Definizioni

Che cosa significa essere gay
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Sciamano
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Re: Definizioni

Messaggio da Sciamano » giovedì 1 settembre 2011, 14:50

Ogni tanto mi capita di conoscere qualcuno che prova seria difficoltà anche solo a pronunciare le parole 'gay' e una certa riluttanza anche verso 'omosessuale' (anche se questa è pronunciata sempre con più facilità, sebbene sia scomoda e lunga).

Ho fatto un sacco di ragionamenti bizzarri nei post passati. Però, così..., mi è sorta un'idea mille volte più "naturale". Prendiamo la parola omosessuale, questa non fa distinzione tra uomini (andro) e donne (gineco).

Dunque per dire:
- gay bisognerebbe dire andromosessuale (uomo omosessuale),
- lesbica bisognerebbe dire ginecomosessuale (donna omosessuale),
- e poi ovviamente c'è eterosessuale che si riferisce a uomini e donne.

Tre termini chilometrici, ma estremamente naturali da un punto di vista etimologico (niente bizzarrie come quelle precedenti). Ora per abbreviarli basta prendere le prime 3 sillabe di ciascun termine e avremo:
- andromo (gay) - oppure più in breve: andro (sotto inteso che si parla di sessualità tra uomini)
- gineco (lesbica) (sotto inteso che si parla di sessualità tra donne)
- etero (etero)

Che mi suonano molto bene, soprattutto la loro formulazione è quasi una conseguenza etimologica, niente di strano e artificioso. Chissà se esiste qualcuno interessato a questa terminologia neutra e informale?
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Sciamano
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Re: Definizioni

Messaggio da Sciamano » giovedì 15 settembre 2011, 4:35

Mi è capitato di pensare all'abbreviazione 'gin' rispetto alla parola 'ginecomosessuale'. E' proprio carino 'gin', oltre ad essere un distillato realizzato grazie alle bacche di ginepro. Mi sono chiesto c'è qualche connesione tra l'omosessualità e il ginepro o il gin? No... nessuna che io abbia trovato.

Però una mi è venuta in mente: il ginepro è una nota pianta pungente, tant'è che si usa il termine 'ginepraio' come sinonimo di 'situazione difficile'. Le situazioni dei gay o delle lesbiche sono di norma abbastanza intricate... Questa è la prima analogia. Inoltre, il ginepro ha proprietà disinfettanti, digestive, ed anche altre, oltre ad essere molto profumato. Praticamente dietro questa "spinosa situazione" ci sono ottime qualità da conoscere. Questa è la seconda analogia che riguarda i pregiudizi da abbattere.

'gin' sarebbe dunque un sinonimo di omosessuale, che si applica a gay o lesbiche, è molto informale e di piacevole pronuncia. E somiglia anche alla parola gay: stessa iniziale e monosillabica. Questo la rende meno non familiare o stravagante. E' molto carino: ragazzi e ragazze gin. "Sei etero o gin?" "Ciao! Mi chiamo Rossi e sono gin." "Ho conosciuto un ragazzo gin" "La mia amica è gin" ... suona sempre bene in tante frasi diverse. Questa volta è la soluzione che cercavo, me lo sento XD
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Machilosa
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Re: Definizioni

Messaggio da Machilosa » giovedì 15 settembre 2011, 14:09

Le 4 del mattino sono note per essere fucina dei pensieri più bislacchi! ;)
C'è un solo fatto che mi turba in questo tuo neologismo: ciò che in pratica resterebbe nel termine "gin" è solo la radice del termine, dal greco "gynè", "donna". Insomma, si finirebbe per dire: "sei etero o donna?" In tal caso si accoglierebbe il pregiudizio in base alla quale gli omosessuali sarebbero mezzi uomini o donne mal riuscite. O no? ;)

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Sciamano
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Re: Definizioni

Messaggio da Sciamano » giovedì 15 settembre 2011, 19:14

gin ha un'origine diversa (sarebbe il liquore al gin che deriva dal ginepro) rispetto a 'gine' o 'gineco', comunque, dato il contesto, l'equivocazione è possibile... L'etimologia sarebbe questa qui: http://www.etimo.it/?term=ginepro ; da cui 'gin' indica significati come 'giovenca' o 'più giovane', il secondo pezzo della parola 'ginepro', significa 'partorire'. Infatti questa pianta era usata per facilitare il parto alle mucche... Insomma effettivamente non centra niente...
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Re: Definizioni

Messaggio da wship_71 » lunedì 26 dicembre 2011, 19:59

Sciamano ha scritto:Non ricordo dove ma c'è chi evidenziando i termini omoios (greco) e sexus (latino), siccome i greci hanno un termine per dire 'simile', 'stesso' che è iso, una parola tutta greca sarebbe isosessuale. Però non è mai stata utilizzata... e sinceramente suona così fredda...
Tutto greco sarebbe: omòfilo.
A me sembra più caldo e breve di omossessuale. Per esempio: anglofilo, bibliofilo, cinefilo, cinofilo, musicofilo, ... sono tutti termini positivi; ci sono anche quelli negativi, ma molti di meno: necrofilo, pedofilo, scopofilo, ...
Quando è necessario, si può precisare meglio: andromòfilo e ginecomòfilo.

Omòfobo invece è proprio una parola costruita male. Letteralmente significa "che ha timore o avversione verso il proprio simile", che è un'assurdità; sarebbe più corretto omofilòfobo, ma sembra uno scioglilingua. Inoltre, non si tratta di una fobìa in senso clinico, bensì di "disgusto, ostilità o condanna dell’omosessualità"; quindi si tratta di una forma di sessismo e pertanto proporrei eterofilìsta, sul modello di maschilista e femminista.
Non accettarsi significa rifiutare di amare. Cosa può esserci di più sbagliato? (Sciamano)

Nicomaco
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Re: Definizioni

Messaggio da Nicomaco » lunedì 26 dicembre 2011, 21:11

Certo che queste dotte disquisizioni linguistiche mi fanno sentire proprio piccolino... :roll: :lol:
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

Alyosha
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Re: Definizioni

Messaggio da Alyosha » lunedì 26 dicembre 2011, 22:33

Due sole precisazioni: le parole originano o dal basso o dall'alto. O d'improvviso nasce una nuova parola che diventa di uso comune o la si crea, usa e diffonde nei vari modi. Solitamente i neologismi introdotti dall'alto hanno la funzione ben precisa di orientare, correggere o inculcare nuove visioni del mondo. Vale "per diversamente abile", "netturbino" e altri simili. Dico questo per sottolineare che la forza di un nuovo concetto o è quella del linguaggio ordinario o quella di un elite di qualsiasi genere (Economica, culturale ecc. ecc.).
Omofobia in effetti è una brutta parola, credo che a suono rimandi ad una fobia per gli omosessuali e nulla più. Trovo tuttavia molto, ma molto interessante, il fatto che sia di recentissimo conio. Ricordo perfettamente che chiesi 11 anni fa ad un grecista come potesse definirsi partendo dal greco "colui che ha paura degli omosessuali" e uscì fuori proprio omofilofobia, ma già allora mi disse che letteralmente non aveva un granché di senso, perché non si trattava di una vera fobia. Adesso esista la parola perché adesso può porsi a livello di opinione pubblica il problema della discriminazione verso gli omosessuali. Vuol dire che siamo solo agli inizi nel nostro paese, ma che qualcosa finalmente si muove.
Detto ciò non mi ricordo neanche più se l'avevo già precisato (la discussione è data e non ho avuto tempo di rileggerla tutta). Gay a me va benissimo come parola. Significa allegro, divertito, ma divertire dal latino di-vertere è letteralmente un "cambiare direzione". Ci si diverte tutte le volte che si esce fuori dai binari e si decide di percorrere strade nuove, sentieri impervi e poco conosciuti. Si diverte colui che trova dentro se la forza del cambiamento, di affermare se stesso contro corrente, contro ciò che normalmente avrebbe dovuto essere. Credo che letta così la parola gay rappresenti benissimo sia la natura dell'omosessualità, intesa proprio come un "cambiare direzione" rispetto all'orientamento ordinario, che il percorso che bisogna compiere per potersi definire tali. Non amo molto l'inglese ma offre buoni spunti di riflessione ogni tanto. Capisco che le origini della parola sono meno nobili, definire un omosessuale "allegro" allude a comportamenti eccentrici. Ma trasformare il senso delle parole o meglio recuperarne il significato originario è un modo per superare l'ostacolo credo.

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