Modelli di relazione e discriminazione

Discussioni su citazioni letterarie e motti di spirito e altro ancora
Hurdler

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Hurdler » mercoledì 18 gennaio 2012, 6:10

Per boy-com

Al liceo ho sempre profondamente, irriducibilmente odiato con ogni mia forza la filosofia. Una volta ho sentito paragonare la filosofia al culturismo e ho trovato questo paragone perfetto; i filosofi, quasi sempre, assomigliano a quei signori che si riuniscono fra di loro e in mutande si " sfidano " iniziando a gonfiarsi, estremamente compiaciuti, come ranocchi, mostrando la loro inutilissima ipertrofia muscolare. I muscoli esistono per essere usati non per essere ostentati; c'è anche da dire che un individuo con dei muscoli efficienti getta a terra come pupazzi questi ranocchi gonfiati perché i loro muscoli sono tutta forma e niente sostanza. I filosofi ostentano la loro ipertrofia razionale, logica che poi questa ipertrofia sia inutilissima, inefficiente sembra ai loro occhi assolutamente irrilevante.
Per un lunghissimo periodo nella storia dell'occidente di fronte a qualsiasi domanda, obiezione, dissenso si rispondeva : " Aristotele ha detto...", Aristotele diceva delle stronzate megagalattiche. A quanto ho capito boy-com tu non sei un ragazzino di 13 anni ma un uomo di 30, è mai possibile che tu sia ancora così terribilmente ingenuo ? Io sto parlando con te non con Watzlawick, Thomas, Habermas, Gadamer, Hegel, ( Khun ? Intendevi forse Kuhn ? ), vorresti cortesemente dirmi cosa pensi tu invece di dirmi cosa pensano altri, se ovviamente tu pensi qualcosa...Guarda che non sei a un esame all'università in cui devi dimostrare di aver studiato. Inoltre c'è un piccolissimo particolare che tu allegramente tralasci, se io, per esempio, sono un geologo che studia un sasso c'è un'oggettiva, inconfutabile differenza fra il soggetto che studia e l'oggetto studiato, quando invece soggetto e oggetto coincidono è evidente che c'è un insormontabile problema, chiunque si interroghi sulla natura umana dovrebbe, prima di ogni altra cosa, dimostrare in modo oggettivo, incontestabile di essere capace di trascendere se stesso, cosa ovviamente impossibile. In questi campi boy-com si esprimono solo opinioni non esiste nessuna scienza. Trovo veramente infantile nascondersi dietro il pensiero altrui, prendere il pensiero altrui come inconfutabile dogma di fede, verità rivelata.
Il concetto di verità è semplicissimo se poi ci si vuole arrampicare sugli specchi o dire che c'è Babbo Natale è tutt'altro discorso. La verità è l'ordine delle cose. La verità è che la terra gira attorno al sole. Vuoi forse contestare il fatto che la terra gira attorno al sole ?
Ultima modifica di Hurdler il mercoledì 18 gennaio 2012, 8:06, modificato 1 volta in totale.

Hurdler

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Hurdler » mercoledì 18 gennaio 2012, 7:14

L'esempio che ho fatto voleva semplicemente farti notare che la verità e la menzogna esistono e sono incontestabili che poi esista la nostra ignoranza mi sembra cosa talmente lapalissiana da non meritare sottolineatura, è ovvio che l'ordine assoluto delle cose non lo conosciamo ma non possiamo certo sostituire la nostra ignoranza con una farneticazione o, ancor peggio, eliminare il concetto di verità come tu vorresti fare. Comunque il discorso che facevo non voleva assolutamente affrontare il tema della verità assoluta, tu hai creato dal nulla una sorta di vertigine ontologica, non sono io che setto male il discorso, sei tu che perdi totalmente di vista di che cosa stiamo parlando. Il discorso è molto, molto più semplice, esempio : se io ti dico che ti amo e mi comporto nei tuoi confronti con infinite attenzioni e affettuosità ma in realtà ti odio e sto mettendo in atto un piano per ucciderti, ammetterai o non ammetterai che sono falso ? La falsità di un essere si situa sempre in una discrepanza fra interno ed esterno, il puttaniere, per esempio, è un falso eterosessuale perché all'apparenza è estremamente interessato alle donne ma in realtà le disprezza e non riesce ad amarle; ti è così difficile mandare giù questo concetto ?
Vorrei anche dire qualcosa su " buoni e cattivi " ( e dicendolo rispondo anche alla faccenda del " giudizio " ). Io dico: " io sono buono, tu sei cattivo ", l'altro risponde: " io sono buono, tu sei cattivo ", possiamo tranquillamente giocare a ping pong per l'eternità. La differenza fra il bene e il male, secondo me, non sta nel modo più categorico e assoluto nel giudizio ( come pensi tu o chi per te ), se così fosse allora il bene dipenderebbe dal potere poiché solo il potere potrebbe dare efficacia al giudizio, quindi se Hitler ha il potere, Hitler è il bene. La differenza profondissima fra il bene e il male ha tutt'altra radice, esempio: io sono un feroce sadico che si diverte a violentare, seviziare, torturare, squartare delle povere vittime innocenti; cosa sto facendo esattamente quando faccio tutto ciò ? Perché provo piacere nel farlo ? Perché lo faccio ? Io penso che il cattivo è tale non perché è giudicato tale ma perché si allontana da se stesso, il sadico, per quanto possa sembrare paradossale, sta violentando, seviziando, torturando, squartando una parte di se, la vittima è solo lo schermo di proiezione di un film che il suo essere più profondo sta proiettando. Sei tanto più buono quanto più ti avvicini a te stesso, sei tanto più cattivo quanto più ti allontani da te stesso. Fermo restando il principio che il male è dentro di noi non fuori di noi e non può in alcun modo essere eliminato perché è intrinseco e inscindibile dalla vita stessa.

Hurdler

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Hurdler » mercoledì 18 gennaio 2012, 7:19

Un'ultima considerazione, secondo me, non è minimamente l'ambiente a rendere gli uomini quello che sono, questa è solo una consolatoria, lercissima bugia che gli uomini raccontano a sé stessi, l'ambiente ha lo stesso identico effetto che ha la terra sul seme, fa venire fuori quello che nel seme c'è.
Ultima modifica di Hurdler il lunedì 30 gennaio 2012, 8:02, modificato 1 volta in totale.

Avatar utente
marc090
Amministratore
Messaggi: 888
Iscritto il: sabato 23 aprile 2011, 1:00

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da marc090 » mercoledì 18 gennaio 2012, 12:39

Hurdler se il tuo scopo è conversare si può fare anche senza scadere in polemica gratuita... so che boy-com può benissimo difendersi da solo ma rovini ogni possibilità di dialogo e discussione ponendoti in modo così assoluto, senza lasciare spazio alle convinzioni altrui...

Al contrario tuo io invece credo che non possano esserci concetti assoluti come mi sembra stai dicendo con queste frasi
[...] se io ti dico che ti amo e mi comporto nei tuoi confronti con infinite attenzioni e affettuosità ma in realtà ti odio e sto mettendo in atto un piano per ucciderti, ammetterai o non ammetterai che sono falso ?
Semplificando il discorso è evidente che la realtà che descrivi si può inquadrare in bianco o nero, ma nella realtà di tutti i giorni sapremmo anche che dimostrare attenzioni e affettuosità è indice di un certo benvolere e che andrebbero misurate per bene tutte le varie affermazioni e motivazioni

Anche l'idea di un "se stesso" in effetti ha il suo lato molto relativo... perchè essere convinti di stare facendo del Bene non è assolutamente coincidente con fare del bene in maniera concreta. Se stesso è per definizione un concetto molto relativo che si presta alla più propria delle definizioni..

E riguardo l'effetto lucifero, questa teoria definisce il male come l'azione concreta e non più il concetto teorico astratto e lontano... invitando però a riflettere come non l'ambiente, ma come sotto il peso di situazioni, strutture idee e concetti, si possa agire pensando di essere nel giusto e ritrovarsi a fare del male nei suoi effetti più pratici ed evidenti (che potrebbe tranquillamente essere chiamato Bene se visto come la fatica necessaria per conseguire una causa più ampia e importante)
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
Martin Niemoller


Marc090 -- Amministrazione di ProgettoGay

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2477
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Alyosha » mercoledì 18 gennaio 2012, 19:52

Ma mi togli una curiosità personale che non centra assolutamente con la discussione (se puoi e vuoi rispondere ovviamente) perché posti sempre a quell'ora tarda?
Ad ogni modo qualche categoria filosofica la possiedi e qua e là, la usi pure anche se sei terribilmente disordinato nel ragionamento ed è davvero difficile seguirti e risponderti.
Per quello che ho capito non ti piacciono le rane che contraggono muscoli perché questi diventano ipertrofici e da qui deriva la tua profonda antipatia per i filosofi che te le ricordano (che rane strane però che conosci!)... Giusto? :lol:. L'idea del rospo è infondo romantica se lo baci diventa un meraviglioso principe è che queste a quanto pare se ne stanno a gonfiare muscoli, invece di provare a sedurre giovani. O invece gonfiano i muscoli proprio per sedurre giovani? Povere magari stanno solo cercando il loro principino!
Comunque, l'ultima volta non ti avevo citato nessuno e m'hai detto che le mie visioni erano strampalate e distorte, ora ti cito per correttezza gli autori che le propongono e mi dici che copio le idee degli altri. Insomma sei proprio incontentabile. Sarai certamente di quelli ricci e capricci :mrgreen:. Il problema è che anche tu durante le discussioni "strizzi l'occhio" e vuoi che uno come me non abbocchi all'invito? L'ipxe dixit (so per certo che sai di che sto parlando) per esempio, valeva per i grandi patristi (fondatori del pensiero cristiano) e il titolo era dato come forma di rispetto anche a Aristotele e a Platone (oggi le si chiamerebbero lauree ad honorem). L'autorevolezza del "E' lui che lo dice", oggi ha perso il rigore di "prova". Proprio così però non è mai stato, in realtà era più un modo per dare forza al proprio discorso, come oggi si fa quando si citano giornali o riviste per l'appunto autorevoli. Più tardi l'ipxe dixit divenne una vera e propria rottura di scatole per chi voleva provare ad innovare e allora cominciò pian piano ad essere utilizzato per tappare la bocca ai rompi scatole, ma tutto ciò accadde davvero tanti anni fa.
Vorrei anche dire qualcosa su " buoni e cattivi " ( e dicendolo rispondo anche alla faccenda del " giudizio " ). Io dico: " io sono buono, tu sei cattivo ", l'altro risponde: " io sono buono, tu sei cattivo ", possiamo tranquillamente giocare a ping pong per l'eternità.
Io è da un pò che cerco di spiegarti che la comunicazione non funziona così. Questa cosa del ping-pong continuo si chiama "escalation simmetrica" ed è una patologia della comunicazione, in cui i membri, essendo sullo stesso piano, si disconfermano a vicenda e siccome nessuno può avere la meglio sull'altro, si può come scrivi tu giocare a ping-pong finché uno dei due non schiatta però e pace all'anima sua (è il caso di dirlo per fortuna che si muore, che giramento mdi palle sarebbe altrimenti! :) ).
[...] Io penso che il cattivo è tale non perché è giudicato tale ma perché si allontana da se stesso, il sadico, per quanto possa sembrare paradossale, sta violentando, seviziando, torturando, squartando una parte di se, la vittima è solo lo schermo di proiezione di un film che il suo essere più profondo sta proiettando. Sei tanto più buono quanto più ti avvicini a te stesso, sei tanto più cattivo quanto più ti allontani da te stesso. Fermo restando il principio che il male è dentro di noi non fuori di noi e non può in alcun modo essere eliminato perché è intrinseco e inscindibile dalla vita stessa.
So che mi odierai, ma devo per forza dirtelo è esattamente la visione della felicità di Aristotele quella di cui parli (è catartica questa cosa :lol: ). Per lui non esisteva né la colpa, né il peccato ovviamente (categorie tutte cristiane). Il bene per l'uomo era la sua felicità e la sua felicità era la piena realizzazione di sé. La fregatura della filosofica al contrario di quello che si crede non è che chiede sempre il "perché" delle cose, ma vuole arrivare al "che cosa". Lo stesso che prima ti aveva chiesto "che cos'è il bene", adesso chiede "che cos'è allora l'uomo". Per i greci l'uomo era un'animale razionale e dunque il bene risultava la realizzazione della propria natura in quanto soggetti razionali e politici (nel senso di polis=comunità). I cattivi per dirla semplice sono anche "stupidi" perché non si rendono conto di danneggiare innanzitutto se stessi prima che gli altri.
La differenza fra il bene e il male, secondo me, non sta nel modo più categorico e assoluto nel giudizio ( come pensi tu o chi per te ), se così fosse allora il bene dipenderebbe dal potere poiché solo il potere potrebbe dare efficacia al giudizio, quindi se Hitler ha il potere, Hitler è il bene.
E' un brutto tasto dolente quello che tocchi. Ti faccio io a te una domanda. E se Hitler avesse vinto al guerra, oggi che diremmo di lui? Questo è un brutto, brutto problema per le morali universalistiche contemporanee e non è uno scoglio facile da superare in effetti (secondo me il nodo è a tutt'ora irrisolto). Diciamo che l'unica legittimata ad avere "potere" dovrebbe essere la ragione, che si pone (ciò si dà per assunto, senza dimostrarlo) che sia universale, ma anche concedendo che essa lo sia per davvero, tutti gli esseri umani dovrebbero essere disposti ad assoggettarsi alla forza delle buone ragioni e non a quella dei propri interessi (che in realtà abbiamo detto poco fa sono dei "disinteressi").
Sulla verità è almeno dal terzo post che preciso che ognuno si deve tenere la sua visione e che però non basta affermare che esiste, ma bisogna poi dire a quali condizioni esiste e come si distingue il vero dal falso (criterio di verità). Comunque visto che ci siamo
La verità è l'ordine delle cose. La verità è che la terra gira attorno al sole. Vuoi forse contestare il fatto che la terra gira attorno al sole?
La terra gira intorno al sole solo rispetto ad un sistema di coordinate dato e considerato immobile. E' giusto per avere rispetto del tuo amato Galilei che costruì apposta per il nuovo modello eliocentrico il "principio di relatività del moto " e che a quanto pare la pensa come te (non mi permetterei mai di dire che se tu che la pensi come lui per carità!). L'altra condizione perché una nuova teoria scalzi la vecchia è che essa deve riuscire a spiegare un numero maggiore di dati, compresi quelli che spiegava la teoria precedente. Questo vuol dire che per quanto la teoria geocentrica sia stata superata è ancora possibile dire che il sole gira attorno alla terra, se si precisa che il sistema di riferimento del moto è la terra (moto apparente) e comunque si ovviamente era Thomas Kuhn :).
Ultima modifica di Alyosha il mercoledì 18 gennaio 2012, 21:09, modificato 4 volte in totale.

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2477
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Alyosha » mercoledì 18 gennaio 2012, 20:41

se io ti dico che ti amo e mi comporto nei tuoi confronti con infinite attenzioni e affettuosità ma in realtà ti odio e sto mettendo in atto un piano per ucciderti, ammetterai o non ammetterai che sono falso ? La falsità di un essere si situa sempre in una discrepanza fra interno ed esterno, il puttaniere, per esempio, è un falso eterosessuale perché all'apparenza è estremamente interessato alle donne ma in realtà le disprezza e non riesce ad amarle; ti è così difficile mandare giù questo concetto ?
Ti faccio solo notare che "ammettere" è un atto verbale ed è per l'appunto un giudizio. La falsità è una discrepanza tra ciò che uno fa e ciò che uno dice di fare. Mi rendo conto di averla fatta complicata l'ultima volta, ma ti avevo già risposto. Mi piace proprio questa definizione che dai della falsità, è la mia preferita. L'unica vera "colpa" che l'altro giudica è "l'ipocrisia" che è per l'appunto il dire una cosa, con la malvagia intenzione di farne un altra. In questo caso, cosa si sta giudicando? L'unica risposta possibile è la malvagità delle intenzione. Se uno per esempio uccide un'altra persona con l'intenzione di salvarla (il caso di molti medici per esempio) è certamente "responsabile" della morte di quest'ultimo e a seconda delle leggi e delle situazioni legalmente perseguibile ma mai moralmente imputabile (in questo caso l'intenzione era buona addirittura!); allo stesso modo se qualcuno uccide "per sbaglio" qualche altro (caso di incidente stradale), ma gli ha prestato soccorso prima non è moralmente imputabile (esiste in questo caso l'atto malvagio, ma non è accompagnato dall'intenzione). Dall'altro lato posso anche non ucciderti nei fatti, ma averci seriamente provato e in quel caso da un punto di vista morale è esattamente come se lo avessi fatto sul serio.
Succede allora che la coscienza giudicante addita le intime intenzioni della coscienza agente e ne rivela l'intima falsità. Il piccolo problema è che le intenzioni sono "interne" ovvero non si vedono e quindi sono a sola disposizione della coscienza agente, che mentre agisce non le dichiara come malvagie, bensì come buone. Chi è che svela l'inganno allora? Esattamente la coscienza giudicante. Dove sta il male? Esattamente nel giudizio della coscienza giudicante che lo rivela, come tale. In definitiva il male è negli occhi di chi lo guarda.
Aggiungo un'altra cosa. Se il male sta nell'ipocrisia, la coscienza che confessa la sua colpa e dice "si è vero" di fronte alle accuse della coscienza che giudica, scioglie perciò stesso la sua contraddizione e il male che con essa aveva prodotto (la colpa è infatti nella contraddizione e non nell'atto). Ecco perché il male nella misura in cui si rende manifesto è perciò stesso risolto. Per dirla con categorie cristiane la confessione della colpa è in se stessa una remissione del peccato.

P.S.:
Inoltre c'è un piccolissimo particolare che tu allegramente tralasci, se io, per esempio, sono un geologo che studia un sasso c'è un'oggettiva, inconfutabile differenza fra il soggetto che studia e l'oggetto studiato, quando invece soggetto e oggetto coincidono è evidente che c'è un insormontabile problema
Dimenticavo questa osservazione. Ma c'è poco da commentare la differenza tra tutte le altre discipline e la filosofia è esattamente quella che scrivi tu. In filosofia salta al differenza tra soggetto e oggetto. Salta proprio la differenza qualitativa intendo, anche nella psicologia L'Io ha per oggetto se stesso, ma la differenza in quel campo è nota in filosofia proprio no e si trattasi di autotrascendimento, che sia "problematico poi concordo assolutamente con te. Lo è e come. Detto ciò ogni scienza trae fondamento da presupposti filosofici che possono essere al più resi occulti, ma mai dissolti. Una scienza è tale, se chiarisce 1) la natura del proprio oggetto di studi (ne definisce il campo), 2) fornisce unita di misura (criteri di misurazione) universali e accessibili a tutti, 3) possiede ed enuncia il suo metodo di ricerca. Questa discussione iniziale in cui la scienza pone come oggetto se stessa è sempre filosofica, proprio perché quello è il momento in cui il soggetto coincide con il proprio oggetto e la scienza si fa "scienza delle scienze" (che è poi la definizione più nota della filosofia). Tutte le scienze furono partorite dal capace grembo della filosofia "scienza delle scienze", poi dimenticarono la loro umile origine e vollero cominciare a far da sole. Anche sull'inutilità della filosofia siamo perfettamente d'accordo è inutile come l'amore ed esattamente "l'amore per il sapere".
Ultima modifica di Alyosha il lunedì 30 gennaio 2012, 20:39, modificato 1 volta in totale.

Hurdler

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Hurdler » lunedì 30 gennaio 2012, 4:53

Per marc090

marc090 io non ho mai conversato con te e del resto tu stesso nel post precedente hai affermato di non aver capito quello che io avevo scritto. Mi vorresti cortesemente spiegare come facciamo a conversare se neanche capisci quello che scrivo ?

Hurdler

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Hurdler » lunedì 30 gennaio 2012, 6:17

Per boy-com

Ma tu veramente pensi, hai potuto pensare che io possa minimamente essere interessato a stare qui a giocare stupidamente con te o ancor peggio a farmi prendere in giro da te ?
Guarda che ho cose molto, molto più importanti, necessarie e anche interessanti da fare. Se non sei in grado di sostenere una conversazione seria e soprattutto molto, molto, molto onesta io non sono minimamente interessato a parlare con te, quindi o il tuo atteggiamento cambia totalmente e radicalmente o questa sarà l'ultima risposta che riceverai da me.

Ma mi togli una curiosità personale che non centra assolutamente con la discussione (se puoi e vuoi rispondere ovviamente) perché posti sempre a quell'ora tarda?
No, non te la tolgo.
Ad ogni modo qualche categoria filosofica la possiedi e qua e là, la usi pure anche se sei terribilmente disordinato nel ragionamento ed è davvero difficile seguirti e risponderti
1) Io non uso minimamente categorie filosofiche, il tuo modo di pensare è totalmente mistificatorio. Il pensiero, la ragione, il desiderio di conoscenza esistono da quando esiste l'uomo non li ha minimamente inventati la filosofia che ha invece una ben precisa origine storica e culturale, inoltre anche all'interno della filosofia ( per come solitamente viene insegnata ) ci sono persone come Eraclito, Parmenide che ho dei serissimi dubbi ( e non sono certo il solo ad averli ) che sarebbero d'accordo sull'essere definiti filosofi; c'è un preciso modo di leggere e intendere ( possiamo anche dire di mistificare ) ogni cosa, ci sono correnti di pensiero che vincono a dispetto, sul dileggio, sulla ridicolizzazione, sulla distruzione di altre, non è solo la storia a essere scritta dai vincitori ma anche la storia del pensiero umano. Comunque trovo esilarante vedere un omosessuale biecamente conformista, appiattito sul pensiero dominante, vincitore spacciato per unico, per verità inconfutabile, in fondo il tuo modo di pensare non è per niente diverso da quello di chi vorrebbe dare a intendere che solo l'amore, il sesso eterosessuali sono giusti, sani, naturali e tutto il resto è solo malattia, perversione peccato, innaturalità. C'è anche da dire che è un'assoluta mistificazione la stessa parola " filosofia ", tu o qualcuno dei tuoi amati filosofi dovreste dimostrare, prima di ogni altra cosa, in modo oggettivo, inconfutabile, razionale che l'unica forma possibile di conoscenza è quella razionale, sono proprio curioso di vedere come ci potreste riuscire.

Hurdler

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Hurdler » lunedì 30 gennaio 2012, 6:46

Potrebbero benissimo esistere forme di conoscenza non razionali che potrebbero benissimo essere infinitamente migliori di quella razionale, il fatto che tu e i tuoi filosofi conosciate e siate in grado di praticare solo quella razionale non dimostra alcunché, anzi il vostro potrebbe benissimo essere un gravissimo limite, una gravissima incapacità conoscitiva che voi invece spacciate per virtù, sapienza, superiorità, che voi spacciate per " amore per la conoscenza ".

2) Qualsiasi cosa, un discorso, la vita possono apparire disordinati perché sono effettivamente disordinati ma possono anche apparire disordinati perché non se ne riesce minimamente a comprendere l'ordine ( magari assolutamente perfetto ), perché tale ordine esce dai limiti asfittici dei propri falsi schemi mentali, perché non coincide con i propri stupidissimi pregiudizi, con i propri ottusi dogmi, per esempio: l'omosessualità per tanti è solo un disordine, lo è ?
Per quello che ho capito non ti piacciono le rane che contraggono muscoli perché questi diventano ipertrofici e da qui deriva la tua profonda antipatia per i filosofi che te le ricordano (che rane strane però che conosci!)... Giusto? . L'idea del rospo è infondo romantica se lo baci diventa un meraviglioso principe è che queste a quanto pare se ne stanno a gonfiare muscoli, invece di provare a sedurre giovani. O invece gonfiano i muscoli proprio per sedurre giovani? Povere magari stanno solo cercando il loro principino!
Non ti permettere di prendermi in giro.
Comunque, l'ultima volta non ti avevo citato nessuno e m'hai detto che le mie visioni erano strampalate e distorte, ora ti cito per correttezza gli autori che le propongono e mi dici che copio le idee degli altri. Insomma sei proprio incontentabile. Sarai certamente di quelli ricci e capricci . Il problema è che anche tu durante le discussioni "strizzi l'occhio" e vuoi che uno come me non abbocchi all'invito? L'ipxe dixit (so per certo che sai di che sto parlando) per esempio, valeva per i grandi patristi (fondatori del pensiero cristiano) e il titolo era dato come forma di rispetto anche a Aristotele e a Platone (oggi le si chiamerebbero lauree ad honorem). L'autorevolezza del "E' lui che lo dice", oggi ha perso il rigore di "prova". Proprio così però non è mai stato, in realtà era più un modo per dare forza al proprio discorso, come oggi si fa quando si citano giornali o riviste per l'appunto autorevoli. Più tardi l'ipxe dixit divenne una vera e propria rottura di scatole per chi voleva provare ad innovare e allora cominciò pian piano ad essere utilizzato per tappare la bocca ai rompi scatole, ma tutto ciò accadde davvero tanti anni fa.
Se proprio vuoi darti l'aria di persona colta facendo citazioni in latino almeno vedi di farle corrette quell' " ipxe dixit " è semplicemente osceno.
Comunque " ipse dixit " è esattamente quello che hai fatto tu prendendo il pensiero di Pinco o di Pallino come dogma di fede. La tua sconcertante ingenuità sta proprio nel credere che l' " ipse dixit " si riferisca a un remoto passato mentre è proprio oggi che il conformismo del pensiero, la mediocrità del pensiero sono autentiche pestilenze.

Hurdler

Re: Modelli di relazione e discriminazione

Messaggio da Hurdler » lunedì 30 gennaio 2012, 7:17

Comunque, ripeto, trovo esilarante un omosessuale intellettivamente conformista, per esempio: ricordi che fino al 1973 l'autorevolissimo OMS classificava l'omosessualità come malattia mentale ?
Io è da un pò che cerco di spiegarti che la comunicazione non funziona così. Questa cosa del ping-pong continuo si chiama "escalation simmetrica" ed è una patologia della comunicazione, in cui i membri, essendo sullo stesso piano, si disconfermano a vicenda e siccome nessuno può avere la meglio sull'altro, si può come scrivi tu giocare a ping-pong finché uno dei due non schiatta però e pace all'anima sua (è il caso di dirlo per fortuna che si muore, che giramento mdi palle sarebbe altrimenti! ).
Per spiegare tu qualcosa a me dovresti, prima di tutto, essere capace di farla in prima persona, siccome tu non sai minimamente comunicare la tua pretesa di spiegarmi la comunicazione è semplicemente assurda.
So che mi odierai, ma devo per forza dirtelo è esattamente la visione della felicità di Aristotele quella di cui parli (è catartica questa cosa ). Per lui non esisteva né la colpa, né il peccato ovviamente (categorie tutte cristiane). Il bene per l'uomo era la sua felicità e la sua felicità era la piena realizzazione di sé. La fregatura della filosofica al contrario di quello che si crede non è che chiede sempre il "perché" delle cose, ma vuole arrivare al "che cosa". Lo stesso che prima ti aveva chiesto "che cos'è il bene", adesso chiede "che cos'è allora l'uomo". Per i greci l'uomo era un'animale razionale e dunque il bene risultava la realizzazione della propria natura in quanto soggetti razionali e politici (nel senso di polis=comunità). I cattivi per dirla semplice sono anche "stupidi" perché non si rendono conto di danneggiare innanzitutto se stessi prima che gli altri.
Le possibilità sono due: 1) tu non hai mai minimamente studiato Aristotele e la tua citazione fa il paio con quell' "ipxe dixit ", 2) tu non hai mai minimamente letto quello che io ho scritto.
Aristotele pone al centro di tutto, sopra a tutto la ragione, io odio proprio chi fa questo.
Io non ho mai minimamente parlato di felicità, di vivere bene, di equilibrio, di moderazione, di buon senso, di realizzazione di se come fa Aristotele.
Per Aristotele il malvagio è tale perché si allontana dalla ragione e si allontana perché è come ubriaco, folle, per me il malvagio, non solo può essere più lucido e razionale di Aristotele ma è Aristotele stesso a incarnare una forma del male con la sua ragione posta sopra a tutto che lo allontana dal sentimento; l'allontanamento di cui parlo io è un allontanamento emotivo da sé stessi.
Ultima modifica di Hurdler il lunedì 30 gennaio 2012, 8:44, modificato 1 volta in totale.

Rispondi