IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
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IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da progettogayforum » domenica 25 ottobre 2015, 23:38

Riporto qui di seguito il n.76 della Relazione finale del Sinodo dei Vescovi a Papa Francesco per cercare di darne una lettura non emozionale.

Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco (24 ottobre 2015)

76. La Chiesa conforma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni (MV, 12). Nei confronti delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, la Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4). Si riservi una specifica attenzione anche all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale. Circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (Ibidem). Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.”

Dopo una citazione di Papa Francesco secondo la quale Il Signore Gesù si è offerto per ogni persona senza eccezioni, si osserva una netta limitazione del punto di vista del Sinodo, che non si occupa degli Omosessuali se non in considerazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale.

La Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il Sinodo cita qui espressamente le " Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, a firma dell’allora prefetto card. Ratzinger, che rappresenta la manifestazione della più totale chiusura nei confronti degli omosessuali, e della più radicale omofobia ecclesiastica. Ratzinger non si preoccupa minimamente di chiedersi che cosa sia l’omosessualità, ma costruisce tutte le sue deduzioni su letture arbitrarie e discutibili della Scrittura e della Patristica, procede cioè in modo rigidamente dogmatico.

Il Sinodo cita di nuovo lo stesso documento di Ratzinger quando scrive «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia», ma il testo completo di Ratzinger è molto più esplicito:

«4. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale. Gli atti omosessuali, infatti, «precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun modo possono essere approvati». (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357.)
Nella Sacra Scrittura le relazioni omosessuali « sono condannate come gravi depravazioni… (cf. Rm1, 24-27; 1 Cor 6, 10; 1 Tm 1, 10). Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati».(Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona humana, 29 dicembre 1975, n. 8.) Lo stesso giudizio morale si ritrova in molti scrittori ecclesiastici dei primi secoli (Cf. per esempio S. Policarpo, Lettera ai Filippesi, V, 3; S. Giustino, Prima Apologia, 27, 1-4; Atenagora, Supplica per i cristiani, 34.) ed è stato unanimemente accettato dalla Tradizione cattolica.
Secondo l’insegnamento della Chiesa, nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali «devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione ».(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358; cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1º ottobre 1986, n. 10.) Tali persone inoltre sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità.( Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2359; Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1º ottobre 1986, n. 12.) Ma l’inclinazione omosessuale è «oggettivamente disordinata» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358.) e le pratiche omosessuali «sono peccati gravemente contrari alla castità ». (Ibid., n. 2396.)»

Ma Ratzinger va ben oltre tutto questo e continua:

«Sono perciò utili interventi discreti e prudenti, il contenuto dei quali potrebbe essere, per esempio, il seguente: smascherare l’uso strumentale o ideologico che si può fare di questa tolleranza; affermare chiaramente il carattere immorale di questo tipo di unione; richiamare lo Stato alla necessità di contenere il fenomeno entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica e, soprattutto, che non espongano le giovani generazioni ad una concezione erronea della sessualità e del matrimonio, che le priverebbe delle necessarie difese e contribuirebbe, inoltre, al dilagare del fenomeno stesso. A coloro che a partire da questa tolleranza vogliono procedere alla legittimazione di specifici diritti per le persone omosessuali conviventi, bisogna ricordare che la tolleranza del male è qualcosa di molto diverso dall’approvazione o dalla legalizzazione del male.
In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza.»

Ma la galleria degli orrori non si ferma neppure qui, Ratzinger si fa addirittura paladino della “retta ragione” nel dettare regole dogmatiche perfino agli Stati:

«Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta ragione perché conferiscono garanzie giuridiche, analoghe a quelle dell’istituzione matrimoniale, all’unione tra due persone dello stesso sesso. Considerando i valori in gioco, lo Stato non potrebbe legalizzare queste unioni senza venire meno al dovere di promuovere e tutelare un’istituzione essenziale per il bene comune qual è il matrimonio.»
E ancora: «Mettendo l’unione omosessuale su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio o della famiglia, lo Stato agisce arbitrariamente ed entra in contraddizione con i propri doveri.»

Per capire esattamente il senso della citazione di Ratzinger fatta dal Sinodo, che consiglia di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» bisogna tenere conto che Ratzinger non intende affatto dire che ogni discriminazione è ingiusta ma che, esistendo discriminazioni giuste, perché giustificate da un fine superiore, e discriminazioni ingiuste, perché immotivate, sono da evitare le sole discriminazioni ingiuste, mentre le altre non solo sono lecite ma addirittura doverose:

«A sostegno della legalizzazione delle unioni omosessuali non può essere invocato il principio del rispetto e della non discriminazione di ogni persona. Una distinzione tra persone oppure la negazione di un riconoscimento o di una prestazione sociale non sono infatti accettabili solo se sono contrarie alla giustizia. Non attribuire lo statuto sociale e giuridico di matrimonio a forme di vita che non sono né possono essere matrimoniali non si oppone alla giustizia, ma, al contrario, è da essa richiesto.»

L’immoralità radicale di queste affermazioni è evidente a chiunque ha una coscienza.

Ratzinger afferma perentoriamente che, relativamente alle unioni omosessuali «Ci sono invece buone ragioni per affermare che tali unioni sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale.» Non si capisce quali siano queste buone ragioni ricordate con tanta sollecitudine pastorale.

Ratzinger si spinge a definire il dovere per ogni cattolico e in particolare per ogni politico cattolico di opporsi con ogni mezzo alle unioni civili omosessuali.

In conclusione, a detta dell’allora cardinale Ratzinger:

«La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società. »

Nel paragrafo 76 della Relazione del Sinodo, che tratta la questione omosessuale in poche righe, il documento di Ratzinger, di cui abbiamo analizzato i contenuti e che si può leggere integralmente alla pagina https://gayproject.wordpress.com/2013/0 ... essualita/, è citato ben due volte e si tratta di un richiamo inquietante.

Il Sinodo parla poi in modo sibillino di “una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale” espressione dietro la quale, dome dietro la parola discernimento, può nascondersi di tutto.

Il Sinodo conclude il suo paragrafo sugli Omosessuali in questo modo:

«Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.” »

La Chiesa ha esercitato ed esercita pressioni pesantissime nella politica degli Stati, che Ratzinger ha addirittura innalzato a doveri pastorali e a testimonianze della verità, ma non intende subire le pressioni di alcuno! Non ci vuole un orecchio particolarmente raffinato per intendere la contraddizione.

La Chiesa è ancora quella di Ratzinger e non cambierà perché le parole rispetto e diritti, lì, non hanno cittadinanza.

Invito il lettore a confrontare il paragrafo 76 della Relazione finale del Sinodo con la deliberazione della Corte Suprema degli Stati Uniti con la quale si riconosceva il diritto al matrimonio delle coppie omosessuali in tutti gli Stati dell’Unione:

“Nessuna unione è più profonda del matrimonio, perché esso incarna i più alti ideali di amore, fedeltà, devozione, sacrificio e famiglia. Nel formare una unione matrimoniale, due persone diventano qualcosa di più grande di ciò che erano prima. Come alcuni dei firmatari di queste petizioni dimostrano nei casi citati, il matrimonio incarna un amore che può durare anche oltre la morte. Si fraintenderebbero questi uomini e queste donne se si dicesse che essi non rispettano l’idea del matrimonio. Il loro appello è basato sul fatto che essi la rispettano, che la rispettano così profondamente che cercano di trovare il suo compimento per loro stessi. La loro speranza è di non essere condannati a vivere in solitudine, esclusi da una delle più antiche istituzioni della civiltà. Chiedono pari dignità davanti alla legge. La Costituzione garantisce loro questo diritto.

La sentenza della Corte d’Appello per il sesto Circuito è capovolta.
Così ordiniamo.”

Chi ha orecchio per intendere intenda!

monaco47
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Re: IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da monaco47 » lunedì 26 ottobre 2015, 11:54

Non mi aspettavo più di tanto.
Consentemi di esprimere la mia personale opinione di monaco e pertanto credente.
Penso che l Chiesa debba guardare agli uomini sempre nel complesso della loro vita . Nel documento del Sinodo sembra che l'orientamento sessuale sia una specie di motivo centrale. Occorre prima vedere se uno è davvero credente, quale è il suo rapporto con Cristo e col prossimo, se è capace davvero di amare o è chiuso in un narcisismo egoistico ed ossessivo, se vive una vita spirituale e di preghiera.... solo dopo tutto questo si può andare a guardare l'orientamento sessuale. Certo una cosa è un gay che vive una vita dissipata ed altro è uno che ha un rapporto basato sull'amore e la condivisione reciproca... ma credo che questo valga anche per gli eterosessuali, ed alla stessa maniera.
Anche le citazioni della Scrittura vanno lette alla luce della totale verità Cristiana: come Cristo è vero Dio ma anche vero uomo così nella Scrittura gli autori sacri mediano il messaggio con la cultura del loro tempo. Si cita Paolo. Certo è stato un grande apostolo, ma di formazione farisaica ed era di fronte, specie a Corinto, ad un mondo corrotto. Se non si legge Paolo alla luce della sua cultura e della sua situazione si fraintende.
Un consiglio agli omosessuali credenti: cercatevi un padre spirituale che sia davvero un uomo di amore e di preghiera, lui vi comprenderà e vi aiuterà a coniugare la vostra realtà concreta e la vostra fede nel Cristo che tutti e tutto ama. Avrete fatto un passo avanti e sarete più serene. Due lesbiche che ho accolto con amore : una è morta invocando il nome di Cristo e ringraziandolo per tutto, l'altra ora è monaca. Cosa sarebbe successo se avessero trovato un padre spirituale che non avesse saputo accoglierle?

Se anche parlassi tutte le lingue e possedessi tutta la scienza....
....
se non ho l'amore nulla mi giova.

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Re: IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da progettogayforum » lunedì 26 ottobre 2015, 13:57

Apprezzo molto questo intervento. Su un terreno di intelligenza e di buona volontà i credenti e i non credenti possono fare moltissima strada insieme.

monaco47
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Re: IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da monaco47 » mercoledì 28 ottobre 2015, 22:06

Certo che credenti e non credenti possono fare molta strada insieme. Io ho conosciuto e conosco gay che appartengono alla chiesa a cui appartengo anch'io che hanno trovato una via per vivere serenamente e cristianamente la loro esistenza. E'm altrettanto vero che anche da noi i preti ed i monaci che affrontano in modo equilibrato e sereno il fatto gay sono sempre una esigua minoranza, (la maggioranza forse gli manderebbe tutti tra le fauci del diavolo!) così come molti dei cosiddetti "progressisti" sono persone poco serie che si fanno scudo del loro progressismo per motivi talvolta innominabili. E' necessario attaccarsi al seguito di quelli che io chiamo "cristiani concreti che non si mettono i paraocchi come non se li è messi il Signore" quando disse all'adultera: Va' in pace, nessuno ti ha condannata nemmeno io ti condanno". Occorre mettere al centro che il Signore non è venuto per condannare alcuno ma per salvare tutti in questa come nell'altra vita attraverso il suo amore di Crocifisso e la sua vittoria di Risorto.
Mi sono in battuto in un sito che si definisce cristiano ma che è solo sciocco e imbecille: questi mi fanno paura.
Con questa gente vado molto meno d'accordo che con i laici intelligenti e sensibili.
Il papa Francesco, un mio povero giudizio, secondo me è gesuita e pertanto furbo, dice tutto ed il contrario di tutto, per cercare di contentare tutti. Spaccherà la Chiesa romana. Meno male che io sono altrove, in una Chiesa già molto spezzettata ma che mi dà la possibilità di guardare alle cose con i miei occhi e che non mi caccerà finchè sarò "discreto".
Per ora di più non si può fare, seriamente. Ma per me è stato sufficiente a dare una mano a tanta gente, anche gay e lesbiche.
Una volta mi invitarono a fare una conferenza sui problemi chiave della Chiesa romano cattolica dal mio punto di vista. Io fui discreto ma non ipocrita e dissi con chiarezza come la pensavo. Feci notte tarda a rispondere alle domande, il che mi fa pensare che c'è più gente che si pone seriamente i problemi rispetto a quello che comunemente si pensa.
Ma il rapporto umano resta sempre quello insostituibile.
Project ha scritto che incontra ogni giorno tanta gente: mi domando come fa se tutto è protetto dall'anonimato. Ma certo sono convinto che che lo fa bene. Anche se solo dagli scritti ne ho molta stima.

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Re: IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da e^ip+1=0 » giovedì 29 ottobre 2015, 2:29

Mi chiedo spesso se certe posizioni di totale chiusura nella Chiesa non vengano portate avanti proprio da esponenti del clero omosessuali, che si reprimono. Non frequento ambienti ecclesiastici da ormai tanti anni, tu Monaco47 hai qualche idea in proposito?

pavloss
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Re: IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da pavloss » domenica 1 novembre 2015, 23:47

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pavloss
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Re: IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da pavloss » domenica 1 novembre 2015, 23:59

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Re: IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da progettogayforum » lunedì 2 novembre 2015, 4:04

Io penso che la Chiesa, come tutte le istituzioni globali, o aspiranti tali, finisca per stritolare quelli che ci cadono dentro senza capire bene quello che stanno facendo e che poi, quando lo capiscono, non hanno la forza o semplicemente la possibilità reale di tornare a galla. Tutte le cosiddette scelte che hanno la pretesa della definitività, senza possibili vie d’uscita, sono in realtà scelte fatte senza la consapevolezza fondamentale della mutevolezza dell’animo umano. Ciò che a vent’anni ci sembra la nostra vocazione a quaranta lo vediamo con occhi completamente diversi e soprattutto se lo vediamo dal di dentro lo valutiamo sulla base di una ben diversa consapevolezza. Dire “in eterno” per una scelta religiosa è come dire “finché morte non vi separi” all’atto del matrimonio: sono pretese di marca ideologica che finiscono inevitabilmente per scontrarsi con le realtà. La revocabilità di una scelta è l’unica garanzia che quella scelta sia veramente tale e non sia semplicemente un obbligo dal quale non si riesce ad uscire. I religiosi che ho conosciuto tramite Progetto, e che si sono liberati da un obbligo che era diventato contrario alla loro coscienza, hanno avuto un coraggio enorme, hanno affrontato percorsi molto difficoltosi ma alla fine hanno respirato di nuovo l’aria libera e nessuno di loro, una volta fuori, ha provato la minima nostalgia per la vita precedente. Non c’è niente di più assurdo del dover fare il prete per forza. Tra l’altro, in materia di sesso, il clero non riceve nessuna istruzione seria. Secondo la Chiesa studiare la sessualità significa studiare quello che la Chiesa dice della sessualità e partendo da una simile premessa, in particolare in materia di omosessualità, si insegnano solo preconcetti totalmente in contrasto con quello che la scienza afferma unanimemente da decenni. Quando, in nome di una “scelta” definitiva fatta magari molti anni prima, un individuo è costretto a mantenere uno stato che non è più conforme alla sua coscienza, quell’individuo subisce una forma pesantissima e violenta si limitazione delle sue libertà e non stupisce che le reazioni possano essere le più apparentemente incongrue. Nella sostanza non si può chiedere ad una persona un comportamento morale se a quella persona si nega la libertà morale attuale in nome di una scelta definitiva operata molto tempo prima senza la necessaria consapevolezza.

pavloss
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Re: IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Messaggio da pavloss » lunedì 2 novembre 2015, 21:53

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