Gay e voglia d'affetto
Re: la semplicità della felicità
che bel post , Persona.Grazie.
Felicita' ...momenti di felicita'...sono bellissimi...camminare in montagna, su di una spiaggia , a me e' capitato , con la persona che amavo prima e piu' tardi anche da solo.
In solitudine mi rendevo conto di voler riappropriarmi ... di me stesso.....delle sicurezze che avevo perso e di abbandonare le insicurezze che avevo guadagnato.
In definitiva della serenita' che mi mancava e che in fondo probabilmente sto ancora cercando pienamente.
Felicita' ...momenti di felicita'...sono bellissimi...camminare in montagna, su di una spiaggia , a me e' capitato , con la persona che amavo prima e piu' tardi anche da solo.
In solitudine mi rendevo conto di voler riappropriarmi ... di me stesso.....delle sicurezze che avevo perso e di abbandonare le insicurezze che avevo guadagnato.
In definitiva della serenita' che mi mancava e che in fondo probabilmente sto ancora cercando pienamente.
Re: la semplicità della felicità
Beh.... io penso che il tuo post riguarda eccome la "realtà gay", ma anche se non fosse un pensiero condiviso (ma non credo sia così), riguarderebbe la tua realtà, e presumo tu sia gay, quindi in ogni caso sei sicuramente in tema
Vabbè tornando seri, io penso che la vita non vada caricata di chissà quali elucubrazioni e paturnie mentali, a volte domande me ne pongo anch'io, ma più passa il tempo è più mi rendo conto che sia del tutto tempo perso.... penso semplicemente che non ci è dato sapere, inutile intestardirsi su dogmi irrisolvibili, i conti si faranno alla fine, l'unica cosa da fare e sfruttare al meglio quanto ci è dato inseguendo la felicità, ma questo termine mi sa di effimero, preferisco parlare di serenità. E penso che questa meta possa essere raggiunta pienamente tramite corrispondenze affettive, il resto aiuta, ma è contorno.
Fondamentalmente il tuo pensiero non mi sembra tanto diverso.... poi magari non ho capito niente del tuo post.... cosa che non mi sentirei di escludere a priori....
PS mi è piaciuto quel riferimento al tuo cane.... sono d'accordissimo, è un essere vivente in grado di dare tantissimo in termini affettivi al genere umano..... la cosa che mi secca un po' è che sono destinati ad una vita troppo breve, mannaggia
Vabbè tornando seri, io penso che la vita non vada caricata di chissà quali elucubrazioni e paturnie mentali, a volte domande me ne pongo anch'io, ma più passa il tempo è più mi rendo conto che sia del tutto tempo perso.... penso semplicemente che non ci è dato sapere, inutile intestardirsi su dogmi irrisolvibili, i conti si faranno alla fine, l'unica cosa da fare e sfruttare al meglio quanto ci è dato inseguendo la felicità, ma questo termine mi sa di effimero, preferisco parlare di serenità. E penso che questa meta possa essere raggiunta pienamente tramite corrispondenze affettive, il resto aiuta, ma è contorno.
Fondamentalmente il tuo pensiero non mi sembra tanto diverso.... poi magari non ho capito niente del tuo post.... cosa che non mi sentirei di escludere a priori....
PS mi è piaciuto quel riferimento al tuo cane.... sono d'accordissimo, è un essere vivente in grado di dare tantissimo in termini affettivi al genere umano..... la cosa che mi secca un po' è che sono destinati ad una vita troppo breve, mannaggia
Re: la semplicità della felicità
Ecco, quello che ha scritto riverdog mi ha chiarito un po' come risponderti...in effetti, anche io sono più convinto nel parlare di serenità piuttosto che di felicità. Secondo me, la felicità è questione di un attimo, è una sensazione che ti pervade, ma che pure io trovo estremamente effimera, e forse difficilmente definibile. Non so, è come un punto di equilibrio; non c'è, di solito stiamo su scalini un po' più bassi e talvolta riusciamo a raggiungerla.riverdog ha scritto:l'unica cosa da fare e sfruttare al meglio quanto ci è dato inseguendo la felicità, ma questo termine mi sa di effimero, preferisco parlare di serenità. E penso che questa meta possa essere raggiunta pienamente tramite corrispondenze affettive, il resto aiuta, ma è contorno.
Semplice? Sono d'accordo, dovrebbe essere così.
Pensandoci su, sono convinto che dovrebbe essere così, però è difficile darlo per scontato. Forse a volte corriamo troppo dietro a cose che sono più grandi di noi, ci mettiamo in testa che non potremo essere felici se non le otterremo; questo, in effetti, vuol dire assolutizzare, significa convincersi che solo ottenendo quella determinata cosa si potrà raggiungere il benessere tanto atteso. Che dire? Forse è umano funzionare in questa maniera, forse è questo che ci tiene lontani dalla Felicità vera e propria. Forse capendolo abbiamo anche più probabilità di non sentirci troppo distanti da essa, solo qualche scalino più in basso che poi vuol dire essere sereni e non infelici.
Non so se ho reso tanto chiaramente, ma spero di sì
La farfalla che volteggia intorno alla lampada finché non muore è più ammirevole della talpa che vive in un buio cunicolo.
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- Iscritto il: sabato 12 febbraio 2011, 15:52
Re: la semplicità della felicità
Secondo me la serenità è condizione necessaria per la felicità... Se sono sereno dovrei aver trovato un (momentaneo) equilibrio in me stesso e quindi essere felice. O forse, e qua mi sorge un altro dubbio, posso essere sereno, non triste, ma allo stesso tempo nemmeno felice??lallo ha scritto: anche io sono più convinto nel parlare di serenità piuttosto che di felicità.
Io tendo a separare la felicità e la contentezza. Forse la contentezza è più legata all'attimo (per quanto lungo) e la felicità è un modo di vivere la serenità. E forse lo posso fare solamente se ho qualcuno con cui condividere qualcosa.lallo ha scritto:Secondo me, la felicità è questione di un attimo, è una sensazione che ti pervade, ma che pure io trovo estremamente effimera, e forse difficilmente definibile.
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)
Re: la semplicità della felicità
Sicuramente si tratta di termini: felicità, serenità, contentezza. Ognuno di noi sa più o meno che significato dargli in funzione delle proprie esperienze e convinzioni. Hai colto quello che intendevo perchè secondo me per essere felici si deve essere sereni, però se si è sereni non è scontato sentirsi sempre pure felici. Io la intendevo così perchè nel post davo significato diverso alle due parole, però, se le identifichiamo, naturalmente possiamo dire che siamo sereni e quindi felici. Poi tutto questo è a livello teorico, perchè nella vita reale è molto difficile riuscire a concretizzare questo modo di vedere le cose e discriminare davvero tra emozioni che spesso si sovrappongono o si alternano anche molto rapidamenteTorrismondo ha scritto:Secondo me la serenità è condizione necessaria per la felicità... Se sono sereno dovrei aver trovato un (momentaneo) equilibrio in me stesso e quindi essere felice. O forse, e qua mi sorge un altro dubbio, posso essere sereno, non triste, ma allo stesso tempo nemmeno felice??
La farfalla che volteggia intorno alla lampada finché non muore è più ammirevole della talpa che vive in un buio cunicolo.
Re: la semplicità della felicità
Che topic interessante Persona! Sei proprio una bella persona!
Scherzi a parte …. vorrei dire anch’io la mia sul tema della felicità.
Da qualche tempo ho maturato la convinzione che contentezza e felicità siano situazioni diverse. Anch’io concordo quindi con chi (mi pare Torrismondo e lallo) sostiene che la contentezza sia uno stato d’animo legato al momento.
La felicità è invece una situazione molto più complessa da apprezzare nel medio e lungo periodo.
Se vogliamo, come qualcuno ha detto, è una condizione di “pienezza” o di “piena fioritura” dei “talenti” che ci sono stati donati con la vita, che richiede tempo e molti ingredienti per essere raggiunta.
Ad esempio: discrete sostanze economiche (non eccessive malgrado certi modelli sociali tendano a spingere nella direzione dell’accumulo indefinito ….); una buona educazione; un ambiente naturale sano; una famiglia che ci voglia bene; una discreta istruzione (non necessariamente universitaria, intendiamoci, ma tale da aiutarci ad affrontare in modo competente e autonomo la vita); un lavoro che ci gratifichi (si spera …); qualche passione che ci aiuti a comprendere la bellezza di questo mondo (cani, piante, musica, pittura, sport, un buon libro, una passeggiata in montagna o in riva al mare ecc. ecc. …); amici con i quali condividere i momenti più importanti della nostra vita; una … persona da amare … possibilmente (coccole incluse ovviamente …).
Ma molto altro ancora …
Credo poi che ciascuno, nella propria vita, abbia il diritto di costruirsi la propria ricetta per raggiungere questo fine: ricetta che sarà inevitabilmente in parte uguale a quella degli altri e in parte unica e irripetibile perché legata alla propria persona e al contesto nel quale vive.
Dunque non so se la felicità si possa identificare con la serenità.
Certo la felicità implica la serenità, ma in qualche misura mi sembra qualcosa di molto più articolato, di più ricco.
Richiede molto tempo per potersi realizzare … anche …. un pizzico di fortuna … perché non tutto dipende da noi … e purtroppo i momenti di “sfiga” nella vita tendono a non mancare.
Forse solo alla fine della nostra esistenza potremmo pertanto dire se, nel complesso, la nostra è stata o meno una vita felice o quanto meno soddisfacente (come ho già detto altrove).
Per il momento siamo tutti “nel mezzo del cammin” …
Mi scuso se sono stato lungo.
Scherzi a parte …. vorrei dire anch’io la mia sul tema della felicità.
Da qualche tempo ho maturato la convinzione che contentezza e felicità siano situazioni diverse. Anch’io concordo quindi con chi (mi pare Torrismondo e lallo) sostiene che la contentezza sia uno stato d’animo legato al momento.
La felicità è invece una situazione molto più complessa da apprezzare nel medio e lungo periodo.
Se vogliamo, come qualcuno ha detto, è una condizione di “pienezza” o di “piena fioritura” dei “talenti” che ci sono stati donati con la vita, che richiede tempo e molti ingredienti per essere raggiunta.
Ad esempio: discrete sostanze economiche (non eccessive malgrado certi modelli sociali tendano a spingere nella direzione dell’accumulo indefinito ….); una buona educazione; un ambiente naturale sano; una famiglia che ci voglia bene; una discreta istruzione (non necessariamente universitaria, intendiamoci, ma tale da aiutarci ad affrontare in modo competente e autonomo la vita); un lavoro che ci gratifichi (si spera …); qualche passione che ci aiuti a comprendere la bellezza di questo mondo (cani, piante, musica, pittura, sport, un buon libro, una passeggiata in montagna o in riva al mare ecc. ecc. …); amici con i quali condividere i momenti più importanti della nostra vita; una … persona da amare … possibilmente (coccole incluse ovviamente …).
Ma molto altro ancora …
Credo poi che ciascuno, nella propria vita, abbia il diritto di costruirsi la propria ricetta per raggiungere questo fine: ricetta che sarà inevitabilmente in parte uguale a quella degli altri e in parte unica e irripetibile perché legata alla propria persona e al contesto nel quale vive.
Dunque non so se la felicità si possa identificare con la serenità.
Certo la felicità implica la serenità, ma in qualche misura mi sembra qualcosa di molto più articolato, di più ricco.
Richiede molto tempo per potersi realizzare … anche …. un pizzico di fortuna … perché non tutto dipende da noi … e purtroppo i momenti di “sfiga” nella vita tendono a non mancare.
Forse solo alla fine della nostra esistenza potremmo pertanto dire se, nel complesso, la nostra è stata o meno una vita felice o quanto meno soddisfacente (come ho già detto altrove).
Per il momento siamo tutti “nel mezzo del cammin” …
Mi scuso se sono stato lungo.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)