GAY, LAICI E PAPA

L'impegno dei Gay per una morale autenticamente laica
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GAY, LAICI E PAPA

Messaggio da progettogayforum » lunedì 10 marzo 2014, 1:19

Proprio oggi, 9 Marzo 2014, si legge dell’annuncio del cardinale di New York Timothy Dolan secondo il quale il papa vuole studiare le unioni civili gay per capire come mai alcuni Stati hanno deciso di legalizzarle. Il cardinale Dolan si affretta a chiarire che il papa non ha comunque espresso “approvazione”.

A seguito di questa notizia, se mai notizia la si può chiamare, sento sorgere una marea di commenti, quelli preoccupati dei conservatori, per certi versi comprensibili anche se assolutamente non motivati, e quelli di attesa trepida del seguito da parte dei laici, o presunti tali, che si attendono prima o poi qualche grande novità da questo papa.

Mi chiedo perché un laico, se è veramente tale, debba dipendere dall’approvazione del papa, perché il bisogno di dipendenza e di approvazione sia tale da subordinare la propria libertà al giudizio di altri. Più in generale mi chiedo perché la società civile non riesca ad essere laica fino in fondo e perché il pensiero religioso debba influire così pesantemente su coloro che credenti non sono. In realtà, in un mondo permeato di tradizione religiosa essere autenticamente laici è molto difficile.

La Chiesa, e in generale tutte le religioni reclamano il loro diritto di parola ma, paradossalmente non lo reclamano soltanto e neppure principalmente in nome della istanza metafisica che le caratterizza, ma in nome di una legge naturale, di un principio “laico” valido per tutti, ed è proprio attraverso il tentativo di travestire un messaggio teologico, rispettabile se limitato a coloro che lo accettano spontaneamente, trasformandolo in una norma da “imporre” agli altri che si rivela il carattere confessionale del modo di procedere delle religioni.

In linea teorica la fede si dovrebbe proporre ma nella realtà storica si cerca di imporla anche a chi non l’accetta attraverso una limitazione delle libertà civili. È, in fondo, la versione moderna delle conversioni forzate che indica che ancora le religioni vedono negli stati non una realtà laica ma solo un braccio secolare. Non mi stupisco che le religioni seguano questo binario, mi stupisco se mai dello zelo dei laici nel tentare un dialogo con chi parte dal presupposto di parlare in nome di Dio.

barbara
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Re: GAY, LAICI E PAPA

Messaggio da barbara » giovedì 27 marzo 2014, 8:23

Condivido tutto ciò che hai detto. Credo che una possibile risposta alla tua domanda possa essere il fatto che è difficile essere autenticamente laici dopo una educazione cattolica come quella che la maggior parte di noi ha avuto.
Per cui, nonostante tutte le buone intenzioni, a un certo punto si fa sentire un riconoscimento dell'autorità della chiesa che non dovrebbe esserci.
L'altra risposta potrebbe essere di carattere pratico. Se io laico ricevo una indebita limitazione ai miei diritti a causa anche dell'oscurantismo della chiesa, è evidente che ogni apertura della chiesa potrebbe ripercuotersi positivamente su di me, e di conseguenza ridurre il problema che io ho.
Quindi non è tanto il dialogo che mi interessa , ma è la rimozione dell'ostacolo fra me e i miei diritti.
Se proviamo a immaginare questo secondo atteggiamento in chiave politica è come quando un partito politico oscurantista (che io non voto) fa delle aperture su un tema che mi sta a cuore . Anche se non ho alcun interesse verso quel partito , la cosa mi riguarda in qualche modo.

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Re: GAY, LAICI E PAPA

Messaggio da progettogayforum » giovedì 27 marzo 2014, 11:09

Cara Barbara, condivido in pieno quello che dici. Piano piano ho finito per elaborare un metodo formale, diciamo una tecnica per interpretare il pensiero teologico e nello specifico quello della chiesa, si tratta di considerare quello che la chiesa propone come modello e di capovolgerlo. Due semplici esempi: il peccato commesso da Satana è il classico “non serviam”, quindi la santità corrisponde al “serviam” l’idea di essere asserviti a qualcosa di metafisico, che però si storicizza in modo molto concreto in organizzazioni umane di potere (il perdono di Dio amministrato dalla chiesa), è essenziale alla religione. La santità di Abramo consiste nell’essere disposto ad ammazzare suo figlio in nome di Dio, ne deriva che chi non è disposto ad ammazzare suo figlio in nome della fede è un empio, anche qui è premiata l’obbedienza cieca alla volontà di Dio, che, al solito, è espressa da una struttura gerarchica umana che parla in nome di Dio. E di esempi di questo genere se ne possono fare parecchi. Il pensiero teologico ha delle belle categoria sul piano della carità ma manca del tutto della idea di libertà. L’idea stessa del Regno di Dio cioè la rappresentazione del legame col trascendente attraverso una categoria politica evidenza la prossimità di religione e potere, dico questo col massimo rispetto per quanti sentono il bisogno della religione.

barbara
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Re: GAY, LAICI E PAPA

Messaggio da barbara » giovedì 27 marzo 2014, 21:02

mah , secondo me più che obbedienza cieca si tratta di obbedienza apparente.
la cultura cattolica , e perciò italiana, è intrisa del motto"lo faccio ma non lo dico", che è uno dei nostri mali e che indebolisce anche il senso di responsabilità e di legalità. Come indebolisce anche il senso di ribellione contro le leggi ingiuste. Che importanza ha una legge se posso disattenderla? che importanza ha ribellarmi contro uno stato ingiusto se posso trovare scorciatoie? Nulla è preso sul serio...E' la nemesi del sepolcro imbiancato.

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Re: GAY, LAICI E PAPA

Messaggio da progettogayforum » venerdì 28 marzo 2014, 10:58

Certo, Barbara! Alla pretesa di obbedienza cieca e assoluta corrisponde la formalizzazione e la ritualizzazione di questa obbedienza per cui, di fatto, l'essere credente si identifica col far vedere di essere credente. La chiesa ha un altissimo numero di fedeli, cioè di fedeli autocertificati tali, che hanno fatto della fede una pura formalità, ma il potere non si regge sull'adesione ideologica ma sui comportamenti esterni, non conta perché ci si adegui, basta che lo si faccia. Come in un consiglio di amministrazione, conta solo il voto, che poi sia per coscienza, per opportunismo, per ricatto o per corruzione è una questione marginale.

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