Scusate ragazzi.
Anche a me pare che da parte di alcuni si sia cercato impropriamente di spostare o allargare il tema (assolutamente chiaro e non suscettibile di essere equivocato …) proposto da Nemesis all’inizio del topic. Questo tema ha invece una sua propria ragion d’essere, anche se risulta molto complicato da affrontare, perché Nemesis, giustamente, ha voluto dargli un respiro molto ampio.
Cerco comunque di dire anch’io qualche parola.
Innanzitutto non si può seriamente dubitare del fatto che, nel mondo (e sottolineo nel mondo), la violenza usata dagli uomini eterosessuali contro le donne (soprattutto eterosessuali, ma anche omosessuali) non abbia paragoni, né quantitativi, né qualitativi, rispetto a quella impiegata dalle donne contro gli uomini eterosessuali. Rispetto a noi omosessuali maschi, invece, le valutazioni della violenza potrebbero forse essere diverse, anche se propendo a credere (un po' per esperienza personale) che la violenza sia utilizzata soprattutto dai maschi etero e non tanto dalle donne. Ma – ripeto – questo secondo tema non è quello proposto da Nemesis e sarebbe sbagliato e fuorviante introdurlo come argomento di discussione.
Quali dunque le cause di tanto diffusa violenza verso le donne?
Le risposte non sono semplici da trovare, cara Nemesis, e probabilmente dovrebbero variare al variare del contesto di civiltà nel quale ci si trova (la considerazione di una donna nella Cina o nell'Afghanistan di oggi non è quella di una donna in Inghilterra o in Francia).
Per limitare lo sguardo a casa nostra (che ci è più familiare), direi che la violenza ha, in larga misura, radici di tipo ideologico (e anche un po’ religioso …). Radici legate alla forte asimmetria che nei secoli ha contraddistinto il rapporto uomo-donna. Anche da noi infatti la donna ha per lungo tempo ricevuto una considerazione non equiparabile a quella che i maschi si davano tra loro. Le donne sono state per secoli considerate roba da possedere, macchine per far figli (o per far altro …), adatte ad occuparsi della casa, poco inclini a ragionare con la propria testa e a studiare (ovviamente ci sono sempre state le eccezioni, ma queste non facevano che confermare la regola).
E queste idee erano diffuse non solo nella società, ma venivano recepite anche dalla legislazione.
Faccio un esempio che spero sia chiaro per tutti: le nostre nonne e bisnonne hanno iniziato a votare nel 1946, quando si chiese agli italiani di optare per la monarchia o la repubblica. Dunque meno di settant'anni fa. Prima non erano ritenute dallo Stato degne di esprimere le loro idee e le loro opinioni in campo politico ed elettorale (è come se per lungo tempo si fosse detto alle donne: “statevene zitte! che non capite niente!”).
E’ scandaloso … lo so. Ma quella che oggi verrebbe considerata una discriminazione o una violenza bella e buona, fino al 1946 era considerata una regola assolutamente “naturale” e appropriata alla realtà delle cose.
E pertanto ovvio che, partendo da queste premesse asimmetriche, la distorsione nell’educazione al rispetto della dignità delle donne fosse in passato molto radicata anche per quel che riguarda altri tipi di relazioni (ad esempio sessuali o lavorative) e purtroppo sia stata per lungo tempo e in molti casi interiorizzata dalle stesse donne, come mi pare abbia accennato boy-com parlando di violenza tra le mura domestiche.
Certo, dal 1946 ad oggi la società e la legislazione italiane (anche grazie alle battaglie delle femministe) hanno compiuto molti passi in avanti, tanto sul piano della conoscenza della realtà femminile, quanto sul piano del rispetto della dignità femminile.
Resta comunque il fatto che, nell’educazione, si sono mantenute tracce più o meno profonde dell’asimmetria uomo-donna (oltre a quanto già ricordato da te e da altri intervenuti nella discussione, vogliamo citare i casi di licenziamento di donne che il datore di lavoro scopre in cinta ad esempio?).
E questo perché i tempi di evoluzione della società sono notoriamente molto lunghi. Anche oggi, quindi, le esplosioni di violenza (fisica, verbale, psicologica, morale, a casa, a scuola, sul posto di lavoro ecc. ecc.) da parte di uomini che non sanno esercitare il loro autocontrollo (ad esempio rispetto alle proprie pulsioni animali …) hanno purtroppo una certa diffusione.
La mia speranza, cara Nemesis, è che comunque le cose possano migliorare presto grazie all’impegno per una educazione seria e per una formazione culturale altrettanto seria.
Non so se è chiedere troppo agli italiani di oggi … visti i tempi che viviamo … e i modelli di donna che ci vengono propinati anche da certe alte (e prestigiose) cariche dello Stato.
Ma non vedo alternative.
Del resto.
Non è proprio il progresso nell’educazione e nella conoscenza che anche noi gay maschi chiediamo a buon diritto nelle battaglie che ci riguardano?
P.S.: per rendersi conto in quale condizione discriminante vivevano le nostre nonne o bisnonne durante il regime fascista e quale condizione umiliante vivevano gli omosessuali negli stessi anni, segnalo un film molto bello e commovente di Ettore Scola. Magari qualcuno lo ha già visto. Si intitola “Una giornata particolare”. Un film che, cara Nemesis, rende veramente fratelli noi gay maschi e voi donne.