Arte ed originalità

L'arte ed i suoi sottoposti
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Torrismondo
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Arte ed originalità

Messaggio da Torrismondo » martedì 16 agosto 2011, 19:52

QUESTO TOPIC NON È AD ESCLUSIVO INDIRIZZO MUSICALE (non fatevi ingannare dal nick della persona che l’ha ideato)

Dopo una discussione estetica con Hugh in chat scrivo due righe per chiedere pareri ^^

Noto come il nostro giudizio estetico riguardo un’opera d’arte, sia essa un brano letterario, una scultura, un brano musicale, un’architettura etc., sia quasi sempre influenzato dall’originalità o meno dell’idea di fondo che lo anima; in altre parole mi sembra che un’opera contemporanea venga considerata di più se è originale, nuova, diversa da ciò che è già passato.
La novità è duplice:
  • nei contenuti
    nella forma/tecnica
però mi chiedo perché si è più portati a considerare geniale un’opera quando la novità riguarda la tecnica.

Esempio 1: opera a teatro “Edipo Re” sofocleo, musiche in scena contemporanee (computer music, strumenti creati ad hoc, nastri magnetici, rumori considerati musica). Quest’opera, normalmente, ha maggior successo di critica della seguente

Esempio 2: opera a teatro “1936 Spagna, guerra civile”, musiche in scena contemporanee basate sulle tecniche del 1500. Quest’opera musicalmente verrebbe considerata arretrata, o quantomeno, inusuale. Sicuramente non al passo con la modernità.

Ma l’originalità non è sempre stata ben vista in tutti i periodi storici; consideriamo un po’ l’ambiente classico!

Perché non posso essere “accademico” e valido allo stesso tempo?
Io devo per forza usare tecniche che non sento mie?
Se l’ispirazione va in una data direzione (arcaica) devo castrarmi e obbligarmi al moderno?

Un compagno in Conservatorio ritiene che i romanzi di scrittori contemporanei siano troppo spesso basati sulla narrazione di qualcosa e sulla trama, invece che sulla introspezione nei personaggi, e che per questo siano ancora troppo legati ad una tecnica ormai passata. Voi che ne pensate (oh, gli ho citato Joyce e la Woolf e Svevo, e li conosce, ma dice che pochi prendono spunto.)?

Quindi chiedo a chi di voi crea in tutti i campi (lettere, musica, disegno, etc. etc.) come intende il tenersi al passo con la modernità, come lo vive, come intende anche il processo creativo. Insomma, ditemi un po’ che ne pensate.
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da marc090 » martedì 16 agosto 2011, 23:00

Ok premetto che non sono esperto di arte ne tantomeno di musica... ma generalizzando un pochetino...

Forse non è tanto il carattere di novità che si apprezza di un'opera, quanto la sua unicità no? Il fatto stesso che si differenzi da tutte le altre, da tutto quello che già è stato visto. Essendo unica offre nuovi spunti per riflettere e raffrontarsi con essa...

Ora, cosa ancor più personale, quando che ne so, creo qualcosa con photoshop (che è più un gioco, uno sfogo che altro :) ) in genere tendo ad esprimere me stesso, a creare qualcosa di diverso dal resto, per vedere qualcosa che magari ho tralasciato...

Non voglio generalizzare troppo, ma immagino che si possa dire così dell'arte, un'opera nuova è un nuovo punto di vista, diverso dal solito, che invita a ripensare in maniera costruttiva a tutte quelle emozioni che ci ha offerto l'opera che stavamo vedendo/udendo/ecc... :)

Ovviamente, pensiero da profano... diciamo che l'arte non è esattamente il mio settore, che comunque non disprezzo :)
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da SenzaPeso » mercoledì 17 agosto 2011, 0:45

Magari ti riveli originale proprio perché "classicista" in controtendenza rispetto al pensiero/gusto comune.

Punti di vista.

Dal mio, di punto di vista, l'originalità non esiste. È solo che l'umanità tende a dimenticare ciclicamente cose già inventate o già provate. E non è l'originalità la cosa che conta nell'arte ma il messaggio che trasmette... Un'opera vuota può essere innovativa quanto uno vuole ma resta vuota... Allora meglio mille noiose ed arcaiche nature morte.

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konigdernacht
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da konigdernacht » mercoledì 17 agosto 2011, 5:27

Premetto che l’argomento è difficile da trattare non solo da un punto di vista teorico ma anche da un punto di vista pratico in quanto in campo artistico la soggettività di ognuno di noi ha una forte importanza.

Un pensiero estetico che ho maturato in questi anni riguarda la scissione complementare del giudizio estetico in due piano: un piano tecnico ed un piano sentimentale-emozionale.
Per piano tecnico si intendono le considerazione che si possono fare riguardanti l’aspetto puramente tecnico riguardante un’opera (tecnica grafica, tecnica compositiva, tecnica scultorea, tecnica vocale, tecnica strumentale, etc. ) ed è un tipo di linguaggio specialistico e che solo gli “addetti ai lavori” possono esprimere con cognizione di causa.
Per piano sentimentale-emozionale, si intendono le considerazioni totalmente soggettive di una persona, e sono le sensazioni e percezioni che una data opera d’arte può suscitarci. In seguito all’estrema soggettività di tale piano, chiunque può esprimere un giudizio di questo tipo, senza dover dare spiegazioni a nessuno.
Quindi posso benissimo affermare che un dato brano X possa essere eseguito tecnicamente bene, ma emozionalmente non mi dice niente, come è anche possibile che un brano Y possa essere eseguito in maniera tecnicamente mediocre, ma darmi tante emozioni.

Il metro di giudizio personale si basa sulla seguente scala:
primo livello – livello pessimo : tecnica NO, sentimento NO
secondo livello – livello scarso : tecnica NO, sentimento SI
terzo livello – livello accettabile : tecnica SI, sentimento NO
quarto livello – livello buono : tecnica SI, sentimento SI

Detto questo, ogni vera opera d’arte delle arti visive (pittura, scultura, architettura) ha la sua unicità e la originalità, in quanto viene definita unica ed originale nel suo genere.
L’unicità definisce come questa opera sia unica, ossia una e non ripetibile, poiché se venisse ripetuta non sarebbe più unica. Questo principio cardine dell’opera d’arte viene scardinato con la sua riproducibilità tecnica, in cui per esempio gli orinatoi di Duchamp vengono prodotti in serie e firmati dallo stesso autore per commerciare l’opera d’arte.
L’originalità sta nel trovare nuove chiavi di lettura o nuove perizie tecniche che facciano progredire e che aumentino le possibilità che si avevano al momento in cui l’opera è stata creata, o come mi piace definire l’originalità “è quell’idea che quando non conoscevi, non ti sarebbe venuta in mente, ma una volta conosciuta, rimanevi sconcertato dall’ovvietà”.
La musica risulta leggermente più sfuggente in quanto ogni riproposizione di un brano musicale varia l’unicità e l’originalità del brano.

Torrismondo si chiede perché si è più portati a considerare geniale un’opera quando la novità riguarda la tecnica.
Credendo pure io che un’opera d’arte possa essere ritenuta geniale quando la novità riguarda la tecnica, posso fare l’esempio musicale del canto: se un cantante possiede una solidissima tecnica, avrà a disposizione un ventaglio espressivo infinito nelle sue mani, cosciente di quello che fa. Se invece un cantante ha un tecnica mediocre, il suo ventaglio espressivo sarà ridotto e tale cantante sarà schiavo della sua voce, e quindi del mezzo.
Quindi a mio avviso è il dominio tecnico dell’artista la vera discriminante tra un grande artista ed un artista mediocre, perché attraverso l’alto controllo tecnico l’artista sa e fa quello che vuole rendere, piegando il mezzo (pennello, scalpello, voce, strumento) al suo fine (dipingere, scolpire, cantare, suonare ossia emozionare).

Differentemente da Torrismondo, vedo che nella contemporaneità l’oggetto principale dell’originalità dipendono 1) dalla forza mediatica con cui l’evento OPERA D’ARTE viene proposto e 2) dall’espressività che si vuole dare. Pensiamo al Teschio diamantato di Hirsch: se non fosse stata per la pubblicità fatta e per il peso che questo artista ha nel mercato dell’arte, chi avrebbe trovato geniale applicare tanti diamanti ad un teschio?
Fuori dalle letture contenutistiche ed emozionali (quel teschio mi suscita un sentimento di ripugnanza), tecnicamente non ci trovo niente di innovativo se non forse la pazienza dell’artista nell’applicare tutti quei diamanti. Suscita in me molta più ammirazione la tecnica imbalsamatrice degli egizi o le ricostruzioni dei volti umani dei defunti in certi popoli antichi sui teschi, trattati con cere e pietre.
Tornando a Duchamp ed alle sue opere d’arte (oggetti della quotidianità presi ed assemblati), proprio in questo momento abbiamo il cortocircuito tra arte antica ed arte contemporanea, in quanto obiettivo di Duchamp era fare non-arte, tant’è che tecnicamente non c’erano molte innovazioni tecniche nell’assemblare oggetti fra di loro, quando invece vi era una fortissima ed originalissima carica contenutistica nell’assemblarle.
Ciò che tradì Duchamp, che si sbarazzava poi di ogni pezzo di non-arte, fu la volontà dei mercanti d’arte di vendere le sue opere, mistificando il concetto originale di Duchamp di non-arte, che oggi come oggi è diventata arte! Da qui nasce la riproduzione tecnica delle opere d’arte ed il forte strappo sull’unicità di essa.

Per quanto riguarda poi il dubbio di Torrismondo se essere accademico o moderno, mi vengono in mente due cose: prima di tutto, che le targhettine ACCADEMICO, MODERNO etc etc vengono spesso dati dagli storici o studiosi tematici dopo la creazione/rielaborazione di qualcosa e non già prima di averla creata, e secondo che la cosa basilare e più importante è che nel creare si sia coerenti con se stessi e con il proprio metodo rigoroso di creazione (intesa però non come una creazione o un fare ex-novo, ma un rielaborare ed un rifare continuo).
Da qui appunto la mia tag finale ai post, oltre che mio principio di vita.
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da Torrismondo » mercoledì 17 agosto 2011, 14:08

Grazie per le risposte, spero che continuino perché sono molto utili.

Unicità ed opera d’arte, hm, si può essere vero oggi, ma se ogni opera creata dev’essere unica la vedo molto dura creare sempre qualcosa di unico. E quello che unico non è non è artistico? O è minore?
Arte e messaggio da veicolare: mi viene in mente che a volte un messaggio non c’è: i lavori di M. C. Escher in sé sono espressione di rigore e padronanza grafica elevata, ma non so che messaggio veicolino.

Per quanto riguarda la tecnica a livello esecutivo sono d’accordo con konigdernacht, dovrebbe essere di livello medio-alto se si vuole una interpretazione soddisfacente, altrimenti pur con tutta la buona volontà apprezzabile fin che si vuole, se gl’inconvenienti tecnici si presentano il brano stesso non può essere di buon livello.

Ma la tecnica compositiva è diversa, anzi, non è una sola. Per quello io dico: se conosco (e non è così, non è il caso mio, sto solo ipotizzando) diverse tecniche compositive – contrappunto rinascimentale, armonia per quarte e quinte, serialità etc. etc. – e le so usare, ma prediligo solo quelle arcaiche non risulto automaticamente inutile? Il contrappunto rinascimentale è già stato esplorato da altri, servo anch’io??

Comunque la coerenza con se stessi nella propria ricerca è una risposta che mi soddisfa :D continuerò come mi pare corretto allora.
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da konigdernacht » mercoledì 17 agosto 2011, 14:52

Torrismondo ha scritto:Unicità ed opera d’arte, hm, si può essere vero oggi, ma se ogni opera creata dev’essere unica la vedo molto dura creare sempre qualcosa di unico. E quello che unico non è non è artistico? O è minore?
Beh certo, di 1 opera d'arte che si annuncia, ve ne saranno 100 che sono arte minore o preparatorie sia di tecnica sia di coscienza per portare all'opera d'arte. E' come in qualsiasi scuola (nel termine ampio): di 10000 studenti formati, solo 2-3 daranno contributi importantissimi ;) gli altri si spera diano contributi importanti ma minori!
Torrismondo ha scritto:Arte e messaggio da veicolare: mi viene in mente che a volte un messaggio non c’è: i lavori di M. C. Escher in sé sono espressione di rigore e padronanza grafica elevata, ma non so che messaggio veicolino.
Escher potrebbe rientrare nel terzo livello – livello accettabile : tecnica SI, sentimento NO, ma i suoi disegni sono tecnicamente così alti che sono uno stupore continuo :)
Torrismondo ha scritto:Ma la tecnica compositiva è diversa, anzi, non è una sola.
Ti mutuo un detto che discende dal canto: esiste una sola tecnica, ma esistono tantissimi stili! Il bravo esecutore è colui che conosce tecnicamente gli stili dei brani che esegue: diventa poi musicista quando inserisce del suo e da letture nuove!
Credo comunque che per la composizione cambi leggermente il mezzo!
Torrismondo ha scritto:se conosco diverse tecniche compositive – contrappunto rinascimentale, armonia per quarte e quinte, serialità etc. etc. – e le so usare, ma prediligo solo quelle arcaiche non risulto automaticamente inutile? Il contrappunto rinascimentale è già stato esplorato da altri, servo anch’io??
Penso che la pratica delle tecniche arcaiche (come le chiami tu :P ) possa essere utile per capire innanzitutto quello stile e riuscire a padroneggiarlo anche in termini di esecuzione, però facendo così hai secondo me una idea precisa di cosa si è fatto, ed esplorandolo ancora è possibile che trovi altri campi da esplorare e puoi maturare una tua risposta o interpretazione contemporanea!
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barbara
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da barbara » mercoledì 17 agosto 2011, 20:56

Torris ...un quesito ferragostano proprio...Quando si dice una cosa leggera , quasi estiva...
Mi si è aggrovigliato un po' il cervello, però resisto perché l'argomento mi intriga.
Leggendo questo post mi sono venute in mente le biografie di molti grandi artisti , il cui successo è arrivato ben oltre la loro morte , proprio perché troppo originali per la cultura del loro tempo. Erano così avanti che non era possibile per i loro contemporanei considerarli artisti. Molti di loro, dopo aver dilapidato le loro risorse per produrre delle opere incomprese, sono morti dimenticati da tutti e in povertà, .
Altri invece sono riusciti ad entrati in sintonia con lo spirito del loro tempo , senza mortificare il loro spirito di ricerca . E infine vi sono quelli che per scelta o per mediocrità si sono assoggettati biecamente al conformismo del loro tempo.
Quest'ultimo caso va per la maggiore a quanto pare anche nell'editoria del nostro paese e non solo. La letteratura ( per meglio dire la narrativa) commerciale spopola nelle librerie .
Gli intellettuali e i critici si allarmano di fronte a questo meccanismo perverso secondo il quale bisogna dare al popolo ciò che è in grado di digerire, col risultato che il gusto si impoverisce e si rischia di diseducare alla lettura intere generazioni.
E poi chi è che decide cosa siamo in grado di digerire? Qualche mago del marketing ? oppure gli autori che hanno abbastanza appoggi e soldi per imporre prodotti mediocri?
E' vero d'altronde che un problema di linguaggio si pone , se è vero che l'arte è un linguaggio.
Chi ha un approccio , come dici tu , troppo "classico" in un'opera corre il rischio di essere archiviato come "superato" nella cultura della velocità in cui viviamo .
Ad esempio un mio amico scrittore mi diceva : certi grandi romanzi di qualche decennio fa ora non li leggerebbe nessuno perché sono troppo lenti.
E allora?
Forse l'unica soluzione è potersi permettere di produrre arte per esprimersi e non per campare .Ma anche così, un artista può accontentarsi di creare qualcosa che ha senso solo per lui?
Arrivata a questo punto ho esaurito le batterie...del cervello e non solo...
Passo e chiudo!

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marc090
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da marc090 » mercoledì 17 agosto 2011, 22:03

Unicità ed opera d’arte, hm, si può essere vero oggi, ma se ogni opera creata dev’essere unica la vedo molto dura creare sempre qualcosa di unico. E quello che unico non è non è artistico? O è minore?
Arte e messaggio da veicolare: mi viene in mente che a volte un messaggio non c’è: i lavori di M. C. Escher in sé sono espressione di rigore e padronanza grafica elevata, ma non so che messaggio veicolino.
Secondo me, finchè un'artista esprime se stesso, per ragion di causa la sua opera è unica e originale. (Anche per il semplice fatto che non siamo tutti uguali) Costringersi in un messaggio, in degli schemi da seguire, diventa quindi quella una limitazione a tutto il processo, col rischio quindi che si crei un certo appiattimento...

E ricollegandomi al discorso di prima, per forza l'unicità è importante, per invitare chi osserva a riflettere su qualcosa a cui ancora non ha pensato in quei termini. E' come sentire la stessa musica più è più volte, a me capita spessisimo, ma dopo un mese tale canzone perde del significato iniziale...

Per cui, senza banalizzare troppo (spero :) ), secondo me l'artista che ha successo è anche quello che riesce ad esprimere la sua personale visione di quel concetto, di quella parte di se stesso connessa con l'opera d'arte ponendo il pubblico in secondo piano, ma venendo comunque apprezzato; ossia semplicemente senza farsi influenzare, riuscendo da solo a trovare ciò che piace, senza costrizioni o deviazioni del processo creativo.

Hum.... tralasciando pubblicità e presentazioni varie! :)
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da Torrismondo » mercoledì 17 agosto 2011, 22:40

barbara ha scritto:Torris ...un quesito ferragostano proprio...Quando si dice una cosa leggera , quasi estiva...
Mi si è aggrovigliato un po' il cervello, però resisto perché l'argomento mi intriga.
Lo sai barbara, sono leggero io :D
barbara ha scritto: La letteratura ( per meglio dire la narrativa) commerciale spopola nelle librerie .
Gli intellettuali e i critici si allarmano di fronte a questo meccanismo perverso secondo il quale bisogna dare al popolo ciò che è in grado di digerire, col risultato che il gusto si impoverisce e si rischia di diseducare alla lettura intere generazioni.
Esatto, infatti finchè si dà al "popolo" sempre meno qualità l'arte stessa ne risente. O si acuisce il divario tra il colto e il popolare: ma il colto lo capiranno solo i critici e verrà snobbato dai più.
barbara ha scritto: Forse l'unica soluzione è potersi permettere di produrre arte per esprimersi e non per campare .Ma anche così, un artista può accontentarsi di creare qualcosa che ha senso solo per lui?
Se l'artista crea arte solo per esprimersi forse si, forse ha senso creare qualcosa che abbia senso solo per lui. In tutti i campi.

Esprimere il proprio messaggio e nel contempo fare qualcosa che piace, lo penso anch'io.
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Muzzle
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Re: Arte ed originalità

Messaggio da Muzzle » giovedì 18 agosto 2011, 1:28

(Avevo iniziato a rispondere mentalmente quando ho letto il post ieri sera, e ora vedo con piacere che molte delle idee sono già state espresse.. ma le posto ugualmente perché ormai mi avete stuzzicato.. per cui scusate la lunghezza, ma penso di scrivere un po' :P )

Premetto che io non creo in nessun campo, ma da fuitore di molti campi mi sento di dire la mia ..anche perché credo fermamente che un opera d'arte non esiste senza in qualche modo l'esistenza di fruitori (finali, potenziali, reali, singoli individui, critici d'arte, o comunità socio-artistiche che si volgia..)

non rispondo quindi, riguardo il versante di "come tenersi al passo con al la modernità", ma al concetto del "perché mi piace qualcosa di moderno", in quanto originale, e non qualcosa di "consolidato"

credo, come hanno già detto qui, che non si inventi nulla, ma l'originalità che apprezzo nasce dal vedere come un artista ha combinato nel suo modo unico e personale tutta una sua storia, la tradizione, gli artisti preferiti, o cos'altro, in un mix idiosincratico suo che può inserirsi in un filone artistico esistente, o darne vita a uno nuovo..
esempio:


Apprezzo il film Memento per il modo con cui Nolan utilizza la tecnica del montaggio per intrecciare la stessa storia in due direzioni temporali opposte, e metterci nella stessa condizone del protagonista: la storia non è nuova, la narrazione per salti temporali neanche, ma il modo con viene utilizzata la tecnica e la dimensione temporale assieme lo è, e parla al mio gusto intelletualoide di essere attivo durante la fruizione del "gioco" in cui mi fa muovere il regista.

Apprezzo Calvino per come riutilizza la forma e il contenuto di generi letterari già esistenti, ma inserendoli in strutture "geometriche" costruite e progettate in maniera che: si raccontino tutti i romanzi e stili linguistici dentro un romanzo formato dalla storia di un romanzo stesso (con i totoli a formare un ulteriore romanzo) o chessò che si descriva uno stato esistenziale, descrivendo 55 città, racchiuse in una cornice che dialoga con il tema stesso dell'esistenza ecc.. Non sono le descrizioni, né le storie a cornice, né il parlare per metafore oggettivizzanti, ma la forma unica che ha il tutto, in relazione con i contenuti espressi in una scrittura senza uguali, che solo così poteva permettere all'autore di esprimerla


Apprezzo Magritte per come ha sfondato il concetto di rappresentazione artistica, facendoti passare dall'altro lato della tela. Mi piace non la tecnica, che non ha niente di "originale" ma il modo con cui la usa per rompere la finzione artistica, proprio tramite la finzione artistica stessa; obbligandoti a riflettere su ciò che stai guardando come nessuno aveva fatto prima (come ha già detto konigdernacht).
Perché se io rifaccio "Questa non è una pipa" adesso non ha lo stesso inmpatto non tanto perché l'ha già fatto lui, quanto perché ormai quella dimensione è già stata superata, e ce ne sono altre da superare.. Per di più non penso che Magritte sia ormai contemporaneo, per cui chessò mi piacciono le installazioni dell'Arte Povera di Pistoletto per come portano avanti questo discorso della meta-arte, criticando il mare di kitsch sotto cui è sepolta la "rappresentazione artistica" negli occhi della (perdonatemi il termine) cultura dominante odierna ecc..ecc..

Tutta questa pappardella non tanto per spiegare perché "contemporaneo" sia meglio di "consolidato", ma perché volevo solo dire che è sempre parte di uno stesso discorso: anche Giotto o Caravaggio all'epoca sono stati rivoluzionari, ma guardandoli con gli occhi di oggi, a parecchie "dimensioni" più avanti, li apprezzo per altre ragioni, sotto un punto di vista estetico/formale/di contenuto e di originalità rispetto al periodo e, soprattutto, rispetto alla dimensione emotiva che è in grado di suscitere (in qualsiasi modo). Quello che riesce a farmi sentire è parte esenziale di quello che mi piace da fruitore. Se è bello, -non necessariamente da un punto di vista estetico-, ma se risuona con me e con quello che penso / mi fa pensare / mi spinge a studiare la visione dell'autore/ mi chiede di sforzarmi per capire cosa sta dietro l'opera d'arte, allora "l'idea di fondo che lo anima" con me ha funzionato.
Di fronte a un quadro di Bacon non si può non sentire tutto quel dolere.
E allo stesso modo un opera moderna che deve rispondere alle mie esigenti esigenze di fruitore contemporaneo, che non si accontenta di qualcosa che è già stato fatto/detto/utilizzato se vuole farmi risuonare, perché altrimenti mi rivolgo all'originale.. voglio qualcosa di suo, di unico per entrare in relazione con il messaggio proprio di quell'artista.

e non tenderei a scindere tra tecnica oggettiva e soggettività emotiva, perché in qualche modo senza l'una l'altra (per me) non regge. Per dire, leggendo le parole di konigdernacht mi venivano in mente i Sex Pistols. Manco sapeva tenre in mano il basso quello, eppure provate a dire che Nevermind the Bolloks non funziona o non ha avuto un impatto nel nostro mondo occidentale. Lì l' "abilità musicale" è zero, ma è chiaramente la tecnica stessa di quel punk, è il linguaggio rozzo, grezzo, efferato, veloce diretto e disperato che funziona nel dare voce a una sensazione e al disagio. We don't care. I Ramones avevano la stessa "tecnica", ma non erano affatto "punk" (sì, blasfemia) nel senso "pericoloso del termine" perche non la usavano per generare le stesse reazioni dei Pistols (o meglio ancora, i Clash^^) negli ascoltatori.
Aggiungiamo il fatto che dalla non-tecnica punk sono partite miriadi di band che da quel presupposto hanno creato nuovi linguaggi e formati musicali, che generano emozioni proprio per come vengono eseguiti, (e che a loro volta ispirano nuove band e tecniche, e e così via...). Quindi il fatto di essere genrativo è un'altra cosa che mi piace cercare nell'arte e nelle tecniche che utilizzano per comunicare.

Quindi dico anch'io oltre "l'essere te stesso" anche comunica qualcosa che abbia veramente un significato "esistenziale" per te, tramite la/le tecniche che ti permettono di esprimerti al massimo, perché in quel caso ci sarà di sicuro qualche altro essere umano a fruire se vale la pena. (romanticamente la vedo così;)


non so se sono stato chiaro, o se in qualche modo è un parere valido, ma dalla lunghezza media delle risposte son contento di non essere l'unico felice di risponderti Torrismondo! :D
Ha aperto la mano sinistra. Così ci ho messo dentro la mia storia.

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