L'amicizia è comunione di vita

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Nicomaco
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L'amicizia è comunione di vita

Messaggio da Nicomaco » giovedì 13 ottobre 2011, 15:39

Raccolgo un suggerimento che mi ha dato Barbara in chat qualche tempo fa e, sperando di fare cosa gradita, pubblico qui di seguito (con alcuni tagli al testo per renderlo “più digeribile” ad una lettura on-line) due belle riflessioni di Aristotele (grandissimo filosofo greco del IV secolo a.c.) dedicate all’amicizia, riflessioni contenute nel trattato che è passato alla storia come “Etica nicomachea” o “Etica a Nicomaco”. Ho già scritto altrove che il mio nick rende omaggio a quest’opera, proprio perché contiene due interi capitoli dedicati all’amicizia di grande interesse e freschezza, al punto che molte cose dette quattro secoli prima di Cristo potrebbero essere state scritte ieri, tanto mi sembrano condivisibili.
La segnalazione di quest'opera può tuttavia essere utile per un'altra ragione. E cioè per sfatare il pregiudizio molto diffuso secondo cui l’etica sarebbe di competenza esclusiva della religione o comunque non potrebbe fare a meno del riferimento a Dio per essere veramente tale (se Dio non esistesse tutto sarebbe permesso ha scritto Dostoevkij …). Il testo aristotelico smentisce questo assunto, visto che, da un lato, per Aristotele Dio non da ordini o comandi di tipo etico/morale a nessuno, dall’altro lato, il grande filosofo greco non conosceva per ragioni anagrafiche né il cristianesimo, né alcun’altra religione monoteista.
I passi che qui propongo sono, secondo me, un esempio molto interessante di discorso argomentato e serio sull’importanza e il valore dell’amicizia, condotto usando solo la ragione umana. Tanto che l'opera di Aristotele è stata indicata da molti studiosi e specialisti come un valido punto di partenza per costruire un’etica laica moderna, condivisa da tutti (credenti e non credenti), nella quale ci sia spazio per il rispetto delle varie diversità che compongono il mondo, compresa la nostra minoranza. Si, perché non bisogna dimenticare che per Aristotele la parola amicizia (philia in greco) indicava non solo le relazioni come le intendiamo noi oggi, ma anche quelle che legano i genitori ai figli e quelle più strettamente amorose tra persone di sesso diverso o dello stesso sesso (come è noto queste ultime erano pubblicamente approvate nel contesto sociale in cui il filosofo viveva tanto quanto quelle eterosessuali), anche se Aristotele non ha mai tematizzato in modo specifico le relazioni affettive omosessuali, pur non escludendole dal suo discorso generale sull’amicizia.
Detto questo, segnalo che i testi sotto riportati (la cui traduzione ho reperito in internet) riguardano: il primo, le tre specie di amicizia che Aristotele ritiene di poter individuare sulla base dell’esperienza e delle opinioni diffuse nella comunità nella quale vive; il secondo, l’importanza che per gli amici ha la condivisione della vita insieme.
Buona lettura.

LE TRE SPECIE DI AMICIZIA
“Le specie dell’amicizia sono tre, di numero uguale agli oggetti degni di essere amati: per ciascuna classe di essi, infatti, c’è una reciproca palese affezione, e quelli che si amano reciprocamente vogliono l’uno il bene dell’altro, bene specificato dal motivo per cui si amano. Orbene, quelli che si amano reciprocamente a causa dell’utilità, non si amano per se stessi, ma in quanto ne deriva loro, reciprocamente, un qualche bene. Parimenti nel caso in cui si amino a causa del piacere: infatti, essi non amano gli uomini spiritosi per il fatto che posseggono quella determinata qualità, ma perché a loro risultano piacevoli. Dunque, coloro che amano a causa dell’utile, amano a causa di ciò che è bene per loro, e quelli che amano per il piacere lo fanno per ciò che è piacevole per loro, e non in quanto l’amato è quello che è, ma in quanto è utile o piacevole. Per conseguenza, queste amicizie sono accidentali: infatti, non è in quanto è quello che è che l’amato è amato, ma in quanto procura un bene o un piacere. Per conseguenza, le amicizie di tale natura si dissolvono facilmente, perché gli amici non rimangono uguali a se stessi: se, infatti, uno non è più utile o piacevole, l’altro cessa di amarlo. E l’utile non è costante, ma è diverso di volta in volta. Quindi, svanito il motivo per cui erano amici, si dissolve anche l’amicizia, dal momento che l’amicizia sussiste in relazione a quei fini (…).
L’amicizia perfetta, invece, è l’amicizia degli uomini buoni e simili per virtù: costoro, infatti, vogliono il bene l’uno dell’altro, in modo simile, in quanto sono buoni, ed essi sono buoni per se stessi. Coloro che vogliono il bene degli amici per loro stessi sono i più grandi amici; infatti, provano questo sentimento per quello che gli amici sono per se stessi, e non accidentalmente. Orbene, l’amicizia di costoro perdura finché essi sono buoni, e, d’altra parte, la virtù è qualcosa di permanente. E ciascuno è buono sia in senso assoluto sia in relazione al suo amico, giacché i buoni sono sia buoni in senso assoluto sia utili gli uni agli altri. E come sono buoni, sono anche piacevoli, giacché i buoni sono piacevoli sia in senso assoluto sia gli uni in relazione agli altri: infatti, per ciascuno sono fonte di piacere le azioni conformi alla sua natura e quelle dello stesso tipo, e le azioni dei buoni sono appunto identiche o simili. E una tale amicizia, naturalmente, è permanente, giacché congiunge in sé tutte le qualità che gli amici devono possedere. Infatti, ogni amicizia è causata da un bene o da un piacere, o in senso assoluto o in relazione a colui che ama, e si fonda su una certa somiglianza (…). Ma è naturale che simili amicizie siano rare, giacché pochi sono gli uomini di tale natura. Inoltre, richiede tempo e consuetudine di vita comune: secondo il proverbio, infatti, non è possibile conoscersi reciprocamente finché non si è consumata insieme la quantità di sale di cui parla appunto il proverbio. Per conseguenza, non è possibile accogliersi come amici, né essere amici, prima che ciascuno si sia manifestato all’altro degno di essere amato e prima che ciascuno abbia ottenuto la confidenza dell’altro. E coloro che si scambiano rapidamente l’un l’altro i segni dell’amicizia, vogliono, sì, essere amici, ma non lo sono, se non sono anche degni di essere amati e se non lo sanno: infatti, la volontà di amicizia sorge rapidamente, ma non l’amicizia” (Etica a Nicomaco, libro VIII).

L’AMICIZIA E’ COMUNIONE DI VITA
“Non bisogna, dunque, dire che (…) anche per gli amici la cosa più desiderabile è il vivere insieme? L’amicizia, infatti, è una comunione, ed il sentimento che si ha per se stessi, si ha anche per l’amico: la coscienza della propria esistenza è desiderabile, e lo è, per conseguenza anche quella dell’amico; ma questa coscienza è in atto nel vivere insieme, cosicché è naturale che a questo si tenda. E per ciascun tipo di uomini, qualunque sia per loro il senso dell’esistenza, ovvero ciò per cui per loro la vita è desiderabile, è in questo che essi vogliono trascorrere il tempo in compagnia degli amici. E per questo che alcuni bevono insieme, altri giocano insieme ai dadi, altri fanno ginnastica e cacciano insieme o fanno filosofia insieme, e che trascorrono insieme le giornate, ciascuno dedito a ciò che ama più di tutto nella vita: volendo, infatti, vivere insieme con gli amici, fanno e mettono in comune le cose in cui, secondo loro, consiste la vita. Quindi, l’amicizia dei cattivi risulta perversa (infatti, essendo instabili, mettono in comune cose cattive, e diventano perversi rendendosi sempre più simili gli uni agli altri); l’amicizia, invece, degli uomini virtuosi è virtuosa, e cresce col loro frequentarsi. Si ritiene, poi, che diventino anche migliori col mettere in atto l’amicizia, cioè correggendosi a vicenda: essi, infatti, si modellano l’uno sull’altro, imitando le qualità che loro piacciono; di qui il detto: ‘Da uomini nobili, nobili azioni’. Sull’amicizia, dunque, basti quanto s’è fin qui detto” (Etica a Nicomaco, Libro IX).
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

giait
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Re: L'amicizia è comunione di vita

Messaggio da giait » domenica 16 ottobre 2011, 23:49

grazie per questo passo di Aristotele. Che dire? è bellissimo, hai ragione, sembra scritto oggi. L'amicizia vera, disinteressata, è un valore indissolubile, forse più grande dell'amore che può mutare e sfiorire.
E' una grande lezione da un grande filosofo del passato; oggi dovrebbe illuminare il mondo e invece ci troviamo ad assistere alla più gretta decadenza dei costumi e dei valori che la nostra società abbia mai prodotto.
Io però continuo a sperare...

barbara
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Re: L'amicizia è comunione di vita

Messaggio da barbara » lunedì 17 ottobre 2011, 22:28

Ci hai portato una perla di saggezza, Nicomaco.
Mi ha fatto riflettere quello che dice Aristotele a proposito dell'amicizia basata sull'utilità o sul piacere che si ricavano dall'altra persona.
Secondo lui la prima è fragile e destinata a finire, mentre quella disinteressata è invece duratura.
Certamente l'amicizia va coltivata. E' una relazione nella quale ci deve essere reciprocità e generosità affinchè possa crescere e resistere alle incomprensioni.
Devo dire che più passa il tempo e più mi rendo conto di quanto sia importante avere buoni amici . Potrei fare a meno di tante cose, ma mi risulterebbe inconcepibile vivere senza una vera amicizia.
Grazie , Nicomaco per avermi dato un'occasione in più per rifletterci :)

Ilex
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Re: L'amicizia è comunione di vita

Messaggio da Ilex » martedì 18 ottobre 2011, 14:52

Sono molto interessanti le riflessioni aristoteliche sull'amicizia,
il tempo seleziona le amicizie sincere, tra tutti i conoscenti che abbiamo chiamato amici, restano tali solo coloro che davvero si vogliono bene, perchè ritrovano nell'altro aspirazioni e sentimenti affini, e non divertimento fine a se stesso o interesse di qualsivoglia natura.
E tra chi di noi si è incontrato, non è difficile che nasca un'amicizia sincera, perché aspirazioni e sentimenti sono spesso sovrapponibili, anche se manifestati con differenti gesti e coi modi propri di diversi caratteri, lo dico per esperienza, e forse Nicomaco mi darà ragione.
;)

Nicomaco
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Re: L'amicizia è comunione di vita

Messaggio da Nicomaco » martedì 18 ottobre 2011, 22:51

Cari giait, barbara e ilex, sono contento che i brani che ho selezionato vi siano piaciuti.
Vorrei solo sottolineare una cosa che mi pare emerga dai testi che ho riportato ed è questa.
L’amicizia autentica, secondo Aristotele, non è solo una relazione affettiva profonda tra persone affini e buone (e sottolineo buone) che si amano reciprocamente vedendo nell’amico un altro se stesso.
L’amicizia autentica e duratura per il filosofo greco consente agli amici di trarre reciprocamente benefici e piacere.
Si tratta, insomma, di una relazione che non si riduce mai a interesse e piacere (come le prime due specie di amicizia indicate nel primo passo che ho citato), ma neanche li esclude a priori.
Il vero amico, ad esempio, sa aiutare nei momenti difficili la persona amata e quindi gli reca una qualche utilità o beneficio, e dalla relazione con l’amico trae piacere e diletto (piacere sessuale se è anche amante nel senso moderno e piacere d’altro genere se non lo è).
E trovo che questa visione dell’amicizia sia il massimo a cui ciascuno potrebbe aspirare in questo mondo.
Ilex ha scritto:E tra chi di noi si è incontrato, non è difficile che nasca un'amicizia sincera, perché aspirazioni e sentimenti sono spesso sovrapponibili, anche se manifestati con differenti gesti e coi modi propri di diversi caratteri, lo dico per esperienza, e forse Nicomaco mi darà ragione.
Certo ilex, ti comprendo perfettamente e anch'io lo dico per esperienza. ;)
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

Torrismondo
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Re: L'amicizia è comunione di vita

Messaggio da Torrismondo » sabato 22 ottobre 2011, 21:42

Nicomaco ha scritto:L’amicizia autentica e duratura per il filosofo greco consente agli amici di trarre reciprocamente benefici e piacere.
Si tratta, insomma, di una relazione che non si riduce mai a interesse e piacere (come le prime due specie di amicizia indicate nel primo passo che ho citato), ma neanche li esclude a priori.
Esatto, ottimi passi hai riportato. Quindi il beneficio è accessorio e, aggiungo, è impossibile che non ci sia. Ma non è la cosa primaria! Farei un paragone con un altro filosofo in altro campo, ma, date le mie impolverate reminescenze di filosofia, lascio stare. Mi colpisce che Aristotele ritenga raro l'autentico tipo d'amicizia, ma d'altronde così è e forse è anche un bene ;) altrimenti si svilirebbe il significato di essa.
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)

Nicomaco
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Re: L'amicizia è comunione di vita

Messaggio da Nicomaco » domenica 23 ottobre 2011, 20:05

Ciao Torrismondo. Beh se tu dovessi cambiare idea, mi farebbe veramente piacere leggere il passo del filosofo a cui pensavi.
Quanto alla rarità dell’amicizia più vera e duratura, direi che in fondo la cosa mi pare abbastanza dimostrata dall’esperienza di oggi (penso alla mia in particolare) come già ai tempi di Aristotele. Gli amici buoni sono generalmente molto pochi e rari perché, per poterli trovare e mantenere, debbono concorrere tante condizioni felici nell’esistenza di ciascuno di noi e queste condizioni purtroppo possono non realizzarsi o non realizzarsi completamente o non durare nel tempo: pensa al fatto di essere vicini, di conoscersi e di potersi frequentare regolarmente oppure al fatto di non farsi sopraffare da gelosie o invidie verso l’amico che nel tempo potrebbero nascere (purtroppo capita anche questo).
In fondo credo che ciò valga anche per le relazioni omosessuali che implicano il coinvolgimento erotico (relazioni che per noi contemporanei sono qualcosa di diverso e più profondo dell’amicizia propriamente detta, ma che per Aristotele erano indicate e incluse nel significato del termine philia).
Anche in PG mi pare lo si ricordi spesso.
Ovviamente questo non significa che ciascuno di noi non sia in grado di trovare comunque degli ottimi amici sul suo cammino. Diciamo che Aristotele indica secondo me il massimo raggiungibile in questa vita. ;)
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

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