Intervista ad A.P.A.S. ONLUS

Che cosa significa essere gay
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konigdernacht
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Intervista ad A.P.A.S. ONLUS

Messaggio da konigdernacht » domenica 11 dicembre 2011, 12:25

Riporto una interessantissima intervista dal sito http://www.arterotica.eu fatta al dott. Marco Forti da Annalisa Cameli il 14.09.2006.

OMOSESSUALITA': COME NASCE, LE DIFFERENZE FRA PASSATO E PRESENTE, LA DISCRIMINAZIONE
Il termine omosessualità è la traduzione italiana della parola tedesca Homosexualität (creata fondendo il termine greco "omoios", che vuol dire "stesso", e il termine latino "sexus"). Fu coniato nel 1869 dal letterato ungherese Károly Mária Kertbeny (1824-1882) che lo usò in un pamphlet anonimo contro l'introduzione da parte del Ministero della Giustizia prussiano di una legge per la punizione di atti sessuali fra due persone di sesso maschile.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

L'A.P.A.S. ONLUS - Associazione Progetto Affettività Sessualità http://www.psicoapas.it - viene fondata da psicologi e psicoterapeuti volontari a Grottammare (AP) agli inizi del 2006.
Nasce con l'intento di tramandare un saper scientifico condiviso che è al di sopra di qualsiasi pensiero politico, religioso o "di parte", e vi riesce promuovendo ed organizzando incontri di informazione e d'aggiornamento in ambito psico-sessuale, corsi di psico-educazione sessuale nei circoli didattici della regione Marche, realizzando iniziative di informazione per la prevenzione dei disturbi psichici e psicosessuali ed istituendo corsi di formazione per volontari.
Abbiamo contattato il Dott. Marco Forti, membro di questa ONLUS, per porgli qualche domanda.

D: Intanto Dott. Forti, La ringrazio per il tempo che ci sta dedicando.
Per rompere un po' il ghiaccio potrebbe spiegarci cos'è l'omosessualità? Freud parlava del "complesso di Edipo": ma quando ci si rende veramente conto di una "diversità" sessuale?

R: Innanzitutto vorrei ringraziare lei e la sua associazione, sia per lo spazio offerto a me e all'associazione APAS-Onlus di cui faccio parte, sia per l'interesse da voi mostrato verso le tematiche e gli argomenti da noi trattati. Detto questo vado a rispondere alla sua domanda.
Da un punto di vista psicologico e sessuale l'omosessualità è l'attrazione e quindi la preferenza sessuale di una persona verso individui dello stesso sesso. Si differenzia dalla eterosessualità, che vede l'attrazione verso persone dell'altro sesso, e della bisessualità, che indica l'attrazione per individui di ambedue i sessi.
Da un punto di vista medico possiamo poi definire l'omosessualità come una variante non patologica del comportamento sessuale umano, sottolineando in questa definizione l'aspetto assolutamente non patologizzante contenuta in essa, e prendendo le distanze da ipotesi meno cliniche e scientifiche che formulano invece tutt'ora un'equivalenza fra omosessualità e malattia.
Volendo dare ulteriori precisazioni va detto che la psichiatria e la medicina hanno riconosciuto ufficialmente nel rapporto omo-erotico una variante "normale" del comportamento sessuale umano dal 1973, rimuovendo l'omosessualità dalle liste del DSM (Manuale diagnostico - statistico dei disordini mentali), e nel 1993 lo stesso punto di vista è stato ufficialmente condiviso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Per ciò che riguarda il suo accenno e Freud e alla psicoanalisi va detto che quest'ultima, come tutte le grandi teorie che hanno affascinato il mondo, è stata spesso sottoposta a sintesi riduttive e a facili riletture, e il risultato di tutto questo si è tradotto in una sommaria ed imprecisa diffusione delle ipotesi originarie. Questo è probabilmente anche ciò che è accaduto riguardo al tema "omosessualità", poiché, nonostante le sue ambivalenti concezioni, Freud non si era mai spinto al punto di considerare l'omosessualità al pari di una patologia, cosa che invece è stata poi fatta da molti successori psicoanalisti.

D: Essere omosessuali può essere una scelta ragionata pensata solo per trasgredire le regole?
R: Assolutamente no. Essere omosessuale vuol dire semplicemente avere un certo tipo di "orientamento sessuale". Con tale termine si intende la tendenza insita in ciascuno di noi, in ciascun essere umano uomo o donna che sia, a rispondere a certi stimoli sessuali piuttosto che ad altri. L'orientamento sessuale può essere di diverso tipo: eterosessuale, omosessuale, bisessuale e parafilico. In quest'ultimo termine rientrano le cosiddette e conosciute perversioni, che riguardano la sfera patologica.
L'aspetto che tengo a precisare è che l'orientamento sessuale non si può scegliere, riguarda ciò che piace e quello che ci piace non può scaturire da una scelta ragionata, ma è piuttosto una questione di gusti.

D: Che paragone c'è fra l'omosessualità di oggi e quella del primo '900: è cambiato nella nostra società il modo di vedere gli omosessuali, il modo di vivere la sessualità e come?
R: Indubbiamente e fortunatamente vi è stata un'evoluzione in questo senso. A cavallo fra la fine del '800 e gli inizi del '900 vigeva ancora all'interno del mondo scientifico un'ottica, un approccio conosciuto come "Relativismo culturale" che faceva si che le scoperte, le analisi e le ricerche sociologiche e antropologiche di quegli anni, quando si imbattevano in culture o manifestazioni di comportamenti omosessuali, quest'ultimi venivano sottaciuti alla comunità scientifica, negati o tutt'al più minimizzati e analizzati solo da un punto di vista di problematica morale. Per molto tempo furono, infatti, soltanto magistrati e teologi coloro che si occuparono del fenomeno considerando il comportamento omosessuale come qualcosa di acquisito, fortuito e accidentale, un "peccato" in cui ogni essere umano poteva saltuariamente cadere e per cui poteva anche essere condannato.
Il paradigma del "Relativismo culturale" venne superato soltanto grazie all'apporto della medicina, la quale, iniziando ad interessarsi del fenomeno omosessualità offrì nuove chiavi di lettura. Vennero man mano prese le distanze dalle vecchie interpretazioni e una nuova concezione dell'omosessualità prese piede, facendo declinare definitivamente il modello dell'omosessualità come scelta morale corrotta.
Bisogna aspettare però la metà del '900 e la pubblicazione del "Rapporto Kinsey", una ricerca condotta negli Stati Uniti che prese in esame le abitudini e le preferenze sessuali di una significativa fetta di popolazione, per vedere l'esito di una prima e vigorosa spallata alla morale e agli stereotipi culturali vigenti. Kinsey fu il primo a definire l'omosessualità come variante del comportamento sessuale umano, alla stessa stregua del mancinismo, anch'esso oggi considerato una variante normale fra le caratteristiche umane, ma per lunghissimo tempo visto in chiave patologica e soggetto a tentativi di correzione e cura.
Così anche il mondo dei gay e delle lesbiche viene ancora oggi, nel nostro paese, influenzato da molteplici fattori sociali e pregiudizi culturali. Indagini sociologiche rivelano che, in Italia, la possibilità effettiva di definirsi omosessuali varia attualmente secondo molteplici fattori, fra i quali alcuni sono stati rivelati come più determinanti di altri, al fine di permettere all'individuo omosessuale un'uscita allo scoperto. Questi sono ad esempio l'età, il genere, la regione di residenza, il comune di nascita, il titolo di studio conseguito e la religione professata.
Comunque è molto importante capire l'intreccio che c'è tra la sessualità e la cultura, perché si riescono a comprendere molte delle evoluzioni di pensiero che sono accadute, basti pensare che se oggi va dallo specialista un signore che lamenta un problema di eiaculazione precoce, trenta anni fa, questo stesso signore, era un uomo classificato come sano e virile. Oppure, alla fine del '900 le donne per bene facevano l'amore, ma non avevano l'orgasmo, in quanto solo alle donnacce era permesso averlo. Nel "Gattopardo" si narra che il principe Fabrizio ogni tanto prendeva la carrozza e andava a trovare Marianna a Palermo, perché questa per fare l'amore si spogliava e gemeva, mentre la moglie faceva l'amore in vestaglia recitando il rosario.
Oggi non raggiungere l'orgasmo è considerato disfunzionale, mentre era normalità ad inizio secolo scorso.
Ciò permette di comprendere come tutto quello che viene affermato oggi può andare bene per i prossimi 10 anni magari, ma poi la cultura va avanti, si evolve, e con essa cambiano anche i comportamenti e i costumi sessuali.

D: Esiste qualche artista o scrittore che più di altri ha saputo interpretare questo "fenomeno"?
R: Qui scenderemmo su un piano legato ai gusti e alle preferenze personali. Ma mi preme di più far notare un aspetto ancora caratteristico dei nostri giorni: pur riscontrando nella nostra società un maggior numero di persone che dichiarano il proprio orientamento omosessuale, soprattutto in ambito artistico e culturale, la prevalenza è tutt'ora maschile, lasciando poco spazio all'omosessualità al femminile. Basti pensare che in Italia un Aldo Busi al femminile non esiste o meglio non lo troviamo.

D: Quali sono le motivazioni che spingono una singola persona e/o un gruppo a commettere una discriminazione? Perché gli eterosessuali hanno quasi paura degli omosessuali?
R: L'omosessualità rappresenta una minoranza e come tutte le minoranze può essere vittima di pregiudizi, in quanto portatrice di valori e abitudini alternative. Può spaventare e creare subbuglio interiore e finire per farci cadere nella trappola degli stereotipi, degli errori di giudizio e delle generalizzazioni Quella rivolta agli omosessuali è quasi una forma di discriminazione istituzionalizzata che riguarda diversi ambiti: familiare, scolastico, lavorativo, religioso, sportivo e mediatico.
Relativamente alla paura degli etero nei confronti degli omosessuali, questa sembra essere figlia della presunzione che vede l'eterosessualità come unico stato individuale opportuno e desiderabile, e la discriminazione che ne deriva prende il nome di "omofobia", la quale trova poi espressione attraverso forme di oppressione che riverberano nei diversi campi sociali sopraccitati.

D: E' vero - o verosimile - che gli omosessuali sono più sensibili e che quindi sono più propensi all'arte?
R: Più che altro ritengo che sia vero che gli artisti siano molto spesso persone che sperimentano sulla propria pelle esperienze di sofferenza interiore e non, le quali poi vengono in parte sublimate attraverso l'espressione artistica. In questo senso essendo l'omosessuale, più di altri, costretto a compiere un lungo e difficile cammino verso la costruzione e la maturazione della propria identità, può a sua volta provare esperienze di questo tipo, ma non è detto che questa sia una condizione e caratteristica esclusiva della persona omosessuale, anzi...

D: Ragionamento personale: discriminare un omosessuale - o un bisessuale è lo stesso - porta la persona "diversa" ad emarginarsi o comunque - ad esempio - frequentare solo "persone come lui/lei". E' quindi non libero di esprimersi, con tutti i problemi che ne conseguono (depressione, stress...). Ma nella nostra costituzione c'è scritto che "non ci sono distinzioni di sesso, razza ecc..." . Quindi, discriminando un omosessuale perché non incorro negli stessi problemi con la legge che avrei se discriminassi un nero?
R: Provo a rispondere: tra le caratteristiche che differenziano nettamente la minoranza gay e lesbica da tutte le altre (neri, zingari, ebrei...) vi è il fatto di non poter contare ne tanto meno usufruire del supporto della comunità d'origine, ne spesso del proprio nucleo familiare. Gli omosessuali vengono discriminati come malati, perversi, sbagliati, criminali, pericolosi e psicologicamente disturbati, senza poi poter ottenere il conforto dei soggetti affettivamente più vicini. D'altro canto, infine, non esistono neppure rinforzi sociali esterni alla famiglia che possono supplire a tali mancanze, anzi vi è un ragguardevole vuoto legislativo al riguardo che si ripercuote in una mancanza di tutela del singolo come della coppia omosessuale. Questo è, al momento, lo stato attuale delle cose.

Grazie al Dott. Marco Forti per il tempo che ci ha dedicato!
Zerchmettert, zernichtet ist unsere Macht
wir alle gestürzt in ewige Nacht

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progettogayforum
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Re: Intervista ad A.P.A.S. ONLUS

Messaggio da progettogayforum » domenica 11 dicembre 2011, 12:54

L'intervista è serissima e assolutamente oggettiva, la sottoscriverei in pieno.

Torrismondo
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Re: Intervista ad A.P.A.S. ONLUS

Messaggio da Torrismondo » domenica 11 dicembre 2011, 14:45

Molto chiara, oggettiva ed interessante. Grazie per averla condivisa con noi ;)
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)

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Pugsley
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Re: Intervista ad A.P.A.S. ONLUS

Messaggio da Pugsley » domenica 11 dicembre 2011, 16:40

Io ero già al corrente di tutto, in Citizen gay che trovate nella sezione "libri" è spiegata in modo approfondito la cosa. Inoltre ho un libro sull'omofobia che devo terminare di leggere, di cui ve ne parlerò in seguito.
In ogni modo grazie per aver riportato all'attenzione la cosa.
Pugsley

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