Un C.O. improvvisato

La difficoltà di uscire allo scoperto
redelmondo
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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da redelmondo » giovedì 22 settembre 2011, 18:39

Torno alla vita, parto senza salutare!
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marc090
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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da marc090 » giovedì 22 settembre 2011, 21:38

redelmondo ha scritto:Io penso che c’è ci ti odierà apertamente e chi ti odierà alle spalle. E’ così non solo per te, ma per tutti noi. Chi non è gay non può capire, può fare quello che ha capito e che si rende conto di quello che proviamo, ma in realtà non ha capito un c…o.
Dai, immagino che tutto il mondo sia così, ma d'altro canto c'è anche chi ti sorregge e chi ti apprezza... è che secondo me spesso e volentieri manca la volontà di capire il pensiero dell'altro di immedesimarsi in esso... è anche se molto difficile, secondo me sarebbe un arrichimento enorme se cercassimo di farlo tutti quanti (o se fossimo spinti a farlo per cultura e insegnamenti vari : ))
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
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redelmondo
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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da redelmondo » venerdì 23 settembre 2011, 7:42

Torno alla vita, parto senza salutare!
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progettogayforum
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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da progettogayforum » venerdì 23 settembre 2011, 11:16

Ciao marc090,
non voglio fare qui la difesa di ufficio dei genitori ma va pure detto che per un genitore sentire il figlio dire “io sono gay” è una cosa che può essere destabilizzante. I genitori molto spesso non hanno la più pallida idea di che cosa possa significare realmente essere gay e tendono a ricollegarsi a quello che hanno visto del gaypride o a qualche fiction televisiva. La paura svanisce quando si prende atto delle cose e quando si mantiene un atteggiamento di razionalità, ma sia ben chiaro non è una cosa facile. Ogni genitore teme che il figlio possa finire nei guai, che possa essere condizionato, che sia confuso, che possa finire in ambienti pericolosi ecc. ecc., tutto questo, anche se irrazionale, è comprensibile. Un ragazzo gay deve avere ben chiara l’idea che parlando con i suoi genitori rischia di metterli in seria difficoltà e prima di riguadagnare un atteggiamento razionane può servire parecchio tempo, quindi aspettarsi una comprensione totale e immediata è di fatto irrealistico. L’accettazione della omosessualità, nella società in cui viviamo, richiede tempo e pazienza agli stessi ragazzi che faticano ad accettarsi come gay (e loro sono gay), per un genitore che non è gay, che ha sempre sentito considerare l’omosessualità come qualcosa di patologico o di contro natura, pensare che il figlio possa essere gay è traumatico e i pregiudizi sono molto difficili da superare. Quando un genitore si rende conto che la vita del figlio gay prosegue esattamente come prima, che gli si è voluto bene quando non si sapeva che era gay, ma il figlio era comunque gay, che dopo, di fatto, l’unica cosa che può andare in crisi è il rapporto col genitore e che per un figlio l’appoggio serio di un genitore è indispensabile per affrontare la propria vita in modo più sereno, allora un genitore può cambiare atteggiamento.

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marc090
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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da marc090 » venerdì 23 settembre 2011, 11:47

progettogayforum ha scritto:Ciao marc090,
non voglio fare qui la difesa di ufficio dei genitori ma va pure detto che per un genitore sentire il figlio dire “io sono gay” è una cosa che può essere destabilizzante. I genitori molto spesso non hanno la più pallida idea di che cosa possa significare realmente essere gay e tendono a ricollegarsi a quello che hanno visto del gaypride o a qualche fiction televisiva. La paura svanisce quando si prende atto delle cose e quando si mantiene un atteggiamento di razionalità, ma sia ben chiaro non è una cosa facile. Ogni genitore teme che il figlio possa finire nei guai, che possa essere condizionato, che sia confuso, che possa finire in ambienti pericolosi ecc. ecc., tutto questo, anche se irrazionale, è comprensibile. Un ragazzo gay deve avere ben chiara l’idea che parlando con i suoi genitori rischia di metterli in seria difficoltà e prima di riguadagnare un atteggiamento razionane può servire parecchio tempo, quindi aspettarsi una comprensione totale e immediata è di fatto irrealistico. L’accettazione della omosessualità, nella società in cui viviamo, richiede tempo e pazienza agli stessi ragazzi che faticano ad accettarsi come gay (e loro sono gay), per un genitore che non è gay, che ha sempre sentito considerare l’omosessualità come qualcosa di patologico o di contro natura, pensare che il figlio possa essere gay è traumatico e i pregiudizi sono molto difficili da superare. Quando un genitore si rende conto che la vita del figlio gay prosegue esattamente come prima, che gli si è voluto bene quando non si sapeva che era gay, ma il figlio era comunque gay, che dopo, di fatto, l’unica cosa che può andare in crisi è il rapporto col genitore e che per un figlio l’appoggio serio di un genitore è indispensabile per affrontare la propria vita in modo più sereno, allora un genitore può cambiare atteggiamento.
In realtà project, è quello che si sta verificando ora col tempo e in realtà avendo vissuto un paio di anni spacciandomi a me stesso per etero convinto... non faccio neanche troppa fatica ad immaginare il loro punto di vista...

Mentre per redelmondo... non so.. mi sembra più una visione pessimista a se che sola esperienza di vita... però ovviamente, è un'impressione personale.
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da redelmondo » venerdì 23 settembre 2011, 18:08

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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da progettogayforum » venerdì 23 settembre 2011, 18:54

Vedi, redelmondo, la prudenza ok, in tutti i sensi, specialmente rispetto al coming out, ma una volta che è successo bisogna pure capire che si tratta della propria madre e che se un amico intollerante puoi anche metterlo fuori della porta, i rapporti familiari sono un'altra cosa e, da quello che vedo, effettivamente dopo il primo momemnto di sbigottimento tendono molto spesso a normalizzarsi e non in termini di tolleranza ma in termini di recupero di un rapporto affettivo vero. Ci possono essere eccezioni, e ho visto anche quelle, ma in queste cose il tempo cambia moltisisme cose e non in peggio. In pratica il trauma di sapere di avere un figlio gay deve avere il tempo per essere elaborato e valutato in termini non emotivi e questo nella maggioranza dei casi porta ad una normalizzazione della situazione.

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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da redelmondo » sabato 24 settembre 2011, 3:39

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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da progettogayforum » sabato 24 settembre 2011, 8:45

Quello che dici, redelmondo, corrisponde alla realtà, è vero che i rapporti si recuperano, ma è vero che qualcosa di impercettibile cambia, d’altra parte c’è stato un momento che ha concentrato l’attenzione del genitore sulla omosessualità del figlio, dopo il coming out familiare il discorso è ormai esplicito e anche in situazioni come la tua avverti che qualcosa è cambiato. Non penso tu sia prevenuto, si tratta di un equilibrio nuovo e su nuove basi ma è pure vero che chi un po’ di discriminazione se l’aspetta la vede spesso anche dove non c’è o magari dove c’è solo un senso di impaccio che un genitore non sa come superare.

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Re: Un C.O. improvvisato

Messaggio da redelmondo » domenica 25 settembre 2011, 21:40

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