Ho passato gran parte della mia adolescenza nella finzione: pensavo,o mi era più facile pensare,d’essere etero.Vivendo in un ambiente omofobo pensavo che essere gay fosse una patologia da curare,un “qualcosa di sbagliato in sé”. La mia famiglia è profondamente cattolica e con una mentalità chiusa e questo non ha di certo favorito la mia accettazione. Sono stato fidanzato con qualche ragazza ma vivevo il tutto più come un’imposizione che come un qualcosa di positivo. Mi sentivo come imprigionato,chiuso in una gabbia e,inevitabilmente,finivo per lasciarle. In un primo momento pensai di non aver trovato la ragazza giusta per me e,quindi,continuavo nella mia ricerca. Forse,più che ricerca,la dovrei definire come una “prova della mia eterosessualità”. Ovviamente sentivo la pressione,anche se dura tuttora,del dover trovare,a tutti i costi,una ragazza con la quale stare. Anche le domande,sempre più ambigue,della mia famiglia contribuivano ad accrescere l’ansia in cui quotidianamente vivevo. “ Perché non ti fidanzi? Quella tua amica mi piace tanto: a te no? Hai qualcosa che non va?”. E così via. Mi davo sempre la colpa del fatto d’essere stato troppo timido e del non essere come tutti gli altri ragazzi. Trovandomi una ragazza avrei fatto contenta la mia famiglia ma non me stesso. Spesso pensavo, fra me e me: “ vedrai che,una volta trovata una ragazza,questa brutta storia passerà,definitivamente”. Ne ero profondamente convinto.
Tutto questo è andato avanti fino ai 17 anni e mezzo circa. Ad un certo punto mi sono stufato di mentire a me stesso ed ho accettato,con rassegnazione,il mio stato(anche se,per un periodo,pensavo d’essere bisessuale). Ovviamente soltanto fra me e me. Non nascondo,però,che desideravo fortemente avere una famiglia,come tutti gli altri,con una moglie e con dei bambini. La mia ricerca di una ragazza era,fortunatamente,finita e con essa gran parte dell’ansia.
Arrivato adesso,a 18 anni,sono stanco di mentire agli altri,alla mia famiglia,ai miei amici ma anche a me stesso. Finalmente alcuni episodi della mia infanzia cominciano ad avere un senso e soltanto adesso capisco il mio non interesse verso le ragazze. Forzarmi eterosessuale era un bisogno esterno più che interno. Con l'accettazione della mia omosessualità sono subentrate la paura e l'incertezza. Non sapevo a chi rivolgermi né cosa fare. Alla fine sono arrivato alla conclusione che non l’avrei mai detto a nessuno. Non so se questo sia un bene o un male ma penso che la mia famiglia non capirebbe.In questo periodo vivo alcuni momenti di stabilità,nei quali sono contento d’essere così,ed altri di profonda instabilità nei quali vorrei essere etero. Alcune mattine vorrei svegliarmi e vedere che tutto questo è stato soltanto un incubo. Vorrei piangere ma non ci riesco. Il problema,però, non sono io ma gli altri. Forse dovrei fregarmene del giudizio altrui ma ancora non ci riesco. Alcuni giorni,poi,faccio fatica a guardarmi allo specchio e penso :” perché proprio a me?”. Fortunatamente,poco dopo,la mia parte razionale subentra e stabilisce nuovamente il controllo : “ essere gay non è mica una colpa!”.
Nonostante gli innumerevoli ostacoli che la vita quotidianamente presenta, non voglio perdere la fiducia in un futuro migliore

Ps: Avrei voluto scrivere qualcosa di più profondo ma proprio non ci sono riuscito. Grazie a tutti quelli che leggeranno questo post
