"La legge del desiderio" di Almodovar

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Nicomaco
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"La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da Nicomaco » lunedì 22 agosto 2011, 12:04

Tra i film visti in gioventù che mi sono più piaciuti e che mi sento di segnalare senz’altro, un posto particolare occupa, accanto al “Maurice” di James Ivory, “La legge del desiderio” di Pedro Almodovar.
E’ un film del 1987 (credo) e appartiene ancora al primo periodo della produzione cinematografica del regista spagnolo, quello più dissacrante e anticonvenzionale: la normalizzazione della produzione almodovariana è iniziata subito dopo questo film, con il famoso “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.
Idealmente, se “Maurice” mette in scena un’esperienza amorosa romantica e, se vogliamo, moralmente molto “controllata” (penso ad esempio alla bellissima scena d’amore tra Maurice e Clive in riva al fiume Tamigi oppure alla scelta sentimentale finale di Maurice e Scudder), ne “La legge del desiderio” l’esperienza amorosa (omosessuale) viene colta nella sua dimensione erotica e passionale, dove l’attrazione fisica e sessuale domina e travolge tutto e tutti, compresa la vita dei due protagonisti principali: Pablo Quintero (guarda caso anche lui regista, che ama non ricambiato pienamente Juan) e Antonio, giovane fan, innamorato di Pablo (impersonato da un grande Antonio Banderas).
In effetti il desiderio (e la sua legge ineluttabile) è il grande “motore” che anima questo bel melodramma spagnolo, accaldato come le estati madrilene, dalle tinte forti, dalle musiche che non si scordano facilmente, nel quale si scontrano due modi diversi di vivere l’amore-passione da parte dei protagonisti.
Pablo, attraverso la mediazione della scrittura, che però tende a colmare le carenze delle sue relazioni affettive.
Antonio, in modo diretto e pervasivo e, proprio per questo, con esiti che … beh non voglio aggiungere altro, se per caso qualcuno non lo ha ancora visto: dico solo che la chiusa del film è segnata da una scena drammatica molto commovente, nella quale Pablo finalmente capisce il grosso errore di porre la scrittura come diaframma artificioso (e narcisistico) tra lui e le persone che gli vogliono bene.
Ripeto, non è un film sull’amore omosessuale vissuto in modo morale.
Anzi, se non sbaglio, proprio Pedro Almodovar, in una intervista concessa parecchi anni fa non so più a chi, dichiarò che era molto pericoloso, per non dire sbagliato, trarre “insegnamenti morali” dai suoi film.
Ma è comunque una rappresentazione molto bella e trasparente (come pochi registi sono riusciti a rendere) e, secondo me, di grande impatto emotivo, del valore e dell’importanza che anche il desiderio e la passione fisica senza riserve occupano nella costruzione di una relazione amorosa tra due uomini.
Ed è proprio questo realismo autentico che rende il film molto coinvolgente.
Grande Almodovar!

P.S.: ah! quasi mi dimenticavo. Accanto a due protagonisti principali, va senz’altro menzionata una bravissima Carmen Maura, che veste i panni della sorella trans di Pablo, Tina, la quale costituisce, tra l’altro, l’elemento di congiunzione finale tra Pablo e Antonio.
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giait
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da giait » martedì 11 ottobre 2011, 12:31

ciao Nicomaco,
grazie per questo post. Almodovar è stato tra i miei registi preferiti, anche se non conosco tutta la sua filmografia. "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" è il film che lo ha reso famoso all'estero ed è il film che mi ha colpito all'inizio - i colori, la trama un po' stravagante, la fervescenza di una Spagna che si svegliava dal torpore del franchismo. Ma Donne è anche il film più "pulito", una favoletta ingenua. Quando ho provato a vedere altri film di questo regista, tipo "Che ho fatto io per meritare questo", "Labirinto di passioni", e "Pepi, Luci, Bom" sono rimasto letteralmente colpito dalla trasgressione, dalla forza dirompente della creatività che andava oltre ogni limite, anche della morale. Ne sono rimasto attratto, ma ne ho avuto paura, proprio perché toccava dei tasti che io non volevo approfondire...
Questa "Legge del desiderio" mi manca. E' un film che voglio vedere. Comunque voglio provare a rivedere i suoi film a distanza di anni.
Che pensi dell'Almodovar più recente? Hai visto l'ultimo suo film "La pelle che abito"?

Nicomaco
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da Nicomaco » martedì 11 ottobre 2011, 14:02

Ciao giait. Si. Come te ho scoperto Almodovar con “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”. E’ in effetti un film brillante e molto adatto al grande pubblico (come dimenticare le splendide immagini, costruite con ritagli di giornale, dei titoli di testa e la canzone “Soy infeliz” che le accompagna?).
Dopo questo film, anch’io ho scoperto quelli della prima produzione indicati da te, decisamente “di nicchia”, piuttosto “forti” e dissacranti: ad essi aggiungerei “Matador”, altro bel melodramma, tutto costruito sul conflitto amore/morte.
Per quel che riguarda la produzione successiva a “Donne”, posso invece dirti che mi sono piaciuti molto i seguenti film: “Legami!”, “Carne tremula”, “Tutto su mia madre” e “Parla con lei”.
Meno “Kika” (divertente, certo, ma anche eccessivamente grottesco secondo me), “La mala educaciòn” (forse per la scabrosità di uno dei temi trattati) e “Volver” (anche se c’è una bella interpretazione di Carmen Maura).
Non ho invece ancora avuto l’occasione di vedere l’ultimo film “La pelle che abito” e, per la verità, neanche il penultimo, “Gli abbracci spezzati”. Quando li avrò visti ti saprò dire. ;-)
Nel complesso, la mia impressione è che la produzione almodovariana più recente sia meno trasgressiva e fantasiosa, più intimista ed orientata ad esplorare le emozioni e le pieghe nascoste dell’animo umano, con qualche maggiore concessione alle lacrime … (penso a “Tutto su mia madre” e a “Parla con lei” …). E’ forse un Almodovar più convenzionale … ma resta un grande.

P.S. rispetto ai temi che ci riguardano (presenti in molti dei film che tu e io abbiamo citato), direi comunque che solo ne “La legge del desiderio” sono veramente centrali e rappresentati con una intensità emotiva che mi pare insuperata. Fammi sapere cosa ne pensi quando lo avrai visto. ;-)
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

giait
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da giait » martedì 11 ottobre 2011, 17:18

allora, ho visto anche io "Matador" (indimenticabile "Esperame en el cielo corazon...") e, tra i più recenti "Legami!", "Tacchi a spillo" (con la scena in cui Miguel Bosé canta una canzone di Mina), "Parla con lei" (con la musica di Caetano Veloso), "La mala educaciòn" e "Tutto su mia madre", che credo sia uno dei migliori. Gli altri mi mancano. Sono belli, anche quelli più pesanti relativamente ai contenuti mantengono sempre un certo fascino estetico. Condivido con te che comunque gli ultimi sono meno eccentrici, più intimisti. Le attrici sono eccezionali - Carmen Maura, Victoria Abril e tra le mie preferite Marisa Paradés.
Mi hai fatto tornare indietro agli anni 80, periodo durante il quale seguivo molto Almodovar!
Guarderò senz'altro "La legge del desiderio" e ti farò sapere. Ti dirò, sono curioso di guardare anche "La pelle che abito".

Ma di artisti italiani, ce ne è uno in particolare che ti piace?

Nicomaco
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da Nicomaco » mercoledì 12 ottobre 2011, 12:51

giait ha scritto:Ma di artisti italiani, ce ne è uno in particolare che ti piace?
Dunque, limitando l’attenzione a quelli che ritengo “seri e intelligenti”, posso dirti che tra i registi mi è sempre piaciuto molto Nanni Moretti, del quale ho visto praticamente tutti i film compreso l’ultimo (“Habemus Papam”). Tra i suoi lavori ho apprezzato “Ecce bombo” (molto divertente anche se un po' malinconico), “La messa è finita”, "Palombella rossa" e “Caro diario”. In quest’ultimo Moretti (nel primo episodio dedicato ai quartieri di Roma), rivolgendosi ai suoi coetanei disillusi e un po’ depressi dopo il fallimento degli ideali sessantottini, pronuncia la famosa frase: “VOI gridavate cose orrende e violentissime e VOI siete imbruttiti! Io gridavo cose giuste ed ora sono … uno splendido quarantenne!”. Ti ricorda qualcosa? Ovviamente il senso dell'espressione può avere mille connotazioni. Eh eh eh ;-).

Nella lista c'è poi Ozpetek: molto bravo secondo me, anche se turco e anche se i suoi film non sono tutti veramente ben riusciti. Lo apprezzo comunque perché ha una capacità di cogliere le emozioni più intime e delicate dell’animo umano (anche di noi omosessuali) in un modo che difficilmente riesce a molti registi di oggi, soprattutto italiani.

Comunque ce ne sono anche altri. Sempre citando un po' a caso direi: Fellini (quello di "Amarcord" è strepitoso ad esempio!), Monicelli (molto bello "La grande guerra"), Pasolini (quello della splendida trilogia della vita: "Il Decameron", "I racconti di Canterbury" e "Il fiore delle mille e una notte"); Ermanno Olmi ("L'albero degli zoccoli" "Il mestiere delle armi").
Meno Bertolucci (troppo Hollywoodiano).

E i tuoi?

A presto!
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giait
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da giait » giovedì 13 ottobre 2011, 0:34

Ciao Nicomaco,
Moretti lo apprezzo molto, soprattutto per il suo impegno politico – mi piace il “Caimano”, perché dipinge un’Italia, ahimè, molto attuale sia sotto il profilo pubblico (la degenerazione della politica, Berlusconi) che sotto quello privato (la difficoltà del rapporto di coppia). A parte le scene più famose, non conosco molto la sua produzione più vecchia come “Io sono un autarchico”, “Ecce bombo” e “Palombella rossa”. Mi sono piaciuti “Bianca”, un film misterioso con una giovanissima Laura Morante e “Caro diario”: le scene del vulcano e dei bambini tiranni sull’isola sono esilaranti e quella della corsa in vespa per le strade di Roma ormai un cult (“Casalpalocco: ma perché trent’anni fa siete venuti ad abitare qui? Roma negli anni ’60 era meravigliosa!”). Ricordo anche la citazione sugli "splendidi quarantenni". A chi ti riferivi? :) E poi “Aprile”, mi piace tanto, la scena finale del balletto (il pasticciere trotzkista).
Registi preferiti:
Paolo Virzì – “Ferie d’agosto”, “Ovosodo”, “Caterina va in città” e l’ultimo capolavoro “La prima cosa bella”.
Ettore Scola: “C’eravamo tanto amati” – non so quante volte l’ho visto, non si contano. “La famiglia” e “Una giornata particolare” sul tema dell’omosessualità al tempo del fascismo: alcune scene mi fanno venire i brividi lungo la schiena dall’emozione…
Ozpetek: tutti, in particolar modo i più recenti.
Film che sono ormai parte di me, li sento dentro: “Anonimo veneziano” del 1970, sapevo tutte le battute, miglior colonna sonora; “Nuovo cinema paradiso” semplicemente un capolavoro, si ride, si piange. Di Tornatore mi è piaciuto anche “Stanno tutti bene”.
Ma ce ne sono tanti altri di registi, sia giovani che meno giovani, e tanti altri film, potrei scrivere per ore. Ad esempio: “Le conseguenze dell’amore”, “La meglio gioventù”, le commedie all’italiana anni ‘70, e tanti altri generi.
Insomma mi piace molto il cinema italiano!

Rewy
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da Rewy » domenica 23 ottobre 2011, 1:34

Ciao Nicomaco e Giait, m’inserisco nella vostra conversazione perché il cinema per me è una grande passione, soprattutto quello italiano, dal dopoguerra in poi. Mi fa molto piacere che abbiate citato un grande film come “Una giornata particolare” di Ettore Scola, purtroppo poco conosciuto dalla gente nonostante la presenza di due “star” come Marcello Mastroianni e Sophia Loren. E’ un film che ha sempre avuto pochissimi passaggi televisivi perché affronta temi scomodi (politica e omosessualità) in maniera molto “nuda” (Se proprio devono trasmettere un film di Scola, fanno “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa”, perché si ride di gusto ed è apparentemente un film leggero, anche se non lo è affatto, anzi …) Comunque, torniamo a “Una giornata particolare”: è un film importante e andrebbe riscoperto perché credo sia il primo film italiano dove l’omosessualità non viene schernita volgarmente (come accadeva nelle commedie scollacciate di quegli anni) né resa grottesca (come accadeva per esempio ne “Il Vizietto”, anche se essendo un film francese era avanti anni luce sul modo di trattare la tematica). Il film di Scola parla di solitudini, di ingiustizie, intolleranza ed emarginazioni, di destini segnati dalla imposizione violenta di un “pensiero unico” e con profetico coraggio accosta la condizione femminile (la moglie-madre-sguattera trattata come un cencio) e quella degli uomini a cui non è concesso essere liberi, liberi di pensare con la propria testa e di amare chi gli pare: insomma, liberi di essere se stessi. E’ un film sulla libertà negata ma anche sul miracolo dell’incontro col prossimo, con lo sconosciuto (un po’ quello che avviene qui su questo forum) dove ognuno, portando la propria storia e il proprio carico di esperienze, può sorreggere e illuminare il cammino di qualcuno, lasciandogli qualcosa di prezioso. Ogni post di questo forum, credo, è un po’ come il libro che il Mastroianni-Gabriele, regala alla casalinga semi-analfabeta Loren-Antonietta, prima di venire deportato, per sempre, verso un lugubre destino. Quella giornata, quello che accade, quello che Gabriele gli lascia è punto di vista diverso, un’esperienza speciale, un’eccezione imprevista in una vita segnata, che apre una porta verso la speranza, verso la presa di coscienza, il cambiamento, la consapevolezza di se stessi e degli altri, verso il rifiuto alla mortificazione che dovrebbe spettare di diritto a tutti ma che la casalinga Antonietta, povera e ignorante, non ha. La cosa rivoluzionaria di questo film è che tra i due protagonisti, entrambe prigionieri della propria epoca, il personaggio che “salva” o quantomeno getta un seme per salvare l’esistenza dell’altro personaggio, è omosessuale. In questo modo, Scola e i suoi sceneggiatori caricano di spessore umano e dignità la figura di Gabriele, redimendola e anzi affermando che è proprio la “diversità” (intesa come emblema dell’unicità che possiede ogni essere umano rispetto all’altro) quell’elemento fondamentale e salvifico che può aprire la strada alla comprensione, al dialogo, alla solidarietà e alla condivisione del proprio stato esistenziale, permettendo di realizzare appieno quello che l’homo sapiens sapiens è ma spesso si dimentica di essere, cioè un animale sociale e civile, che condivide con gli altri simili facoltà intellettive e affettive. L’omosessualità viene quindi intesa in una chiave molto più universale, anzi credo che l’essenza della bellezza di questo film stia nel fatto che appartiene a quella categoria di opere che riescono a parlare di temi universali e immanenti raccontando una vicenda intimista, “particolare”, appunto. Questo aggettivo, che dà il titolo alla pellicola, è davvero azzeccato: “particolare” fa riferimento alla singolarità delle vicenda, ma come dicevo anche al loro carattere al contempo minimo e assoluto; e poi “particolare” è anche il “non definibile”, è l’aggettivo che usiamo quando ci accade qualcosa di inaspettato che non sappiamo catalogare, quantificare e spiegare, ma che ci lascia frastornati e cambiati, in positivo. La sensazione che io provo ogni volta dopo la visione di questo film.
La regia di Scola, così discreta nonostante stia sempre addosso ai protagonisti, così pudica, così scevra di giudizi e autocompiacimenti “autoriali”, sa come parlare al cuore, sa farci entrare in quel misero appartamento da popolino romano e sa farci partecipare in silenzio, con umana compassione e comprensione, alle vicende dei due vicini di casa. Ci sono scene madri, straordinarie (quella della rivelazione, “dell’outing”, si direbbe oggi, quell’inseguimento disperato sulle scale del condominio vuoto, è da antologia, così l’interpretazione di Mastroianni, davvero di incommensurabile bravura), ma ce n’è una che io amo particolarmente, ed è la “telefonata a Marco”. Scola, gli sceneggiatori e Mastroianni stesso, si chiesero “come” informare il pubblico, nel modo più adatto, dell’omosessualità del protagonista maschile. Si sarebbe potuto fare in tanti modi, e tanti autori, all’epoca, non si sarebbero fatti scrupoli e avrebbero ecceduto calcando la mano. Invece fu escogitato il modo più delicato, il più rispettoso, che davvero supera le barriere del pregiudizio (era il 1977, lo ricordo) e affonda direttamente nel dramma esistenziale del personaggio, rendendo lo spettatore immediatamente partecipe, ma in punta di piedi, come per non fare rumore. C’è luce bianca, colori neutri, dalla radio o forse dalla finestra arriva la musica della parata, Hitler e Mussolini stanno sfilando tra due ali di folla, da qualche parte, mentre Gabriele parla al telefono con qualcuno e c’è rabbia contenuta, sofferenza, amore, vita, morte, nelle sue parole: la cinepresa scivola verso di lui, che sta piedi, sull’uscio di una porta a vetri, ma evita l’indiscrezione di arrivare al primo piano, di spiare il dramma del protagonista disegnato sul volto, piuttosto scivola di lato, gli ruota attorno, attorno alle spalle, scivola dietro alla schiena, al collo, alla nuca, al ricevitore accostato all’orecchio e poi torna indietro, si allontana, lascia il professore solo, mentre dice questo: “Oggi stavo… eh, come si dice, stavo per commettere una sciocchezza, già! Mi ha salvato l’arrivo di una che abita qui di fronte. No, è sicuro: la vita, qualunque sia, vale la pena di essere vissuta, non si dice così? E poi arriva sempre un pappagalletto a ricordartelo. Solo che oggi, per me, è una giornata particolare, lo sai. E’ come in un sogno, quando… quando vuoi gridare e non ci riesci perché… perché ti manca il respiro. Poi ho voglia di parlare, parlare, parlare, te ne accorgi, vero? Oppure, che ti devo dire, scendere nella strada, fermare il primo sconosciuto e raccontargli tutti i fatti miei ma… ma fino a spaventarlo, a scandalizzarlo, a menargli anche, guarda, sì, fargli del male, qualunque cosa, piuttosto che stare soli in questa casa che odio. Non dici niente? Pronto?? Marco! E parla, cazzo! Ma dì qualcosa! Ma quello che vuoi, che ne so, parla del tempo, di sport, di un libro che stai leggendo! … Scusami. Si lo so quello che senti anche tu. No, no, lo sai che non possiamo vederci, e poi forse sarebbe anche peggio. Senti, quando si è scoraggiati, bisogna trovare la forza di reagire, e subito, sennò non c’è niente da fare, sei fregato! Capisci? Senti, perché non ci ridiamo su, eh? Piangere si può farlo anche da soli, ma ridere bisogna essere in due… Ti ricordi quella volta a Ostia con… con quello lì del cocomero? Ma ridi, Marco, ti prego, ridi! Ah, che amico triste mi sono scelto. Sai cos’è che mi peserà di più? La tua mancanza. Curati. Fammi sapere della tua salute. Sì, appena succede, ti richiamo. Ciao. Pensami, quando puoi.”
Io non aggiungo altro.
PS
Io sono un nuovo membro di questo forum e questo e il mio primo post, dopo la mia presentazione, una settimana fa.
"Nella vita ci sono treni che si prendono e treni che si perdono. Quando si perde un treno è molto difficile che lo si possa raggiungere ma gli si può correre dietro molto a lungo."

Nicomaco
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da Nicomaco » domenica 23 ottobre 2011, 18:49

Ciao Rewy (ti do qui il mio benvenuto).
Ho molto apprezzato quello che hai scritto.
Anch’io ho ricordato “Una giornata particolare” in un altro topic del forum. E’ un film davvero molto bello.
Il tuo commento, data la lunghezza, avrebbe meritato l’apertura di un topic a se stante per essere più visibile e meglio assaporato.
In ogni caso, grazie ancora. ;)
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da giait » lunedì 24 ottobre 2011, 0:13

Ciao Rewy anche da parte mia e benvenuto nel forum!
Ho letto questo tuo post con grande interesse. Vedo che sei un appassionato dei film di Scola, "Una giornata particolare" poi merita veramente. E' un capolavoro.
Hai reso molto bene il senso del film, bravo, e hai descritto magistralmente la scena della telefonata... anche io la ricordo bene in tutti i suoi dettagli.
In aggiunta a quanto hai già detto, vorrei sottolineare:
la radiocronaca dell'incontro tra Mussolini e Hitler è l'ininterrotto "commento musicale" a tutte le scene del film, una trovata originale paragonabile, quanto a efficacia, alla migliore colonna sonora.
I giochi acrobatici della telecamera che, attraverso spettacolari inquadrature, ci mostrano in tutta la sua bellezza lo stabile popolare dove si svolge la storia (i "palazzi Federici" siti in viale XXI Aprile).
Sono d'accordo con Nicomaco, potremmo prendere spunto per un nuovo topic.
Grazie Giait

Rewy
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Re: "La legge del desiderio" di Almodovar

Messaggio da Rewy » lunedì 24 ottobre 2011, 0:56

Ciao ragazzi, mi fa molto piacere che abbiate apprezzato il mio post. In effetti considero Scola un grande regista ma ne amo moltissimi altri, ce ne sarebbe per migliaia di post :) Sì, sono d'accordo, in effetti probabilmente sarebbe meglio stato meglio aprire un topic a parte, in fondo qui si doveva parlare di Aldomovàr, inizialmente pensavo che avrei scritto solo una piccola replica ma poi mi sono fatto prendere la mano, ma è la prima volata che scrivo su un forum e sto imparando piano piano, scusate. :)
Grazie anche del vostro benvenuto!
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