Messaggio
da Blueboy » venerdì 15 luglio 2011, 11:00
Grazie a tutti per i commenti! Sono molto graditi, ed ancora di più le riflessioni grandi o piccole che possono nascere dalla mia lettera. Quella lettera è volutamente polivalente, è vaga e non ha una direzione precisa. Tra la voce del personaggio e quella dell'autore che traspare, vuole essere uno stimolo alla riflessione in più sensi e all'attivazione di diverse percezioni. Può essere divertente, ironica, seria, triste, malinconica, vitale; può far ridere, riflettere, soffrire, sperare: niente che riguardi me, tutto dipende da chi la legge. Ed è questo che più mi interessa. Naturalmente può far scaturire critiche negative, come ad esempio il fatto che non è sviluppata bene; è una cosa che riconosco io stesso, infatti mi piacerebbe farla diventare un testo migliore.
Ho scelto di metterla nella sezione "Coming out" e non in quella "Romanzi e racconti" perché questa lettera non intendeva essere un componimento per la grazia dello scrivere, ma piuttosto un punto di riflessione su questi temi. In altre parole, non è un lavoro letterario ma un manifesto di pensiero. È una dichiarazione che deve colpire chi legge e prima che essere trattata come opera deve essere vista come proposizione. Qualcosa che non fa parte di una mostra ma della realtà; chi arriva crede di leggere di un coming out reale, ma poi scopre che si tratta di un diverso tipo di testo ed è questo che apre la mente alla riflessione e rende l'oggetto più efficace. Il messaggio così è valido proprio in virtù della sua presenza tra testi reali: perché di un testo reale si tratta, non nel contenuto narrativo ma nell'intenzione di comunicare in maniera diretta.
L'idea per questa lettera è nata in chat, quando qualche sera fa ho cominciato a scherzare come si fa a volte sulla "condizione" dell'omosessualità; ogni tanto c'è qualcuno che recita fingendosi scandalizzato per essersi accorto di essere capitato in una chat gay, e così in maniera leggera ho abbozzato un coming out dichiarandomi mancino e riprendendo i luoghi più comuni a proposito dell'omosessualità: solo un rapido gioco, in cui ho lanciato qualche frase sui genitori, sul coming out, sull'accettazione. Mi è venuto in mente che avrei potuto scriverci su qualcosa di più impegnativo, così mi sono chiesto quale fosse la forma migliore per stilare un elenco dei luoghi comuni sull'essere gay da trasporre in chiave diversa. Ho pensato subito che un coming out con una persona, magari in forma di lettera, sarebbe stato il modo migliore per permettermi questo, dato che consente a chi scrive di parlare di sé in modo discorsivo.
Inizialmente dunque l'intenzione era di produrre un piccolo testo ironico, per divertirmi e divertire maneggiando con sarcasmo certi argomenti. Man mano che scrivevo la lettera, però, nel gioco dell'ironia si sono aperti spiragli per la riflessività; un intento principale era che il sorriso dei lettori nascesse proprio dal ripensare a quelle tematiche vedendole sotto una luce snaturata, per guardare questi problemi più per quello che sono anziché nell'ottica di ingigantimento che spesso assumiamo. Così tra le trame della finzione narrativa sono spuntate alcune riflessioni più serie, come la disapprovazione dell'ambiente circostante, la bisessualità, il dolore di non essere se stessi fin dall'inizio nel rapportarsi con gli altri.
Il tessuto testuale è diventato quindi un intreccio tra la parola in prima persona del ragazzo "vero" che racconta di sé e quella, sempre sua e sempre in prima persona, che dà voce al pensiero dell'autore. In questo modo traspare a tratti una mente per così dire superiore che dialoga direttamente con il lettore. Ciò che credo di non essere riuscito a rendere bene è proprio la parte del ragazzo che parla di sé, nei momenti in cui c'è più ironia; non lo sento realistico, e del resto non è sufficiente interpretare i propri sentimenti per ottenere quell'effetto: calarsi in un ruolo, per quanto modesto esso possa essere, richiede comunque un discreto impegno stilistico. Sarebbe possibile addirittura creare una serie di testi simili, caratterizzati in diverso modo: ad esempio, oltre all'incrocio di due menti come in questo caso, una lettera tutta incentrata sul ragazzo che racconta di sé, o uno scambio di lettere con l'amico; o ancora una lettera in cui a parlare è più l'autore che il personaggio.
Ci sarebbe così tanto da ampliare, spaziando fra i temi, gettando ponti analogici, in tutti i toni immaginabili. Volendo diventerebbe un lavoro molto vasto. Avrei potuto aggiungere parti come: "Ho cominciato a scriverti questa lettera con la mano destra, ma da adesso voglio usare la sinistra" oppure "Che vuoi che sia, mi dirai tu, in fondo è come se fossi gay" o altre ancora. Richiede molto impegno, forse un giorno approfondirò questo scritto. Alla luce di tutto questo, se avete qualche brano da suggerire per questa lettera, qualcosa che a voi piacerebbe scriverci, un modo in cui voi la continuereste o la aggiuntereste, scrivetelo di seguito: sarebbe una cosa divertente confrontarsi su questo per vedere che cosa ciascuno scriverebbe. E naturalmente, come ho detto all'inizio, sono ben accette riflessioni di qualsiasi tipo che da quella lettera possano scaturire.
Ah, un'ultima cosa: io non sono mancino!