GAY EFFEMINATI TRA STEREOTIPI E REALTA'

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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GAY EFFEMINATI TRA STEREOTIPI E REALTA'

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 30 dicembre 2009, 3:21

Ciao Project
Ieri sera mi sono imbattuto in questo forum e nel leggere qualche articolo mi sono come rassicurato vedendo che non sono l'unico a vivere i 'disagi' di un adolescente gay. Poi stamattina ho iniziato a
pensare alla mia situazione e forse era meglio se continuavo la mia vita senza farmi tanti problemi. Questa è la prima volta in vita mia che parlo della mia sessualità e che con me stesso faccio un po' di ordine (e non è semplice, ho mille pensieri e non so nemmeno come organizzare i discorsi).
Praticamente mi sono reso conto di essere gay penso verso i dodici anni, comunque l'ho capito ma la cosa è finita lì, non è che mi sia posto più di tanto il problema. La mia adolescenza l'ho cercata di vivere al meglio e così è stato. Di fare coming out non ci ho mai nemmeno pensato, non tanto per i miei genitori (non mi darebbero alcun problema penso, basta che non lo venga a sapere mio nonno che per lui già è stato difficile accettare che non abbia fatto il classico, e non scherzo), ma per non turbare la serenità della mia vita quasi
'perfetta'. Solo ora che ho diciannove anni inizio ad aver bisogno di una vita sentimentale e sessuale, e poi avrei dovuto pensare alla mia omosessualità prima o poi.
Comunque penso che SE NON FOSSI GAY STAREI MILLE VOLTE MEGLIO e vi spiego perché. Forse sarà colpa di questa 'educazione etero', ma i miei fanno pressioni per sapere della mia vita sessuale, ma io rispondo sempre con "sono cazzi miei", però mi rendo conto che loro pensino "ha diciannove anni e farà sesso" e questo mi pesa tanto. Poi c'è una pressione da parte dei miei genitori più indiretta, che mi rendo conto
che me la costruisco da solo, ovvero invidia nei loro confronti. A volte vorrei avere come genitori due tristi repressi trogloditi ignoranti che guardano uomini e donne e si ammazzerebbero all'idea di avere un figlio gay: in questo modo potrei avere il diritto di disprezzarli e me ne andrei di casa; si, mi dispiacerebbe non stare con loro, ma la vita va avanti. Invece i miei genitori conducono una vita che mi sembra quasi non potrò avere; la spensieratezza che hanno avuto dai venti ai trenta (ragazzi/e sesso divertimenti che so da foto e racconti di amici e nonni) ora come ora mi sembra che solo in parte potrò avere, ma poi la vita da adulti rispettabili che si amano e amano i loro figli mi sembra totalmente preclusa. Anche se la vedo una
cosa lontana, mi chiedo se potrò mai avere dei figli e una famiglia che venga considerata da tutti una famiglia vera non di serie B.
Poi una cosa che odio dell'essere gay è che mi sembra di essere stereotipato, i ragazzi gay che conosco (pochi e che non sopporto caratterialmente) hanno molti gusti e interessi simili ai miei... Se ripenso a me a quattordici anni, ero un cliché vivente, mi interessavo solo di moda, ero fan di Paris Hilton, ero un gran pettegolo, ascoltavo Britney Spears, Madonna, Christina Aguilera e queste cantanti da ragazzine in fase pre adolescenziale. Poi ero, e sono ancora in parte oggi, una "checca", e me rendo conto da come dico
certe cose, dai gesti che faccio e da come parlo, e questo non lo sopporto! Poi non sopporto il fatto di essere amico delle donne... Di questo me ne sono reso conto da settembre circa quando ho iniziato l'università. Venendo da una città molto piccola i miei più cari amici alla fine lo sono perché facendo parte delle famiglie più 'importanti' (è brutto da dire ma non so come spiegarmi) della città siamo cresciuti insieme (anche se vedo che con i ragazzi maschi ci sono amico ma ho molto meno rapporto) e non sono considerato l'amico gay dalle ragazze ma solo me stesso. Invece ora mi sono trasferito a Milano per l'università e ho legato con delle ragazze con cui mi trovo molto bene, solo che a volte mi sembra di essere proprio il classico "amico gay" a cui dici come ti vesti o gli inciuci col ragazzo. Il problema è che ai maschi non ho veramente nulla da dirgli, e mi rendo conto che le amicizie a casa sono così perché le circostanze hanno fatto sì che fossero così, ma ora sarò destinato a essere l'amico gay? Non che stia male, ma vorrei
anche altro... Forse queste saranno cazzate, ma il mio più grosso problema è... mi innamorerò mai? Ma nemmeno innamorarmi, vorrei avere un legame affettivo e sessuale con qualcuno, ma qualcosa di serio. Solo che se non inizio a cercare i miracoli non avvengono e di certo gli uomini non cadono dal cielo. Anche ora che mi sono trasferito a Milano non sono minimamente intenzionato a cercare qualcuno, non saprei nemmeno cosa fare. Comunque un modo lo devo trovare perché il mio unico sfogo sessuale è nella masturbazione, e anche se ho letto più volte "è naturale non bisogna avere sensi di colpa", trovo che masturbarsi (sia che il soggetto sia gay che etero) davanti a un sito porno o in webcam con uno sconosciuto sia di quanto più squallido possa esistere. Quindi più che senso di colpa dopo la masturbazione mi abbatto un po' e mi dico "ma invece di stare qui a fare 'ste porcate e perdere tempo non posso fare del sesso normale con qualcuno di normale come fa la gente normale?" (preciso che per normale non intendo etero).
Vabe' ora mi sento solo un ridicolo ragazzino omosessuale di provincia che fa la vittima. Non so bene cosa sperassi di fare scrivendo questa email, non sei dio e so che non mi puoi dire cosa fare, però certamente mi ha aiutato a chiarirmi un po' le idee (ora sono depresso però!). Sono felice che esista un qualcosa come Progetto Gay, per lo meno ti rendi conto che essere Gay non è solo chat e porno.
Grazie di tutto
B.
Ps. Se vuoi pubblicare l'email non ci sono problemi, solo se possibile, non pubblicare il mio indirizzo.
______________

Ciao B.,
ti ringrazio per la mail e vado subito al punto. Ti innamorerai mai? In effetti in quello che scrivi il grande assente è l’amore, cioè il sentire un trasporto autentico e convinto verso un altro ragazzo, il desiderarne la presenza, il fantasticare su di lui, il proiettare su di lui la tua affettività e anche la tua sessualità. Hai vissuto in una piccola città in una famiglia che ti ha voluto bene ma ha anche riposto in te molte aspettative e bene o male ti ha imposto un ruolo che non senti tuo. Leggendo quello che hai scritto mi sono chiesto: Ma sulla base di che B. si sente gay? Per il fatto di avere visto qualche porno gay o di essersi masturbato in cam con uno sconosciuto? Ma è possibile che un ragazzo gay di 19 anni non si sia mai innamorato? Non abbia mai perso la testa per uno suo amico o un suo compagno e abbia finito per fuggire dal contatto con gli altri ragazzi? Perché un ragazzo gay deve avere delle remore nel cercare di approfondire l’amicizia con dei ragazzi? Quando dici “Se non fossi gay starei mille volte meglio” di fatto metti proprio in evidenza che non hai mai sperimentato il senso di fondo dell’essere gay che consiste nell’innamorarsi di un ragazzo e nel sentirsi ricambiati, è per questo che non stai bene nel tuo essere gay, perché è un essere gay cui manca l’esperienza essenziale che non è quella del fare sesso con un ragazzo ma quella dell’innamorarsene e del sentirsi amati. Reclami dei diritti in nome dei gay e ti posso capire ma i diritti si guadagnano sul campo cercando di costruire per sé e per gli altri qualcosa di buono perché la società matura lentamente e bisogna aiutarla a maturare. E poi perché un ragazzo gay deve dire “Se non fossi gay starei mille volte meglio”? Al di là del discredito sociale della omosessualità, tu credi veramente che un rapporto d’amore tra due ragazzi abbia meno dignità e meno valore del rapporto tra un ragazzo e una ragazza? Se lo non lo credi, come non lo crede nessuna persona di buon senso, che ti importa delle difficoltà che incontrerai e delle attese che disilluderai? Essere gay non una scelta ma una identità profonda, non sessuale, ma affettiva, umana nel senso più alto del termine, è un modo di amare.
Non ti nego che mi ha colpito non poco il brano in cui ti definisci un po’ checca e dici che i gay sono stereotipati. Ma non sarebbe ora di superare questi atteggiamenti (perché quello sono) e cominciare ad essere se stessi senza nessuna concessione a modelli gay che di realmente gay non hanno proprio nulla? Insomma se essere gay significa amare un ragazzo “in condizioni di assoluta parità” che cosa c’entrano gli atteggiamenti? Come se ci fosse un modo di fare tipico dei gay. Di ragazzi atteggiati ad imitazione dei gay da avanspettacolo ogni tanto se ne vede qualcuno, ma sono delle pose imitative, non dei modi di essere. Un giorno avevo incontrato un gruppo di ragazzi e tra loro ce ne era uno atteggiato in modo quasi teatrale, poi gli è squillato il cellulare ed era il padre. Quel ragazzo ha immediatamente messo da parte gli atteggiamenti teatrali e ha risposto al padre in modo serissimo. Ma è mai possibile che la cosiddetta cultura gay mediatica, che non è altro che una sovrastruttura commerciale, debba finire per essere un modello ancora realmente condizionante? Ammesso e non concesso che possa esserlo per i giovanissimi che non hanno altri punti di riferimento, non dovrebbe esserlo per nessuna ragione per i ragazzi più grandi e di fatto tu stesso avverti il fastidio ci certi atteggiamenti che pure riconosci come tuoi.
Ma che c’entra l’essere gay con l’imitazione dell’identità femminile? Sono ancora residui di mentalità ottocentesche! La sessualità etero è una sessualità “di ruolo” o di “complementarità” nel senso che un uomo e una donna sono fisiologicamente diversi e vivono nella sessualità ruoli che sono definiti a livello anatomico e fisiologico. La sessualità gay è una sessualità “paritaria” o di “identità”. Nota bene che un gay non cerca mai nel suo compagno il sostituto di una donna o uno che assuma un ruolo femminile, cerca invece il suo compagno proprio in quanto simile a sé, è chiaro che in questo contesto paritario non ha alcun senso parlare di femminilizzazione del gay. La femminilizzazione del partner, la “checca”, è una caratteristica degli “etero che vanno con gli uomini” e anche dei bisessuali, che nel rapporto gay tendono a riprodurre i ruoli di un rapporto etero. La femminilizzazione è stata assunta come caratteristica dei gay attraverso la diffusione dei rapporti gay-etero all’inizio dell’800, quando un ricco signore etero, stanco dei rapporti familiari, aveva rapporti sessuali “alla maniera etero” con un ragazzo, spesso suo subordinato (donde l’idea della penetrazione come segno di dominio) che rivestiva stabilmente ruoli femminili ed era indotto per compiacere il ricco signore ad imitare i comportamenti femminili, cioè ad essere una “checca”. La reciprocità dei ruoli era assolutamente impensabile. In genere i ragazzi gay (poveri) si adattavano a questa situazione nella quale potevano avere dei benefici materiali e nello stesso tempo potevano provare un po’ di sessualità con un altro uomo cosa altrimenti del tutto impossibile per la presenza di mille tabù. La pornografia omosessuale non è nata peri ragazzi gay poveri costretti al ruolo di “checca” ma per i ricchi signori etero che nel rapporto gay-etero con ragazzi di classe sociale inferiore sfogavano non solo la loro repressione sessuale ma soprattutto il loro desiderio di dominio. La pornografia dei rapporti omosessuali, quindi, non è nata sulla base del rapporto tra due gay ma sulla base del rapporto tra un etero dominante e un gay femminilizzato e siccome si trattava di rapporti tra due uomini si è finito per considerare impropriamente il modello offerto dalla pornografia come tipicamente gay e quel modello ha purtroppo influenzato pesantemente i comportamenti dei ragazzi gay. I rapporti paritari tra due ragazzi gay sono una cosa molto più tarda e si sono affermati alla fine degli anni ‘60 del ‘900, ma la vera sessualità gay è quella, cioè quella della parità, quella senza “checche”! E allora perché non cominciamo noi per primi a liberarci di tutta una tradizione che non ci appartiene ma ci è stata imposta e con la quale continuiamo a bamboleggiare? Basta con l’idea del gay come checca! Basta con la femminilizzazione del gay!
Quanto a quello che scrivi della masturbazione, beh, tra masturbarsi pensando al proprio ragazzo quasi per prefigurarsi o per rivivere un contatto sessuale con lui, masturbarsi guardando un porno, o masturbarsi in chat con un altro individuo incontrato per caso, la differenza è enorme, nel primo caso la masturbazione fa parte a tutti gli affetti di un rapporto d’amore ed ha una dimensione profondamente affettiva che presuppone un vero rapporto bilaterale, nel secondo caso la dimensione affettiva può esserci nella misura in cui il video è mentalmente rivissuto in riferimento non agli attori ma a persone reali incontrare nella vita quotidiana, ma si tratta comunque di fantasie del tutto unilaterali, nel terzo caso il ruolo tipico della fantasia masturbtoria è delegato alla presenza virtuale di un altro individuo col quale si crea un falso rapporto bilaterale. Il rischio connesso alla masturbazione in cam non è tanto la dipendenza psicologica e la coazione a ripetere quanto la falsità del rapporto bilaterale sottostante che abitua pian piano a considerare con la stessa leggerezza tutti i rapporti bilaterali, anche quelli che potrebbero avere una serissima consistenza. Non c’è da meravigliarsi che la masturbazione sia in pratica la più comune forma di sessualità tra i gay, dato che all’età di 24,2 anni il 50% dei ragazzi gay non ha ancora avuto il primo rapporto sessuale. Questo è un dato di fatto. Certo sarebbe molto bello vivere una sessualità di coppia in modo libero, socialmente accettato, ecc. ecc., ma queste cose sono ancora per moltissimi ragazzi gay pura utopia ed è per questo che, come dici tu, Progetto Gay sta facendo di tutto per dimostrare che essere gay non è “chat e porno” ma è una cosa serissima, perché è un modo di amare.

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diversodachi
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Re: GAY EFFEMINATI TRA STEREOTIPI E REALTA'

Messaggio da diversodachi » mercoledì 30 dicembre 2009, 6:11

Mi sono ritrovato in quasi tutto quello che hai scritto. L'età in cui l'hai scoperto, il modo di affrontarlo (o meglio non affrontarlo) inizialmente, la situazione famigliare tranquilla che mi permetterebbe anche di fare coming out con i genitori, la "predisposizione" a fare amicizia con le ragazze più facilmente (anche se non sono circondato, ahimè :D ), l'abitare in provincia, le domande su una possibile famiglia...

Pure io non mi sono mai innamorato e vivo una sessualità, come la definisci tu, squallida, e inizio a volere qualcosa di più.. una persona, un ragazzo con cui stare e fare l'amore con lui :oops:
E' normale, è la cosa più normale del mondo, e Project è riuscito a spiegartelo benissimo. Non farti problemi, sei come sei. Se hai atteggiamenti femminili è una tua caratteristica, e non una caratteristica dei gay: ho un paio di amici che si possono dire "effemminati", ma sono entrambi super fidanzati e ho la certezza quasi matematica (anche se con i "quasi" in matematica non vado lontano... e infatti ho 3 :geek: ) che siano etero. Ascolti musica commerciale e "da femmine"? La ascoltano milioni se non miliardi di persone, perché se l'ascolti tu deve essere un problema?

Vivi sereno e vedrai che tutti questi complessi scompariranno, magari non subito, ma col tempo, e tieniti strette le amiche perché se sono vere amiche ti "accoglieranno" (scusa il termine ma non me ne esce un altro ^^) a braccia aperte se mai vorrai renderle partecipi di questo.
L'idea di dirlo ai miei amici non mi ha mai sfiorato finché non sono entrato in contatto con questo forum. A quel punto mi si è aperto un mondo che non conoscevo e ho preso coraggio.
Non mi vergogno più, non odio più essere gay. Lo sono, punto.
Partiamo da questo. Se non siamo noi per primi a rivendicare noi stessi come possiamo pretendere che lo facciano gli altri?

Il forum in ogni caso ti aiuterà a chiarirti le idee ;)
Ti auguro di ritrovare un po' di serenità!

Un abbraccio,
Leonardo
Now show me the way to the next whiskey bar.

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Simba
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Iscritto il: sabato 28 novembre 2009, 22:03

Re: GAY EFFEMINATI TRA STEREOTIPI E REALTA'

Messaggio da Simba » mercoledì 30 dicembre 2009, 15:45

Sono pienamente d’accordo con quello che dice Project…ha centrato proprio il segno! Il solo pensiero che un giorno (speriamo!) potrò abbracciare, baciare, stare vicino e vivere tutti i giorni della mia vita con l’uomo che amo mi rende felice di essere gay. Credo che se si vede l’omosessualità dal punto di vista dell’amore, tutto diventa bello. Non dico che sia facile essere gay, anzi…è un casino! Ma se Dio non mi avesse fatto nascere gay sarei sicuramente una persona diversa da quella che sono oggi…sicuramente peggiore. Non avrei capito tante cose…sarei sicuramente molto più superficiale! La sofferenza mi ha fatto crescere e maturare più velocemente degli altri ragazzi della mia età. Certo se fossi etero sarebbe stato tutto più facile ma...se fossi nato senza un braccio?Se fossi nato senza gambe? Se fossi con nato con un handicap? Il gioco dei “se” non porta da nessuna parte. Preferisco essere gay e amare come tutti gli altri!! Pensala in questo verso.
Come dice Diversodachi ci sono etero effeminati e tanti gay che non lo sono! Tu sii te stesso! Al diavolo i clichè! Anche a me dà un po’ fastidio il fatto che con le ragazze riesco a rapportarmi meglio; penso però che sia normale soprattutto alla nostra età: le ragazze sono più mature e riflessive, meno infantili. Con i ragazzi c’è più difficoltà perché li sentiamo lontani da noi, e c’è sempre quell’aura erotica che ci blocca. O perlomeno credo che sia per questo… :roll: Le amicizie sono preziose!!Non abbandonarle per paura di ciò che dice la gente!!
Dai che non sei solo!! :) Non essere depresso!! Ti auguro il meglio!! :D
Un ruggito grosso grosso!!Passa buone feste!! :D
Forse se tu gustassi una sol volta
la millesima parte delle gioie,
che gusta un cor amato riamando,
diresti ripentita sospirando,
perduto è tutto il tempo
che in amar non si spende.

Tasso - Aminta

Simba 1991

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Aster
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Re: GAY EFFEMINATI TRA STEREOTIPI E REALTA'

Messaggio da Aster » mercoledì 30 dicembre 2009, 18:19

Mi sento non in accordo completo col Progettista. Dopo due anni che conosco ragazzi sono giunto alla conclusione che una certa dose di effeminatezza è comune tra i gay, anche se molto molto meno di quanto in genere si pensi. Di ragazzi vistosamente effeminati ne ho conosciuti pochi (alcuni dei quali assolutamente non dichiarati) e ne ho conosciuti alcuni che non avevano una minima traccia di "checcosità", ma la maggior parte, pur potendo tranquillamente passare per etero anche di fronte ad un altro gay, hanno a volte alcuni atteggiamenti, intonazioni, movimenti che negli etero sono ben più rari. Se è per quello, ho conosciuto anche (presunti) etero molto effeminati, ma credo che come considerazione "statistica" valga lo stesso. Nel mio caso, ad esempio, la maggior parte mi hanno detto che mai e poi mai avrebbero pensato che potessi essere gay (e ho motivo di crederci), ma c'è anche qualcuno che s'è chiesto se lo fossi dopo essere stato con me solo per qualche decina di minuti, evidentemente qualcosa avranno notato. Il punto è, secondo me, che dovremmo fregarcene completamente di queste cose. Può seccare vedersi effeminati, come ti potrebbe seccare di essere basso o di avercelo piccolo ;) ma non vale la pena di rodersi il fegato per questo: è solo così che sei e alle persone che ti vogliono e ti vorranno bene devi piacere solo per quello che sei.
Credo che sia più che altro un discorso che viene dal concentrarsi su come ti vedono gli altri. Lascia perdere, sii quello che fa felice te.

Il sesso non è scontato per nessuno. Conosco svariati ragazzi etero della mia età (23) che non hanno nemmeno mai dato un bacio a una ragazza e moltissimi che non hanno mai fatto sesso e se parliamo di gay, quelli con nessuna esperienza o un'esperienza minima sono una marea. L'innamoramento viene quando viene, ma non penso che non dipenda anche da se stessi. Uno deve essere nel giusto stato mentale perché gli capiti, secondo me, e forse la depressione non è il migliore.

Ah, e... per carità, madonna benedetta! Masturbati in santa pace, che non solo non c'è niente di male, ma se non fai sesso è anche necessario per mantenersi in salute! Se vuoi ti insegno io qualche tecnica che sono famoso per essere un esperto :lol:

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progettogayforum
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Re: GAY EFFEMINATI TRA STEREOTIPI E REALTA'

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 30 dicembre 2009, 20:19

Dopo aver ricevuto il permesso da B., pubblico il seguito del nostro scambio di mail.
____________
Progetto Gay grazie per la risposta, argomentata molto bene e per niente approssimativa, però comunque volevo precisare delle cose. Innanzitutto non capisco se la tua fosse una domanda vera o retorica quando ti sei chiesto "Ma sulla base di che B. si sente gay?". Questo è difficile da spiegare, ho sempre saputo di esserlo (infatti la gente che dice di esser confusa non mi convince tanto), cioè mi piacciono i ragazzi, li guardo e se c'è un bel ragazzo ovviamente sono attratto da lui. Tra l'altro i porno sono arrivati tardi nella mia vita (ho avuto Internet un po' tardi e la webcam sarà da qualche mese) e la consapevolezza che mi piacessero gli uomini ce l'ho sempre non so come spiegarmi. Poi per quanto riguarda le amicizie, ho due cari amici maschi, uno storico con il quale sono cresciuto insieme, e un compagno di studi del liceo. Su entrambi non nego che ci siano state delle fantasie, ma fini a se stesse, non è che abbia "perso la testa" o altro, sono i miei migliori amici, punto, non mi so nemmeno immaginare una storia con loro. Poi non è che "fuggo dal contatto con i ragazzi", anzi qui a casa comunque con gli altri ragazzi ci parlo normalmente e ho un rapporto con loro, certo non da telefonarsi o altro, ma se ci devo passare una serata insieme ce la passo piacevolmente. Poi qui a Milano invece non fuggo ma proprio non trovo nessuno di sesso maschile con
cui potrei o vorrei avere un rapporto di amicizia (ho il problema che giudico e per me le persone possono essere o frequentabili o imbarazzanti), e comunque il fatto che abbia stretto solo con donne è
così e non mi devo fare troppe paranoie.
Invece il problema grosso è il bisogno di legami affettivi e questo l'hai capito. Ma ti giuro non avrei bisogno di mentire nemmeno sai chi sono, io non ho mai perso la testa per nessuno, mai innamorato, mai fissato per nessuno (e questo non vuol dire che non sia gay, perché lo stesso vale per le donne a parte una fissa in seconda media ma che penso sia legata a un processo inconscio di mascheramento, e comunque
ero piccolo); al massimo se vedo un bel ragazzo lo guardo e penso "che fico" ma la cosa finisce lì. E leggendo sul blog noto che tutti hanno avuto cotte per amici e sofferenze d'amore. Forse sarò strano io,
forse è la mia tattica inconscia che vuole evitare rogne, non ne ho idea, forse dovrei andare in terapia (ah grazie mille per quel dato, sono felice di sapere che c'è una buona probabilità che da qui a
cinque anni le cose non cambieranno molto e non avrò alcun rapporto sessuale!). Poi quando hai parlato di "remore nel cercare di approfondire l’amicizia con dei ragazzi", non ho capito se intendevi amicizie vere
o qualcosa di più. Nel primo caso già mi sono spiegato, ora che devo ricostruirmi una nuova rete di amici a Milano, con le ragazze sto meglio ed è così non perché tema gli uomini. Nel secondo caso non so
se siano remore o semplicemente mancanza di voglia, tempo, coraggio; io il gayradar non ce l'ho, in più ho gusti difficili (non tanto nell'aspetto fisico, ma nelle persone in generale pretendo un certo spessore), in più devo studiare, ho mille cose da fare. Fino a poco tempo fa mi andava bene così, ma ora per forza di cose se davvero ci tengo un modo lo troverò di trovare qualcuno con cui approfondire un'amicizia (ah poi ho un gran problema, leggevo che molti si trovano in chat, ma un altro mio limite sono i miei schemi fissi che ho su tutto, anche sulle chat, e incontrare qualcuno via chat mi mette solo una gran tristezza, e proprio non ce la faccio, io le persone le devo vedere, devo sentire che mi trasmettono, bo non so come spiegarmi).
Comunque ora devo darmi alla caccia (cioè da febbraio ora ho gli esami), non so come ma lo farò, non sono mai stato un triste in vita mia e non lo diventerò di certo ora.
Poi volevo passare ad un altro punto, ovvero la storia della "checca" su cui hai molto insistito. Devo dire che questo è il problema minore, però dato che il sasso l'ho comunque lanciato, volevo precisare che quando dici "Basta con l’idea del gay come checca! Basta con la femminilizzazione del gay!" non sono pienamente d'accordo. Si è vero che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, e un gay non è solo e per forza così, però non si può nemmeno negare che molti gay sono accomunati da un determinato modo di fare, che ritrovo talvolta in me stesso e nelle poche persone omosessuali che conosco (vorrei precisare che quando dico "checca" non intendo esagerazioni tipo il tizio del grande fratello). Io non mi volevo permettere di criticare o altro, e non è che non vorrei avere certi atteggiamenti perché simbolo di omosessualità, ma perché lo trovo brutto da vedere, non so come spiegarmi, la "civetteria", se così si può definire, è una cosa che non mi piace sia nelle donne che tanto meno negli uomini (non è questione di "educazione etero", anche le donne che accentuano la loro femminilità mi urtano). Comunque questa è una cosa mia e non c'entra tanto con l'omosessualità. Per quanto riguarda poi io come ero nella fase undici/quattordici ci ripenso più con il sorriso che altro, e non con rancore.
Sulla masturbazione, non ti preoccupare, la mia vita non ruota intorno a ad essa. E sono stato esagerato a dire che sarei stato meglio etero, era solo un momento di sfogo. Se analizzo la mia vita, devo dire che l'omosessualità non mi ha mai impedite di ottenere ciò che desideravo (tranne ora per quanto riguarda il bisogno di una relazione, ed è per questo che ho detto di non voler essere gay, ma era uno sfogo, prima
di pensarlo devo provare e poi si vedrà, e in fondo, sì devo faticare di più, ma un modo lo dovrò pur trovare prima dei 24,2 anni!). Ho avuto gli amici che volevo, la vita sociale che volevo, frequentato la gente che volevo, andato alle feste che volevo, il liceo fatto come volevo, sto frequentando l'università che volevo, e tutto questo indipendentemente dall'essere omosessuale. Genitori e famiglia in generale sono fieri di me perché sono quello che volevano che fossi, e volevo sottolineare che il "ruolo che mi hanno imposto" in verità è quello che io voglio, perché per loro non conta che sia gay o meno, ma che sia brillante a scuola e nella vita (mia mamma è sempre stata chiara, "del matrimonio non me ne frega niente, il giorno più bello
della mia vita sarà la vostra laurea"), e soprattutto che io sia felice, e sanno che la vita sentimentale e sessuale arrivati alla mia età diventa una componete importante per esser felici. Magari sbagliano nei modi a volte, o forse sono io che mi faccio mille film in testa, ma comunque sia i miei genitori non se toccano!
Ora sono forse un po' aggressivo ma non è che sia una forma di difesa, è che mi sono reso conto che ho iniziato a lamentarmi solo perché c'era qualcosa che non andava, e odio le lagne, e prima di lamentarmi
sarebbe meglio almeno tentare di risolvere la situazione invece di fare la vittima... Semmai a 24,2 anni avrò il diritto di lamentarmi della mia vita e della mia omosessualità.
Grazie di tutto, veramente
B.
_________________
Ciao B.,
beh, intanto di nuovo grazie per questa seconda mail che integra molto bene e completa la precedente. Direi che in questi termini praticamente tutto quello che dici mi sembra condivisibile, salvo un punto, cioè salvo l’idea di darsi da fare per trovarsi un legame affettivo. Se mi dicessi che è opportuno avere sempre la massima disponibilità a capire, la massima apertura anche ai minimi segnali che arrivano dall’esterno, allora sarei d’accordo. Ma che significa darsi da fare? Da quello che hai scritto per te non significa di certo frequentare chat erotiche o siti di incontri, alludi forse ai locali o all’associazionismo gay? Non ti nascondo che sull’idea di darsi da fare per trovarsi un ragazzo sono perplesso, perché così si cerca di costruire un rapporto che mira a risolvere un proprio problema, quello della solitudine affettiva, e non è esattamente questo il significato dell’innamoramento. In qualche modo cercare un ragazzo significa cercare un complemento de sé, ma la vita di coppia comporta l’essere in due che è in gran parte una riduzione del sé per fare spazio alla nuova dimensione di coppia.
Volevo chiederti il permesso di pubblicare anche la tua seconda mail perché penso che sarebbe utilissima per tanti ragazzi. Se sei d’accordo, dammi un cenno e procedo alla pubblicazione. Ti ringrazio anticipatamente.
Un abbraccio.
Project
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Certo puoi pubblicare tutto ciò che vuoi. Comunque forse mi sono espresso male, il "darsi da fare" aveva uno scopo del tutto enfatizzante. Per ora in locali gay non mi ci vedo proprio, e l'associazionismo non è che proprio mi faccia impazzire. Il darsi da fare voleva simboleggiare una specie di svolta, più che altro mentale.
Volevo semplicemente dire che devo iniziare ad ammettere la possibilità di una relazione, cosa che prima non mi passava nemmeno lontanamente per la mente. Di certo non cerco qualcuno così per colmare un vuoto, però se non mi guardo nemmeno in giro concluderò poco. Poi mi conosco e se dovesse mai accadere qualcosa con qualcuno dovrò esser preso e anche tanto, di certo non mi accontento e da solo
ci posso stare. E se sarà amore bene, se non lo sarà pace ho diciannove anni e la vita va avanti. Poi non lo so, ora parlo tanto, ma poi voglio vedere fra qualche mese quanti passi avanti avrò fatto.
B.

Ps. Faber est suae quisque fortunae (Sallustio). Qualcosa dovrò pur fare per essere artefice del mio destino?

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