LAICITA’ COME AUTONOMIA

L'impegno dei Gay per una morale autenticamente laica
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LAICITA’ COME AUTONOMIA

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 14 agosto 2013, 15:12

La cultura e la morale sono state dominate per secoli, più o meno coscientemente, da forme di sottomissione, esplicita o sottintesa, a sistemi di valori ben codificati, cioè a veri e propri codici di comportamento, più o meno spontaneamente condivisi, che hanno dominato la scena nei vari secoli e nei vari luoghi. Col passare del tempo alcuni codici comportamentali sono venuti meno perché obsoleti e di fatto inadeguati e sono stati sostituiti da altri che avevano però in comune con quelli precedenti la pretesa si essere definitivi e assoluti, di essere cioè codici di comportamento e sistemi di valori al di fuori della corrente della storia.

Non intendo riferirmi qui a codici di comportamento individuali, che cioè dipendono dalla coscienza individuale e che regolano i comportamenti del singolo senza penetrare significativamente nella sfera di libertà di altri, intendo invece riferirmi ai codici di comportamento collettivi che si presuppone siano il fondamento della convivenza civile.

Non intendo neppure parlare di morale con riferimento a nessun codice particolare ma vorrei proporre una visione laica del problema, così come, dopo lunghissima gestazione, è maturata fin dal secolo XVIII in Europa. Il problema, a livello di società, non è di contenuti ma di metodo, perché una regola di comportamento sociale, destinata a valere per tutti, non può che essere laica, cioè non può che essere totalmente indipendente dai contenuti dei singoli codici di comportamento. Si tratta di trovare un unico comune denominatore che consenta la libertà di ciascuno garantendo nel contempo la libertà degli altri. In questo senso il pluralismo è un criterio fondamentale. Nella misura in cui un sistema di valori e di comportamenti è compatibile con la libertà altrui ed è rispettoso della libertà altrui, quel sistema deve avere pieno diritto di cittadinanza, alla pari con tutti gli altri.

L’idea di laicità deriva dal concetto di stato moderno come stato non confessionale, non assoggettato alla religione e caratterizzato da principi di libertà e di uguaglianza. La laicità non è nata in funzione antireligiosa ma come garanzia di libertà e di uguaglianza per tutti, come criterio di base che garantisca la libertà e l’uguaglianza di tutti impedendo che qualcuno tenti di imporre le regole della propria morale agli altri e quindi, in nome dei proprio concetto di giusto e ingiusto, calpesti la libertà altrui. In uno stato laico la legge non è costruita e non deve essere costruita su presupposti di tipo confessionale, ma deve mirare sempre e comunque alla tutela della libertà di tutti, la legge penale in particolare deve punire i comportamenti che siano effettivamente lesivi della integrità e della libertà altrui: costrizione fisica e psicologica, ricatto, violenza… e non deve entrare nelle dimensioni della coscienza individuale che resta il terreno della piena libertà individuale.

Uno stato veramente laico non può accettare che in un sistema educativo pubblico, che dovrebbe essere ispirato a criteri di piena laicità, siano ammesse forme di insegnamento confessionale, sostanzialmente al di fuori di qualunque possibilità di controllo da parte dello stato stesso. Le chiese, di qualsiasi tipo, possono provvedere alla predicazione del loro messaggio nell’ambito delle loro strutture in condizioni di piena libertà, fintanto che la partecipazione alle attività rimane libera e volontaria.

In uno stato laico non dovrebbero essere ammessi concordati di nessun genere con questa o con quella confessione religiosa e tutte le confessioni religiose, nei limiti ben definiti del rispetto della libertà altrui, dovrebbero avere identico trattamento. La presenza di un concordato che accorda ad una confessione religiosa una condizione di privilegio è un vulnus alla laicità dello stato e manifesta la sudditanza dello stato rispetto alle istituzioni religiose.

Ma vorrei puntualizzare un concetto fondamentale. Esistono casi emblematici di uomini profondamente e allo stesso tempo laicamente cattolici.

Dante Alighieri nella terza parte del De Monarchia, al capitolo 14 sostiene che l’esercizio dell’autorità temporale è contro la natura della Chiesa, quindi non rientra nelle sue facoltà. Cristo disse: “Il mio regno non è di questo mondo”. Non osservare questo comandamento è non seguire la vera natura della Chiesa. Dante in sostanza riconosce il potere imperiale in termini laici cioè come autorità non soggetta alla chiesa, quantunque anch’essa di origine divina.

Il cardinale Bertrando del Poggetto, nipote di papa Giovanni XXII (un papa avignonese), inviato in Italia nel 1320 per ricostituire lo Stato della Chiesa con capitale Bologna, poco dopo la morte di Dante (1321) diede ordine di bruciare in piazza pubblicamente a Bologna tutte le copie reperibili del De Monarchia di Dante perché ritenute lesive del potere pontificio. Il cardinale pretendeva anche che i resti mortali di Dante fossero esumati e dati pubblicamente alle fiamme in piazza a Bologna insieme con le copie del De Monarchia. Pino della Tosa e Ostasio Da Polenta si opposero nettamente e il cardinale si limitò a fare bruciare in piazza solo le copie del De Monarchia.

Un altro esempio significativo di persona laicamente cattolica è rappresentato da Alcide De Gasperi, personaggio di cui è in corso il processo di beatificazione. De Gasperi non è l’esempio del politico perfetto, a parte le scelte ideologiche di principio che hanno guidato la sua azione, che possono benissimo non essere condivise, alcune sue scelte politiche non sono affatto conciliabili con l’idea di una vera democrazia, è il caso dell’appoggio dato alla “legge truffa”, una legge elettorale maggioritaria che avrebbe consentito alla Democrazia Cristiana di godere di un premio di maggioranza, violando un principio costituzionale implicito, oggi vergognosamente e palesemente violato, cioè il principio di rappresentanza proporzionale. Il parlamento deve essere rappresentativo cioè deve rispecchiare il paese e quindi la legge elettorale deve essere proporzionale senza premi per nessuno che violino il principio di uguaglianza in nome della governabilità.

De Gasperi mi interessa qui sotto un altro profilo e cioè sotto il profilo della sua laicità, anche se si tratta di una persona di cui è in corso il processo di beatificazione.

Nelle elezioni del 1948, in cui la DC si trovò a dover contrastare il Fronte Popolare social-comunista, con l’appoggio militante della chiesa, da DC ottenne il 48% dei voti, nessun partito nei decenni successivi ebbe mai un successo comparabile. Pio XII si aspettava che la DC governasse da sola, cosa che i numeri le avrebbero permesso, ma De Gasperi coinvolse nel governo laici liberali, socialdemocratici e repubblicani suscitando il disappunto del Papa (anche di Pio XII è in corso il processo di beatificazione, ma per Pio XII la rinascita dell’Italia nel dopoguerra si identificava solo con una sua integrale ricattolicizzazione, dopo la parentesi fascista).

Indro Montanelli, commentando l’inserimento di molti laici nel governo De Gasperi, così scrive «De Gasperi li aveva imbarcati nel suo ministero appunto per sottrarre il suo partito al pericolo di diventare vassallo della Chiesa e per sottrarre la Chiesa alla tentazione di servirsi del partito per governare l'Italia come una parrocchia» (Indro Montanelli, I protagonisti, Rizzoli Editore, Milano, 1976, p. 138).

Nel 1952, don Luigi Sturzo, con l’avallo di papa Pio XII, in occasione delle elezioni comunali a Roma, cercò in ogni modo di evitare che a Roma ci fosse un sindaco comunista o socialista patrocinando l’alleanza della DC con il Movimento sociale e con i Monarchici. De Gasperi rispose in modo drastico che con una DC del genere avrebbe preferito abbandonare la vita politica: « Se mi verrà imposto, dovrò chinare la testa, ma rinunzierò alla vita politica ». Pio XII non accettò l’idea che un partito cattolico potesse non essere il mero esecutore degli ordini del papa e da quel momento considerò De Gasperi un personaggio poco affidabile. De Gasperi si rese conto del clima profondamente mutato e poco dopo chiese un’udienza privata al papa per cercare una riconciliazione in occasione del suo trentennale di matrimonio, ma il papa rifiutò di riceverlo in udienza. De Gasperi ci rimase malissimo ma laicamente non abbassò la schiena e così commentò: « Come cristiano accetto l'umiliazione, benché non sappia come giustificarla. Come Presidente del Consiglio italiano e Ministro degli Esteri, l'autorità e la dignità che rappresento e dalla quale non posso spogliarmi neanche nei rapporti privati, m'impongono di esprimere lo stupore per un gesto così eccezionale e di riservarmi di provocare dalla segreteria di Stato un chiarimento».

Da allora i tempi sono cambiati (i ribelli di ieri sono i santi di domani!) e ora De Gasperi si avvia verso la gloria degli altari, sarà, forse, un dei pochissimi santi di mentalità laica.

barbara
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Re: LAICITA’ COME AUTONOMIA

Messaggio da barbara » giovedì 5 settembre 2013, 7:40

Laicità e autonomia sono due valori molto importanti per me. Li ho rincorsi tutta la vita . Per fortuna sono stata circondata da persone aperte e in qualche modo le persone che non lo erano non mi hanno troppo condizionata.
Non per tutti è così . L'autonomia è resa difficile dall'essere in minoranza. Se le persone intorno a te usano la morale cattolica per legarti a sé limitando la tua libertà , la strada per l'indipendenza è faticosa da intraprendere.
Significa infatti che al ricatto imposto dall'autorità religiosa si aggiunge il ricatto affettivo della famiglia o degli amici .La morale religiosa e le aspettative familiari e sociali vengono così a coincidere creando un pantano da cui la persona dispera di poter uscire.
Così si crea un dilemma difficile da sciogliere: se accetto la morale esterna mi sento in colpa verso me stesso, perché rinuncio ai miei principi. Se accetto la morale interna mi sento in colpa verso i miei cari perché disobbedisco.
Un fatto che mi è successo in questi giorni mi ha fatto capire quanto ancora oggi in certe famiglie immerse fino al midollo nei valori tradizionali sia davvero difficile essere se stessi.
Chi sceglie la strada più facile e accetta di piegarsi alla morale esterna, spesso diventa dipendente dal gruppo a cui appartiene e magari lo diventa anche economicamente .In un certo senso è come se , rinunciando a vivere come vuole, accettasse o esigesse come risarcimento dalla famiglia un corrispettivo di soldi o di favori, a cui dovrebbe rinunciare se obbedisse.
Così si crea un circolo vizioso per cui la dipendenza in termini pratici diventa un ulteriore ostacolo alla possibilità di autonomizzarsi nelle scelte di vita , nelle idee eccetera.
Non c'è disobbedienza senza rinuncia .Andare avanti per la propria strada è scomodo e comporta il rimboccarsi le maniche . Ma credo che in prospettiva ne valga veramente la pena.

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Re: LAICITA’ COME AUTONOMIA

Messaggio da los » giovedì 5 settembre 2013, 10:01

Chi sono i ribelli di oggi?

...indubbiamente sarà tutto giusto quello che dite, anche se io ho una profonda difficoltà a trasdurre queste argomentazioni alla vita reale....alle cose di tutti i giorni....alle difficoltà che si affrontano tutti i giorni in questo nostro paese.
Come se ad un certo punto, mi venisse da dedurre che ogni cosa che non va in Italia, e parlo delle cose reali...quelle che la gente vive purtroppo sulla sua pelle ogni giorno,fosse colpa della morale cattolica....supponendo in modo errato che non esista una morale laica e che in Italia non fossero mai esistite autonomie sociali e correnti politiche in grado di contrastarla.
Ricordiamoci sempre il motivo per cui esiste una morale cattolica.
Far leva sulla mancanza di autonomia delle persone, far leva sulle paure e sull'incapacità di gestire la propria insicurezza sociale e finire per accorparsi in greggi....sicuri e confortevoli.
Ma questo non è un problema inerente solo ai danni di una morale cattolica.
Ma più propriamente anche alle morali laiche....è nella indole umana il desiderio di accorpamento.
La cosa sconfortante è che almeno chi segue....o esegue passivamente i dettami della morale cattolica, è degnamente rappresentato...seguito...confortato ogni giorno, con presenza assidua sul campo, anche se con le solite chiacchiere...ma almeno è qualcosa...
E gli altri?
Da chi e da cosa vengono rappresentati...
E andando sempre più a fondo del problema, facendoci sempre di più del male... noi...in qualità di cittadini italiani che sono anche gay....cosa ci rappresenta...e da chi veniamo rappresentati????
E non mi venite a dire che i gay sono una minoranza, perchè ormai non ci crede più nessuno, il problema è che sono un'entità presente e compatta ma per modalità e fini sbagliati.
Non potrà mai esistere una seconda possibilità.

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Re: LAICITA’ COME AUTONOMIA

Messaggio da progettogayforum » giovedì 5 settembre 2013, 11:36

Ciao los, condivido nella sostanza quello che scrivi, non penso affatto che tutti i problemi sociali e individuali siano provocati dalla morale cattolica né peso che una morale anticattolica possa essere una terapia, una morale laica è una cosa diversa e dovrebbe avere come principio di fondo la libertà di tutti e come guida soltanto la propria coscienza. Lo so che è difficile, lo so che non c’è alcun conforto di “altri greggi”, d’altra parte farla finita con l’idea di essere comunque pecore di qualcuno è una cosa difficile anche se fondamentale. Noi non siamo rappresentati, è vero, ma per essere rappresentati bisogna in qualche modo essere le pecore di qualcuno. La libertà, in ambienti dove essa non è un valore diffuso e condiviso, comporta anche l’essere soli. Avere una sola voce significherebbe avere più forza ma anche sacrificare molte individualità.

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Re: LAICITA’ COME AUTONOMIA

Messaggio da los » giovedì 5 settembre 2013, 17:08

...nemmeno io lo penso, che la morale cattolica sia la causa di tutto, e infatti mi sono espresso diversamente....ma una morale laica se a questo punto dovrebbe basarsi solo sulla propria coscienza e sul principio di libertà individuale...credo sia allora una mera utopia, che rischia di svanire nell'anarchia.
Tu dici che per essere rappresentati, bisogna per forza essere pecore di qualcuno....ma non è vero assolutamente....se molte coscienze si uniscono per un valido motivo...un motivo valido ed obbiettivo, che ha come supporto proprio i criteri di cui parli tu....coscienza e rispetto delle libertà altrui,e decide di avere un rappresentante degno che le porti avanti, di sicuro non possono sentirsi pecore...non è sempre la presa della Bastiglia o le imprese forcaiole degli ultimi anni....ma comunque in un modo o nell'altro le individualità che restano tali a tutti i costi, non credo debbano importare molto, è vero che il mondo è fatto di tanti uomini ed ognuno diverso dall'altro, ma è anche vero che la vita e il modo di vivere in modo giusto ed libero, non da spazio a molte possibilità di interpretazioni e sfumature del caso.
Io credo che oggi, i veri ribelli sono soltanto quelli che fanno piccolissimi e individualissimi passi nel loro piccolo, passi che essendo così piccoli e lontani uno dall'altro, non riusciranno mai a fare un unico cammino.
Non potrà mai esistere una seconda possibilità.

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