qui vorrei condividere con voi qualcosa in più su di me, 'che in presentazione sono stato un po' stringato ^^
Dunque, come vi ho accennato, riguardo al coming out sono stato molto fortunato, o meglio dovrei dire che ho due genitori straordinari, che non hanno esitato ad accettare il mio orientamento.
Anche con le mie amiche del liceo è andata bene. In realtà una certa circostanza ha reso il tutto molto più facile: una di loro ci aveva presentato una sua nuova amica spiegandoci che l'avremmo vista spesso dal momento che già da qualche mese stavano insieme. E' stata molto coraggiosa perché né io né le altre sapevamo ancora nulla, ma la reazione è stata ottima, eravamo tutti felici per lei. Si vedeva già che erano legate da un sentimento forte ed equilibrato tanto che sono ancora insieme

La cosa mi aveva riempito di gioia, perché io non avevo ancora parlato con nessuno di me e improvvisamente scoprivo che potevo farlo tranquillamente e con la certezza di essere compreso.
I casi della vita.. ...chi se lo sarebbe mai aspettato?
Il rapporto con questa mia amica è stato ed è ancora un importante riferimento.
Con i miei non è stato altrettanto facile per me.
Ero tesissimo, terrorizzato dalle possibili reazioni da parte loro, anche perché il nostro rapporto è sempre stato molto stretto.
Da anni ormai tentavo di introdurre il discorso, ma ogni volta che arrivavo al dunque, le mie paure mi frenavano. Seguiva un lungo periodo di depressione, rassegnazione a dover vivere dietro quella maschera che in molti, penso, abbiamo portato.
Non ne potevo più, la cosa si era ripetuta non so più quante volte, non riuscivo a guardarli in faccia, mi sentivo in colpa verso me stesso e verso di loro. Nascondere la sofferenza era diventato molto più difficile e spesso mi chiedevano "Che hai? Sei triste" e non so dove trovassi ancora la forza di inventare scuse.
Così un giorno del novembre 2009 mi sono risolto a scrivere una lunga lettera per dire finalmente tutto quello che avevo tenuto dentro . "Vada come vada, ne devo uscire", pensavo. La mattina l'ho lasciata al centro del tavolo con scritto "importante" e sono andato all'università.
La sera avevo paura di tornare a casa, di scoprire di che morte dovevo morire.
Abbiamo parlato tanto quella sera. Ho capito subito quanto mi ero sbagliato a dubitare di loro: erano molto preoccupati ovviamente, per tutte le difficoltà cui immancabilmente sarei andato incontro a causa dell'omofobia, ma quello che contava era la mia felicità.
Da tempo frequentavo forum, leggevo storie, vedevo film, insomma mi ero guardato intorno e avevo visto tanta sofferenza, riguardo al coming out in famiglia e temevo che lo stesso potesse capitare nel nostro caso. Invece con mia grande sorpresa avevo il loro pieno appoggio. Ero troppo felice e come uno scemo continuavo a piangere...

Ecco, questa è la mia esperienza, dovrei essere felice, saltare di gioia per la fortuna immensa che ho avuto. Però sento che ancora manca qualcosa, forse semplicemente un confronto più diretto e serio proprio con altri ragazzi come me, non lo so.
Certo c'è la mia amica, diciamo pure migliore amica ormai, con cui posso parlare, alla fine abbiamo condiviso molte esperienze, credo, prima del coming out. Però mi piacerebbe anche ampliare gli orizzonti. Penso sia indispensabile per maturare una maggiore consapevolezza di sé.
Per ora ho capito diverse cose che mi hanno aiutato a superare molte ingenuità e forse anche qualche pregiudizio, ma sento che posso fare di più.
Purtroppo la nostra condizione comporta una maturazione precoce dal punto di vista sociale, essendo costretti da subito a prendere atto di quanto l'ignoranza possa ferire e a realizzare, poi, di avere meno diritti, perché la nostra dignità di persone non viene riconosciuta.
Tuttavia sul piano relazionale credo che l'isolamento a cui siamo costretti finché non si superano le proprie fragilità e si trova la forza di reagire, chiedendo aiuto, al limite, a chi più sentiamo vicino, comporti un ritardo.
Almeno nel mio caso: sì è vero che sono introverso di natura, ma molte incertezze, timori e una leggera asocialità potrebbero essere indotti. Il fatto di vivere in un certo senso "nascosti" per un periodo comunque importante della nostra formazione non è una passeggiata. Per me è stato lunghissimo, dal momento che ho preso pienamente coscienza del mio orientamento intorno ai 12/13 anni, ma inconsciamente lo sapevo da molto prima. Già dagli 8 anni mi sentivo diverso e intuivo che non avrei avuto la vita facile.
Per tutto questo tempo è stato come avere una doppia personalità: quella da mostrare e quella da difendere. Solo che a forza di essere quello che gli altri vogliono vedere si può finire per perdere di vista la propria vita e scoprire che neanche uno sforzo grande come il coming out possa restituirtela del tutto.
La paura più grande è che possa perdersi un valore come la spontaneità, fattore fondamentale di una vita serena.
Riconosco, comunque, che non posso davvero lamentarmi di come è andato il primo passo ^v^
Voi come avete vissuto il post-coming out? Si sono risolti magicamente tutti i problemi o avevate ancora dubbi irrisolti?
