Che succede dopo?

La difficoltà di uscire allo scoperto
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ema88
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Che succede dopo?

Messaggio da ema88 » mercoledì 24 ottobre 2012, 15:13

Ciao
qui vorrei condividere con voi qualcosa in più su di me, 'che in presentazione sono stato un po' stringato ^^

Dunque, come vi ho accennato, riguardo al coming out sono stato molto fortunato, o meglio dovrei dire che ho due genitori straordinari, che non hanno esitato ad accettare il mio orientamento.

Anche con le mie amiche del liceo è andata bene. In realtà una certa circostanza ha reso il tutto molto più facile: una di loro ci aveva presentato una sua nuova amica spiegandoci che l'avremmo vista spesso dal momento che già da qualche mese stavano insieme. E' stata molto coraggiosa perché né io né le altre sapevamo ancora nulla, ma la reazione è stata ottima, eravamo tutti felici per lei. Si vedeva già che erano legate da un sentimento forte ed equilibrato tanto che sono ancora insieme :D
La cosa mi aveva riempito di gioia, perché io non avevo ancora parlato con nessuno di me e improvvisamente scoprivo che potevo farlo tranquillamente e con la certezza di essere compreso.
I casi della vita.. ...chi se lo sarebbe mai aspettato?
Il rapporto con questa mia amica è stato ed è ancora un importante riferimento.

Con i miei non è stato altrettanto facile per me.
Ero tesissimo, terrorizzato dalle possibili reazioni da parte loro, anche perché il nostro rapporto è sempre stato molto stretto.
Da anni ormai tentavo di introdurre il discorso, ma ogni volta che arrivavo al dunque, le mie paure mi frenavano. Seguiva un lungo periodo di depressione, rassegnazione a dover vivere dietro quella maschera che in molti, penso, abbiamo portato.
Non ne potevo più, la cosa si era ripetuta non so più quante volte, non riuscivo a guardarli in faccia, mi sentivo in colpa verso me stesso e verso di loro. Nascondere la sofferenza era diventato molto più difficile e spesso mi chiedevano "Che hai? Sei triste" e non so dove trovassi ancora la forza di inventare scuse.
Così un giorno del novembre 2009 mi sono risolto a scrivere una lunga lettera per dire finalmente tutto quello che avevo tenuto dentro . "Vada come vada, ne devo uscire", pensavo. La mattina l'ho lasciata al centro del tavolo con scritto "importante" e sono andato all'università.

La sera avevo paura di tornare a casa, di scoprire di che morte dovevo morire.

Abbiamo parlato tanto quella sera. Ho capito subito quanto mi ero sbagliato a dubitare di loro: erano molto preoccupati ovviamente, per tutte le difficoltà cui immancabilmente sarei andato incontro a causa dell'omofobia, ma quello che contava era la mia felicità.
Da tempo frequentavo forum, leggevo storie, vedevo film, insomma mi ero guardato intorno e avevo visto tanta sofferenza, riguardo al coming out in famiglia e temevo che lo stesso potesse capitare nel nostro caso. Invece con mia grande sorpresa avevo il loro pieno appoggio. Ero troppo felice e come uno scemo continuavo a piangere... :)


Ecco, questa è la mia esperienza, dovrei essere felice, saltare di gioia per la fortuna immensa che ho avuto. Però sento che ancora manca qualcosa, forse semplicemente un confronto più diretto e serio proprio con altri ragazzi come me, non lo so.
Certo c'è la mia amica, diciamo pure migliore amica ormai, con cui posso parlare, alla fine abbiamo condiviso molte esperienze, credo, prima del coming out. Però mi piacerebbe anche ampliare gli orizzonti. Penso sia indispensabile per maturare una maggiore consapevolezza di sé.

Per ora ho capito diverse cose che mi hanno aiutato a superare molte ingenuità e forse anche qualche pregiudizio, ma sento che posso fare di più.
Purtroppo la nostra condizione comporta una maturazione precoce dal punto di vista sociale, essendo costretti da subito a prendere atto di quanto l'ignoranza possa ferire e a realizzare, poi, di avere meno diritti, perché la nostra dignità di persone non viene riconosciuta.
Tuttavia sul piano relazionale credo che l'isolamento a cui siamo costretti finché non si superano le proprie fragilità e si trova la forza di reagire, chiedendo aiuto, al limite, a chi più sentiamo vicino, comporti un ritardo.
Almeno nel mio caso: sì è vero che sono introverso di natura, ma molte incertezze, timori e una leggera asocialità potrebbero essere indotti. Il fatto di vivere in un certo senso "nascosti" per un periodo comunque importante della nostra formazione non è una passeggiata. Per me è stato lunghissimo, dal momento che ho preso pienamente coscienza del mio orientamento intorno ai 12/13 anni, ma inconsciamente lo sapevo da molto prima. Già dagli 8 anni mi sentivo diverso e intuivo che non avrei avuto la vita facile.
Per tutto questo tempo è stato come avere una doppia personalità: quella da mostrare e quella da difendere. Solo che a forza di essere quello che gli altri vogliono vedere si può finire per perdere di vista la propria vita e scoprire che neanche uno sforzo grande come il coming out possa restituirtela del tutto.
La paura più grande è che possa perdersi un valore come la spontaneità, fattore fondamentale di una vita serena.

Riconosco, comunque, che non posso davvero lamentarmi di come è andato il primo passo ^v^

Voi come avete vissuto il post-coming out? Si sono risolti magicamente tutti i problemi o avevate ancora dubbi irrisolti? :roll:

ema88
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Re: Che succede dopo?

Messaggio da ema88 » giovedì 25 ottobre 2012, 12:05

Sul "magicamente" ero ironico, ma l'argomento è serio.
Voglio dire che forse dopo il coming out ci si può accorgere meglio dei problemi interiori causati dalla cultura omofoba in cui siamo immersi. E questo perché prima di quel momento puoi sempre imputare qualsiasi problema al fatto di vivere "nascosto", dopo non più. E' vero, come ho letto in alcune discussioni, che il co è forse troppo sopravvalutato e infatti eccomi qua ancora a pormi domane su questioni delicate come l'accettazione, però è anche vero che ci si toglie un grosso peso dalla coscienza, quello di mentire a chi ti è più vicino, per esempio.

Forse sono argomenti scontati o banali e non me ne rendo conto e magari finisco per essere pure noioso. In tal caso scusatemi.

E' che nonostante quello che vi ho raccontato non mi sento ancora del tutto sereno e vorrei capire il perché. :?

Alyosha
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Re: Che succede dopo?

Messaggio da Alyosha » giovedì 25 ottobre 2012, 19:43

Per tutto questo tempo è stato come avere una doppia personalità: quella da mostrare e quella da difendere.
Vorrei solo dire che per tutti e così e non solo per i gay. L'idea che qualcosa debba emergere è giustissima, l'idea che basti dirlo molto meno, l'idea che interno ed esterno debbano per forza coincidere illusoria e forse anche controproducente. Sarebbe come essere trasparenti e non in tutti i contesti è possibile esserlo. In alcuni al contrario è necessario difendersi, in altro semplicemente inutile rendersi manifesti. Quello che è sicuro è che l'omosessualità non è per un gay lìinteriorità da esternare e tante volte il c.o. è caricato di significato per questa strana coincidenza. Se uno dice sono gay in altre parole non ha detto ancora nulla di sé. Se poi bastasssse dirlo ed essere accettati da tutti per ssentirsi felice o avere rapporti di coppia funionanti gli etero dovrebbero esserlo tutti ed è evidente che non è così.
Alla tua domanda è complicato rispondere, probabilmente dovresti accontanare la questione c.o. e omosessualità e pensare a che succede dopo, progettare il tuo futuro.

Machilosa
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Re: Che succede dopo?

Messaggio da Machilosa » giovedì 25 ottobre 2012, 22:57

ema88 ha scritto:Però sento che ancora manca qualcosa, forse semplicemente un confronto più diretto e serio proprio con altri ragazzi come me, non lo so.
Deduco che, dunque, non hai avuto modo di conoscere altri ragazzi gay?
Parlo per la mia esperienza, quindi magari dico solo sciocchezze, ma credo che il dialogo con "un tuo simile" rappresenti un punto fondamentale per accettarsi appieno.
Credo che ci siano più motivi: innanzitutto, riviversi nelle storie degli altri crea un'empatia fortissima, che ti convince definitivamente del fatto che non sei solo; le storie del forum aiutano molto in questo senso, ma parlare di questi stessi argomenti con qualcuno in carne ed ossa fa tutto un altro effetto (almeno, a me l'ha fatto).
Inoltre, conoscere dal vivo altre persone gay e il fantomatico "mondo gay". ti fa capire quanti pregiudizi privi di fondamento esistano ancora; battuage, cruising, saune e dark rooms sono realtà del passato, che sopravvivono ancora oggi, ma appartengono ad un'altra generazione, per lo più; questo genere di cose schifa la stragrande maggioranza dei nostri coetanei, persino i più libertini. Le discoteche gay sono discoteche normali, semplicemente con un'alta percentuale di omosessuali (ma ci ho visto anche parecchi etero, amici di persone LGBT o semplicemente intenti a godersi la musica in una delle poche discoteche a ingresso libero); finchè non ho toccato non mano, non sono riuscito a liberarmi del tutto (o di gran parte) della mia omofobia interiorizzata.
Per finire, credo che ad un ragazzo gay sia preclusa una fetta importante dell'adolescenza: hai presente quei momenti stupidi in cui, per sentirsi grandi, i ragazzotti parlano di sesso a tutto spiano o commentano pesantemente le ragazze intorno? Bè, un ragazzo gay, solo, non può farlo. Quando sono uscito le prime volte in compagnie gay, mi sono trovato a rivivere questi momenti (un po' in ritardo sulla tabella di marcia, per la verità) e ti assicuro che, per quanto stupidi, mi hanno fatto sentire bene. Ne ho discusso insieme ad alcuni ragazzi con cui ho stretto una certa amicizia, ed anche loro ammettevano di sentire il bisogno, a volte, di sfogare l'adolescente represso che c'è in loro. Con questo non intendo dire che i nostri discorsi si siano focalizzati e fissati lì e basta, ovviamente!
Dalle tue parti non hai occasione di incontrare altri omosessuali in ambienti controllati? Intendo associazioni come l'Arcigay, il Maurice o il Mario Mieli, per esempio. Se ti facessi accompagnare dalla tua amica lesbica sarebbe tutto molto più facile!
Sia chiaro che, con questo, non ti sto spingendo a ghettizzarti; anzi, tutt'altro. Io adesso ho ampliato i miei giri e frequento ANCHE ambienti omosessuali (in particolare da quando mi sto dedicando all'attivismo), ma i miei amici di sempre sono rimasti, anzi, dal CO sono diventati amici ancora più stretti, visto che ho potuto smettere di raccontar frottole e presentare il mio ragazzo a tutti.

Edit: sono andato a rivedere la tua presentazione e ho visto che ti avevo pure già risposto pressapoco le stesse cose -_-'
Mammamia, quanto sono ripetitivo!
Caro ragazzo, ma a Roma hai mille opportunità di conoscere altri gay! E non solo di quelli "stereotipati"! Non so dove avessi recuperato la compagnia di cui parlavi nel primo post, ma credo che se andassi a qualche evento culturale organizzato da circoli seri, come l'Arci o il Mieli, troveresti di sicuro qualcosa che fa per te! Andarci da soli può essere imbarazzante, all'inizio, ma ci sono passati quasi tutti, perciò fanno generalmente di tutto per farti sentire a tuo agio! Però, caspita: hai un'amica lesbica e la sua fidanzata: trascinale con te!! Per quanto riguarda le discoteche: ti assicuro che molte, da dentro, assumono tutta un'altra prospettiva, meno allucinante di quello che sembrano da fuori! E io non sono un discotecaro, bada bene! Se ci vado una volta al mese è già tanto!

ema88
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Re: Che succede dopo?

Messaggio da ema88 » sabato 27 ottobre 2012, 14:21

Mi sa che hai ragione, Aloysha. E' facile attribuire all'essere gay ogni problema, anche quelli che hanno tutti, anche gli etero.
Scambiare l'orientamento sessuale per la propria interiorità è una pericolosa conseguenza del dare al c.o. più importanza di quella che ha effettivamente.
Ma ho superato quella fase, quando ho realizzato che quell'interiorità che pensavo di aver finalmente tirato fuori, si stava riducendo all'essere gay appunto, una cosa tutto sommato banale e vuota rispetto alla ricchezza che ogni ragazzo ha dentro di se. Mi sentivo ridotto ad un allegro pupazzo di plastica, uno stereotipo appunto.

Rispetto alla domanda, invece, mi riferivo alle incertezze dovute al fatto di non avere ancora sufficienti riferimenti concreti per conoscere davvero la realtà gay, attraverso un confronto diretto o meglio un'amicizia con altri ragazzi.

E' esattamente quello che dici tu, Machilosa. Hai centrato in pieno la mia situazione. No no!! non sei ripetitivo. Direi piuttosto che per la seconda volta mi trasmetti buon umore e ottimismo ^v^
Deve essere proprio quell'adolescente represso che è in me e che rivendica il suo tempo.. ...non avrei saputo dirlo meglio :lol:
Trovare una compagnia di amici con cui parlare di tutto è precisamente quello di cui ho bisogno, sarebbe bellissimo! Per questo sono qui, perché in un certo senso mi sento ancora solo.
Sì, veramente ci avevo già pensato a rivolgermi a queste associazioni. In effetti ci sono questi "gruppi giovani" sia di Arcigay che del Mario Mieli. Forse fanno proprio al caso mio. C'è anche un'altra associazione Digayproject, invece il Maurice mi sa che sta solo a Torino.

Comunque non so come ringraziarti, leggere questo tuo post mi ha fatto sentire davvero meno solo. Come dici tu, il confronto virtuale può aiutare molto, devo dire che sono qui da poco e già ne comincio a vedere gli effetti positivi, ma parlare dal vivo è tutta un'altra cosa.
Però non mi era ancora capitato che qualcuno mi capisse così bene al volo (e devo riconoscere che a volte riesco proprio ad essere sibillino quando scrivo^^)
Sei riuscito, per così dire, a sfondare lo schermo. :D
Sarà perché fai "attivismo", cosa che piacerebbe fare anche a me.
Grazie davvero!

P.s. come ti è venuta l'idea di chiamarti Machilosa? Lo trovo molto simpatico ;)

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