Come vi comportate con i ragazzi gay effemminati?

Che cosa significa essere gay
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editore
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da editore » mercoledì 21 marzo 2012, 0:41

boy-com, se l'esito di questa "terra di mezzo" è l'ennesima checca che va alla Corrida a fare l'imitazione sfranta della Carrà che balla "Ballo Ballo", allora sì che mi frega! dal momento che questi esiti demenziali hanno poi ricadure concrete su tutti i transessuali e omosessuali che in questa società ci stanno senza reanventarsi fenomeni da baraccone.

Se ti riempi di piercing e tatuaggi fino alla fronte, non puoi lamentarti se non ti prendono a far l'impiegato in banca o se ti fissano quanso vai in giro per strada; se ti poni nel ridicolo non puoi lamentarti di essere giudicato.
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progettogayforum
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 21 marzo 2012, 0:44

Cerchiamo di darci tutti una calmata, perché esasperare i toni non fa bene a nessuno. Prima di tutto lungi da me mille miglia poter dare giudizi negativi su persone transessuali, ne ho conosciute alcune da vicino che stimo e che apprezzo moltissimo, per coerenza, dignità e qualità umana di altissimo livello, ma queste persone non si sentivano gay, potrebbe essere successo magari nei momenti di maggiore incertezza, ma non sentivano realmente l'identità gay come propria. Anche nel forum abbiamo avuto esempi di persone trans serissime, ma questo mi sembra ovvio. Per carità, non mettiamo barriere a garantiamo a tutti il massimo rispetto ma non facciamo un unico brodo con componenti tanto differenti, questo non giova a nessuno. Non è un discorso di parole o di rifiuto, ma un dire che si tratta di cose diverse. Poi se si vuole rendere i concetti più elestici si può fare benissimo ma inevitabilmente la confusione aumenterà.

Alyosha
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da Alyosha » mercoledì 21 marzo 2012, 0:53

Se poi ti chiamano frocio e non ti danno in adozione un figlio, perché sei uno scherzo della natura e un pervertito non lamentarti con il cattivone omofobo che non capisce un tubo, perché infondo gli somigli più di quel che credi. Spegni la tv che fai prima, sapessi quante altre cose distorce lo spettacolo. I modelli di uomo e di donna che passano i vari Costantino e Belene (mi rifiuto di sapere come si scrive il suo nome) ti paiono modelli di uomini e donne più credibili e perché mai quando si tratta di gay dovrebbero farti vedere robba seria? Insomma prenditela con chi ti offre questa spazzatura da vedere o magari con te stesso che non cambi canale quando è così!

Project ma si devono chiamare per forza checche? E' l'unico modo per marcare la differenza? Non mi pare proprio carina da fare come cosa. E poi Editore e tanti altri anche più offensivi di lui, che ne sanno se sti tipi non si sentono donne dentro e sanno infondo di non essere gay, ma continuano la recita? Proprio come fa un gay che sa di non essere etero, ma continua lo stesso? Si accontantano di quelle poche occasioni che hanno per vestirsi da donne? Sai che coraggio ci vuole eventualmente ad uscire vestiti di casa da donne? Sapere che quello è il tuo vero modo di essere, ma che tutti ti prenderanno per il culo? Dico, questi qua hanno tutti parlato con editore? Ed eventualmenteè esattamente come dice editore, i gay poco convinti che sembrano più donne che gay devo giudicarli proprio io? Io che già devo guardarmi da quelli che giudicano me? Scusate ma ho di meglio da fare.
Poi sarò fortunato io, ma uno che parte come gay e ora sta pensando di farsi operare a 30 anni lo conosco. Solo che ha paura dell'operazione e non se la sente, di giorno è maschio, quando può (carnevale e gay pride) si veste da donna. Ci ho parlato quando è uomo e quando è donna. A parte lo sdoppiamento di personalità che non ti dico. Devo riconoscere che quando era vestito da donna era molto più solare e a suo agio. E lui stesso mi diceva che queste occasioni (carnevale e gay pride) erano quello in cui poteva vestirsi da donna, perché di andare vestito così nella vita normale non c'aveva il coraggio. Coraggio... Chiamiamolo coraggio. Ma avete idea di cosa significa andare in giro vestiti da donna? Un lavoro chi ve lo da? Un mutuo? Nessuno! Proprio perché c'é gente come editore che pensa che abbiano poco da lamentarsi e che se vogliono un lavoro devono vestirsi in modo "serio" (come se avere un percing e voler essere donna fossero la stessa cosa!). Ne conosco un'altro che di giorno fa il pescivendolo e la sera in una via dove può si veste da donna. Insomma pentoloni non ne faccio, ma neanche processi va! Il segreto e parlarci con la gente, invece di giudicarla apriori. Lo facevo già prima di scoprirmi gay, di perfetti idioti ne ho incontrati quanti ne dite voi, ma la gente più interessante è sempre stata quella marginalizzata e maltrattata, ha molte più cose da dire.
Immagino che siano i tipi come loro che danno tanto fastidio qua dentro. Se ci mancherebbe dover offendere i transessuali e massimo rispetto per loro e bla, bla, vari, perché dobbiamo offendere le "checche", che già solo la parola mi fa schifo? (lo sai che molta gente non capendo queste sottili differenze che fai, chiama checca anche noi?). Comunque ho già detto, mi dileguo promesso. Questo tipo di ragionamenti non mi piacevano già allora e personalmente li vedo soltanto rimarcati e di ciò mi dispiaccio enormente, mi rattristano e deludono, ma posso solo prenderne atto. Pazienza!
Un abbraccio a tutti e buona prosecuzione della discussione.

barbara
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da barbara » mercoledì 21 marzo 2012, 8:51

Ma perchè continuare a chiamare effemminato un atteggiamento che non rappresenta affatto la donna? Forse se iniziassimo a chiamarla teatralità, enfasi, eccentricità allora potremmo provare a discutere se ci risulta simpatico o no colui che si comporta così. Che sarebbe come dire se ci risulta simpatico il gay palestrato o quello interamente tatuato o quello che se ne va in giro fasciato di pelle nera stile Fronte del Porto, o il gay militante oppure il gay così poco appriscente che manco sei certo di averlo conosciuto oppure il gay new age o il gay poeta maledetto . Potrei andare avanti per ore.... :lol: perchè sono gli stessi tipi della popolazione generale . Non avete mai visto degli eterosessuali eccentrici e teatrali oppure fanatici della moda? Eterosessuali maschi che adorano il kilt tanto che imparano a suonare la cornamusa apposta per poterselo mettere?
Se a fronte di ciò smettessimo di usare l'aggettivo "effemminato" almeno potremmo dire di aver fatto un micropasso in avanti verso una società meno maschilista, che poi è quella che alimenta l'omofobia sia esterna che interna al mondo gay. Non è così difficile farlo...

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progettogayforum
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 21 marzo 2012, 11:42

Quello che dice Barbara mi sembra estremamente opportuno e realistico. Preciso non ho mai usato termini offensivi nei confronti di nessuno, ci mancherebbe altro! Invito anzi tutti quelli che vorranno partecipare alla discussione a mentenere un tono e un linguaggio adeguato.

SenzaPeso
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da SenzaPeso » mercoledì 21 marzo 2012, 18:30

A me piacerebbe capire il meccanismo per cui a certe persone gli atteggiamenti che vengono percepiti come "femminili" negli uomini danno fastidio..

"Maschile" e "femminile" alla fine sono solo categorie dettate dalla società. e non in tutte le società valgono allo stesso modo. In fin dei conti, chi lo dice che un certo modo di comportarsi, di vestirsi o di parlare è "femminile"?

Buffo è il fatto che in Giappone esiste un tipo di teatro chiamato Kabuki, in cui recitano esclusivamente uomini anche nei ruoli femminili, e che questi ragazzi dagli atteggiamenti e dall'aspetto femminili riscuotono un enorme successo anche tra uomini eterosessuali.

http://www.youtube.com/watch?v=U7q-mmTwcSg

Alyosha
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da Alyosha » mercoledì 21 marzo 2012, 19:44

Barbara anche a me piace più la questione se posta nei termini in cui la poni tu, la vedo svincolata da atteggiamenti omofobi e nella sostanza anche più centrale alla vera questione. C'è poco da fare non riesco a pensarla altrimenti. Che un gay definisca "checca" un altro gay, perché diciamo così se la passa peggio, mi ricorda troppo la storia degli immigrati del sud al nord, un tempo maltrattati e adesso precisini a sottolineare tutta la loro profonda differenza tra loro e i nuovi immigrati "stranieri". Nella mia vita mi è capitato di tutto. Dovreste sentire i discorsi che i rom albanesi (arrivati prima in Italia e adesso stanziali), fanno sui rom rumeni (provenienti dalla Romania, perché Rom e rumeni non sono sinonimi). Erano pure più xenofobi di molti italiani per intenderci. Insomma certi meccanismi non sono neanche troppo difficili da spiegare. E bisogna prenderne le distanze con convinzione. "Checca" è l'espressione con cui un etero omofobo definisce un gay e un gay per coerenza se reputa offensivo quel modo di parlare su di lui, non dovrebbe rivolgersi con questi termini a nessuno, figurarsi altri gay, per quanto diversi da lui.
Se a fronte di ciò smettessimo di usare l'aggettivo "effemminato" almeno potremmo dire di aver fatto un micropasso in avanti verso una società meno maschilista, che poi è quella che alimenta l'omofobia sia esterna che interna al mondo gay.
Questa è poi la mia assoluta convinzione, omofobia e maschilismo hanno la stessa identica radice!

Senza peso la cultura orientale mi affascina da più punti di vista, quella visione dell'uomo "effemminato" (in ogni cartone giapponese praticamente ne trovi uno) è anni luce distante dalla nostra, mi affascina ed è fuori dai connotati caricaturali ed esibizionisti, che pure connotano la nostra visione dell'effeminato. Ci separa un abisso purtroppo da quella visione del mondo, molto più conciliata con se stessa. La nostra cultura occidentale nasce nella diseguaglianza e vive nell'inriconciliazione, o meglio nell'idea che la conciliazione sia da rimandare in un al di là distante da noi. Anche per me "mascolino" e "femmineo" hanno connotati più culturali che fisiologici e in questo senso sono attributi che prescindono dall'uomo e dalla donna e dall'orientamento sessuale.
Project ti ringrazio per la puntualizzazioni, perché alla base certi modi di esprimere e giudicare altra gente, che vuoi come vuoi non fa male a nessuno se non al più a se stessa, proprio non mi vanno giù e sono la sostanza del mio profondo disappunto.

Calymero
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da Calymero » mercoledì 21 marzo 2012, 22:56

Concordo, e apprezzo l’invito di Project a moderare i toni.
Quello che dice Barbara è sensato e realistico, si tratta di espressioni che fanno parte della varietà del genere umano. Così come esistono uomini etero mascolini e rudi e altri modaioli e damerini, oppure nerd e intellettualoidi, o sportivi e pratici (e via discorrendo), ci sono gay effeminati (o come li vogliamo chiamare) e gay che non lo sono. E sicuramente la maggior parte delle persone che frequentano questo forum non si identificano nei primi, oppure non ne condividono gli atteggiamenti, lecito anche questo.
Ma francamente non vedo perché dovrebbero infastidire, o dire che non sono veri gay, oppure addirittura essere oggetto di scherno e apostrofati con termini offensivi.
Come ha fatto notare boy-com, il confine tra certe opinioni e la discriminazione è sottile, ed in un forum dove dovrebbe esserci per definizione tolleranza stride ancor di più.

barbara
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da barbara » giovedì 22 marzo 2012, 8:07

Calymero ha scritto: il confine tra certe opinioni e la discriminazione è sottile, ed in un forum dove dovrebbe esserci per definizione tolleranza stride ancor di più


Molto bella questa frase. Ma cos'è la tolleranza? Essere tolleranti per me è un obiettivo. Vorrei dire un ideale, poichè giudicare , aver preferenze viene così automatico che è necessario un percorso molto faticoso per avvicinarsi al non giudizio. Essere tolleranti significa anche accettare che qualcuno sia infastidito da ciò che non infastidisce me. Se un certo comportamento suscita rabbia disagio, imbarazzo, repulsione a qualcuno che non sono io , essere tolleranti significa prenderne atto senza giudicare . Le emozioni non sono nè giuste nè sbagliate: semplicemente esistono.
Invece quando si provano queste emozioni (capita a tutti , me compresa in certe situazioni) credo si possa dire di essere tolleranti nella misura in cui le si accetta come parte di sè , resistendo alla tentazione di ribaltarle sulla persona che le ha originate .
Sottolineo che è un percorso, un punto di arrivo verso il quale nel mio piccolo tento di procedere, cadendo tuttavia molto spesso... com'è umano che sia.

Alyosha
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Re: ma come vi comportate con i ragazzi effemminati?

Messaggio da Alyosha » giovedì 22 marzo 2012, 8:54

Barbara "tolleranza" è una parola che non mi piace perché presuppone un dislivello, più che tollerare il diverso, bisogna "includerlo", cioè elaborare insieme a lui un orizzonte comune. Però al di là di questa precisazione vedo anch'io la cosa allo stesso modo. Nessuno nasce aperto alla diversità, predisposto ad essa, tutti noi veniamo educati fin da bambini ad essere più o meno predisposti verso alcune cose e letteralmente inorriditi verso altre. Riceviamo vale a dire in dote un pò dalla famiglia, un pò dallo sfondo culturale che abitiamo, un bagaglio di convinzioni personali, sulle quali fonderemo le nostre interpretazioni del mondo. Il rinnovamento e la capacità di determinare cambiamenti fuori e dentro di sé, passa sempre dal movimento innanzitutto interno per cui ci apriamo con sguardo nuovo a cose che prima ci inorridivano (nel senso che causano in noi questa sorta di "moto di pancia"). Questo non vale solo per l'omosessualità, dove tutti noi, ob torto collo mi verrebbe da dire, ci siamo visti costretti a praticare questa sorta di trasvalutazione di valori, ma vale un pò per tutto. Questa è la vera sostanza di ogni cambiamento, questa capacità di aprirsi, interrogarsi, confrontarsi, mescolarsi con l'altro, senza il timore di venir "macchiati" da lui.
La prova che il confronto con la diversità è una questione innanzitutto di educazione al diverso per me sono proprio episodi come quelli che ho segnalato in questa discussione: gente che in linea di principio, giacché essa stessa vittima, dovrebbe dimostrarsi inclusiva non lo è, proprio perché essa stessa è stata educata in un certo modo. Si è vittime del pregiudizio due volte, la prima quando lo si subisce, la seconda quando lo si ribadisce su altri. Insomma "accettazione" e "rifiuto" non dovrebbero essere affidate al sentimento spontaneo che il diverso innesca in noi, ma questo stesso sentimento andrebbe educato. Al contrario di quello che si crede, infatti, esiste e come una possibilità di educare al sentimento e questo forum ci prova in continuazione tra l'altro; educare nel senso originario di "condurre fuori", lasciar emergere nel modo migliore. Ho sempre creduto nel valore strategico dell'educazione così intesa, come perno e crocevia di qualunque possibilità di cambiamento reale e sostanziale di una società o sistema culturale. Questo forum che da più punti di vista, nel suo piccolo, si pone l'obiettivo di predisporre ad un rinnovamento culturale riguardo al tema dell'omosessualità, non può e non deve rinunciare a finalità pedagogiche di questo genere. Questo è il mio personale punto di vista ovviamente.

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