ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Caro Ludovico, è triste constatare come l'ignoranza detti legge e persone come te ne paghino le conseguenze. Per fortuna il mondo è grande , e oggi è anche possibile valicare certi confini geografici per raggiungere altra gente che abbia altre opinioni. Credo potresti dare un grande contributo a questo forum con le tue idee e il tuo impegno.
Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Io che mi sono approcciato tardi alla tematica, a circa 36 anni, quando avevo una vita ormai tracciata e delineata, tra famiglia, figli, moglie, e lavoro, trovo davvero difficile accettare serenamente questo cambiamento, e anch'io continuo a chiedermi se tutto ciò che ho fatto sia giusto o sbagliato, anzi a dire il vero spesso sono prorpio i miei sensi di colpa che mi fanno vivere male la mia nuova relazione con il mio compagno e mi portano a essere neroso a trattarlo male ad allontanarlo da me quasi con cadenza periodica...e continuo a pensare quale sia la cosa giusta..a volte penso che proprio perchè sono padre la cosa giusta sia tornare a casa e occuparmi della mia famiglia a tempo pieno perchè loro hanno bisogno di me ed il mio posto è là, e magari il senso della vita è questo, stare con la famiglia, dare tutto me stesso a loro, e realizzarmi così...ma la verità che nessuno nella mia famiglia sà del mio tormento, del reale motivo del mio allontanamento, perchè io non sono fuggito non perchè stavo male a casa mia, ma perchè sentivo semrpe di più in me l'esgenza di un rapporto con un uomo, che ho trovato.
Ora si avvicinano le feste, il natale, il simbolo della famiglia, dei momenti con i figli, e le angosce e le paure sono tornate, e mi sento uno schifo a pensare a tutto ciò....ed ero pronto a mollare il mio ragazzo etornare a casa con loro e glielo anche detto con grande dolore, ma poi lo abbraccio, lo guardo e soffro così immensamente e non so cosa fare, da un lato non riesco a lasciarlo a pensare di non averlo più nella mia vita, dall'altro vorrei tanto essere a casa con la mia famiglia, renderli felici, perchè quando sono a casa con loro, e con mia moglie loro sono raggianti....
com'è dura a volte la vita, com'è difficile cambiare....
Ora si avvicinano le feste, il natale, il simbolo della famiglia, dei momenti con i figli, e le angosce e le paure sono tornate, e mi sento uno schifo a pensare a tutto ciò....ed ero pronto a mollare il mio ragazzo etornare a casa con loro e glielo anche detto con grande dolore, ma poi lo abbraccio, lo guardo e soffro così immensamente e non so cosa fare, da un lato non riesco a lasciarlo a pensare di non averlo più nella mia vita, dall'altro vorrei tanto essere a casa con la mia famiglia, renderli felici, perchè quando sono a casa con loro, e con mia moglie loro sono raggianti....
com'è dura a volte la vita, com'è difficile cambiare....
Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Io ho tanta paura, i sensi di colpa mi logorano di continuo, senza tregua , quel poco che cerco di guardare in avanti vedo come un muro, a 48 anni non
sono riuscito a costruire una relazione con nessuno, mi tiro indietro sia nel contesto lavorativo che sociale , non so se ci sono persone che sanno o intuiscono di questo mio travaglio, al momento si aggiunge pure la somatizzazione di questa sitazione ansiosa, accuso disturbi agli arti inferiori, mi sento come tutto pungere fino alle punte delle dita dei piedi.Il mio è anche un problema di immagine, come espressione del viso mi dicono che non sono male , qualcuno mi ha persino detto che sono bello, ma io non ho un buon rapporto con il mio corpo, non mi piaccio e non vedo via d'uscita, mi dicono che è perchè ho poca volontà, perchè non mi impegno a fondo .
La mia situazione è cronica.Un pizzico di fortuna ce l'ho nel senso che ho un lavoro stabile ma per il resto niente da fare.
Mi ritrovo con una laurea, ho impiegato 16 anni per conseguirla, sta lì appesa al muro e non me ne sono fatto niente.
Cordialmente , cari saluti
sono riuscito a costruire una relazione con nessuno, mi tiro indietro sia nel contesto lavorativo che sociale , non so se ci sono persone che sanno o intuiscono di questo mio travaglio, al momento si aggiunge pure la somatizzazione di questa sitazione ansiosa, accuso disturbi agli arti inferiori, mi sento come tutto pungere fino alle punte delle dita dei piedi.Il mio è anche un problema di immagine, come espressione del viso mi dicono che non sono male , qualcuno mi ha persino detto che sono bello, ma io non ho un buon rapporto con il mio corpo, non mi piaccio e non vedo via d'uscita, mi dicono che è perchè ho poca volontà, perchè non mi impegno a fondo .
La mia situazione è cronica.Un pizzico di fortuna ce l'ho nel senso che ho un lavoro stabile ma per il resto niente da fare.
Mi ritrovo con una laurea, ho impiegato 16 anni per conseguirla, sta lì appesa al muro e non me ne sono fatto niente.
Cordialmente , cari saluti
Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Ludovico ha scritto: mi dicono che è perchè ho poca volontà, perchè non mi impegno a fondo
Sai, tutti noi sappiamo accettare la sofferenza del corpo , ma è molto più difficile riconoscere e accettare che esiste anche una sofferenza dell'anima . Ne abbiamo paura e ci sentiamo impotenti, così preferiamo incolpare chi ne soffre. Credendo di aiutarlo gli rimproveriamo la scarsa volontà, senza sapere che ciò aggiunge sofferenza a sofferenza. Nessuno a parte te può sapere cosa senti e cosa non senti.
E invece abbiamo la pretesa di sapere e di giudicare. Siamo stati abituati così.
Riconosciamo solo ciò che vediamo , ciò che tocchiamo con mano. E ci rendiamo sordi a tutto il resto.
Sai, tutti noi sappiamo accettare la sofferenza del corpo , ma è molto più difficile riconoscere e accettare che esiste anche una sofferenza dell'anima . Ne abbiamo paura e ci sentiamo impotenti, così preferiamo incolpare chi ne soffre. Credendo di aiutarlo gli rimproveriamo la scarsa volontà, senza sapere che ciò aggiunge sofferenza a sofferenza. Nessuno a parte te può sapere cosa senti e cosa non senti.
E invece abbiamo la pretesa di sapere e di giudicare. Siamo stati abituati così.
Riconosciamo solo ciò che vediamo , ciò che tocchiamo con mano. E ci rendiamo sordi a tutto il resto.
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Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Ciao a tutti.
Ho letto solo le prime pagine di questa discussione, ma mi sono ritrovato alla perfezione nell'analisi accurata e precisa di Project.
E' vero, bisogna uscire da questa solitudine, ma è altrettanto vero che quotidianamente facciamo poco per uscirne.
Io ho subito una bella botta all'età di 35 anni, perchè - pur avendo sempre cercato di evitare ogni coinvolgimento emotivo - ho incontrato una persona speciale di cui mi sono innamorato (almeno penso di essermene innamorato, visto che prima non mi era mai successa una cosa del genere), guarda caso un etero, di cui ho frainteso molti comportamenti.
L'aspetto positivo è che un amico comune (gay - inizialmente a mia insaputa - e felicemente accoppiato) ha notato questi miei sentimenti ed allora mi aiutato ad uscire allo scoperto con entrambi e sono riuscito a creare un piccolo gruppo di persone di cui posso fidarmi.
Non è ancora abbastanza: ora sento molto di più il bisogno di creare una relazione affettiva, un bisogno che spesso mi fa mettere in discussione anche il rapporto con i miei genitori (che non sanno nulla), ma purtroppo non ho ancora il coraggio di cercare negli occhi degli altri qualcuno con cui dividere la mia vita.
Sarà questione di tempo?
Ho letto solo le prime pagine di questa discussione, ma mi sono ritrovato alla perfezione nell'analisi accurata e precisa di Project.
E' vero, bisogna uscire da questa solitudine, ma è altrettanto vero che quotidianamente facciamo poco per uscirne.
Io ho subito una bella botta all'età di 35 anni, perchè - pur avendo sempre cercato di evitare ogni coinvolgimento emotivo - ho incontrato una persona speciale di cui mi sono innamorato (almeno penso di essermene innamorato, visto che prima non mi era mai successa una cosa del genere), guarda caso un etero, di cui ho frainteso molti comportamenti.
L'aspetto positivo è che un amico comune (gay - inizialmente a mia insaputa - e felicemente accoppiato) ha notato questi miei sentimenti ed allora mi aiutato ad uscire allo scoperto con entrambi e sono riuscito a creare un piccolo gruppo di persone di cui posso fidarmi.
Non è ancora abbastanza: ora sento molto di più il bisogno di creare una relazione affettiva, un bisogno che spesso mi fa mettere in discussione anche il rapporto con i miei genitori (che non sanno nulla), ma purtroppo non ho ancora il coraggio di cercare negli occhi degli altri qualcuno con cui dividere la mia vita.
Sarà questione di tempo?
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Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
@ tatos76: ho ricevuto la notifica di un tuo mex privato, ma non posso leggerlo in quanto non ancora abilitato.
Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Ciao ragazzi. Ho letto con grande interesse tutti i vostri interventi. La varietà di situazioni personali è davvero notevole e credo sia impossibile trovare un filo conduttore unico.
Quello che avete scritto rende in ogni caso ancora più evidente la verità di un’idea che circola spesso in questo forum e che io stesso ho sperimentato.
Per vivere bene, per sentirsi pienamente o quanto meno tendenzialmente felici con se stessi nel mondo, non è sufficiente avere compiuto un cammino interiore di accettazione serena del proprio orientamento, cercando di superare mille condizionamenti e pregiudizi. Questo cammino è importantissimo, certo. Io stesso debbo dire che l’ho fatto quasi esclusivamente da solo (tra mille incertezze e anche momenti di autentica sofferenza, in tempi in cui internet non esisteva ancora). Ma non è sufficiente. Alla lunga non basta. E’ molto importante avere prima o poi il coraggio, gradualmente, con il tempo, di “socializzare” e di “aprirsi” ad altri “simili”, senza rinunciare assolutamente al proprio equilibrio di vita, raggiunto magari dopo tanti anni di sacrifici (tra familiari, lavoro, relazioni sociali varie). In fondo, un’età un po’ più matura, se può creare qualche imbarazzo e difficoltà maggiori, secondo me può avere il vantaggio di rendere le persone più realiste, concrete e anche non avventate nel decidere di tenere conto di questa parte di noi per vivere bene.
Ovviamente non sto parlando di coming out, ma di socializzazione “discreta” tra persone che vivono la stessa condizione. So che non è una cosa facile. Però è anche vero che questa socializzazione non è affatto impossibile, può avvenire in molti modi, anche attraverso il filtro di un forum o di una chat come quelli di PG.
Quindi mi viene da dire che se, nonostante i dubbi, i momenti di sofferenza e di disagio che ho visto rappresentati in molte riflessioni, si è avuto il coraggio di scrivere in questo topic, vuol dire che qualche sommovimento nella vita si è verificato, almeno come speranza di vivere meglio in futuro.
Che questa speranza diventi realtà è quindi l'augurio che faccio a tutti quanti!
P.S.: magari riusciremo anche a beccarci in chat qualche volta!
Quello che avete scritto rende in ogni caso ancora più evidente la verità di un’idea che circola spesso in questo forum e che io stesso ho sperimentato.
Per vivere bene, per sentirsi pienamente o quanto meno tendenzialmente felici con se stessi nel mondo, non è sufficiente avere compiuto un cammino interiore di accettazione serena del proprio orientamento, cercando di superare mille condizionamenti e pregiudizi. Questo cammino è importantissimo, certo. Io stesso debbo dire che l’ho fatto quasi esclusivamente da solo (tra mille incertezze e anche momenti di autentica sofferenza, in tempi in cui internet non esisteva ancora). Ma non è sufficiente. Alla lunga non basta. E’ molto importante avere prima o poi il coraggio, gradualmente, con il tempo, di “socializzare” e di “aprirsi” ad altri “simili”, senza rinunciare assolutamente al proprio equilibrio di vita, raggiunto magari dopo tanti anni di sacrifici (tra familiari, lavoro, relazioni sociali varie). In fondo, un’età un po’ più matura, se può creare qualche imbarazzo e difficoltà maggiori, secondo me può avere il vantaggio di rendere le persone più realiste, concrete e anche non avventate nel decidere di tenere conto di questa parte di noi per vivere bene.
Ovviamente non sto parlando di coming out, ma di socializzazione “discreta” tra persone che vivono la stessa condizione. So che non è una cosa facile. Però è anche vero che questa socializzazione non è affatto impossibile, può avvenire in molti modi, anche attraverso il filtro di un forum o di una chat come quelli di PG.
Quindi mi viene da dire che se, nonostante i dubbi, i momenti di sofferenza e di disagio che ho visto rappresentati in molte riflessioni, si è avuto il coraggio di scrivere in questo topic, vuol dire che qualche sommovimento nella vita si è verificato, almeno come speranza di vivere meglio in futuro.
Che questa speranza diventi realtà è quindi l'augurio che faccio a tutti quanti!
P.S.: magari riusciremo anche a beccarci in chat qualche volta!
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)
Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Già a volte dimentico che non tutti sono abilitatigianduiotto ha scritto:@ tatos76: ho ricevuto la notifica di un tuo mex privato, ma non posso leggerlo in quanto non ancora abilitato.
...mi sono rivisto molto in questa tua frase del forum..."ora sento molto di più il bisogno di creare una relazione affettiva, un bisogno che spesso mi fa mettere in discussione anche il rapporto con i miei genitori (che non sanno nulla), ma purtroppo non ho ancora il coraggio di cercare negli occhi degli altri qualcuno con cui dividere la mia vita".
Ho fatto un patto sai. Con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori. (Vasco)
Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Ne approfitto per presentarmi. Ho 32 anni e ho metabolizzato la mia omosessualità all'età di 20.progettogayforum ha scritto:È naturale che un ragazzo che non può vivere una sessualità interpersonale vera finisca per cercarne il surrogato nella pornografia e, al limite, anche nelle chat e nei siti di incontri. Capiamoci bene, queste cose che certamente non sono la vera sessualità e che possono presentare modelli di comportamento gay mille miglia lontani dalla vita reale, hanno, se non sfociano in contatti sessuali diretti con sconosciuti, una caratteristica molto positiva in termini di prevenzione, perché da questo punto di vista sono a rischio zero, il che non è affatto una cosa secondaria. Ma la pornografia, le chat e i siti di incontri presentano un rischio intrinseco e cioè quello di creare vere forme di dipendenza e di diventare di fatto un mondo parallelo al quale un ragazzo affida tutta la sua sessualità e la sua affettività, in una perpetua ricerca dell’impossibile. Tutto questo non fa che restringere la dimensione sessuale “solo” alla pornografia alle chat e ai siti di incontri e in questo paralizza la sessualità di un ragazzo e la cristallizza su modelli fortemente sessualizzati e pressoché per nulla legati all’effettività.
Perdonami, ma io ci vedo un po' di superficialità da parte tua, nell'affrontare questo passaggio. Soprattutto non capisco proprio perchè tu ti senta di escludere aprioristicamente che un ragazzo gay possa vivere una sessualità spersonalizzata per scelta piuttosto che come ripiego, dovuto all'impossibilità di vivera una sessualità interpersonale "vera".
Non capisco poi come tu possa sostenere che esista una sessualità vera e una surrogata. Difatto non esiste LA sessualità, ma esistono tante sessualità differenti e ciò che va bene per uno non è detto che si adatti ad un altro. Perchè dovrei amare, costruirmi un rapporto stabile, magari anche una famiglia, quando io, nella mia persona, riesco a sentirmi totalmente realizzato ed appagato soltanto nella pornografia e nella promiscuità?
E' vero ciò che sostieni quando affermi che tutti noi, al fine di raggiungere la serenità interiore, necessitiamo di una vita affettiva e sessuale; il tuo errore e, purtroppo, quello di tanti omosessuali è però quello di pensare che le due cose, per potersi verificare, debbano essere necessariamente interconnesse. Idea deleteria ma perdonabile, in quanto promossa da una società eccessivamente sessuofoba, impositiva ed eterosessista.
Ti posso fare un esempio abbastanza banale, a sostegno della mia tesi. Tutti noi conveniamo che acqua e cibo sono bisogni ugualmente indispensabili alla nostra sopravvivenza, ma diamo comunque per scontato che non devono necessariamente venire soddisfatti contemporaneamente. Perchè quando invece si parla di sessualità ed affettività questa logica non viene data per scontata? Non è una illogica contraddizione?
Sia chiaro: il detto "prendere due piccioni con una fava" vale anche per me. Ma il non riuscirci non deve assolutamente costituire ragione per la quale preoccuparsi.
- progettogayforum
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Re: ACCETTARE UNA IDENTITA’ GAY DOPO I 30 ANNI
Bnevenuto nel forum Fulvio!
Ho solo detto la mia, non pretendo di rappresentare nulla e nessuno se non me stesso. Il confronto ha un senso proprio perché i punti di vista sono diversi.
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