rapporti d'infanzia coi genitori

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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giorgio82
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rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da giorgio82 » domenica 5 agosto 2012, 2:52

Ciao a tutti. l'altra sera sono uscito con un ragazzo che ho trovato molto interessante. Siamo rimasti parecchio a parlare.
Lui è molto inserito nella realtà gay. Tra le mille cose di cui abbiamo parlato è venuto fuori il discorso del rapporto coi genitori nell'infanzia.
Lui dice che la gran maggioranza delle persone che ha conosciuto ha avuto rapporti difficili col padre (distaccato) e madre (asfissiante). Anche per lui è stato così. Dagli esempi che ha fatto mi son ritrovato in tante situazioni.
Per me era un concetto archiviato, anche perchè mi pare sia la base delle teorie riparative... Però boh, lo trovo interessante, vorrei far 4 chiacchiere con mio padre quando ne trovo l'occasione.
Voi cosa ne pensate. Avete vissuto anche voi situazioni simili? Credete sia davvero possibile che queste situazioni possano determinare l'orientamento sessuale?

Alyosha
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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da Alyosha » domenica 5 agosto 2012, 3:19

Si giorgio per quello che è la mia situazione ti posso confermare, madre oppressiva e padre assente e se devo essere sincero fino infondo è stata la cosa che più mi ha turbato delle teorie riparazioniste.
Due sole cose posso dirti, sono in terapia, sto cercando di risolvere questo tipo di relazioni, quindi in teoria dovrei "guarire" mentre di fatto questo percorso sta lasciando emergere con pi chiarezza il mio desiderio. L'altra cosa che mi era venuta in mente a proposito, sempre in riferimento alla mia esperienza, è che so con assoluta certezza che mio padre si è allontanato da me perché aveva capito fossi gay. Mi chiedo solo se avere un padre assente sia la causa della propria omosessualità o l'effetto. Mio padre non brilla certo per capacità di stabilire relazioni con i figli, però confrontando il rapporto che aveva con il maggiore e quello che ebbe allora con me, resta il fatto che proprio non c'è paragone, d'istinto proprio mi allontanava. Per dirti d'estate mio fratello lavorava con lui in fabbrica io dovevo cercarmi un lavoro per conto mio, che significava entrare in tutti i negozi, bar, meccanici, macellerie della zona per cbhiedere se avevano bisogno di ragazzi per lavorare. Sosteneva fossi troppo piccolo per lavoraare con lu, ma questo infondo va bene il primo anno che lo dice, già il secondo avevo l'età di mio fratello l'anno prima, ma niente da fare. Insomma un senso di rifiuto chiaro, c'è l'ho sempre avuto. E d'altra parte in famiglia siamo quattro maschi e che io sappia un solo gay. Questo è quello che mi viene da dirti guardando alla mia esprienza, fuori da ogni teoria o ragionamento.

giorgio82
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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da giorgio82 » domenica 5 agosto 2012, 9:56

Alessio,ma a che età tuo padre ha capito che eri gay? Io questo rapporto diciamo "squilibrato" coi miei lo ricordo fin da piccolo.
Un giorno parlando con mio padre faceva accenno ad un trattamento poco piacevole di mia madre rispetto mio fratello più grande (si parlava del loro rapporto di coppia e m'ha in pratica fatto capire che il suo atteggiamento verso di noi tendeva ad equilibrare quello di mia madre).
Un mio amico etero mi ha detto d'aver avuto lo stesso tipo di rapporto coi suoi genitori. Eppure è etero...

Alyosha
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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da Alyosha » domenica 5 agosto 2012, 10:20

Mio padre ha avuto sospetti dacché io ne abbia memoria. Poi lui è uno abbastanza razionale e affetto da stitichezza emotica di suo, quindi tende a ragionare molto nelle cose. Però io ho capito che i problema era quella sui 17 anni, prima non sapevo di che si trattasse, percepivo sin da sempre questo suo distacco, direi proprio schifo per i miei comportamenti e il mio modo di essere. C'è gente che magari non ragiona tanto sulle cose come fa lui e semplicemente si mostra distaccato e non sa neanche lui perché. Dico ognuno di noi comunica molte più cose di quelle che crede, soltanto la più piccola parte arriva alla coscienza e si traduce in parole. Ognuno di noi comunica ciò che è, vuole o si aspetta dall'altra persona milioni di volte e l'altro a sua volta fa così. Dico per un gay, nel contesto in cui viviamo non è poi così difficile, ritrovarsi una padre distaccato e di conseguenza una madre che copre quasi per osmosi il vuoto che l'altra figura ha lasciato.
Come ti ho già detto tenderei a vedere questa del padre stronzo più un effetto che una causa, quanto alla madre possessiva insomma, chi in Italia non na ha una? :mrgreen: Poi te l'ho detto ho altri tre fratelli che se così fosse dovrebbero essere anche loro gay. E poi vedi non è solo quello.
Sarebbe interessante vedere se questa situazione familiare sussiste anche in luoghi dove l'omosessualità è accettata. Luoghi che al momento non esistono, visto che la lotta per i diritti gay è recentissima e la generazione precedente alla nostra era dapertutto omofoba.

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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da progettogayforum » domenica 5 agosto 2012, 13:08

Provo a dire la mia. Mio padre non c’è più da parecchi anni ma per me è stata una presenza fondamentale, da lui ho ricevuto una educazione morale nel senso più serio del termine. Ci volevamo bene e tra noi c’era un senso di stima reciproca profonda. Con me è sempre stato affettuoso, ricordo ancora con molta emozione l’abbraccio strettissimo che ci scambiavamo alla mezzanotte di Natale o nelle altre feste e in moltissime altre occasioni, diceva che quegli abbracci gli servivano per ricaricarsi spiritualmente. Credo di avere preso moltissimo da mio padre, ancora adesso rivedo in tanti miei atteggiamenti i suoi modi di parlare e di agire. Mi ha lasciato sempre libero e ha cercato di valorizzare in ogni caso le mie scelte. Non so se abbia capito qualcosa del fatto che fossi gay ma penso che l’abbia capita anche se non ne ha mai parlato. È arrivato ad andare a vivere in un’altra casa con mia madre per lasciarmi la massima liberà, io li andavo a trovare ogni volta che avevo un momento libero e mi sono sentito sempre accolto col massimo calore. Se sono gay non dipende di certo dal padre assente. Mio padre non è stato mai assente e ha vissuto sempre e solo per la famiglia. Il giorno in cui è morto gli ho detto che ero fiero di avere avuto un padre come lui, gli si sono fatti gli occhi lucidi e mi da detto che ringraziava il Padre Eterno di avergli dato un figlio come me! Ed eravamo sinceri entrambi. Mi rendo conto di essere stato molto fortunato.

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riverdog
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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da riverdog » domenica 5 agosto 2012, 14:24

Presente! Padre assente, anche se madre non esageratamente oppressiva. (E di fatto unico maschietto tra fanciulle: alone di mistero e curiosità -anche fisica- verso il gentil sesso del tutto inesistente!) :lol:
Chiaro che non può essere una regola generale (il post di Project lo conferma!! ....bellissimo tra l'altro!), ma secondo me un fondamento c'è, è una cosa troppo comune, ad a mio parere, il fatto che tale teoria sia stata utilizzata per sponsorizzare terapie riparative è insignificante, perché comunque non vedo cosa possa cambiare riguardo l'irreversibilità della situazione.
Poi che possa esserci una componente congenita è più che plausibile.
Ci si arrabbia per gli stereotipi ma un fondo di verità c'è quasi sempre.... sfido a confrontare la percentuale di ragazzi etero appassionati di calcio e la medesima percentuale di ragazzi omosex.... tanto per fare un esempio.... ma potrei menzionare (in verso contrario) anche l'interesse per forme d'arte come la musica classica. Per un campione -magari troppo ristretto- che ho potuto visionare, è la statistica che parla.

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Nico89
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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da Nico89 » domenica 5 agosto 2012, 15:43

La teoria secondo cui l'omosessualità sia conseguenza di un padre assente e di una madre asfissiante è un rielaborazione semplicistica della teoria freudiana sull'omosessualità, fra l'altro mai dimostrata con certezza e alquanto incerta avendo l'omosessualità una sicura base genetica, pur di natura multifattoriale.
In ogni caso, riguardo a questa ipotesi, che d'altronde è furbescamente alla base delle teorie riparative, vorrei riportare, se me lo consentite, quanto letto in un'altra discussione di un altro sito (in corsivo la discussione originale):

Freud era un clinico; a lui si rivolgevano persone che soffrivano. Supponi di essere Freud e di basare la tua idea dei medici solo a partire dai medici che entrano nel tuo studio e ti raccontano di stare male di essere iperattivi e sentirsi emotivamente distanti dai pazienti… Dirai (sbagliando) che tutti i medici sono distanzianti, freddi etc. etc… insomma, Freud basava le sue IPOTESI su un campione viziato e non significativo.

1) L'approccio di Freud era squisitamente clinico e basato su pazienti che vivevano un profondo conflitto con la propria omosessualità.

Inoltre, tieni presente un’altra possibilità. Se è vero (come credo) che siamo nati gay, i nostri padri e le nostre madri se ne sono accorti molto presto – negando a se stessi questa realtà. Come reagirebbero i padri intuendo l’omosessualità dei figli maschi? molto probabilmente allontanandosi emotivamente dal figlio che li imbarazza e con cui non hanno molto in comune (sport, calcio, macchine … donne) – ed ecco il padre distante. E la mamma? probabilmente sentirà di dover rispondere con più cure ad un figlio “diverso” e sentito come “malato”.

2) Poichè, come credo, gay si nasce, è possibile che i nostri genitori l'abbiano capito fin da subito, anche inconsciamente, e che abbiano potuto reagire di conseguenza. Il padre allontanandosi da un figlio che sentono come "estraneo", la madre assumendo atteggiamenti più protettivi nei confronti di un figlio sentito come "diverso".

INOLTRE, noi maschietti gay abbiamo chiesto emotivamente ai nostri papà molto più di quanto chiedano i maschietti etero. A sei anni tu sognavi di baciare il vicino, ma se restiamo in ambito freudiano quei desideri ed emozioni avresti potuto provarle anche verso tuo papà (si chiama complesso di Edipo): figurati come poteva prenderla tuo padre! Solo allontanandoti (ci) come esserini moto pericolosi! Ed ecco di nuovo il padre “assente”!

3) Noi gay possiamo rivolgere il complesso di edipo verso nostro padre, diversamente dagli etero, chiedendogli una spesa emotiva supplementare, che può appunto dare luogo a un maggiore distanziamento da parte sua.

DA ULTIMO, tieni presente che i padri assenti e le madri invasive e che suppliscono il ruolo del coniuge sono all’ordine del giorno in Italia. Se Freud avesse ragione saremmo gay al 90%!


4) In Italia padri assenti (per lavoro?) e madri invasive sono la normalità. Basta guardarsi intorno, allora dovremmo essere tutti gay?

Riguardo alla mia esperienza, ho sempre avuto un ottimo rapporto con mio padre, pur con alti e bassi, e lo sento a me vicinissimo, nonostante tutto. Riguardo a mia madre, potrei definirla asfissiante, ma è un termine odioso a mio parere, un termine che non tiene affatto conto della dimensione umana e familiare in cui un ragazzo può venire a trovarsi, anche con lei ho un ottimo rapporto. Se lei è invasiva, lo è come quella di tutte le persone che conosco, ma non tutte le persone che conosco sono gay.

Concludendo, a mio parere l'idea che l'omosessualità sia conseguenza del padre assente e della madre invadente è un'emerita idiozia che come tutti i luoghi comuni senza fondamento trova terreno fertile nel "sentito dire" e "è stato così per me".

giorgio82
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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da giorgio82 » domenica 5 agosto 2012, 18:04

Beh...è una possibilità! Stadi fattoche io questa cosa in parte l'ho vissuta. Mia madre era asfissiante. Nel rapporto tra me, i miei e mio fratello io ero il "cocco" di mia madre, mio fratello di mio padre. In qualsiasi caso per mia madre avevo ragione io, mio padre dava spesso ragione a mio fratello.
Sentivo questo peso come anche il peso di una sorta di complesso di inferiorità riguardo mio fratello, più grande e che riusciva meglio in alcune cose.
Poi non so, forse sono solo situazioni normali e son tutte cazzate, ma questa cosa mi sta provocando un pò d'ansia...

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riverdog
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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da riverdog » domenica 5 agosto 2012, 18:20

Bella analisi! L'unica cosa che vorrei sottolineare, riprendendo il punto numero quattro, e che ovviamente si sta ipotizzando su di una possibile concausa, è ovvio che quanto sostenuto da Freud da solo non può reggere.

PS Poi a dire il vero, non mi sono mai posto il problema più di tanto.... magari Lassù un angelo bendato ha estratto a sorte dei bigliettini da un sacchetto, e tra questi ce n'era uno con scritto 'riverdog'.... ma ormai è fatta, e preferisco concentrarmi su questioni sulle quali posso incidere, o perlomeno provarci....

PS2 ....infatti non mi spiego l'ansia di Giorgio.... Se anche fossero state questioni ambientali che cosa cambia?!

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Tom
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Re: rapporti d'infanzia coi genitori

Messaggio da Tom » domenica 5 agosto 2012, 20:05

PRIMA PARTE.
Questo post di giorgio82 penso offra spunti di riflessione interessanti. Nel mio caso devo dire di esser stato molto fortunato e di aver sempre avuto un ottimo rapporto con entrambi i genitori. Mio padre è la persona a cui devo la massima gratitudine in assoluto, anzi: se proprio dovessi appuntargli qualcosa è di esser stato troppo presente, ma non nel senso che sia stato soffocante o oppressivo. Di sicuro sia lui che mia madre sono un po' troppo curiosi: fanno molte domande su cosa faccio, come va il lavoro, che amici incontro... e non sempre voglio o posso rispondere (per esempio alla domanda su cosa sto scrivendo al pc in questo momento). Con l'espressione "troppo presente" intendo dire che mio padre ha sempre voluto prendersi carico dei miei problemi e delle mie preoccupazioni cosa che ha fatto quasi sempre di sua iniziativa e che molto di rado gli ho chiesto io esplicitamente, il che da una parte mi è stato molto utile e comodo ma forse mi ha reso un po' fragile e insicuro nell'affrontare alcune stiuazioni da solo. Ciò che però ritengo davvero importante è che mio padre si sia sempre sforzato di capirmi e abbia sempre valorizzato e incoraggiato i miei interessi, le mie idee e il mio modo di essere e di pensare lasciandomi completamente libero, anche di sbagliare. Probabilmente per carattere non avrò mai il coraggio di dirgli di essere omosessuale ma alla fine mi basta e rende felice la consapevolezza del fatto che se glielo dicessi, malgrado lo stupore iniziale, mi spronerebbe certamente anche in questo caso a realizzare ciò che desidero. Purtroppo so bene che la mia situazione è privilegiata e non è fra le più comuni. Penso ad esempio ad un cugino (etero) della mia stessa età che ha avuto sempre una sorta di terrore reverenziale verso suo padre, uno zio che a me è sempre stato antipatico. Non ricordo di una volta che questo zio (uomo autoritario, poco comunicativo e soggetto a violenti scatti di ira improvvisa) si sia rivolto a mio cugino se non per rimproverarlo o umiliarlo. Ormai credo che mio cugino e mio zio si vedano non più di una volta al mese, ma giusto per abitudine ed inerzia: è triste ma non penso proprio abbiano mai avuto qualcosa da dirsi. Pertanto, facendo riferimento alla mia esperienza, questo schema ricorrente proposto dai sostenitori delle terapie riparative del ragazzo omosessuale con padre assente non mi sembra affatto una descrizione efficace o per lo meno esaustiva della grande varietà di situazioni possibili. Più volte, anche in altri siti a tema omosessuale ho letto di domande simili a quella di giorgio82, e le risposte sono state fra le più varie e l'avere avuto un padre distaccato e una madre asfissiante è solo una delle possibilità. Intanto sono curioso di leggere altre risposte qui. L'impressione che ho sempre è che si otterrebbero più o meno le stesse risposte ponendo la domanda a persone etero: è brutto dirlo, ma osservo sempre più spesso fra i miei coetanei (etero o omosessuali) difficoltà e conflitti più o meno profondi nei rapporti con la famiglia e i genitori. Non ho mai letto studi statistici seri su questo tema, ma mi sembra molto poco verosimile affermare che la maggior parte dei ragazzi omosessuali abbia avuto un padre assente. E anche se quest'affermazione fosse vera, non basterebbe comunque a convalidare la tesi dei sostenitori delle terapie riparative che l'omosessualità maschile è causata da un padre assante. Ad esempio il saggio satirico "Il libro sacro del prodigioso spaghetto volante" mostra una prima tabella sulla diminuzione del numero dei pirati dal 1800 al 2000 e una seconda sull'aumento della temperatura media dal 1800 al 2000. Dovremmo forse dedurre che le pirateria tiene bassa la tempratura? L'unica affermazione che penso potrebbe avere un senso è che c'è una leggera correlazione positiva fra l'omosessualità e un rapporto conflittuale con il padre o con entrambi i genitori. Questo penso potrebbe avere una spiegazione molto semplice: a parità di condizioni un ragazzo omosessuale, specie se vive una famiglia con mentalità chiusa o omofoba, svilupperà più facilmente conflitti o difficoltà di comunicazione con i genitori.
Ultima modifica di Tom il lunedì 6 agosto 2012, 20:53, modificato 1 volta in totale.
"La vita giusta è quella ispirata dall'amore e guidata dalla conoscenza"
(B.Russell)

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