illusioni e ricercare una felicità sempre più pura che si avvicina molto allo stare semplicemente insieme innamorati (tutto il resto può esserci, ma non si deve usare "il resto" per dar forma e riempire la vita di coppia o la famiglia, e purtroppo molto spesso accade, e credo sia alla radice della progressiva perdita di valori nella società... la verità è che non sappiamo amarci). Io credo e ricerco questo amore, ho intravisto un ulteriore passo nell'evoluzione interiore, grazie ad alcune letture su Jiddu Krishnamurti, però non sono pronto per qualcosa che vada oltre, l'esperienza di vivere con un ragazzo devo proprio farla XD e credo che sarà bellissima. Ho anche vissuto qualche esperienza affettiva e sessuale per qualche settimana o mese diverse volte, magari è ancora poco, ma nulla ha smentito i sentimenti ideali che ancora mi porto dentro.

@Landon: riguardo la rabbia per la Chiesa, io ho vissuto qualcosa di simile sia per la Chiesa, ma nulla di tragico, sia verso la famiglia, rancori molto più forti... Ci ho messo anni per superare questa situazione, effettivamente la rabbia, il rancore, il desiderio di vendetta / punizione / giustizia, sono cose che trascinano anche noi nella sofferenza e non servono proprio a nulla per mitigare quanto di sbagliato è accaduto o per avvicinarci nel presente ad una qualche soluzione. Questo pensiero può essere condiviso razionalmente, ma non servire a nulla; occorre provare che la sofferenza trasmessa ad un altro crea sofferenza anche a noi, occorre constatare che una volta rotto il castello di carte di un'altra persona, noi non abbiamo fatto un passo verso nessuna soluzione. Se siamo stufi di giocare a fare i cattolici, è sufficiente ritirarsi dal gioco, non serve buttare tutto per aria. Ho considerato che c'è una funzione evolutiva in questi "pescatori di anime", se qualcuno abbocca, significa quanto meno che trova verosimile quanto viene detto, quindi il suo livello di evoluzione è affine a quel tipo di insegnamento, se invece non lo trova verosimile, può rimanere la rabbia che un insegnamento migliore non sia giunto a noi, però c'è un grande beneficio, da soli, siamo quasi obbligati a maturare un forte discernimento interiore che è un dono tanto grande da accettare che nel mondo circolino "falsi profeti". Il rapporto con la famiglia è migliorato comprendendo il loro contesto culturale, l'ignoranza in cui a loro volta hanno vissuto, i limiti della loro capacità di comprendere ("ahime" e anche se non lo capiscono "ahiloro"), insomma entra in discussione il libero arbitrio ed anche l'ipotesi sul perché mi trovo in quella famiglia (magari le qualità della mia anima -- concedetemi questa visione posta almeno come ipotesi -- avrebbe attratto proprio quel tipo di situazione, che considerando "il bicchiere mezzo pieno", sarebbe stato il mio percorso evolutivo per raffinare il mio carattere profondo), anche vedere, nonostante tutto, certi tentativi di far qualcosa di buono da parte dei miei... insomma, tutte queste cose, con il tempo, hanno fatto cessare una rabbia che era prima di tutto inutile, oltre che dannosa per me stesso. Gli attriti verso di loro non sono finiti, però ci sono miglioramenti sostanziali e una progressiva, seppur lenta, comprensione reciproca (che non è poco).

E' bello leggere il racconto di chi ha vissuto qualcosa di vicino e simile a te, perché nasce un tipo di reciproca comprensione che non sarebbe altrimenti possibile.

Shalom! :D
Cercare la felicità rispettando gli altri, sarebbe una grande conquista per l'umanità!

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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da Landon » martedì 13 agosto 2013, 22:58

derkleineBaum ha scritto:Quanto ad alcuni altri punti da te trattati, mi ripropongo, se ti va, di pensare un po’ alle tue parole e scriverti più in là una rispostina,
Certo, non preoccuparti :D

Condivido pienamente le parole di Sciamano. Mi ha fatto riflettere particolarmente l'incapacità della maggioranza delle persone di scavare nella propria interiorità, affrontando le proprie paure. In quest'ultimo periodo mi sono ripromesso d'affrontare alcune problematiche che, inevitabilmente, rimandavo ogni volta. Non nascondo che sia difficile perché, spesso, si deve possedere una grandissima forza interiore per poter sviscerare nel proprio intimo. Eppure penso che questa sia la strada migliore per poter ritrovare un equilibrio sia con noi stessi sia con gli altri. Tutto questo è connesso alla ricerca della spiritualità perché sia cercare se stessi sia cercare Dio fa raggiungere alla persona interessata una maggiore serenità ed equilibrio.

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Re: Pensieri sparsi sulla spiritualità e un po' della mia st

Messaggio da derkleineBaum » mercoledì 14 agosto 2013, 0:24

Per Sciamano:
Sciamano ha scritto:E' bello leggere il racconto di chi ha vissuto qualcosa di vicino e simile a te, perché nasce un tipo di reciproca comprensione che non sarebbe altrimenti possibile.
Ma quanto hai ragione :D già guardando ai tuoi accenni compressi o a quelli più estesi di Landon.
Riguardo alla riflessione che mi hai dedicato, che dire... da un lato sicuramente ci sta bene un "incrociamo le dita", ché forse troveremo una persona con cui poter anche crescere, dall'altro, più seriosamente, un ulteriore appello (è un termine un po' papale, no?) alla libera ricerca su se stessi!
Per Landon:
pungolato dalla tua osservazione sul relativismo, sto cercando di armonizzare meglio le idee (sempre assai sparse) su relativismo e spiritualità, che, come già ho detto sopra, non credo affatto in opposizione. Comunque, assai probabilmente, se alla fine riuscirò a cavarne qualcosa, vi sottoporrò qualcosa di contraddittorio...
Resta con te,
insieme a te ...

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