Che bello trovare un topic stimolante dopo giorni tristissimi in ospedale, grazie Cagliostro, ti meriti un abbraccio!
Ok evitiamo OT e parliamo dei gruppi.
Indubbiamente il gruppo umano ha la stessa funzione originaria di quello animale: socializzazione, protezione, riproduzione e difesa del territorio. Così funzionava almeno fino a quando l’uomo non è uscito dalle caverne e ha cominciato ad evolversi e lì le cose hanno cominciato a cambiare.
Potere, economia, aspettative sociali e fattori esterni si sono intrecciati nell’evoluzione della società e del comportamento delle persone, così se Seneca scriveva “l’uomo è un animale sociale” ma invitava a rifuggire dalla folla perché “non la puoi affrontare senza pericolo […] e ogni qualvolta esco ritorno a casa diverso da quello di prima”, Lewin nel 1951 inaugura lo studio della psiche sociale con un’equazione valida ancora oggi: C=f(PA) ovvero il comportamento è dato dalla funzione in cui interagiscono le variabili della persona e dell’ambiente.
Come poi ha ben illustrato Cagliostro altri autori hanno approfondito gli studi fino ad arrivare al giorno d’oggi dove la società impone non velatamente due “modelli”: il conformismo e l’emarginazione.
Il conformismo si realizza dall’infanzia attraverso l’educazione ricevuta dai genitori e si consolida nell’età puberale quando si comincia a cercare l’approvazione del gruppo dei pari. Gli esempi più negativi di questo tipo di conformismo si realizzano ad esempio nel bullismo scolastico e nella violenza giovanile. In età adulta poi le persone conformiste cercheranno sempre di appartenere ad una determinata categoria e senza il gruppo non riusciranno a sentirsi né accettate né realizzate.
L’emarginazione invece viene attuata nei confronti di tutte le persone che rientrano nelle minoranze (che ovviamente vengono decise dal gruppo maggioritario secondo criteri discriminatori e pregiudizi) oppure agli outsider e ai borderline, persone che non si possono inserire in specifiche categorie.
Ora siccome penso che Cagliostro desideri anche ricevere un’opinione personale io posso dire di essere un outsider al 100%.
Nessuno è mai riuscito a imbrigliarmi in una categoria definita né a piegarmi alla sua volontà, sin da bambina ho sempre avuto una personalità molto forte e un’intelligenza molto vivace che mi hanno sempre portata a seguire la mia strada e la mia testa, a scapito dell’approvazione altrui. Infatti vivo in solitudine ma non me ne rammarico, perché se dovessi vivere in una categoria mi sentirei in gabbia.
E’ altro quello che mi fa arrabbiare e lo spiego subito: quando incontro una persona non ho mai la possibilità di farmi conoscere e di sentirmi eventualmente dire “sì, conosciamoci meglio” oppure “no guarda non ti reputo una persona con cui potrei andare d’accordo” perché chiunque mi incontri mi inquadra subito in una categoria che io non mi sento addosso: quella degli invalidi. Vedono in me ciò che mi manca, non ciò che sono e posso dare e per questo vengo discriminata.
E’ l’effetto della categorizzazione e finchè le persone mancheranno di cultura, intelligenza e anticonformismo le cose non potranno cambiare.