uno specchio opaco

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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Doubt
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uno specchio opaco

Messaggio da Doubt » mercoledì 31 ottobre 2012, 17:54

Ciao a tutti!
Vorrei condividere con voi alcune (o forse dovrei dire numerose) domande e sensazioni che negli ultimi anni mi hanno destato da uno stato di torpore che ha caratterizzato gran parte della mia adolescenza. Ero indeciso se aprire un nuovo topic od inserirmi in uno di quelli già aperti ma alla fine ho optato per la prima ipotesi in quanto, leggendo nel forum e nel sito altre esperienze, mi sono reso conto che la mia storia presenta svariati aspetti in comune con alcune di esse ma anche diverse sfumature che la contraddistinguono. Se ho fatto male, chiudete pure la discussione ;-)
Dunque...il punto di partenza è una chiarissima domanda per la cui risposta ho dovuto riflettere su numerose, forse troppe, tematiche nei confronti delle quali la mia mente si perde in innumerevoli pensieri, anche perchè tentare di rispondere ad una domanda mi porta sempre ad ulteriori domande, come in una catena di Sant' Antonio: sono omosessuale o bisessuale? oppure dovrei parlare di un' eterosessualità caratterizzata dalla presenza di fantasie omosessuali? Questo mi sono chiesto negli ultimi anni, poco dopo l'inizio della carriera universitaria, cercando di arrivare a delle conclusioni poichè si tratta di comprendere un lato del mio essere oggettivamente rilevante che va al di là delle pulsioni sessuali, intaccando in primo luogo la mia emotività.
Premesso che scrivere o anche solo formulare mentalmente una simile domanda mi mette un po' a disagio in quanto la sessualità l'ho sempre vista come un qualcosa che dovrebbe sfuggire a delle categorizzazioni concettuali ma consapevole allo stesso tempo che bisogna cercare di definire il proprio orientamento sessuale dato che gli altri si aspettano chiarezza da me sotto questo punto di vista, ho escluso a priori la possibilità di una eterossesualità "totale" poichè l'immaginazione di relazioni sentimentali con dei ragazzi o anche l'istintiva attrazione estetica per persone di sesso maschile, incrociate in metropolitana o viste in una rivista, non si combina affatto con una tale condizione.
Fino ai diciotto anni i miei gusti mi hanno decisamente orientato verso le ragazze; molte di esse che ho conosciuto mi piacevano esteticamente ed in alcuni casi, pochissimi in verità e concentrati nelle prime fasi della mia adolescenza, avevo ritenuto di essermi innamorato. Poi, con l' inizio dell' università, la situazione ha iniziato a mutare lentamente, a poco a poco scoprivo un lato della mia personalità totalmente ignoto a me fino ad allora, mi sono reso conto che anche nei confronti dei maschi potevo provare "qualcosa" (questa predisposizione nel tempo si sebbene le ragazze continuavano, e continuano, a piacermi; oggi non riesco a ricordare (o meglio a capire) secondo quali dinamiche ciò sia successo. Il punto fondamentale da chiarire è cos'è quel "qualcosa". Sono gay e il precedente "richiamo" esercitato dal sesso femminile era solo il frutto del contesto sociale in cui mi son trovato e delle sue chiusure rispetto a tale tematica? Sono un tipico caso di orientamento bisessuale (sempre se quest'ultimo esista)? Le mie fantasie verso i ragazzi vanno interpretate come tali senza che ci sia un' omosessualità di fondo? A queste domande mi sto sforzando di trovare una risposta. Devo ammettere che nell' ultimo periodo questa mia nuova predisposizione nei confrnonti del sesso maschile si è rafforzata e mi domando se ciò sia una evidente prova della mia omosessualità oppure una fase di transizione, una tendenza a voler cambiare, a vivere nuove esperienze (che va oltre la questione dell'orientamento sessuale).
Al mischiare le carte del mazzo ho il sospetto che contribuisca molto il non aver mai provato un vero e proprio sentimento d'amore, o perlomeno una forte attrazione, che andasse al di là dei meri canoni estetici. Come ho detto prima mi è capitato di pensare di essermi innamorato di una ragazza ma poi a posteriori ho capito chiaramente che non si trattava affatto di amore. Invece, per quanto riguarda i ragazzi, non mi sono mai trovato a nutrire un sentimento particolarmente forte nei confronti di qualcuno....io spero proprio che sia una relazione sentimentale con un uomo o con una donna a rasserenare un poco le nubi che ho in testa e nel cuore...forse mi sbaglio ma ho l'impressione che non basterebbe il semplice innamorarsi poichè potrebbe essere solo un abbaglio (come mi è già capitato). L'unico problema è che il fatto di essere consapevole di tali dubbi mi farebbe sentire in colpa nei confronti del mio eventuale partner, mi sembrererebbe quasi di utilizzarlo come cavia per definire il mio orientamento sessuale. L'ideale sarebbe mettere subito in chiaro la situazione ma non è difficile immaginare quanto siano basse le probabilità di una reazione positiva da parte di chi ci sta accanto.
Quanto detto sopra mi porta ad accennare ad una seconda "complicazione" ossia il fatto che non ho ancora vissuto un'esperienza sessuale con qualcuno; diverse sono le ragioni di ciò: l'incapacità di scindere sesso e amore, un carattere complicato e sicuramente poco seducente, il non essere di certo un Adone,... mi sono capitate alcune, rare, occasioni in cui avrei potuto rompere l'"incantesimo" con delle ragazze ma, ahimè, mancava totalmente l'attrazione fisica da parte mia.
Così mi ritrovo a dover affrontare questi miei dubbi senza aver vissuto le due facce della sessualità: quella sentimentale e quella propriamente sessuale. Ed alla luce di tutto ciò mi chiedo: la mia confusione ha contribuito al non aver mai avuto una relazione con qualcuno? Una maggiore chiarezza sulla mia identità sessuale mi permetterebbe di essere più sicuro nel approcciarmi con gli altri (pur nutrendo una forte perplessità su una risposta affermativa a questa domanda poichè penso che nel mio caso incida soprattutto il mio carattere ed il mio contesto familiare decisamente particolare, il dubbio rimane).
Infine, passando al "sordido" ( :-P ), ma è un aspetto di cui mi sembra importante tenere conto, devo dire che mentre la pornografia lesbo mi ha sempre lasciato indifferente mentre quella etero mi eccita molto di più, la pornografia gay mi ha sempre disgustato. E' vero che non guardo un' immagine o un video pornografico da diversi anni ma ho la sensazione che le mie reazioni non siano cambiate. Mi piacerebbe però capire se il disgusto che provo nel vedere od anche solo immaginare una scena di sesso tra uomini sia del tutto o in parte dovuta a dei filtri sociali che inconsapevolmente mi condizionano oppure alla mia visione dell' amore omosessuale come di un rapporto più "puro" rispetto agli altri. Se mai dovesse capitarmi di avere una relazione con un uomo non mi sentirei pronto a tutto ciò che vada oltre il baciarsi (sesso anale, orale, ...)...
A rendere meno lucida la mia riflessione si inserisce un elemento purtroppo cruciale: la paura di essere omosessuale. Cosa mi spaventa?
Beh, innanzitutto c'è il timore della solitudine. Io sono una persona che da un lato non ha problemi a stare da solo, anzi, spesso lo desidero, ma allo stesso tempo ha bisogno di avere qualcuno accanto a me con cui condividere momenti di vita e pensieri; non riesco nemmeno io a comprendere come conciliare queste due opposte volontà ma è così. Di certo però sapere di non poter mai amare qualcuno ed allo stesso tempo non essere mai amato da questo qualcuno mi fa stare male, mi sentirei incompleto. E se già ho grandi difficoltà nell' approcciarmi con le ragazze figuriamoci quanto potrebbe essere arduo trovare un ragazzo con cui passare insieme, almeno nelle intenzioni, il resto della vita...
La seconda paura è l'impossibilità (o quasi) di non poter formare mai una famiglia. A vista di molti potrebbe sembrare un sentimento egoistico quello di voler avere per forza dei figli ma in realtà io vedo la famiglia semplicemente come una normale, importante, ma non obbligatoria, manifestazione del nostro essere umani. E poi se ai propri figli si da amore, la vita, per quanto possa essere piena di sofferenze, rimane un dono per loro (riconosco che in questa mia posizione c'è un' influenza religiosa). Però non nego che, collegandomi alla questione della solitudine, in questa mia volontà di avere una famiglia c'è anche la paura di passare una vecchiaia da lupo solitario.
In aggiunta a quanto detto nei due punti precedenti non riesco a cancellare totalmente dalla mia testa il dubbio che l'essere omosessuale vada un po' contro natura...poter mettere al mondo una creatura non è un qualcosa che contraddistingue l'uomo e gran parte degli animali? Se un omosessuale non può farlo mi chiedo quanto ciò possa essere "normale". Chiedo subito scusa se con questa affermazione abbia urtato la sensibilità di qualcuno di voi ma sebbene tale idea sia molto primitiva, tuttavia la mia mente non riesce a non rifletterci sopra e di conseguenza, per potermi completamente accettare, devo affrontarla.
L'ultimo mio timore riguarda il mio rapporto con la spiritualità. Come si sarà già intuito io credo in Dio e nei principi fondamentali del cristianesimo. Tralasciando i diversi motivi che mi spingono ad essere cristiano, non riesco a superare il dubbio che l'omosessuailità vada contro la volontà divina. Sono consapevole del fatto che Dio, se effettivamente ama incondizionatamente tutte le sue creature, non può cacciare un suo figlio gay e che in nesssuna delle sacre scritture, che io sappia, è presente un riferimento contrario all'omosessualità, ma nonostante ciò rimane quest'altro pensiero, anch'esso poco razionale e molto viscerale.
Ci tengo a precisare che molto meno paura mi fa la reazione dei miei familiari, amici ed estranei alla presa di coscienza del mio orientamento. Nutro molta fiducia, spero non immotivata, nella loro capacità (soprattutto per quanto riguarda gli amici) di sapermi accettare (quanto non sopporto l'idea che gli altri debbano giudicarmi, accettarmi per un qualcosa su cui nessuno dovrebbe avere voce in capitolo se non io). Più che altro ci sarebbe l'imbarazzo nel doverli rendere consapevoli che c'è un lato di me diverso da quanto loro si potessero aspettare.
Questa è il mio stato attuale della mia comprensione ed, eventuale, accettazione della mia omosessualità; mi sento come se fossi davanti ad uno specchio opaco dell'animo in cui non riesco a decifrare i miei tratti interiori (molto probabilmente altri dubbie e timori rendono opaco questo specchio ma in questo momento non mi sono venuti in mente). Fortunatamente sto vivendo questo tumulto interiore in modo piuttosto sereno; se fosse il contrario non sarei nemmeno capace di esprimere tutte le mie sensazioni su un forum, il mio carattere me lo impedirebbe. Ci penso al mio orientamento sessuale ma allo stesso tempo la mia vita continua a ruotare anche attorno a diverse altre cose. Proprio questa serenità interiore mi ha spinto a condividere con voi tutte le mie elucubrazioni, sperando che questo sia il momento favorevole per accogliere riflessioni e suggerimenti di altre persone, su cui possa riflettere in modo lucido e senza il rischio di essere giudicato.
Perdonatemi per questo lungo flusso di pensieri...ovviamente non siete tenuti a dire la vostra (è già tanto che siate riusciti a leggere tutto) anche perche quanto scritto fino ad ora vuole essere più uno sfogo ed un tentativo di fare mente locale sui miei dubbi.
Scusatemi anche per la mia maleducazione...non mi sono nemmeno presentato ma volevo prima mettere sul tavolo la mia situazione. La mia presentazione, che farò sicuramente nei prossimi giorni, richiede sicuramente meno imbarazzi!

Buona giornata a tutti!

barbara
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Re: uno specchio opaco

Messaggio da barbara » mercoledì 31 ottobre 2012, 21:43

Benvenuto Doubt, ho letto la tua presentazione con grande interesse. Mi piace il modo in cui non ti accontenti di una risposta banale a questioni che giustamente richiedono una riflessione. Leggendoti mi è venuto in mente il rapporto Kinsey e le sue varie "gradazioni " dell'orientamento sessuale.
Forse se accettiamo questa idea della realtà , possiamo anche rilassarci un attimo e cercare di cogliere i messaggi che il nostro corpo e la nostra mente ci inviano, senza sentire il bisogno di polarizzarci su due (o tre) dimensioni e basta. Tanto se una persona è destinata a scoprirsi gay o bisessuale, prima o poi la chiarezza arriva.
La questione invece dell'intimità, che è anche capacità di aprirsi all'altro senza barriere, credo sia un discorso che, quand'anche collegato al precendente, abbia una rilevanza a sè .
Giustamente col passare degli anni tempo ci si interroga su quali siano state le persone che abbiano veramente acceso la nostra passione.Il confronto con gli altri può essere impietoso e suscitare dubbi circa la nostra capacità di affidarci .
Mi è capitato di leggere anche qui o sentire le storie di ragazzi che si definivano "freddi" e "distaccati" , perfino indifferenti o incapaci di abbandonarsi nell'incontro con l'altro. E anche qui ci si chiede : forse sono destinato per come sono fatto a provare sentimenti così lievi da passare inosservati oppure sto negando a me stesso questa esperienza per un qualche motivo?
Credo che dare voce a questi dubbi sia in questo momento la cosa più importante. E' un gesto che smuove un equilibrio , che evidentemente non ti soddisfa più. Nessuno può sapere ora se troverai le risposte che cerchi . Ti auguro, come è successo a molti, che siano le risposte a trovare te, perchè è la vita stessa che ci viene incontro , quando cominciamo a prenderla seriamente in considerazione. ;)

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Re: uno specchio opaco

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 31 ottobre 2012, 22:57

Ciao Doubt e benvenuto nel Forum,
ho letto il tuo post con molto interesse. In effetti parli di tutto, dai sentimenti religiosi all’estetica, si tratta di cose che possono avere anche il loro peso ma che hanno oggettivamente poco a che fare con la sessualità. Ti faccio un esempio: la sessualità e il senso della bellezza sono legate in modo molto vago. Un omosessuale, se vede una bella ragazza, riconosce che è bella ma non ne è attratto sessualmente. La sessualità è una componente profonda della personalità che ha necessariamente sia aspetti affettivi che aspetti strettamente sessuali. La sessualità non è una realtà puramente mentale come il pensiero ma ha una componente fisica essenziale. Per un gay un’immagine di nudo femminile non è sessualmente eccitante, non procura reazioni di erezione, non si stampa profondamente nella memoria, non è oggetto delle fantasie che accompagnano la masturbazione. Per capire quale sia il proprio orientamento sessuale, in genere, non c’è nessun bisogno di avere rapporti sessuali con partner dell’uno o dell’altro sesso, cosa che anzi può confondere ancora di più. Qualsiasi ragazzo, dai 13/14 anni in poi, individua facilmente il suo orientamento sessuale tramite la masturbazione. Se le fantasie masturbatorie sono costantemente rivolte verso le ragazze l’orientamento è etero, se sono costantemente rivolte verso i ragazzi l’orientamento è gay, se sono rivolte in varia proporzione sia verso i ragazzi che verso le ragazze l’orientamento è bisessuale. Ma aggiungo una cosa fondamentale: quando un ragazzo ha una vita sessuale di coppia orientata in un senso, per esempio etero, e una masturbazione orientata nell’altro senso, cioè gay, l’orientamento è quello che emerge nella masturbazione che è una forma di sessualità non condizionata mentre il sesso di coppia risente moltissimo di pressioni ambientali e culturali che nulla hanno a che vedere con la sessualità. Il criterio sembra banale ma è in realtà molto semplice e fornisce risposte attendibili.
Quanto precede è una risposta orientativa su uno solo dei punti che hai affrontato ma ce ne sono diversi altri che mi riservo di prendere in considerazione al più presto. Aspetto prima una tua risposta che potrebbe permettermi di capire qualcosa di più.

Machilosa
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Re: uno specchio opaco

Messaggio da Machilosa » giovedì 1 novembre 2012, 2:45

Caro Doubt,
benvenuto nel forum.
La tua lettera di presentazione ha molti punti in comune con la mia (http://www.progettogayforum.altervista. ... f=6&t=1678); prova a leggere qualcuna delle risposte che mi hanno dato i buoni Alyosha e Barbara e tanti altri che hanno avuto la pazienza di alleviare le mie angosce; credo che gioveranno molto pure a te. Sono però felice di sentirti così sereno, a differenza di come ero io, quando approdai su PG.
Voglio fare innanzitutto una precisazione: PG dice "Qualsiasi ragazzo, dai 13/14 anni in poi, individua facilmente il suo orientamento sessuale tramite la masturbazione." Se un paio di anni fa mi avessero chiesto "a chi pensi masturbandoti" non avrei potuto rispondere "solo a uomini"; la verità è un po' più complessa, secondo me, perchè, almeno nel mio caso, la mia volontà e i condizionamenti sociali riuscivano a raggiungere anche il piano delle fantasie masturbatorie; trovavo qualsiasi escamotage: pensare ad una ragazza in compagnia di un ragazzo bellissimo (su cui concentrare la mia attenzione), oppure non pensare a niente in particolare, oppure pensare ad improbabili triangoli (con almeno una donna presente)... ovviamente, qualche volta cadevo nell'"errore" di pensare genuinamente a dei ragazzi, cadendo nello sconforto. Ciò, però, non mi portava a definirmi gay, quanto piuttosto "etero con qualche pulsione omosessuale". La pornografia gay non mi attraeva; mi piacevano le foto di nudo e per un periodo le ho cercate, ma poi piangevo ogni volta che ne facevo uso, perciò ho smesso; i video mi disgustavano perché li trovavo proprio animaleschi, lontani anni luce dalla mia idea di “fare l’amore”. Però ricordo ancora l’imbarazzante erezione che ebbi per quasi tutta la durata del film, vedendo “I segreti di Brockbackmountain” in compagnia di mia zia (che, spero, non si accorse di nulla).
Ho fatto sesso con un ragazzo che non mi piaceva ed è stato orribile; ricordo perfettamente il mio pensiero di allora: "Va bene, è stata un'esperienza tutto sommato positiva: aver provato con un uomo mi ha fatto schifo, perciò ora so di essere etero!" Ovviamente era una balla, mi io ci credevo sul serio! Perciò, ti assicuro per esperienza che i tentativi non portano a nulla. Dopodiché ho avuto una fidanzata: bella e intelligente, innamoratissima; però le pulsioni sessuali erano minime (ma non nulle); credevo anche di amarla. Quando, però, a 23 anni ho incontrato il primo ragazzo che mi abbia mai fatto innamorare per davvero, ho capito tutto; ho dovuto, per forza.
Quando ho capito, ho passato una notte a piangere e a setacciare il web, deciso a cercare uno psichiatra da cui farmi curare! Mi ripetevo che se “Luca” ce l’ha fatta, potevo riuscirci anche io (un vaffa’ di cuore a Povia) ; trovare le posizioni ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Ordine degli Psicologi mi ha fatto esplodere in lacrime; dunque le mie speranze erano vane: non restava altro da fare che accettarsi, come si accetta l’allergia da fieno o un handicap. “Handiccapato” mi definivo, socialmente inutile perché “sterile”.
Credo che sentirsi sempre un po’ come tali sia insito nella nostra natura; il nostro istinto ci porta a riprodurci il più possibile, perché questo vogliono i nostri geni; del resto, il corpo non è altro che un involucro per il nostro DNA. Ma poi mi sono detto: riprodursi è davvero il mio fine ultimo? Non servo a nient’altro? I figli del mio sperma sono così fondamentali per il progredire dell’umanità?
Viene da sé che la risposta sia NO! C’è così tanto bene da fare, anche senza mettere al mondo dei figli! E ci sono così tanti orfani che avrebbero bisogno di una famiglia, perché ostinarci a sovrappopolare un mondo già stretto? L’omogenitorialità è una cosa così improbabile e poco funzionale? Qualche mese fa ti avrei detto che non lo sapevo, che l’idea di avere due padri non mi sconfifferava affatto... ma poi mi sono informato ed ho letto articoli come questo: http://www.huffingtonpost.com/2012/01/1 ... 08659.html
“Mettere al mondo una creatura” non contraddistingue l’uomo e gran parte degli animali; lo fanno tutti gli esseri viventi (anche le alghe e i batteri, a modo loro), altrimenti non sarebbero viventi! Non è qualcosa di così speciale, dunque.
Ti chiedi se l’omosessualità non sia contro natura... ma tu cosa intendi per “secondo natura”? Voglio dire, in natura l’omosessualità esiste: sono numerose le specie animali in cui sono stati documentati atteggiamenti omosessuali, in libertà, in cattività, in maniera episodica o fissa o alternata ad atteggiamenti eterosessuali (ti consiglio la lettura di http://en.wikipedia.org/wiki/Homosexual ... in_animals); e poi l’uomo fa ben parte della natura, o no? O è fatti di plastica e leghe assenti in natura? A ben vedere, è molto più innaturale dormire in una casa di cemento con un pigiama in pile sintetico, che non essere omosessuali.
Per quanto riguarda i tuoi dubbi in merito alla religione, ti consiglio la visione del film Prayers for Bobby, tratto da una storia vera, in cui una madre bigotta si trova costretta a rielaborare le sue idee sugli omosessuali (anche con l’aiuto di un prete, che le spiega per quale motivo Dio ami anche gli omosessuali).
Io non sono cattolico, anche se non posso definirmi ateo. Credo nel buono di ciò che c’è nella Bibbia e nel messaggio fondamentale di Cristo, ma non posso sorvolare sul fatto che la Bibbia sia il frutto di una società arcaica, ormai scomparsa, zeppa di retaggi del passato e leggi che sarebbe ridicolo voler seguire ancora; dunque, se possiamo indossare abiti di due tessuti diversi o se possiamo conversare con donne che hanno le mestruazioni, non vedo perché dovremmo condannare a morte i gay. Ti consiglio la lettura di http://gaming.ngi.it/showthread.php?t=317934, per alcune delle assurdità contenute nella Bibbia. Di conseguenza, se le posizioni della Chiesa sono cambiate così tanto nel corso dei secoli (e ci già sono molti anche all’interno della Chiesa stessa che dichiarano la propria apertura nei confronti degli omosessuali), non vedo perché non pretendere che queste posizioni ufficiali cambino radicalmente anche nei confronti dell’omosessualità.
La verità non può essere qualcosa che ci viene così dall’alto, senza un minimo di fatica da parte nostra, né qualcosa di così fisso ed immobile o netto; per cercare la verità bisogna provare, valutare statisticamente i risultati. Affidarsi a persone che parlano per dogmi o convinzioni personali, basate su quella misera conoscenza del mondo che si può avere da una singola prospettiva, non porta da nessuna parte; occorre saper scegliere le fonti giuste e affidarsi, invece, a coloro che sanno cambiare idea ammettendo i propri errori, a chi mantiene le proprie vedute ampie ed indaga scrupolosamente il mondo, prima di emettere un giudizio, a coloro che valutano mille ipotesi e si limitano ad inferire nell’ambito di cui ha una conoscenza approfondita. Altrimenti se gli psicologi fanno le pizze i pizzaioli le terapie di gruppo, finisce che ci troviamo tutti psicopatici a mangiare porcherie!
Spero di averti dato qualche spunto di riflessione. Temo di essere stato un po’ confuso, a tratti!
In ogni caso, buona permanenza! Ti auguro di trovare la tua strada!

Alyosha
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Re: uno specchio opaco

Messaggio da Alyosha » giovedì 1 novembre 2012, 10:51

Dubt innanzitutto complimenti scrivere questo post non ti sarà stato semplice. L'hai scritto chilometrico e contorto apposta, quasi come una forma di censura rispetto a chi è poco motivato :mrgreen:. Per tua sfortuna ho pazienza, anche perché scrito post pure più lunghi dei tuoi e sono arrivato fino alla fine :geek:.
Sto scherzando ovviamente, ma fino ad un certo punto, nel senso che pare del tutto chiaro che questo tuo contorsionismo concettuale sia una barriera gigantesca che ti protegge da tutto e tutti e a giudicare dallo spessore della barriera pari un tipo che soffre tanto e che s'è abituato a cavarsela da solo. Quindi per prima cosa benvenuto, spero che qua dentro troverai uno spazio a te familiare dovo poterti confrontare. Per il resto le tue considerazione sono tenute ad un livello talmente astratto che è difficile cogliere spunti concreti. Filtrando molto si capisce che hai avuto qualche esperienza di innamoramento e forse anche qualche contatto sessuale con le donne e che nonostante l'astinenza causata dal fatto che "non sei certo un adone" continuano a piacerti i maschi e ipotizzo che tu ci faccia sogni erotici sopra. Anche masturbarsi è considerato peccato dalla chiesa, e nonostante ciò, tiro ad indovinare, tu sei uno che si masturba e tutte ste pippe mentali su questa cosa non te le fai :)... Perderei tempo a tentare di rispondere un pò alle tue questione, ma nascerebbero discussioni e non confronti reali, mentre secondo me in questo momento hai bisogno di staccare un pochetto dai concetti, per viverti un pò le tue emozioni.
Se pensi a quello che penso io, dovresti sapere già che il dubbio è gravido di contenuto e che se dubiti sei già sulla buona strada, quindi non temere. La logica aiuta molto a ragionare, al momento ti basti sapere che o si è gay o non lo si è, nel senso che si nasce e non si diventa omosessuali. E che essere omosessuali per te può voler dire qualsiasi cosa, questo cambierà la percezione della tua eventuale omosesssualità, non quello che sei. In un forum gay non ci sono finito io (cioè anch'io per i fatti miei però ;)), ma ci sei venuto tu ed è evidente che senti l'esigenza di rendere più reale, queste emozioni e dubbi così sapientemente "raffredati". In altre parole questi dubbi che hai me li terrei tutti fossi in te, solo li porrei ad un livello diverso, di confronto più fecondo. Se mi chiedi come è possibile fare questo, la risposta è semplice, lo hai già fatto parlandone con noi :). Proseguirei per questa strada, i problemi pensati in astratto servono solo a creare angoscia e girano molto su loro stessi. Calarsi nel concreto serve a togliere quel velo di "opaco" e smontare un pò di panna. Non cosa significa in astratto essere omosessuale, essere considerati peccatori, non avere figli e bla e bla, ma cosa queste stesse cose significano concretamente nella vita di un gay. Questo forum potrà aiutarti tanto a confrontarti con uno spaccato serio del mondo gay e per questa ragione potrà esserti molto utile.
P.S.: E' stata aperta una sessione apposita "gay e religione", ci trovi molte liti come è giusto che sia, ma anche il percorso personale di molti ragazzi gay, che provano a fare i conti con il proprio sentimento religioso. Anche in questo caso se mi posso permettere ti consiglierei di spostare la tua attenzione dalla dottrina, alla passione. Fondamento di ogni fede è un sentimento e non è improbabile che recuperando quello ti risulti più semplice conciliare il sentimento religioso con gli altri tuoi sentimenti. Sia Dio, per chi ci crede, che la propria sessualità sono cose che si sentono e per questo spazio una conciliazione tra fede e omosessualità è tutta possibile, non per altri, dacché la chiesa e le Sacre Scritture (il ferreo S. Paolo in primis) considerano l'omosessualità un peccato, cosa di cui ad ogni modo mi pari informato.

Doubt
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Re: uno specchio opaco

Messaggio da Doubt » venerdì 2 novembre 2012, 3:37

Grazie a tutti per il benvenuto e soprattutto per l’attenzione e le corpose quanto utili risposte! Ma d’altronde già dalle varie discussioni sul forum si intuisce facilmente che quì non manca la pazienza nella lettura e la capacità+voglia di esprimere la propria opinione ed aiutare chi, come me, ha delle difficoltà a guidare nelle piste un po’ rallistiche dell’ omosessualità.
Con i vostri posts mi avete già dato spunti di riflessione e delucidazioni e siccome questi sono correlati cerco di commentare quanto mi avete detto in un'unica risposta, sperando che ciò non crei troppa confusione. E dunque proviamoci…
Parto innanzitutto con un chiarimento sul mio primo messaggio visto che c’è un punto (forse non l’unico, pardon!) in cui mi sono espresso in modo non appropriato. Parlando di “attrazione estetica” non intendevo un distaccato giudizio estetico ma una vera e propria attrazione fisica. Voglio dire, un conto è vedere una modella od un modello e riconoscerne una più o meno oggettiva bellezza senza però sentirsi attratti ed un altro è incrociare o conoscere qualcuno che ti suscita il desiderio di guardarlo a lungo, toccarlo, baciarlo,…e senza implicare per forza un innamoramento; io facevo riferimento al secondo caso.
Detto questo, l’idea di poter comprendere, anche se solo a grandi linee, meglio i propri gusti sessuali tramite la masturbazione è molto accattivante ma, come ha sottolineato machilosa, magari non è risolutiva in tutti casi. Nella mia fattispecie oltre al rischio che ci sia un filtraggio socio-culturale che sia in grado di inficiare la mia capacità di immaginare situazioni in modo libero, c’è un aspetto più concreto, ossia il fatto che non mi masturbo da diversi anni, praticamente da quando non mi ponevo nemmeno i dubbi sul mio orientamento sessuale. I motivi di ciò sono diversi e non sono connessi ad una mia resistenza nell’accettare di essere gay o bisessuale ma, a conferma di quanto il mio processo di comprensione non sia di certo in fase avanzata, ho anche il sospetto che l’aver iniziato a provare interesse verso i maschi, in associazione al mio disagio nel visionare filmati o immagini pornografiche gay (non è che mi imbarazzino, non mi piacciono proprio), abbia praticamente bloccato la mia masturbazione, che, tra l’altro, non è mai stata particolarmente frequente. All’interno di questo discorso vorrei aggiungere che se la sessualità ha una componente affettiva ed una prettamente sessuale, tesi che condivido, beh, in questo periodo in me la prima prevarica decisamente la seconda. Sarà che il non aver mai avuto un rapporto sessuale mi abbia forse fatto entrare in uno stato di apatia nei confronti dell’ impulso sessuale ma la sostanza non cambia, ciò che cerco è una “particolare” (non so assolutamente cosa voglia dire per me tale aggettivo in questo caso) sintonia psico-affettiva con qualcuno. Il sesso ben venga, ma ora lo vedo come un surplus.
Voi sostenete (mi riferisco a progettogay e alyosha) che molte delle mie riflessioni riguardino ambiti non strettamente legati alla sessualità o che vaghino un po’ troppo nell’astratto. Avete pienamente ragione però, nonostante ciò, esse influiscono enormemente sulla mia capacità di comprendermi ed accettarmi. E siccome sono quì non per trovare materiale su uno studio sulla sessualità ma per riuscire a fare quanto appena detto sopra, non riesco, e probabilmente non voglio, metterle in secondo piano. Alcune di queste riflessioni sono rivolte al futuro (come quella della paura di essere solo nella vecchiaia), altre sono rivolte sia al futuro che alla sfera spirituale del nostro io (mi riferisco ovviamente alla religione) ma pur saltando su di esse, ho paura che prima o poi mi si ripresenteranno sul mio cammino sotto forma di ostacoli ben più difficili da saltare. E poi, non avendo mai avuto una relazione sentimentale con qualcuno, a prescindere che si concretizzi in un rapporto carnale, e non essendomi mai innamorato di qualcuno non riesco a trovare molti spunti “concreti” su cui focalizzarmi.
Per quanto riguarda la relazione fra omosessualità e leggi della natura, mi permetto, Machilosa, di ringraziarti perché non ero assolutamente a conoscenza di quanto fosse diffusa l’omosessualità nel mondo animale, a riprova del fatto che, sì, penso ai miei dubbi sessuali ma neanche poi più di tanto; nel mio post non ho fatto riferimento a piante e consimili semplicemente perché il loro modo di riprodursi è oggettivamente parecchio distante da quello nostro e degli animali. Io mi chiedo, non dovremmo guardare più che alla casistica al lato funzionale dei comportamenti che noi possiamo ritenere essere naturali? Per tutte le specie presenti in questo mondo vale il discorso che esse per sopravvivere necessitano di riprodursi ed adattarsi ai cambiamenti dell’ ambiente circostante (ho messo chiaramente da parte la questione di come si sopravvive per concentrarmi solo sugli esiti dell’evoluzione di una specie). Ora, l’atto omosessuale non aiuta in nessuna delle due finalità e forse (il mio “forse” non presuppone una risposta affermativa a quanto sto per dire) ci sarà un motivo se esistono specie in cui prevale totalmente la pratica eterosessuale e non esiste invece nessuna che pratichi solamente quella omosessuale. Infine, il fatto che molti dei nostri comportamenti siano inconcepibili se paragonati a quelli degli animali e delle piante, beh, penso che entri in gioco uno dei pochi fattori che rende unico l’uomo: l’intelligenza. Sarebbe per esempio molto più arduo sopravvivere senza un tetto sotto cui dormire o senza un pigiama che ci riscaldi d’inverno. Non so se si sia già capito ma tutte queste mie osservazioni si basano sulle mie scarne conoscenze personali in materia; non sono un etologo od un biologo e quindi sono conscio della possibilità di essere fuori strada, anche perché la teoria evoluzionista di Darwin non è stata scritta sulla pietra la notte dei tempi. Comunque, questa mia perplessità sull’ essere o meno contro natura dell’atto omosessuale non vorrei che venga ritenuta come fondamentale nel mio percorso di comprensione ed accettazione; se dovessi infatuarmi di un ragazzo non starei certo a meditare su quanto stia andando contro natura! Si tratta di un corollario, tutto qui…
Ben diversamente considero la mia paura di essere “non compatibile” con la figura del cristiano…innanzitutto ringrazio sia te Alyosha, per avermi accennato alla sezione “religione” del forum a cui darò sicuramente più di un’occhiata, e sia te Machilosa, per avermi informato di quel passo del Levitico che condanna gli omosessuali visto che ero convinto dell’assenza di riferimenti sulla questione omosessuale nelle sacre scritture. Parlando proprio di quel versetto, posso dire che non mi turba più di tanto. Non ho mai ritenuto che la Bibbia vada considerata in ogni minimo passaggio poiché io la vedo, ovviamente tenendo presente le dovute differenze, come una sorta di poema epico, ciò che erano Iliade ed Odissea per gli antichi greci. Nelle sacre scritture ci sono, secondo la mia opinione, diversi e numerosi contenuti che devono essere interpretati come effettiva parola di Dio e di Gesù mentre altri sono frutto del pensiero comune dell’epoca. Io credo fermamente nei Vangeli perché li ritengo essere stati scritti sotto ispirazione divina, sull’ antico testamento e sugli atti degli apostoli nutro invece maggiori dubbi; se ci sono riferimenti contro l’omosessualità nei quattro vangeli, allora per me sarebbero cavoletti di bruxelles amari… Cosa mi guida a distinguere gli insegnamenti a cui prestare fede da quelli meno credibili? La possibilità o meno di essere giustificato in modo coerente. E’ vero che la nostra mente non può concepire i piani divini e che il concetto di “giutificazione” secondo ciò che è “giusto” varia nel corso dei secoli ma oggettivamente ci sono alcuni precetti che difficilmente riesci a rispettare senza che ti venga il dubbio di violare altri comandamenti. Per esempio nel levitico 20.13 si afferma: “se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte”. Non è difficile comprendere quanto problematico sia conciliare ciò con uno dei dieci comandamenti (“non uccidere”); da ciò poi deriva lo scetticismo nei confronti degli altri riferimenti sull’omosessualità nel libro in questione. Oltre a quanto detto fino ad ora, ci sono altre ragioni che mi spingono a ritenere l’omosessualità non incompatibile con il cristianesimo ma ciò non vuol dire che io sia in pace con me stesso a riguardo. Rimane sempre un timore di fondo: essere nel torto e peccare di superbia intellettuale.
Concludo commentando il messaggio che mi ha lasciato maggiormente con una sensazione di ottimismo, ossia quello di Barbara. Consapevole dei dubbi che ho esposto sopra e nel post iniziale, un atteggiamento “attendista”, proprio come mi è stato suggerito, è esattamente ciò che sto assumendo e che, penso, continuerò ad assumere. Per quanto possa passare il tempo a riflettere e riflettere di nuovo, le risposte me le darà solo il tempo e l’incontro con questo maledetto “amore”. Certo, rimane la paura che ciò non avverrà mai o che capiterà troppo tardi ma sono nell’ottica delle idee che scervellarmi più di tanto sul mio orientamento sessuale non solo serva a poco ma ostacoli addirittura il mio processo di comprensione rendendomi nervoso, più insicuro di quanto già lo sia, intrattabile. E poi, detto onestamente, a me non interessa capire il mio orientamento perché, tralasciando quel dubbio di carattere religioso (più o meno gestibile), che io sia etero, omosessuale o bisessuale poco importa, basta che trovi qualcuno da amare (ovviamente non come si amano i parenti o gli amici) e che contraccambi il mio sentimento. Se cerco di capire se sono gay o meno è semplicemente perché gli altri, probabilmente il mio stesso ed eventuale amato, vogliono sapere con chi mi piace andare a letto, quasi che fossimo davanti ad una gelateria a scegliere il gusto del gelato. Mah… Comunque mi ha fatto molto piacere sapere che non sono l’unico a pensare che la sessualità non sia un qualcosa di scaglionato ma continuo, proprio come affermato nel rapporto Kinney che è stato citato da Barbara (tra l’altro mi sembra di aver visto anche un film riguardante esso, in cui kinney viene interpretato da liam neeson, ma non sono affatto sicuro che il tema fosse il medesimo); ho letto un documento su internet inerente tale studio ed è stata una lettura molto interessante, soprattutto pensando all’epoca in cui è stata lanciata questa teoria. Per quanto riguarda l’accettazione (sarebbe più logico occuparsi di quest’ultima dopo aver capito cosa sono veramente ma scindere le due fasi e porle in ordine di successione è tremendamente arduo…) il discorso cambia ma anche lì in fondo non mi corre nessuno dietro. Fortunatamente il rapporto con la mia sessualità non mi sta sfiancando (magari una delle spiegazioni di ciò risiede anche nel fatto che l’incertezza è una costante del mio essere e della mia vita, in quasi tutti gli ambiti) e quindi mi sento, per ora, in grado di convivere tranquillamente con questo enigma personale; la mia sola speranza è che la situazione per qualche motivo non muti, almeno fino a quando non incontrerò quel qualcuno per cui varrà anche la pena intraprendere un conflitto interiore molto più tumultuoso).

@Alyosha: ahah, in effetti l’arma dell’esprimersi in modo contorto la uso spesso (l’ultima occasione è stata la discussione finale per la mia tesi triennale in cui sono riuscito ad evitare le domande della commssione “rincretinendoli” con un mio lungo monologo) però in questo caso l’ho fatto in modo totalmente intenzionale. Semplicemente sono contorto! In alcuni casi ciò mi è servito ma in molti altri è stato l’esatto contrario ;-)

@manichilosa: la tua storia l’avevo già letta diversi giorni fa però ammetto che la mia pigrizia mi ha impedito di seguire tutta la discussione :-P Ho iniziato ora a leggere alcune delle risposte e magari, considerando il numero di pagine del tuo topic e la lunghezza delle risposte, riuscirò a leggerle tutte…in un paio d’anni magari :-P

Alyosha
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Re: uno specchio opaco

Messaggio da Alyosha » venerdì 2 novembre 2012, 3:50

Si doubt il punto è che la vita non è un esame e non devi dimostrare niente a nessuno. Fai lo sforzo di fidarti un pò più delle persone, so che ti viene complicato, ma l'unica vera alternativa alla solitudine dalla quale stai cercando di uscire. Ostacolare le persone così tanto ad "incontrarti" può solo voler dire non incontrarle mai per davvero. Secondo me rispetto al resto questo è la cosa più importante da valutare. Non ho ben capito se hai bisogno di confronti concreti sui singoli argomenti. Un inizio potrebbe essere separare le varie "obiezioni" fra loro e disscuterle nelle diverse sezioni. Questa operazione servirebbe anche a te, per cominciare a separare le questioni anche interiormente, mischi davvero cose diversissime tra loro e forse conviene anche a te invece affrontare le questioni dentro e fuori uno alla volta.
Ad ogni modo benvenuto e vista l'ora buona notte :)

Yin-Yang
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Re: uno specchio opaco

Messaggio da Yin-Yang » venerdì 2 novembre 2012, 11:53

Essere gay non è una scelta e non è la tragedia di un destino..

L'affettività omosessuale cresce dentro alla persona e insieme alla persona è la costruzione emotiva e globale di se stessi..come le mura di una casa è la casa, l'anima e la forza di quella casa.
Non è ne una scelta ne un corpo estraneo che opprime come un masso, non è un supplizio della carne o il tormento dell'anima.
Come tutto nella vita anche i gay hanno un'evoluzione grazie alla quale si può acquisire consapevolezza, valore e possibilità di vita migliori.
Si potrebbe dire che non si nasce ma si diventa gay come normale possibilità di sviluppo, anche se non è del tutto vero..
In pratica non si sceglie di essere lgbt, ma si sceglie sempre come esserlo.
Niente prova che il sesso sia l'unico interesse dell'essere gay. Non esiste alcuna ragione logica e psicologica per ridurre l'innamoramento e il legame amoroso tra due gay al comportamento o all'attrazione solo sessuale.
Mentre è sicuramente vero il contrario: Se la relazione tra due persone dura, giorno dopo giorno, per anni, il rapporto sessuale è questione di pochi minuti.
Si può essere lgbt anche senza aver mai avuto rapporti sessuali. Si è lgbt per come ci si sente in rapporto all'altr*, non per quello che si fa.
Personalmente, ora, dopo la <gavetta> ho imparato che scopare per scopare non può mai dire o dare alcuna identità, non è facendo sesso che io mi sento gay, io mi sento gay quando mi innamoro e so che non è una donna. Lo so da sempre.
Sono proprio le emozioni che sperimentiamo a guidarci verso una direzione invece che un'altra sulla base di ciò che sentiamo a livello personale.
Tra un emozione e l'altra, ciò che ricordiamo si trasforma in sentimento che sono stati affettivi di bassa intensità, durevoli e pieni; ad ogni nostra emozione corrisponde uno stato d'animo che con il tempo diventa un sentimento.
Tutto qui.
Attraverso le esperienze future, impari a capire chi e cosa ti fa felice e chi e cosa ti fa sentire appagato.
In questo modo tra affettività e sesso si crea un mondo, un movimento, un senso.
E' come ci sentiamo che ci guida verso l'altr*.
E' la gioia che ci permette di capire il valore e il senso che sentiamo di poter vivere dentro noi stessi grazie alla relazione con un'altra persona.
L'unione con l'altr* scatena affetti intensi e megagalattici e permette di costruire un mondo di attese e di aspettative, di fantasie e immagini, strettamente personali..ognuno infatti le vive in un suo mondo.
Tra tutto quello che hai scritto ci sono molte argomentazioni e tante contraddizioni tuttavia i desideri che da sempre si agitano nell'animo umano sono promesse fatte a se stessi, tentativi che non sempre daranno il risultato sperato, ma che ti porteranno in una direzione invece che in un'altra se la tua domanda rimarrà fedele al tuo pensiero.
Dubbi ne avrai sempre perchè l'amore è l'unico pensiero che sfugge a tutte le razionalizzazioni infatti l'amore è pazzia e per quanto ne possiamo parlare non arriveremo mai a definirlo in un concetto puramente linguistico così il mio consiglio è viviti l'amore se e quando ci sarà evitando di filosofeggiarlo accetta te stesso smettendo di analizzarti continuamente perchè tanto non arrivi a niente e non ci arrivi non perchè sei ignorante in materia bensì perchè come tutti sei una persona in continuo mutamento e in continua crescita, così viviti quello che ti capita liberamente e senza falsi pentimenti.

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Re: uno specchio opaco

Messaggio da progettogayforum » venerdì 2 novembre 2012, 12:28

Ciao Doubt,
ho letto il tuo ultimo post e devo ammettere che è notevole, hai il coraggio di parlare di te stesso in modo estremamente serio e cerchi un confronto autentico. È vero come dice Alyosha che metti insieme contenuti diversissimi ma è anche vero che quei contenuti sono spessissimo mescolati e sovrapposti nella vita delle persone. Per quanto riguarda il rapporto con la religione ti rinvio ad un mio vecchio romanzo “Carte segrete” http://cartesegrete.altervista.org/ da cui traspare quello che pensavo di queste cose alla fine degli anni ’80 e, in parte almeno, penso ancora adesso. Qui cercherò di soffermarmi su un solo punto, che può apparire banale o addirittura secondario ma che è invece fondamentale, molto più di quanto si immagini, nella vita di tutti i ragazzi e in particolare dei ragazzi gay. Lungi dal cercare le motivazioni di fondo della sessualità, mi limito al solo aspetto fenomenologico. La sessualità è una medaglia con due facce, una affettiva e una sessuale. Vivere una sessualità armonica significa vivere insieme queste due componenti. Purtroppo non è facile trovare una vera integrazione tra affettività e sessualità. La maggior parte delle disarmonie deriva da problemi legati allo sviluppo dell’affettività che finiscono per trasporre a livello sessuale una serie di desideri di natura intrinsecamente affettiva che sono stati frustrati in ambiente familiare o nell’ambente di socializzazione dei ragazzi (fino alle scuole medie), si parla di sessualizzazione dell’affettività o di sessualità compensativa, ti faccio un esempio: un ragazzo che ha vissuto in un clima di privazione affettiva a livello familiare ed è stato oggetto di atti di bullismo ai tempi della scuola media faticherà non poco a sviluppare una sessualità anche adeguatamente affettiva e quindi per qualche anno resterà in lui una forte tendenza a considerare la sessualità come qualcosa di “a parte”, di totalmente staccato dal resto della vita. In genere per questi ragazzi la masturbazione è una valvola di sfogo ma rimane legata a fantasie non affettive, spesso in dipendenza dalla pornografia che ha per questi ragazzi una specie di funzione di educazione alla sessualità, ovviamente ad una sessualità non affettiva. Sull’altro versante troviamo invece la rimozione della sessualità fisica, che è certamente meno comune della sessualità non affettiva, ma non è una cosa rarissima. Si tratta di una sessualità di tipo astratto in cui mancano o sono fortemente ridotte le componenti strettamente sessuali. Normalmente i ragazzi, tra i 12-14 anni scoprono la masturbazione, che poi diventa una componente normale della sessualità (anche per gli uomini sposati). In alcuni casi, per ragioni di carattere fisico alcuni ragazzi non arrivano alla scoperta della masturbazione, tipico è il caso della ipersensibilità del glande per cui perfino una goccia d’acqua che cade sul grande scoperto quando si fa la doccia può provocare dolore. In questi casi la manipolazione del pene è dolorosa e la masturbazione è impossibile. Col passare degli anni, in età adulta, l’ipersensibilità si riduce e la masturbazione diventa possibile con determinate cautele. In questi casi, la scoperta tardiva della masturbazione interferisce con la maturazione della sessualità e porta spesso a una sessualità disincarnata e astratta, quasi estetica. Per un ragazzo che non si è mai masturbato è praticamente impossibile capire che cosa gli altri ragazzi trovino di così attraente nelle masturbazione perché per lui è mancata l’educazione all’associazione di fantasie sessuali e di sessualità fisica attraverso la masturbazione, che è una realtà fondamentale per la maturazione della sessualità adulta. In genere i ragazzi che arrivano alla masturbazione in età ormai pienamente adulta hanno bisogno di vivere una seconda adolescenza cioè di abituarsi ad associare il piacere fisico (erezione e eiaculazione) alle fantasie sessuali e all’affettività. Questo processo può richiedere anche due o tre anni, ma alla fine si torna comunque, con qualche oscillazione, alla associazione di affettività e sessualità fisica. Ma nelle situazioni che ho descritto si trattava di ragazzi che non si erano mai masturbati e non di rimozione della sessualità fisica. Quando la scoperta della masturbazione è avvenuta più o meno nei tempi classici 12-14 anni ma la masturbazione non è gratificante e viene rimossa in via permanete per parecchi anni, alla base della rimozione non ci sono in genere problemi di carattere fisico, almeno se l’erezione si presenta comunque in modo spontaneo almeno qualche volta e se intervengono spontaneamente delle polluzioni notturne. In questi casi la rimozione della sessualità fisica ha motivazioni psichiche che andrebbero capite in profondità. L’elemento fondamentale da tenere presente è il clima familiare-educativo. In buona sostanza i complessi dei genitori legati alla sessualità tendono a trasmettersi ai figli. Due genitori che vivono male la sessualità o che non la vivono affatto trasmettono inconsciamente ai figli l’idea che il sesso sia una cosa negativa. Preciso che non sto parlando di genitori che hanno i classici atteggiamenti repressivi nei confronti dei figli, che spesso suscitano invece la curiosità sessuale dei ragazzi, ma dei genitori che vivono il loro matrimonio come una costrizione sgradevole, come un adeguamento forzato alle circostanze. Questi messaggi negativi non sono trasmessi in via verbale ma attraverso comportamenti che evitano i contatti fisici sia tra i coniugi che coi figli: niente abbracci, niente baci, niente coccole, resistenze a prendere il bambino in braccio. Quando poi ad una educazione familiare che spinge alla rimozione della sessualità si sovrappone anche una educazione religiosa che tende a demonizzare la dimensione fisica della sessualità, il rischio che la rimozione intervenga davvero c’è concretamente e, se la rimozione della masturbazione avviene in età molto anticipata 15-17 anni, si rischia di interrompere in questo modo il processo di associazione di affettività e sessualità fisica, in sostanza di interrompere l’adolescenza che è il periodo di maturazione della sessualità, proiettando un ragazzo ancora giovanissimo in un quadro mentalmente adulto dal quale però è stata rimossa la sessualità fisica. La rimozione della sessualità fisica tiene questi ragazzi al riparo dalle tipiche problematiche e dalle tipiche crisi adolescenziali, in genere favorisce una crescita intellettuale più rapida, ma tutto questo al costo della rimozione della sessualità. In queste situazioni il vero rischio è che non si arrivi mai alla consapevolezza della rimozione e purtroppo questo in certi casi accade e si finisce nella totale sublimazione e nella ricerca di gratificazioni sostitutive nello studio, nella musica e in altre attività intellettuali, salvo poi arrivare ad aprire gli occhi quando buona parte della vita è ormai trascorsa, con tutte le conseguenze immaginabili. Quando invece alla consapevolezza ci si arriva abbastanza presto si avverte gradualmente che bisogna riprendere la propria adolescenza interrotta e dare spazio alla sessualità perché possa sviluppare anche la sua componente fisica. Naturalmente tutto questo avviene in modo graduale, ma lentamente e progressivamente avviene e si vivono in età adulta delle vere forme di adolescenza ritardata. Anche qui, per fortuna, in tempi brevi, di uno o due anni, si finisce per integrare nuovamente sessualità fisica e affettività. Ovviamente il primo elemento per la rimozione dei blocchi è il confronto, il vedere e capire come gli altri ragazzi vivono la sessualità e il poter parlare di queste cose in modo serio.

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Re: uno specchio opaco

Messaggio da Machilosa » venerdì 2 novembre 2012, 18:38

Doubt ha scritto:nel mio post non ho fatto riferimento a piante e consimili semplicemente perché il loro modo di riprodursi è oggettivamente parecchio distante da quello nostro e degli animali. Io mi chiedo, non dovremmo guardare più che alla casistica al lato funzionale dei comportamenti che noi possiamo ritenere essere naturali? Per tutte le specie presenti in questo mondo vale il discorso che esse per sopravvivere necessitano di riprodursi ed adattarsi ai cambiamenti dell’ ambiente circostante (ho messo chiaramente da parte la questione di come si sopravvive per concentrarmi solo sugli esiti dell’evoluzione di una specie). Ora, l’atto omosessuale non aiuta in nessuna delle due finalità e forse (il mio “forse” non presuppone una risposta affermativa a quanto sto per dire) ci sarà un motivo se esistono specie in cui prevale totalmente la pratica eterosessuale e non esiste invece nessuna che pratichi solamente quella omosessuale. Infine, il fatto che molti dei nostri comportamenti siano inconcepibili se paragonati a quelli degli animali e delle piante, beh, penso che entri in gioco uno dei pochi fattori che rende unico l’uomo: l’intelligenza.
Sono contento d'averti dato qualche spunto utile! Le obiezioni che fai sono molto interessanti, perciò cercherò di risponderti. Non sono un esperto assoluto del tema, però mi sto laureando in Medicina Veterinaria e l’etologia rientra tra i miei interessi, perciò spero di capirne già qualcosa.
La riproduzione avviene secondo moltissimi meccanismi: sessuati (che mescolano il DNA di due individui differenti) e asessuati (che replicano semplicemente lo stesso identico DNA, producendo dei cloni e non dei nuovi individui); il primo, per esempio, sfrutta dei “vettori” del DNA, ovvero i gameti, come spermatozoi e cellule uovo nel mondo animale, oppure come il polline e gli ovuli nel mondo vegetale; esse sono cellule aploidi, ovvero dotate di metà corredo genetico, ereditato in maniera casuale dal genitore; lo sviluppo di uno zigote, il primo stadio dello sviluppo embrionale, che ha già un DNA diploide (formato cioè dalla fusione delle due diverse metà provenienti dai genitori) inizia nel momento in cui il gamete maschile incontra il gamete femminile; quest’incontro può avvenire in una maniera infinita di modi: tramite il vento, gli insetti trasportatori, tramite l’inserimento di una parte del corpo (come il pene, ma non solo) o semplicemente spruzzando il seme dalla cloaca maschile alla cloaca femminile (come fanno molti uccelli, privi di organo copulatore) o direttamente sulle uova, già deposte (come fanno molti pesci e anfibi).
Il meccanismo di base, dunque, è praticamente uguale per la stragrande maggioranza delle specie viventi.

Da ciò che scrivi, inoltre, mi sembra che secondo te un comportamento sia naturale e quindi giustificabile solo in quanto funzionale alla riproduzione. Ma la riproduzione cos’è? “È il punto cruciale dell’esistenza di un individuo perché permette la trasmissione delle informazioni genetiche da una generazione a quella successiva.” Dunque, il nostro scopo è quello di trasmettere il nostro codice genetico; credi forse che un gay o una persona sterile non lo trasmetta? Beh, finché l’umanità esiste, almeno una parte del nostro codice genetico verrà sempre trasmesso; un figlio ha in comune con ciascun genitore e coi fratelli il 50% del suo genoma, il 25% coi nonni, i fratellastri e gli zii; il 100% solo con un fratello gemello omozigote. Un omosessuale o la zia zitella che aiuta attivamente lo sviluppo dei nipoti, avrà raggiunto, per così dire, lo scopo biologico della sua esistenza, ovvero assicurarsi che il suo patrimonio genetico venga in parte conservato. Un omosessuale o uno scapolo che si occupi di educare i suoi studenti, di fornire cibo ai suoi clienti o di amministrare il loro conto in banca, avrà agito in modo tale da creare le condizioni propizie alla loro riproduzione; il che significa che, avendo in comune una minima percentuale di patrimonio genetico anche con quelle persone, seppur sconosciute o quasi, avrà garantito il mantenimento della specie , ovvero “la trasmissione delle informazioni genetiche da una generazione a quella successiva.” Se anche avesse solo lo 0,01% di geni in comune con essi, aiutando 1000 persone avrebbe garantito la trasmissione del 10% dei suoi geni! In pratica, a meno che non sia un barbone o un eremita, più o meno chiunque svolge la sua funzione biologica.
Parli, poi, di “intelligenza”: “L'intelligenza è l'insieme di tutte le funzioni psichiche/mentali che permettono ad un soggetto (individuo o animale) di capire cose ed eventi, scoprendo le relazioni che intercorrono tra di essi ed arrivando ad una conoscenza concettuale e razionale (ovvero non percettiva o intuitiva). Essa si percepisce nella capacità di comprendere, adattarsi e fronteggiare con successo nuove situazioni e può dunque essere concepita come una capacità di adattamento all'ambiente. L'intelligenza può essere vista anche come la capacità (del complesso delle funzioni psichiche-mentali) di gestire le conoscenze, i ricordi e i dati percettivi in maniere adatte a prevenire, individuare e risolvere problemi. Uno degli aspetti dell'intelligenza a livello pratico è la capacità di agire in modo appropriato alle situazioni che occorrono nella vita del soggetto.”
In base a questa definizione, l’uomo non è affatto l’unico essere vivente intelligente; per esempio, un cane che è stato picchiato da una persona, sarà molto più diffidente nei suoi confronti; un ratto che ha visto morire un suo consimile dopo aver consumato un veleno apposito, non se ne ciberà (è inoltre dimostrato che i ratti sappiano tramandarsi anche “verbalmente” questo genere di informazioni); un piccione che trova cibo in un punto della città, vi si recherà abitualmente... si possono fare esempi infiniti. Definire l’intelligenza di un essere vivente superiore rispetto a quella di un altro ha poco senso, perché l’intelligenza si sviluppa ed è funzionale nel preciso ambiente in cui tale essere vivente si trova e deve riprodursi (ti consiglio la lettura di “L’intelligenza degli animali”, di Danilo Mainardi).
Doubt ha scritto:Rimane sempre un timore di fondo: essere nel torto e peccare di superbia intellettuale.
Sinceramente credo che la più grande manifestazione di superbia intellettuale sia la convinzione d’essere in possesso della verità assoluta e quindi in diritto di contrastare e reprimere chi non è della tua stessa idea; con la sicurezza che, imponendo la tua idea, otterrai la felicità di tutti, per giunta.
Doubt ha scritto:se dovessi infatuarmi di un ragazzo non starei certo a meditare su quanto stia andando contro natura!
In ogni caso, la tua apertura mentale ti predispone alla possibilità di innamorarti, perciò un atteggiamento “attendista”, in cui però non reprimi le tue sensazioni, può essere la mossa vincente.
Nel mio caso, il mio “attendere” senza accettare la possibilità di innamorarmi di un ragazzo, ha rallentato di molto le cose, perché cercavo di evitare tutte in tutti i modi che ciò potesse accadere; se tu hai già accettato serenamente questa possibilità e frequenti altre persone, senza importi di non pensare ad un ragazzo in un certo modo, credo che la “cotta” non tarderà ad arrivare. Per innamorarsi ci vuole forse più predisposizione d’animo che non una situazione particolare.

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