GAY E LAVORO

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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progettogayforum
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GAY E LAVORO

Messaggio da progettogayforum » sabato 21 gennaio 2012, 23:57

Ciao Project,
ti scrivo per vedere che effetto fa, cioè che affetto fa a me, tanto non ci conosceremo mai. Non ne posso più di vedere passare i giorni così uno appresso all’altro senza nessuna prospettiva, solo tempo che se ne va, di anni ne ho finiti 31 da un pezzo a vedo avvicinarsi i 32, che ho concluso nella mia vita? Laurea, grandi sogni, non gradi forse ma qualcosa mi sarei aspettato e invece il mio 110 e lode non è servito a nulla ormai sono anni che faccio di tutto, concorsi che non finiscono mai e per le cose più assurde, lavoretti di tutti tipi che nulla hanno a che vedere con la mia laurea e adesso da un po’ nemmeno quei lavoretti. In pratica un mucchio di promesse fasulle, tanta fatica e poi quasi niente. Potrei fare dei master, sarebbero altri soldi buttati e altro tempo sprecato, alcuni amici miei che li hanno fatti stanno a zero lo stesso, sarà il momento ma è così e poi a tutto questo bel po’ di cose ci aggiungo pure le frustrazioni sentimentali. Coi ragazzi più giovani di me non mi sento a mio agio, loro stanno passando adesso la fase dei sogni e delle pie illusioni, quando parlo con loro mi considerano uno sfigato che ha buttato la spugna. Con quelli della mia età la reazione è duplice: o sono sostanzialmente dei falliti come me e allora ci facciamo buona compagnia accusando di altri di essere ladri e imbroglioni o sono gente arrivata e non capisci nemmeno per quale ragione, qualcuno forse se lo merita ma certi proprio non sai come hanno fatto ad arrivare dove stanno perché anche a livello di competenze professionali fanno pena, e io con questa gente non ho nulla da spartire, mi sento orgoglioso e stupido nello stesso tempo. I gay sono arrivisti e disposti a vendere la madre pur di arrivare dove vogliono, almeno quelli che conosco io. Uno in particolare, di quelli ben piazzati che non ho mai capito come facessero a essere ben piazzati, mi fa sempre la paternale come se fossi un completo imbecille al quale bisogna insegnare ancora l’abbiccì del saper campare in società, e questo è uno dei meno peggio. Allora mi sono detto che se i gay arrivati sono così, io ne voglio uno sfigato come me e pure più sfigato di me che magari potrebbe essere umanamente un po’ meglio e almeno non mi farebbe prediche sul farmi furbo e cose simili, che poi sarebbe un altro modo per dirmi che è maglio imbrogliare che essere imbrogliati. Ma chi mi dice che un gay sfigato e magari pure io stesso, una volta avuta la poltroncina buona non ci si vende l’anima e non si fa come fan tutti? Un’altra cosa che mi ha fatto strano del tuo forum è che secondo te i gay pensano soprattutto ai sentimenti, ma questa è una balla colossale, io ne ho visti di quelli che del loro ragazzo se ne fregavano alla grande e, passami il termine, se lo sarebbero venduto al migliore offerente pur di fare un passetto in avanti nella scala sociale. Io ho conosciuto ambienti gay, mica quelli dei locali o della gente sbandata, no, ambienti gay su, dove i ragazzi li mettevano proprio sotto i piedi, e non erano nemmeno quelli di 50 o 60 anni che li mettevano sotto i piedi, che quelli almeno un po’ di dignità ce l’avevano, ma quelli di 25 o 30 che si sentivano proprio i padroni e i ragazzi li vedevano solo come servi da attirare con la bella vita e da allontanare con un calcio in culo quando dicevano anche solo mezza parola che avesse un senso. Io questo ho visto, perciò la parola gay usata come la usi tu mi fa strano, ci saranno pure quelli buoni ma io non li ho ancora visti da nessuna parte, anche se realmente conosco forse solo un tipo di gay e li vedo nella competizione del lavoro e non mi piacciono per niente. Mi sento avvilito, Project, praticamente preso nel vortice di un mondo che dovrebbe essere il mio ma certe volte mi fa proprio schifo. È vero che sul lato etero la cosa è esattamene la stessa, non sono solo i gay che fanno schifo ma è il mondo nel suo complesso che fa schifo. Vorrei proprio ricominciare tutto da capo, con gente diversa, sono stufo dell’idea che tutto debba essere sempre e solo un compromesso con la propria coscienza e che ci si debba vendere per forza. Non sai quanto chi ha i soldi si approfitta di chi non ce li ha! E sto parlando di gay che si approfittano di ragazzi gay. Una cosa sola potrebbe migliorare la situazione di un ragazzo gay che non ha i miliardi ed è un lavoro vero che gli permetta di fregarsene di chi lo vorrebbe mettere sotto i piedi. Io non cerco l’amore, di queste cose non me ne frega niente, io vorrei solo un po’ di dignità e la potrei avere solo lavorando, ma un lavoro vero non lo trovo e ho sempre davanti agli occhi il mio perenne dover chiedere, parlo di chiedere lavoro, abbassando la testa di fonte a gente che stimo meno di zero ma che ha su di me quasi potere di vita e di morte. Io sono un professionista serio e un tipo, poco più che un ragazzo, mi ha detto facendomi un sorrisetto, quasi come se mi facesse una grazia, che mi avrebbe fatto avere un contrato a tre mesi perché esiste una “solidarietà fra gay” e io l’ho mandato a cagare lui e il suo contratto e non ha nemmeno capito il perché e mi ha vomitato appresso una valanga di insulti di una violenza inaudita! Ma perché uno non può avere la sua dignità? Perché la mancanza di lavoro deve diventare il sistema per schiavizzare la gente? Il primo problema di un gay, come di chiunque, è avere un lavoro e una dignità senza dover strisciare davanti a nessuno! Tutto il resto viene dopo!

Alyosha
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Re: GAY E LAVORO

Messaggio da Alyosha » domenica 22 gennaio 2012, 11:35

Wow che post! Sul lavoro voglio dire una piccola cosa breve breve. Diciamo che la nostra generazione è stata nutrita dall'illusione tutta risorgimentale che una buona istruzione potesse essere il vero strumento di emancipazione sociale. Siamo stati cresciuti sin da piccoli con l'idea che, sopratutto per chi era di provenienze modeste, la scuola fosse il vero trampolino di lancio per risollevare il nome di una famiglia. I miei genitori come quelli di tutti hanno speso un mare di soldi con questa illusione addosso. Sono stati più che traditi in queste aspettative, perché adesso si ritrovano figli "ingrassati" e che non sanno fare nulla. Se li avessero mandati a lavorare a 18 avrebbero imparato un mestiere e portato soldi a casa. Purtroppo oggi siamo tornati indietro e mi rendo conto che "sapere" non è più una chiave d'accesso al lavoro, ma lo è molto di più il "saper fare", ovvero, il vecchio avere un "mestiere". Chi sa fare oggi un lavoro lo trova, chi non sa fare niente della propria laurea ahimé se ne fa poco. Consigli non ne do ci mancherebbe aggiungere anche i miei. Mi dispiace soltanto che lo veda così asfissiato da questo mondo gay, che pare la tana dei lupi (o delle iene forse meglio) più che un mondo.
Mi sento avvilito, Project, praticamente preso nel vortice di un mondo che dovrebbe essere il mio ma certe volte mi fa proprio schifo.
Anche questa è proprio una frase significativa. E' vero che il periodo che attraversi si riflette sulle prospettive da cui guardi le cose, però cambiare proprio aria potrebbe giovarti, potrebbe essere un inizio.
Sui i gay arrivati non so che dirti, ho visto un ampia quota di narcisisti ed egocentrici in giro e in effetti questi una volta arrivati daranno proprio fastidio. Chissà perché sento che me li pesterei sotto i piedi tutti quanti, giudico insopportabile la superficialità, la vedo come l'unica vera colpa. Ne ho conosciuto tanti per bene però. Gente molto umile nonostante avesse di che vantarsi, forse anche inconsapevole di quanto veramente vale, quindi proprio no, non me la sento di generalizzare nel piccolo della mia esperienza. Forse guardarsi bene attorno e selezionare bene le persone con cui avere a che fare è però una propria responsabilità di cui farsi carico al momento in cui c'è da tirare le somme su ciò che s'è ottenuto. Non per flagellarsi ci mancherebbe, ma per vedere bene da dove ripartire, cosa lasciare del proprio passato e ciò di cui invece è proprio il caso di liberarsi il più in fretta possibile.

Machilosa
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Re: GAY E LAVORO

Messaggio da Machilosa » domenica 22 gennaio 2012, 14:02

“Ricominciare da capo con gente diversa” non è così impossibile, se non c’è nulla che ti lega alla tua città: basta cercare qualcosa altrove. Il mondo è grande e l’Italia stessa non è così piccola.
Io però non ho ancora l’esperienza per parlare. Appartengo a quella categoria di ventenni ancora pieni di sogni ed illusioni, appena affacciatosi al “mondo gay”. Ancora lo conosco poco, ma quello che ho visto non mi dispiace affatto; anzi, non ci ho visto proprio nulla di così diverso dal “mondo etero”: c’è chi vuole l’amore, chi il sesso; chi si crede chissà chi e chi si comporta umilmente, senza dimenticare che in fondo siamo tutti nella stessa barca. Io i gay di cui parla project li ho incontrati senza manco cercare troppo (anzi, al primo colpo) e non credo che mentano, quando parlano delle loro aspirazioni affettive; non ne avrebbero motivo. Sono un pivello e prenderò le mie facciate, ne sono certo, perché toccano a tutti; però non capisco perché tu debba sottolineare tanto “i gay sono così, i gay sono cosà”. Non mi pare che siano extraterrestri con attitudini ben precise. Quella cosa sola di cui tu parli, che potrebbe migliorare la vita ad un ragazzo gay, in realtà è la stessa cosa che potrebbe migliorare la vita di chiunque.
Lo scrivo perché non vorrei che qualche giovane virgulto capitato su questa pagina per caso si deprimesse ancora di più, come succedeva a me pochi mesi fa quando leggevo di queste cose. “I gay sono…” è il modo più inutile di iniziare una frase, perché nessuno può definire una massa di milioni di persone pensando di comprendere tutte le possibilità.

Tia
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Re: GAY E LAVORO

Messaggio da Tia » domenica 22 gennaio 2012, 18:39

è giusto non generalizzare il discorso sui gay, la gente è diversa!!!Io sono convinto che l'unica cosa che possa darci una vera felicità è avere una persona accanto con cui condividere tutto...io sono abbastanza giovane e laureato, e senza alcuna raccomandazione o spinta ho avuto successo nel lavoro, ho iniziato dal basso dopo la laurea a fare un lavoro, in cui la mia laurea era inutile, ma ora dopo qualche anno sono cresciuto molto e mi reputo soddisffatto della mia posizione lavorativa ed economica,lavoro molto e sono molto rispettato sul lavoro con grosse possibilità di crescità, ma questo non mi da particolare felicità o sicurezza, riesco ad affermarmi sul lavoro ma non nella vita sentimentale, la mia vita è una continua bugia per portare avanti una facciata che mi sono costruito.
Credo cmq che non bisogna mai abbattersi o piangersi troppo addosso, ma cercare sempre di reagire e rilanciarsi in qualsiasi campo, specialmente nel lavoro bisogna valutare e non scartare nessuna possibilità!!!

Calymero
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Re: GAY E LAVORO

Messaggio da Calymero » domenica 22 gennaio 2012, 19:50

Caspita, come capisco le frustrazioni di questo ragazzo, mi dispiace!
Anch’io combatto per una difficile affermazione professionale, che spesso finisce per assorbirmi completamente...
È un problema che accomuna la nostra generazione, al di là di essere gay.
Ma secondo me il vero problema non è trovare necessariamente il lavoro che risponde ai propri desideri o attinente alla propria laurea, quanto quello di raggiungere un’autonomia ed indipendenza economica, che è indispensabile. Se tale momento stenta ad arrivare nonostante l’età che avanza, ecco le cose si complicano e non poco.
Sono d’accordo sul non generalizzare, fortunatamente esistono anche esperienze positive.
Un caro saluto.

Nicomaco
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Re: GAY E LAVORO

Messaggio da Nicomaco » domenica 22 gennaio 2012, 19:53

Crisi dei valori, della formazione scolastica e universitaria, individualismo esasperato, mancanza di solidarietà, carrierismo fatto di “sgomitate” e sfruttamento lavorativo. Ma vogliamo aggiungere anche le famigerate raccomandazioni o l’aderenza politica più conveniente? Nulla di nuovo sotto il sole. Mi pare che il topic iniziale (che ha l’aria di essere un po’ uno sfogo) sia un buon compendio dei mali presenti nel nostro amato paese, sui quali media e specialisti discutono da tempo … a volte anche a sproposito.

Ma con questo essere gay centra veramente poco o nulla secondo me. Io stesso ho maturato competenze, anche di nicchia, nella mia professione che svolgo senza che l’essere gay (non dichiarato peraltro) mi abbia condizionato.

C’è invece un fattore che credo in un gay possa interferire con il successo o con il raggiungimento di una certa stabilità economica nel mondo del lavoro, valorizzando le competenze che una persona ha acquisito nel tempo.

Ed è l’autostima.

In effetti non escludo che qualche volta questa possa essere condizionata dal modo con cui si percepisce il proprio orientamento sessuale in rapporto alle aspettative della società che ci circonda. Ad esempio inducendo una persona di ottima preparazione a svalutarsi e a ritenersi sempre inadeguata...

Ma non so se questo centri con la riflessione dell’amico gay che ha scritto il post iniziale.

Leggo comunque una certa rabbia nel modo di affrontare i momenti di difficoltà che sta vivendo.

La mia idea è che la rabbia non sia per definizione un sentimento negativo.

Nel suo caso forse non lo è. Ad ogni modo non lo sarebbe se lo aiutasse a ripartire con nuova spinta, cercando soluzioni possibili (e non impossibili), tenuto conto del momento di crisi economica che stiamo vivendo.

In bocca al lupo!
Ultima modifica di Nicomaco il lunedì 23 gennaio 2012, 10:32, modificato 1 volta in totale.
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Tia
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Re: GAY E LAVORO

Messaggio da Tia » domenica 22 gennaio 2012, 21:29

Ma con questo essere gay centra veramente poco o nulla secondo me. Io stesso ho maturato competenze, anche di nicchia, nella mia professione che svolgo senza che l’essere gay (non dichiarato peraltro) mi abbia condizionato.

C’è invece un fattore che credo in un gay possa interferire con il successo o con il raggiungimento di una certa stabilità economica nel mondo del lavoro, valorizzando le competenze che una persona ha acquisito nel tempo.

Ed è l’autostima.
effetti non escludo che qualche volta questa possa essere condizionata dal modo con cui si percepisce il proprio orientamento sessuale in rapporto alle aspettative della società che ci circonda. Ad esempio inducendo una persona di ottima preparazione a svalutarsi e a ritenersi sempre inadeguata...


Concordo perfettamente, le difficolta nell'affermarsi in Italia sono problemi comuni per tutti, etero e gay.

Ma la difficoltà a trovare fiducia in se stessi, è maggiore per persone gay per lo più nascote, sentirsi emarginati dalla società , sentirsi diversi dagli altri possono fare nascere incertezze, e diminuiere l'autostima, credo che questo discorso valga sopratutto per persone che non accettino completamete la propria sessualità!!!
Nonostante tutto credo che questo possa non influire troppo sul lavoro, anzi il lavoro può diventare una spinta per sentirsi accettati e parte della società!!!

Nicomaco
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Re: GAY E LAVORO

Messaggio da Nicomaco » lunedì 23 gennaio 2012, 11:54

Ciao matteito83.

Può essere che il problema dell’autostima in campo lavorativo sia più diffuso in coloro che non si sono completamente accettati. Non lo escludo.

Non so se la stessa cosa valga per i non dichiarati, ammesso che a questa categoria tu volessi riferirti menzionando le “persone gay per lo più nascoste”. Ho qualche dubbio. Un non dichiarato (penso alla mia esperienza e a quella delle persone gay che conosco) generalmente rimane tale per ragioni di convenienza.

Perché, se è persona matura e responsabile e tiene conto del contesto nel quale vive, ha valutato che un c.o. (che comunque si può esprimere in molti modi) è per sé troppo rischioso o controproducente rispetto ai benefici che potrebbe procurargli.

Prima viene la persona, poi tutto il resto secondo me.

Lo so benissimo che è una decisione che riflette una situazione di ingiustizia diffusa perché non ci si dovrebbe vergognare di nulla di fronte agli altri, però c’è poco da fare ... non viviamo in un paradiso terrestre … i contesti di vita sono molto vari, come varia è anche l’umanità gay.

Quanto al fatto che il lavoro possa aiutare a rafforzare il carattere nelle relazioni sociali concordo.

Ma questo vale anche per i timidi o gli introversi ad esempio.

Non è quindi una prerogativa dei gay che si disistimano.

Lo dico solo per completezza comunque. ;-)
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

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