GAY TRA EDUCAZIONE SESSUALE LAICA E CONFESSIONALE

L'impegno dei Gay per una morale autenticamente laica
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GAY TRA EDUCAZIONE SESSUALE LAICA E CONFESSIONALE

Messaggio da progettogayforum » martedì 26 marzo 2013, 20:25

Nella sezione “gay e sesso” ho pubblicato ieri un post “GAY ED EDUCAZIONE SESSUALE” che penso pochi abbiano letto, proprio perché non ha un aspetto polemico e fa riferimento agli standard di educazione sessuale in Europa formulati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.

In questa sezione vorrei riprendere alcuni elementi fondamentali, che nel lungo post sopra citato, possono non essere immediatamente individuabili ma che mi sembrano una conquista di civiltà irrinunciabile ed ancora oggi lontana. In Svezia l’educazione sessuale laica (cioè del tutto aconfessionale e condotta su basi scientifiche da insegnanti laici appositamente formati) è obbligatoria per tutti dal 1956! In Italia di fatto l’educazione sessuale è delegata al gruppo dei pari, alle organizzazioni religiose e addirittura alla pornografia. In Italia, in particolare, ci sono persone che ritengono che l’educazione sessuale non debba essere formalizzata in una disciplina autonoma, con una autonoma valutazione, ma debba essere lasciata allo spontaneismo di persone del tutto impreparate o a forme del tutto improbabili di collaborazione scuola-famiglia, con apertura al territorio ecc. ecc... ma il concetto di autonomia nella organizzazione della educazione sessuale è arrivato a prevedere anche che il genitore possa chiedere per il figlio l’esonero dalle lezioni di educazione sessuale.

Se i paesi del Sud Europa e l’Italia in particolare, si trovano su posizioni fortemente arretrate in termini di diritti umani rispetto ai paesi del Nord Europa, questo dipende anche dall’assenza di un programma di educazione sessuale che possa dirsi realmente tale.

La Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato nel 1980 un documento intitolato “L’educazione sessuale nella scuola – orientamenti pastorali”, presentato dall’Arcivescovo di Torino e presidente della CEI Cardinale Bellestrero.

Il documento merita una particolare attenzione perché, al di là di generici discorsi sulla educazione integrale della persona, sostiene una logica sostanzialmente opposta a quella emergente del documento citato della Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il Documento sella CEI si chiede se “l’educazione sessuale è un compito e un dovere solo della famiglia (e – per i credenti – anche della Chiesa), o lo è pure della scuola” e ancora “come stabilire i contenuti, i modi, le forme e i limiti dell’intervento scolastico in questo settore” e se ”esistono garanzie da offrire e da richiedere per assicurare la serietà scientifica e la correttezza pedagogica e morale” degli interventi educativi.

Il Documento dei Vescovi italiani paventa una educazione sessuale in chiave edonistica e ludica secondo la quale “scopo primario dell’educazione sessuale sarebbe quello di mettere l’individuo in grado di fruire al massimo del piacere sessuale, senza limiti e inibizioni. Esso sarebbe non soltanto un diritto ma un dovere. Primo compito dell’educazione sessuale sarebbe quello di liberare l’uomo dai numerosi “tabù” di ogni genere – soprattutto sociali, morali e religiosi – che ancora lo condizionano e pongono limiti al pieno godimento del sesso. Permissivismo, erotismo, rapporti sessuali precoci, autoerotismo, omosessualità, pornografia, ecc., sarebbero altrettanti “diritti civili” da perseguire e da instaurare in una società moderna, senza autoritarismi e moralismi.”

Ma il documento dei Vescovi teme anche l’affermarsi di una educazione sessuale in chiave antropologico culturale secondo la quale “non esisterebbe un’etica universale ed assoluta; ogni norma, anche in campo sessuale, sarebbe relativa.
Lo sforzo di trasformazione di una determinata società implicherebbe anche un mutamento nell’interpretazione della sessualità e dei costumi sessuali.”

Il documento della CEI si ferma poi sulla visione dell’educazione sessuale come educazione all’amore: “la sessualità deve essere responsabilmente orientata all’amore: solo l’amore, infatti, inteso come incontro tra due persone, uomo e donna, costituisce il senso fondamentale che caratterizza la sessualità umana.” Va da sé che tutto ciò che non è amore matrimoniale nega il senso fondamentale della sessualità umana. Un’affermazione del genere non stupisce, dato il contesto, ma rappresenta la premessa per la definizione della omosessualità come devianza.

L’educazione sessuale, secondo la CEI deve portare la persona “a discernere e a seguire la propria vocazione: quella di donarsi ai fratelli o nella condizione di vita verginale per il Regno di Dio, o nella condizione del matrimonio, nel quale solo ha pienezza di significato la dimensione “genitale” della sessualità umana.” In sostanza le alternative sono solo due o castità assoluta per il Regno di Dio o matrimonio.

Il documento, che è del 1980, quindi non del medioevo, apre alla “coeducazione” termine di origine anglosassone che indica una educazione non separata per sessi, cioè, in pratica classi miste e non soltanto maschili e soltanto femminili, ma l’apertura è condizionata al fatto che la coeducazione non si confonda con la promiscuità.

In conclusione si afferma che siccome “il disordine provocato dal peccato è una realtà che pesa anche sulle capacità di dominio e di orientamento della sessualità”, il Cristiano dovrà essere consapevole che “la “castità, in tutte le sue forme, da quella prematrimoniale a quella matrimoniale, fino a quella consacrata e al celibato volontario, è una “virtù” per tutti, nessuno escluso, e postula quindi sforzo, mortificazione, rinuncia; così come postula il ricorso alla preghiera, ai sacramenti, ai mezzi di grazia.”

L’incompatibilità del documento della CEI con le linee guida elaborate della Organizzazione Mondiale per la Salute si manifesta però ancor più radicalmente sulle modalità organizzative della educazione sessuale. Secondo la CEI “l’educazione sessuale non può costituire, nella scuola, una “materia” da insegnare, collocata cioè accanto alle altre “discipline” e affidata a un singolo insegnante, concepita come un corso sistematico, articolato in un regolare programma obbligatorio per tutti da tenersi nell’ambito dell’orario scolastico.”
Viene invece richiesto un insegnamento “curricolare” della educazione sessuale cioè in pratica l’educazione sessuale dovrebbe essere insegnata da tutti i docenti, ciascuno secondo le proprie competenze: “Ogni disciplina quindi è chiamata, per la sua parte, a contribuire a quell’opera di illuminazione, di orientamento e di guida, in cui consiste l’educazione sessuale, offrendo il proprio concorso, in vista di quella prospettiva unitaria – antropologica, etica e religiosa – in cui la sessualità umana trova il suo pieno significato.”

Questa proposta di integrazione globale e spontanea di tante competenze per un solo fine significa di fatto vanificazione del fine. Secondo la CEI è inconcepibile che l’insegnamento della educazione sessuale sia affidato a “specifici corsi “curricolari” obbligatori”. Secondo la CEI, alla spontanea e corale partecipazione dei docenti alla educazione sessuale dei ragazzi dovrebbe affiancarsi anche l’opera di “tutti” i genitori “Ogni intervento specifico e programmato (e cioè extracurricolare) di educazione sessuale nella scuola deve coinvolgere direttamente le singole famiglie degli alunni. Il diritto e la responsabilità educativa primaria della famiglia nei confronti dei figli esigono che in un settore di tanta importanza tutte le famiglie degli alunni (e non soltanto una loro rappresentanza) siano cointeressate nelle decisioni, nell’elaborazione dei programmi, nella scelta delle persone specializzate a cui affidarne le fasi dell’attuazione. ”

Lo svuotamento totale della attività di educazione sessuale si manifesta anche in un’idea che è l’esatto opposto di quanto sostenuto della Organizzazione Mondiale di Sanità e cioè la facoltatività dell’insegnamento di educazione sessuale. Il documento della CEI sostiene la facoltatività della educazione sessuale in un modo molto netto: “La partecipazione alle iniziative extracurricolari di educazione sessuale deve essere libera. Per quanto utile e conveniente possa reputarsi, in generale, l’intervento della scuola in questo ambito educativo, tuttavia la partecipazione degli alunni alle specifiche iniziative extracurricolari può essere solo facoltativa. E’ l’offerta di un servizio, non può essere obbligo. Ogni alunno e ogni singola famiglia devono giudicare l’opportunità o no di avvalersene, in tutto o in parte.”

La CEI arriva a ipotizzare che l’insegnamento di educazione sessuale possa presupporre una qualche specifica concezione etico-religiosa, cosa altamente improbabile in un insegnamento aconfessionale, e così si esprime: “La scuola non può imporre una determinata concezione etico-religiosa, ma – nel rispetto del quadro di valori morali, proposti anche dalla Costituzione – deve accogliere quelli prospettati dalle famiglie degli alunni e dalla tradizione culturale del paese, offrendone con obiettività le motivazioni che li giustificano, di modo che l’alunno sia gradualmente guidato a prendere criticamente coscienza di tutta la complessa problematica della sessualità e della validità dei principi etici che la illuminano e la reggono”. In sostanza la scuola dovrebbe farsi mediatrice della trasmissione dei valori della tradizione cattolica.

La CEI precisa che “La preoccupazione educativa primaria degli insegnanti e degli altri educatori che entrano in scuola, sta nell’istituire sulle realtà sessuali un discorso essenzialmente positivo: di ciò infatti hanno preminente bisogno i giovani. Un insegnamento così impostato non ignora certo gli aspetti devianti del problema (come l’autoerotismo, l’omosessualità, i rapporti prematrimoniali, la contraccezione), il difficile lavoro del decondizionamento per affiancare i soggetti in difficoltà, l’abbandono in cui versano i figli di numerose famiglie e le circostanze negative di cui sono vittime; non li pone però al centro dell’attenzione degli adolescenti, che hanno bisogno di conoscere in concreto la verità e ciò che essa implica per la loro quotidiana esistenza.” Questo brano è una aperta violazione dei diritti sessuali delle persone, definisce devianti l’autoerotismo, l’omosessualità, i rapporti prematrimoniali e la contraccezione e ipotizza un “lavoro di decondizionamento per affiancare i soggetti in difficoltà”, come è tipico del linguaggio ecclesiastico, dietro un linguaggio pastorale si cela un atteggiamento giudicante e omofobo del tutto incompatibile con l’idea di educazione sessuale elaborata dalla Organizzazione Mondiale di Sanità.

Ovviamente la CEI assegna all’insegnante di Religione, in particolare se sacerdote, un ruolo speciale: “Un compito particolare di illuminazione e di fondazione etica e religiosa della sessualità spetta nella scuola – sia all’interno del suo specifico insegnamento sia nell’ambito di iniziative extracurricolari – all’insegnamento di religione, soprattutto se sacerdote. La preparazione teologico-morale, l’esperienza di educatore e di formatore delle coscienze, la pratica pastorale che lo pone continuamente a contatto con le più concrete e svariate situazioni personali e familiari, fanno dell’insegnante sacerdote una persona particolarmente idonea per intervenire, con il suo apporto specifico, nel campo dell’educazione sessuale. Tuttavia, anche il sacerdote insegnante di religione nella scuola, dovrà preoccuparsi di integrare, e di aggiornare continuamente, la sua preparazione teologico-morale circa la sessualità, con la dimensione psicologica, pedagogica, culturale e sociale di essa, in una visione organica ed equilibrata”.

Una simile forma prettamente confessionale di educazione sessuale il sacerdote potrebbe realizzarla in parrocchia, non si vede perché, come invece accade molto frequentemente, l’insegnante di Religione debba diventare maestro di educazione sessuale, si tratta comunque di un insegnamento di tipo confessionale che è proprio quanto l’educazione sessuale dovrebbe evitare.

Chi ha letto questo post e ha avuto modo di vedere il citato post sulla educazione sessuale secondo la Organizzazione Mondiale di Sanità avrà potuto notare che la CEI presenta un modello di educazione sessuale radicalmente incompatibile con quello della OMS. L’educazione sessuale è un compito primario della scuola che deve essere svolto senza nessuna dipendenza confessionale e uno Stato laico serio dovrebbe farsene carico, perché ne va di mezzo la salute fisica e l’equilibrio psicologico delle future generazioni. Chi vede ogni giorno i disastri originati dalla educazione sessuale confessionale non può che insistere nel sottolineare che una educazione sessuale obbligatoria e laica è una esigenza primaria in una paese civile.

Alyosha
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Re: GAY TRA EDUCAZIONE SESSUALE LAICA E CONFESSIONALE

Messaggio da Alyosha » mercoledì 27 marzo 2013, 7:31

Voglio dire solo una cosa semplicissima, le questioni riguardanti la sessualità sono questioni di gusto, esiste al massimo il buono e il cattivo gusto e certe affermazioni sono semplicemente di cattivo gusto. L'orientamento sessuale è una questione estetica al più. Le questioni morali sono francamente altre. Il punto per me è un'altro. L'educazione sessuale cattolica instilla al bambino, che non ha nessuna capacità di filtrare quei messaggi il senso di colpa, l'idea di un peccato originario, una pudicizia e una vergogna per il proprio corpo, di cui farà fatica a liberarsi. Sono concetti pericolosissimi che creano serie difficoltà e non soltanto per i gay, ma più in generale nel concepire il proprio rapporto con il sesso. Di fondo resta l'idea che il sesso sia qualcosa di "sporco", di umiliante, impuro. Eppure dal complesso di Edipo a tutta la strutturazione della nostra personalità, il sesso gioca un ruolo più che fondamentale. Una sessualità libera è anche una coscienza incondizionabile, non domabile. L'idea che siccome una persona si masturba, o ha rapporti prematrimoniali sia in difetto rabbuonisce le coscienze, crea sempre alloccasione un "mea culpa!" cui appellarsi. Per me che il matrimonio lo vorrei proprio abolire (a tutte le mie posizioni c'è un perché :mrgreen:) altro che estenderlo ai gay è fondamentale invece sottolineare proprio come a partire da un diverso modo di pensare la sessualità dia possibile una nuova morale. Io non prendo le distanze dalla morale sessuale cattolica, ma la dichiaro profondamente immorale e rivendico piena moralità per i miei gesti.
Se si cominciasse a parlare di sessualità anche ai bambini, verrebbero meno certi condizionamenti, ma sopratutto si eviterebbe l'ignoranza abbissale. Qui giustamente parliamo solo di gay, ma presso gli etero è anche peggio. Pensiamo alle ragazzine e all'ossessione per la verginità, ai ragazzini e alle scissioni che vivono anche loro. Riuscire a veicolare affetto attraverso l'atto sessuale è un problema che hanno tutti gay ed etero, proprio perché si parte dal presupposto che l'amore più alto è quello incorporeo e che il sesso abbia a che fare con la procreazione. L'alternativa diventa la pornografia, la separazione del sesso dalle emozioni. Questi modelli pornografici di sessualità sono l'esatta conseguenza di una separazione tra affettività e sessualità.
I ragazzi hanno tanti dubbi sul sesso non solo legato all'orientamento sessuale. In famiglia non ne parlano per tabù, a scuola non ne parlano per tabù, va a finire che prendono informazioni dall'espertone e nel frattempo si rivolgono alla pornografia. Per fortuna da questo punto di vista internet ha fatto tanto. Il ragazzo superà le barriere dell'imbarazzo e chiede direttamente a Google come sstanno le cose. La libertà sessuale, la piena responsabilità sul proprio corpo come "proprio" è il lascito del movimento femminista su di noi. Il corpo è il nostro tempio e nessuno può gestirlo per noi, condizionarlo o utilizzarlo come strumento di controllo.

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Re: GAY TRA EDUCAZIONE SESSUALE LAICA E CONFESSIONALE

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 27 marzo 2013, 16:02

Alyosha, condivido e sottoscrivo ogni singola parola che ha scritto!!
E' proprio per questo che nella sezione "gay e sesso" ho cominciato a presentare le linee guida per l'educazione sessuale in Europa dell'Organizzazione Mondiale di Sanità, che recepiscono praticamente tutto quello che tu hai scritto e prevedono programmi laici di educazione sessuale obbligatoria a partire dalla primissima infanzia. viewtopic.php?f=23&t=3326
In quel post chiedevo una collaborazione per completare quelle linee guida in particolare in riferimento all'orientamento sessuale "non etero". La questione è importantissima e serve a porre le premesse per una educazione sessuale laica che assuma come premessa il rispetto dei diritti sessuali dei dingoli.

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