"Cristianesimo e sesso" secondo Bertrand Russell (1930).

L'impegno dei Gay per una morale autenticamente laica
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Tom
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"Cristianesimo e sesso" secondo Bertrand Russell (1930).

Messaggio da Tom » sabato 13 aprile 2013, 18:48

Riporto qui di seguito un passo del libro "Perché non sono cristiano" del filosofo, matematico e premio Nobel per la letteratura Bertrand Russell. Il paragrafo che segue è tratto dal secondo capitolo "La religione ha contribuito alla civiltà?", saggio pubblicato per la prima volta nel 1930.
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Cristianesimo e sesso

L’aspetto peggiore della religione cristiana è il suo atteggiamento riguardo al sesso: atteggiamento morboso e innaturale che può essere spiegato soltanto se messo in relazione con lo stato del mondo civile nel periodo della decadenza dell’impero romano. Si sente talvolta parlare di migliorate condizioni della donna sotto l’impulso del cristianesimo, ma si tratta di uno dei più volgari travisamenti della storia. Ancora oggi la donna non ha una posizione tollerabile nella società. Si esige da lei unilateralmente la più rigida condotta morale. Per i religiosi la donna è soprattutto la seduttrice e l’ispiratrice di immonda lussuria. La Chiesa ha sempre insegnato che la verginità è la cosa migliore, ma per coloro che la trovano insopportabile, ha permesso il matrimonio. «È meglio maritarsi che ardere», dice brutalmente san Paolo. Rendendo indissolubile il matrimonio e proibendo la conoscenza dell’ars amandi, la Chiesa fece tutto il possibile per creare anche in questo campo più sofferenze che piacere. La lotta contro il controllo delle nascite ha lo stesso movente: di una donna che metta al mondo un figlio all’anno, non si può certo dire che trovi piacevole la vita matrimoniale. Il controllo delle nascite deve quindi essere ostacolato. Il concetto di peccato, com’è inteso dall’etica cristiana, porta ad una specie di sadismo che è considerato non soltanto lecito ma addirittura doveroso. Prendete ad esempio il delicato problema degli ammalati di sifilide. È accertato che, con opportune misure preventive, il pericolo di contrarre la malattia può essere molto ridotto. I cristiani, però, non vogliono che se ne parli. Per essi è giusto che i peccatori vengano puniti, anche se il castigo può colpire creature innocenti. Vi sono oggi nel mondo migliaia di bimbi affetti da sifilide congenita, vittime di questi assurdi pregiudizi. Mi domando quale beneficio possa trarre la morale da dottrine così crudeli. L’atteggiamento dei cristiani è dannoso non soltanto in fatto di condotta sessuale, ma anche per quanto riguarda la conoscenza dei problemi inerenti al sesso. Esaminando il problema obiettivamente, non c’è dubbio che la forzata ignoranza in questa materia nuoce alla salute fisica e mentale dei giovani e crea in loro la convinzione che il sesso è, di per se stesso, immorale. Il fanciullo, insomma, deve limitare la propria conoscenza a ciò che riesce a capire dei cosiddetti “discorsi proibiti”. Per conto mio la conoscenza è sempre utile e necessaria a tutti, in ogni età e in qualsiasi campo, specie in questo che stiamo trattando. È più facile cadere in errore quando si è tenuti all’oscuro; ed è assurdo che il senso del peccato venga artificialmente inculcato nei giovani per combattere la loro naturale curiosità. Tutti i ragazzi si appassionano ai treni, alle ferrovie, eccetera; credete che questo interesse verrebbe meno se si dicesse loro che la parola “treno” è sconveniente e che non sta bene occuparsi di queste cose? Se si bendassero gli occhi ai ragazzi tutte le volte che devono fare un viaggio, e si creasse un’atmosfera misteriosa attorno ai mezzi di trasporto, credete che non ci penserebbero più? Al contrario, il loro interesse aumenterebbe, con in più un morboso senso di peccato. Lo stesso avviene per ciò che riguarda il sesso, in forma più grave, naturalmente, trattandosi di cosa importante e delicata: il sesso è ben più importante del treno. Nella mentalità cristiana l’argomento “sesso” deve essere tabù sia pure con il pericolo che molti adolescenti di viva intelligenza diventino nevropatici, timidi, crudeli, ebeti. Tanti ammalati di nervi sarebbero persone normalissime se, in gioventù, avessero ricevuto una più adeguata educazione sessuale. È assurdo imporre ad un fanciullo l’ignoranza di cose che egli è ansioso di conoscere. Non si potrà mai avere un popolo sano se non si aboliscono questi sistemi, e se l’educazione della gioventù continuerà ad essere controllata dalle Chiese. Tralasciando, ora, questo argomento è evidente che le dottrine fondamentali del cristianesimo richiedono una buona dose di perversione etica in chi le accetta. Il mondo, si dice, fu creato da un Dio buono e onnipotente. Ma, prima di crearlo, egli previde tutto il male che esso implicava e ne è perciò responsabile. Perché non è esatto dire che il dolore è dovuto al peccato. Che attinenza può avere, ad esempio, il peccato con gli straripamenti dei fiumi o le eruzioni dei vulcani? E pur ammettendo che il dolore e il male siano un castigo, l’argomento non regge. Se io mettessi al mondo un figlio, sapendo che questi diventerà un maniaco omicida, sarei io il responsabile dei suoi crimini. Se Dio creò l’uomo prevedendo i peccati che avrebbe commesso, Dio è il responsabile di quei peccati e delle loro conseguenze. I cristiani sostengono che la sofferenza è necessaria quale espiazione dei peccati. Ma questo è sadismo bell’e buono, e in ogni caso è un argomento ben poco convincente. Se entriamo in un ospedale e vediamo intere corsie di bimbi, ci sembra disumano pensare che essi siano tanto colpevoli da meritare quelle sofferenze. Chiunque abbia il coraggio di asserirlo, ha già distrutto in sé ogni sentimento di pietà e compassione ed è divenuto egli stesso crudele come il Dio in cui crede. Chiunque fantastichi che tutto sia per il meglio in questa “valle di lacrime”, mette a soqquadro i valori etici e deve trovare sempre nuovi cavilli per spiegare il dolore e la sofferenza.
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Tom
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Re: "Cristianesimo e sesso" secondo Bertrand Russell (1930).

Messaggio da Tom » sabato 13 aprile 2013, 18:54

Tratto sempre dallo stesso libro, riporto un passaggio del capitolo 11 "La nostra etica sessuale", pubblicato per la prima volta nel 1936.
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Consideriamo ora la questione della conoscenza sessuale nella prima età. Non c’è alcun motivo valido, di nessun genere, per tacere qualcosa nei discorsi con i bambini. Le loro domande dovrebbero ricevere sempre una risposta, e la loro curiosità sugli argomenti riguardanti il sesso come quello sulle abitudini dei pesci o su qualsiasi altro argomento che li interessi, dovrebbe essere sempre soddisfatta, senza eccessivi scrupoli. I bambini non hanno la sensibilità degli adulti e non possono capire l’opportunità di discorsi reticenti ed elusivi. È un errore cominciare con la storia degli amori fra le api e i fiori. A che scopo dare ai fatti della vita una spiegazione falsa? Il bambino che può sapere e vedere tutto ciò che desidera, non avrà morbosità e ossessioni di carattere sessuale. Ragazzi educati nella ignoranza ufficiale pensano e parlano molto più spesso del sesso, di quelli che hanno sempre sentito trattare di questo argomento alla stregua di qualsiasi altro. La ignoranza finta unita alla conoscenza effettiva, li fanno diventare falsi e ipocriti. Inoltre, quando l’ignoranza è effettiva, spesso essa è fonte di squilibrio e di inquietudine, e rende laborioso e difficile l’adattamento alla vita reale. Sempre riprovevole, l’ignoranza sessuale è anche molto pericolosa. Quando dico che i bambini dovrebbero essere sessualmente istruiti, non intendo riferirmi soltanto ai fatti fisiologici, ma a tutto ciò che essi desiderano sapere. Tra l’altro bisognerebbe guardarsi dal fare apparire gli adulti migliori di quanto non siano, e dal rappresentare il sesso unicamente in funzione del matrimonio. Non c’è attenuante per chi inganna i bambini. Allorché essi si accorgono che i genitori hanno mentito, perdono la fiducia e si abituano alla menzogna. Vi sono molte cose che io non direi ad un bambino, ma non esiterei a parlargliene, piuttosto che raccontare fandonie. La virtù che poggia su una falsa valutazione dei fatti non è vera virtù. In base alla mia esperienza, considero la franchezza il mezzo migliore per impedire che il pensiero dei bambini si soffermi in modo eccessivo, osceno e morboso su questo sospetto. La franchezza è la premessa indispensabile ad una sana e illuminata morale sessuale.
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Re: "Cristianesimo e sesso" secondo Bertrand Russell (1930).

Messaggio da progettogayforum » sabato 13 aprile 2013, 20:27

Grazie Tom, sono contributi importanti. E' triste osservare che in 80 anni non è cambiato nulla!

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Re: "Cristianesimo e sesso" secondo Bertrand Russell (1930).

Messaggio da Barbino Dago » lunedì 15 aprile 2013, 0:39

Ciao! Molto interessante e molto giusto! Io in questo momento sto leggendo un suo libro per la prima volta, "La conquista della felicità". Mi piace soprattutto perché per argomentare utilizza sempre esempi semplici e efficacissimi.

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Tom
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Re: "Cristianesimo e sesso" secondo Bertrand Russell (1930).

Messaggio da Tom » lunedì 15 aprile 2013, 0:59

Mi fa molto piacere leggere il tuo messaggio Barbino Dago. Anche a me è piaciuto molto La conquista della felicità. Erano anni che lo vedevo in libreria, ma pensavo che lo avrei comprato in un periodo un po' triste. Lo lessi nel difficile autunno del 2008, proprio spronato dal malessere dovuto alla presa di consapevolezza di essere omosessuale. Ogni tanto lo sfoglio ancora!
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Re: "Cristianesimo e sesso" secondo Bertrand Russell (1930).

Messaggio da Barbino Dago » lunedì 15 aprile 2013, 1:22

Tom ha scritto:Mi fa molto piacere leggere il tuo messaggio Barbino Dago. Anche a me è piaciuto molto La conquista della felicità. Erano anni che lo vedevo in libreria, ma pensavo che lo avrei comprato in un periodo un po' triste. Lo lessi nel difficile autunno del 2008, proprio spronato dal malessere dovuto alla presa di consapevolezza di essere omosessuale. Ogni tanto lo sfoglio ancora!

Sai, è stato così anche per me. L'anno difficile è stato il 2012, anno in cui finalmente l'omosessualità mi si è rivelata finalmente in modo chiaro. Le difficoltà che sono seguite sono state più che altro legate al problema dell'insicurezza nei confronti del mondo esterno, compresi i miei stessi amici. Sono stato disperato per parecchi mesi, e ho cominciato ad acquistare libri per cercare soluzioni alla mia infelicità: un libro di Jung sui simboli (non so perché, mi pare stessi cercando il senso dell'universo intero!) che non ho ancora letto, purtroppo per ignoranza, poi "L'arte di amare" di Erich Fromm (che mi è piaciuto parecchio) e poi "la conquista della felicità" di Russell. Il problema era che non ero certo pronto a leggerli (e lo sapevo bene) perché me ne avvicinavo con l'approccio sbagliato: cercavo risposte immediate e soluzioni sicure e subito o, al limite, qualche concetto o tesi geniale che mi indirizzasse da qualche parte (e mi ostinavo ad approcciarli in questo modo nonostante capissi di sbagliare!). Ora che sto meglio e sono più lucido riesco a capirli e gustarmeli a fondo. Prima non facevo altro che digitare "felicità", "come essere felici" ecc ecc, su Google!

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