Entrambi i miei genitori sanno.
A mia madre l'avevo detto quasi un anno fa, più per motivi pratico-logistici che per una reale necessità, ma diciamo che la mia prima storia con un ragazzo mi fece cogliere l'occasione. Fu dura prendere coraggio, ma andò tutto bene più o meno (di seguito dirò perché "più o meno").
A mio padre l'ho detto qualche settimana fa, il giorno del suo compleanno.
Con lui è stato completamente diverso, anche perché in generale il rapporto che c'è tra noi due è diverso rispetto a quello con mia madre.
Mio padre è strano, molto strano. Taciturno, riflessivo, abbastanza chiuso. Capirlo è difficile. Un coming out a voce con lui proprio non sarei riuscito ad immaginarmelo, perciò ho sfruttato il periodo che sto passando in Francia per scrivergli una bella mail dove gli spiegavo prima di tutto i miei obbiettivi per quanto riguarda i miei studi, e poi dirgli i reali motivi per cui ho deciso di tornare in Italia almeno fino a settembre, quando probabilmente inizierò l'università qui a Parigi (ok, non è ancora detto, ma l'idea è questa

La sua risposta non si è fatta attendere, e devo dire che non potevo sperare di meglio, considerando il suo carattere riservato.
"Ti ringrazio della fiducia che mi dai nel rendermi partecipe della tua omosessualità e il leggerti innamorato, fa sentire più forte anche mé caro Leo, perché ho spesso pensato che la tua inespressa omosessualità (che ho intuito da tempo), ti causasse grande infelicità così come io stesso temo l'infelicità e la fragilità che causa il non riconoscersi e il non accettarsi per quello che siamo.
ti voglio bene e ti abbraccio"
Insomma, conoscendolo sapevo che non l'avrebbe presa male, ma credo che ogni figlio vorrebbe ricevere una risposta del genere. Davvero grazie papà

Ma torniamo alla mamma, la vera protagonista di questo post.
Lei rimase davvero shockata dalla notizia. Non se lo aspettava per nulla, mi ha chiesto se ero sicuro. Anche quella volta, come ho detto, glielo dissi per via di un ragazzo, e lei mi disse che magari non ero gay, che semplicemente ero interessato a lui in quanto persona. Mi consigliò di non dirlo a troppi amici, di non chiudermi nessuna porta e di non rinchiudermi nell'etichetta "gay". Ho cercato di farle capire che sono così da sempre, e alla fine del discorso mi sembrava di averla tranquillizzata abbastanza. Lei mi disse che comunque rimanevo suo figlio.
Lì per lì pensai che l'avesse presa bene, ed effettivamente era così. Niente urla, niente sensi di colpa da parte sua, niente accenni a psicologi. Insomma, è sempre stata una persona di buon senso e aperta. Credo che se una sua amica si fosse trovata nella sua situazione lei l'avrebbe tranquillizzata. Il problema è che è capitato a lei, e questo l'ha parecchio scossa.
Insomma, per farla breve: sentivo che l'aveva accettato solo per metà.
Del discorso gay non ne parlammo più, ma nei mesi successivi venne a trovarmi in due occasioni quel ragazzo che ospitammo a casa e che ufficialmente era "l'amico di Roma", anche se lei sapeva la verità. Con lui si è comportata in modo amichevole, non ha fatto troppe storie per il fatto che dormivamo insieme (e devo ammettere che tirammo un po' troppo la corda, quindi era anche comprensibile che non fosse totalmente d'accordo!).
Quando io e questo ragazzo ci lasciammo, io a mia madre non lo dissi ma lei lo capì da sola, anche se non mi chiese niente.
Il discorso gay scomparve quindi completamente.
L'ho riaperto io a dicembre, durante le vacanze di Natale, dal momento che proprio nel periodo natalizio è spuntato il ragazzo di cui ho parlato a mio padre nella mail, e con il quale posso dire di stare insieme ora

"Mamma, ma tu lo sai che non sto più con ******, vero?"
"Beh, sì, immaginavo..."
"No perché forse ce n'è un altro... e... beh, ha sedici anni

Gliel'ho detto con un tono abbastanza tremolante, perché soprattutto all'inizio l'età mi sembrava un grande problema, e immaginando che sarebbe potuto esserlo anche per lei ho pensato fosse meglio dirglielo subito.
"Ma Leo... tu non mi sembri convinto. Secondo me devi pensarci meglio."

Questa risposta mi ha fatto cadere braccia, gambe e palle. Con questa frase aveva appena confermato i miei dubbi sulla sua reale accettazione della mia omosessualità, che avevo da mesi.
Abbiamo riparlato, le ho ripetuto che io sono così e se le sono sembrato poco convinto era solo perché avevo paura di una sua reazione negativa. Sembra aver capito, ma nonostante ciò non posso dire di averla vista felice. Felice per me.
"Non è che ora ripensi ai tuoi progetti per Parigi vero?"
No mamma, tranquilla, non dico che non mi pesi, però qui non saprei proprio cosa combinare, ormai ho scelto.
"Forse è meglio che per il momento cerchiate di avere un rapporto platonico"
Questa mi ha lasciato di stucco. E non so se l'ha detto perché lui ha 16 anni e io 19 o se l'ha detto per altri motivi, però diamine, apposta che siamo adolescenti e maschi mi è sembrata una richiesta quanto meno bizzarra. C'erano tanti altri modi per dirmi quello che forse voleva dirmi, senza uscirsene con il "rapporto platonico".
Anche quando sono ritornato qui a Parigi per terminare i corsi di francese, al telefono non mi sembrava entusiasta quando le parlavo di lui e del fatto che volessi fargli una sorpresa tornando prima in Italia.
Insomma, cerco di concludere (ho scritto un sacco come al solito

Sento che vede la mia attuale relazione come una distrazione, e noto una certa indifferenza, quasi come se non mi prendesse molto sul serio. Quello che mi domando è: se fosse stata una ragazza, avrebbe reagito in modo uguale? Io temo che la risposta sia no, ma questo vuol dire che ancora non riesce ad accettare al 100% suo figlio, e non sopporto questa cosa.
Di solito sono le mamme quelle comprensive e che capiscono prima di altri, mentre i padri fanno finta di non vedere e non ascoltare. Mi sembra che nel mio caso sia un po' l'opposto.
So che nel forum è pieno di persone che hanno problemi di gran lunga maggiori con i propri genitori e forse vi sembrerà un po' arrogante il fatto che io stia qui a lamentarmi di qualche piccolo comportamento di mia madre, però è mia madre diamine, e se non è felice del fatto che io sia felice come forse non lo sono mai stato, allora c'è qualcosa che non va. Dovrei parlarle?

Scusate la solita logorrea. Quando distribuivano il dono della sintesi sono arrivato tardi. Sì, ho anche problemi con la puntualità.
Cheers
