Gay radar, un concetto di empatia

Che cosa significa essere gay
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Micky93
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Gay radar, un concetto di empatia

Messaggio da Micky93 » giovedì 3 gennaio 2013, 15:56

É più che ovvio che il nome ''gay radar'' non si riferisca certo ad un impianto che solo noi abbiamo nel cervello. Si configura quindi più come un profondo senso di empatia e ricezione, naturalmente nel nostro caso entrambi orientati particolarmente nei confronti di persone omosessuali o presunte tali. In pratica, è qualcosa che anche gli eterosessuali hanno, ma in noi si sviluppa maggiormente (com'è naturale che sia) nella ricerca di propri affini.

Di questo insieme di sistemi cognitivi, sappiamo per certo che sono molto influenzabili dal nostro volere: dove c'è la volizione di ''vedere'' un ragazzo che ci attrae come gay, qualsiasi segnale che possa appagare il nostro desiderio è considerato come segnale valido per propendere per la nostra ipotesi.

Ma a parte queste poche cose che sappiamo, quali esperienze si sono verificate come le più riguardevoli di attenzioni da parte nostra? Insomma: ci sono dei fattori che si sono rivelati determinanti per il corretto funzionamento del nostro sistema empatico?
Ci sono degli ''indizi'' più meritevoli di essere cercati? Come capite al volo se chi avete davanti preferirebbe voi a una conturbante fotomodella? 8-)

Io ho un sistema empatico simile, ma purtroppo è tremendamente efficace solo coi nevrotici.

Di mio posso solo dire che ho dei criteri per capire se un ragazzo è gay da facebook, ma nulla più. Di persona, mi è difficilissimo.
E voi? Avanti! Cùnta su! Come dicono a Milano :)
Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.

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massimino
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da massimino » giovedì 3 gennaio 2013, 20:53

Questo argomento mi intriga non poco, Mickey, dal momento che un "gaydar" ben affinato può arrecare un indubbio vantaggio ad un/a ragazzo/a omosessuale.

Mi è capitato in diverse occasioni di imbattermi in un ragazzo "interessante" e di chiedermi quale fosse il suo orientamento. In molte di queste ho provato l' amaro sapore della delusione, approdando alla triste conclusione che il mio gaydar ha qualche difetto di fabbrica. O forse sono io che non so ben adoperarlo: devo vedere se riesco a ritrovare il libretto delle istruzioni...

Ad ogni modo, mi è anche capitato di venire a conoscenza dell' omosessualità di un ragazzo che, altrimenti, avrei giudicato "insospettabile".
Perciò mi chiedo: "Siamo sicuri che il gaydar esista davvero, che non sia solo una chimera?"

Mi piacerebbe che gli altri utenti del forum ci aiutino a svelare questo arcano, e che condividano con noi quali sono i segnali che, secondo loro, possono essere significativi...

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marc090
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da marc090 » giovedì 3 gennaio 2013, 21:42

Per come vivo e identifico questo concetto, si tratta secondo me di desumere, da piccoli segnali, talvolta anche molto ovvi, perchè sono gli stessi che lanceremmo a nostra volta (e mi riferisco a modi di comportarci sotto imbarazzo), l'interesse altrui.

Qualche volta, sembra più un'occhiata accondiscente che un reale interesse reciproco, uno sguardo che dimostra quasi, quel legame che si stabilisce per pochi secondi, fissandosi, che rispecchia tutta quell'impossibilità ad esprimere il concetto a parole: ("so anche io cosa provi")

Non sarà nulla di oggettivamente valido, ma secondo me, si tratta di capire l'altro, nel momento in cui, bloccato nella parola, cerca di esprimersi come meglio può, senza... compromettersi.
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
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Totoro
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Totoro » venerdì 4 gennaio 2013, 13:02

Probabilmente bisogna essere in un particolare stato ricettivo. Io solo una volta sono riuscito a capire che una persona era omosessuale e l'ho capito da come scriveva su un forum che con l'omosessualità nulla aveva a che fare, peró non è nulla di straordinario visto che l'ho dedotto dal fatto che si riferiva al suo compagno come "la persona che vive con me", era abbastanza evidente. Di norma nella vita reale non mi accorgo neppure del colore dei capelli di chi ho davanti, e penso di essere abbastanza impenetrabile per chiunque visto che vivo nel mio mondo sconnesso e non mi guardo mai attorno.
 


"La capacità di stare da soli è la capacità di amare. Può apparirti paradossalle, ma non lo è. E' una verità esistenziale: solo le persone in grado di stare da sole sono capaci di amare, di condividere, di toccare il nucleo più intimo dell’altra persona, senza possederla, senza diventare dipendenti dall’altro, senza ridurla a un oggetto e senza diventarne assuefatti."

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Blackout
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Blackout » venerdì 4 gennaio 2013, 14:11

Ecco bravi parlatene un pò che mi serve sapere :)
Ah pure io sono dell'idea che devi essere tu a metterti in modalità "sensibile", che si debbano notare le più piccole cose e particolari...come un gesto, un movimento, uno sguardo, una parola...sperando che anche chi sia di fronte sia nella stessa modalità per entrare in sintonia, se no non va!
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

Micky93
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Micky93 » venerdì 4 gennaio 2013, 15:38

Sapevo che l'argomento avrebbe interessato. Voglio però cercare di trattarlo nella maniera più scientifico-empirica possibile, e fino ad ora vedo che ci stiamo riuscendo.

La grande difficoltà nel capire chi abbiamo davanti sta proprio nel fatto che ci è impossibile entrare nel suo cervello. Possiamo però fare affidamento sulla nostra empatia, come avete ribadito voi.

I segnali che ci arrivano, possono essere quindi linguistici (la generalizzazione di termini che potrebbero indicare una presenza femminile nella nostra vita affettiva: ''se io sto con una persona'' e non ''se io sto con una ragazza'') che segnali del linguaggio del corpo: molti di voi citano in proposito lo sguardo.

@Massimino: quello che noi chiamiamo (ma solo per dare un nome alle cose) gaydar, è semplicemente l'istinto di adattamento che in noi ha prodotto quelle che credo siano delle reti di neuroni specializzate nel riconoscimento di un possibile partner. In pratica, è qualcosa che ognuno può avere indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, ma che in noi si è specializzato, per dir così, come le zampe della rana dovettero specializzarsi per nuotare negli stagni.

Il grosso problema, è che tendiamo a cadere in malintesi, poichè è nella natura delle persone guardarne altre. Un solo sguardo, può anche comunicare in chi lo riceve qualcosa di sbagliato. Io stesso spessissimo fisso le persone: non solo bei ragazzi, ma anche donne anziane, uomini anziani ecc. Ma ciò non significa che ogni sguardo comunichi ''sesso''.

Diverso credo sia se lo sguardo è ricambiato... Se ci si fissa negli occhi, appunto, e non ci si limita alla reciproca osservazione da lontano.
Anche qui: mi è capitato di fissarmi per circa 1 secondo e mezzo con un ragazzo, e la cosa mi ha fatto mettere in ''allarme''. Tuttavia, mi rimane sempre il dubbio che potesse anche non essere uno sguardo d'interesse.
Si può capire se una persona è interessata dalla dilatazione pupillare: se la pupilla nel guardarsi negli occhi si dilata, allora c'è qualcosa. Solo che certi sguardi li fai da lontano, e io sono oltretutto miope, per cui figuratevi voi cosa posso vedere.

Dobbiamo infine fare una giusta distinzione tra duefunzioni: il ''gayadar'' vorrebbe servire tanto a trovare qualcuno che è interessato a noi (e che quindi è gay) quanto a capire se chi abbiamo davanti a noi è o non è gay.

Quindi, due funzioni significa anche due tipi di segnali diversi. La domanda allora diventa: come capire se un ragazzo è gay? E, una volta capito ciò, come capire se è interessato a noi?

Credo che però la più importante al momento sia la prima, poichè da questa dipende la seconda, vi pare?

Ricapitolando fino ad ora:
Per riconoscere un possibile gay:
1)segnali linguistici: generalizzazioni di sesso: ''se io stessi con una persona'', non ''se io stessi con una ragazza'' che però non sempre sono un indizio compromettente.

2)sguardi ''particolari'' a voi la definizione di questo ''particolari'': cosa li rende tali? il tempo? il modo in cui vengono espressi?

Avanti signori, ne abbiamo di cose da capire! :P
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marc090
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da marc090 » venerdì 4 gennaio 2013, 16:06

Miky93, sinceramente penso che il proposito di base sia profondamente erroneo... Non puoi e lo dici tu stesso, capire chi hai di fronte con uno sguardo... Puoi coglierne dei segnali, riflettere su cosa stai cercando di capire di lui, rispetto alla somma dei suoi comportamenti...

Ma si tratta di empatia, un tentativo, magari spinto ancor di più da situazioni come le nostre, in cui non sempre è possibile parlare con altri ragazzi, in cui si cerca di cogliere qualcosa, a cui noi diamo un'interpretazione secondo quello che siamo e secondo le esperienze nostre e personali.

Non c'è una vera e propria forma di comunicazione, salvo quando si arriva a cercare di comunicare con un veloce scambio di sguardi e secondo me è questo che dovresti tener presente... Tutto questo si può pensare come un qualcosa di carattere puramente soggettivo e molto evanescente...

Nessun gayradar, solo un'idea, dato da quello che abbiamo accumulato noi, da riflessioni nostre, su atteggiamenti e modi di fare, che ci comunicano qualcosa...

Ovviamente, si tratta di un'idea assolutamente personale
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
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sam
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da sam » venerdì 4 gennaio 2013, 16:42

Secondo me è facile :
invitate il ragazzo a prendere un tè con voi. Se alza il mignolo mentre sorseggia 100 % è gay.
Per una conferma ulteriore : guardate se osserva il vostro mignolo quando sorseggiate voi.

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Blackout
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Blackout » venerdì 4 gennaio 2013, 17:23

Miky93 parlando più seriamente credo che il gay radar, così come lo si intende nell’universo omosessuale moderno, sia un po’ una panzana. Per me è semplicemente l’istinto che tutti hanno (etero e non) nei confronti di chi ci interessa. Non credo proprio che la mente gay abbia una predisposizione diversa a livello neuronale o sinaptico rispetto a quella di un etero.
Semplicemente a livello inconscio, osserviamo molti dei nostri simili, anche quando non propriamente interessati a loro, appunto come dicevi tu prima…perché capita pure a me di fissare ragazzi, ragazze, anziani ecc. e non perché ne sia attratto o simile, ma…che ne so…m’incanto o ci sono dei particolari che ti rubano l’attenzione per qualche nanosecondo e poi puff.

Diverso è se la persona che guardi ha risvegliato in te un attenzione più elevata, non passeggera (magari pensi “che carino” o “che sorriso”) e in questo caso ti ritrovi a fissare con una certa insistenza e a lanciare un messaggio più intenso che non uno sguardo e via. Ma questo funziona così per tutti, gay o non gay. Ben diverso è invece se sei bravo o meno ad interpretare i segnali che vengono lanciati a noi: quando sei interessato involontariamente scambi qualsiasi segnale per qualcosa di positivo, ma se avessi un filtro (che solitamente può essere un amico/a) ti renderesti conto di quanto spesso si tende a tradurre A con B, solo perché noi abbiamo bisogno di vedere B.
Per quanto riguarda invece la capacità di riconoscere se la persona davanti è un gay o meno i metodi son quelli che elencavi tu: l’uso di determinate parole oppure la tendenza a guardare i posteriori di chi passa là vicino ;) e così via...inutile pensare di avere un “aggeggio” in testa che te lo dica al volo.

Insomma credo che sia una qualità innata, o magari derivante da una serenità mentale ot similia che ti permette di essere il più neutro possibile e quindi di poter valutare con intelligenza quello che vedi :)
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Micky93 » venerdì 4 gennaio 2013, 21:22

Ragazzi,
il fatto che io abbia parlato di rete neurale, non voleva essere un modo per dire che noi abbiamo sviluppato qualcosa ''in più'' rispetto ad altri. Dico solo che quell'istinto di cui parla blackout che tutti hanno, etero o gay, in noi è più propenso a carpire segnali provenienti da un uomo, e quindi siamo più facilitati a capire se un uomo va oltre un semplice sguardo di passaggio. Ma se fossimo etero probabilmente avremo un... figaradar.

E proprio come dice Marco90, ma ricordo di averlo detto all'inizio del thread, è una forma istintuale profondamente influenzabile dalle nostre volizioni. Io vorrei tanto che certi ragazzi che vedo in università (e nella mia ce ne sono tanti, troppi) fossero gay, ma mai ne avrò la conferma se non da loro, o comunque finchè non ci parlo. Non perdo la speranza. :P

Inoltre: io continuo ad usare il termine gayradar, ma lo faccio solo perchè mi è comodo. So che è un'astrazione mentale usata per ''dare i nomi alle cose''...

Per abbattere la questione del proprio volere che influenza il modo di vedere le cose, ha ragione blackout: bisognerebbe essere in uno stato di serenità mentale tale da poter giudicare obiettivamente le cose.

Allora ritorniamo al punto di partenza: esistono segnali unitari per capire se un ragazzo che abbiamo davanti a noi è gay?
La risposta lampante è un ''si'', ma molti di voi si accorgerebbero ben presto che ad un certo punto si inizia a fare uso di stereotipi per poter dare degli indizi.
Allora: ci sono anche segnali che sfuggono al classico stereotipo e che fanno capire se un ragazzo è gay?

due li abbiamo individuati:
-segnale linguistico: generalizzazione forzata dei sessi
-segnale paralinguistico: sguardo sostenuto nei nostri confronti, occhiatine ai fondoschiena di altri uomini.

Ripeto: ogni segnale non è sicuro al 100%, ci sono palestrati eterissimi che si fissano i muscoli l'un l'altro per fare a gara a chi li ha più, ma usano i muscoli perchè dovendo fare la stessa gara col cervello credo non ci sarebbe materia prima da comparare. Il reciproco guardarsi i muscoli non ha quindi particolari risvolti sessuali, è solo un rito.
Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.

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