In famiglia dopo il coming out

Adolescenza gay, giovinezza gay, gay e scuola, gay e università, ragazzi gay e genitori
Avatar utente
candido
Messaggi: 241
Iscritto il: mercoledì 6 febbraio 2013, 17:10

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da candido » domenica 17 marzo 2013, 23:40

Blackout ha scritto:poi è vero che pure io uso le cuffiette :D dovrei eliminarle perchè se no mi isolo :lol:
Credo che inizierò a breve una Crociata contro le cuffiette! :lol: Ero arrivato ad usarle per fare qualunque cosa,fuori casa,in casa,sui mezzi,mentre facevo sport...ormai un tutt'uno con le mie orecchie!Da qualche giorno le ho abolite,vediamo come va la vita senza musica a volume 100 sparata nelle orecchie :D
Blackout ha scritto:ho proprio il problema di attaccare bottone
Per ovviare al problema,la butto spesso sullo scherzoso e sull'autoironia. C'è chi apprezza e si riesce a rompere il ghiaccio,e chi mi guarda con un'espressione disgustata... ma c'est la vie!
Blackout ha scritto:a proposito, sarei curioso di sapere cosa si intende quando si dice "devi aumentare la tua autostima" si ma come?? In farmacia non ne ho mai visto in vendita :lol:
:lol: Magari fosse possibile!Te lo dice uno che di guide e manuali fai-da-te si è sempre drogato,dal "vinci la timidezza in 3 facili mosse e senza dipendere dall'alcol" a "smetti di fumare facendo le bolle di sapone"! :lol: Ok,non fino a questo punto,ma ne ho letti di metodi strampalati e tecniche "portentose" per accrescere l'autostima!

La teoria mi dice che ci sono 2 cose,"il sè ideale(come vorremmo essere)" e "il sè percepito(come ci vediamo)": più sono lontani,più si è insoddisfatti;più son vicini più si ha autostima. Ora,o abbassiamo la prima(e quindi ridimensioniamo le aspettative),o alziamo la seconda(aumentiamo i nostri successi in ciò che facciamo): ma in qualche modo 'ste 2 cose devono avvicinarsi!
Ecco,come volevasi dimostrare,una teoria che dice tutto e nulla! :lol: E che soprattutto non dice minimamente come poterlo fare!

Io faccio una cosa che ti potrà sembrare stupida: mi "sfido" a fare cose che irrazionalmente non vorrei fare,che mi fanno paura,che penso mi mettano a disagio,per le quali non mi sento "pronto"; piccole cose,sia chiaro,come parlare con quella particolare persona,chiedere un'info,andare in un posto affollato dove penso di poter avere "gli occhi addosso","forzarmi" a fare qualcosa che per pigrizia sarei portato a non fare.E mi "impongo" di tenere un atteggiamento come se fossi molto sicuro di me,sguardo alto e petto in fuori, alla Fonzie! :D Essendo piccole cose,poi,il successo è pressoché garantito,e il fatto di riuscirci mi fa star meglio,come se avessi superato chissà quale ostacolo! Lo so,è una stupidata,e quando poi ci penso mi viene da ridere :lol:

P.S. Ah,un'altra cosa..
Blackout ha scritto:a dire la verità preferisco sempre ascoltare (poi dipende da chi parla ;) )

Se riesci a stare appresso a quello che scrivo io,e non ti annoi dopo 2 righe,mi sa che hai un'ottimo livello di sopportazione! :lol:
Che qui sul Forum ho la netta sensazione che i miei post non se li fili nessuno,e questo alla mia autostima non fa certo bene :lol:

Avatar utente
orachefaccio
Messaggi: 81
Iscritto il: lunedì 4 febbraio 2013, 3:13

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da orachefaccio » lunedì 18 marzo 2013, 2:10

candido900 ha scritto:La teoria mi dice che ci sono 2 cose,"il sè ideale(come vorremmo essere)" e "il sè percepito(come ci vediamo)": più sono lontani,più si è insoddisfatti;più son vicini più si ha autostima. Ora,o abbassiamo la prima(e quindi ridimensioniamo le aspettative),o alziamo la seconda(aumentiamo i nostri successi in ciò che facciamo): ma in qualche modo 'ste 2 cose devono avvicinarsi!
Ecco,come volevasi dimostrare,una teoria che dice tutto e nulla! E che soprattutto non dice minimamente come poterlo fare!
hehe ora arrivo io e propongo la teoria alternativa: ci sono due cose, il sè ideale (che deriva dal confronto tra come si è e come si vuole essere) e il sè reale (che deriva dal confronto tra come si è e come si vuole essere). Cioè la stessa cosa, solo che il primo confronto è positivo, mentre il secondo rileva discrasie di ogni tipo.

Teorie a parte, ho letto qualche giorno fa il tuo post, poi ho letto quello di Landon e riletto il tuo giusto poco fa. E ho fatto una riflessione, che riguarda i piccoli passi che sto facendo, e che proverò a raccontare in breve (eh sì certo - dirai tu - in breve.. proprio!). La tua (nostra direi) ricerca di un equilibrio sbatte sempre contro questo sentire la mancanza di quella "pienezza che ci faccia stare bene". Paroloni per riassumere che non sappiamo di che si tratta. E forse la risposta si trova, nascosta, nelle parole di tanti che su questo forum non si stancano di dare consigli. Eppure, è difficile seguire la ricetta, far sì che funzioni. No? Sei d'accordo?

Beh, quello che mi ha portato a scrivere è il pensiero che per quanto io provi a cercare hobby, cose da fare, riempitivi di vario genere, la cosa non basta. Non che sia malaccio, ma non è quello che, alla fine, ci nutre. Invece, i momenti che mi soddisfano di più sono quelli in cui lascio spazio, in me, a un po' di coerenza. A cosa mi riferisco? Se non voglio stare con una persona, non ci sto. Se voglio rispondere istintivamente, lo faccio. Se la risposta istintiva è dovuta a quanto irritante è la stupidità di quello/a, dopo quella persona la ignoro. Se voglio intervenire in maniera sciocca o rilassata o effemminata (i miei modi sono oggettivamente lungi dall'essere effemminati, ma non so come dirlo meglio.. dolce, forse.. non dura), lo faccio. Tanto che importanza potranno mai avere quelli!? Se questo lo devo evitare, allora evito anche le relative persone, e ne cerco di altre.

Non che abbia ottenuto risultati grandiosi in questo senso, né la mia vita ha avuto grossi risvolti o successi (secondo una non meglio definita metrica del successo secondo cui devo accoppiarmi o aumentare la mia paga per credermi di successo). Ma sento che tutte quelle piccole volte che mi lascio andare a quello che voglio dentro, sono felice. Soddisfatto, quantomeno. Per questo parlo di coerenza. Lasciar fare a me stesso quello che, semplicemente, desidero, mi dà più soddisfazione dell'allenamento in piscina (mi fa bene anche quello, ovvio).

E l'incoerenza è quello che mi tormenta maggiormente, credo. Dico a me stesso di voler fare questo e quest'altro, ma la realtà è questa: l'altro ieri incontro un nuovo ragazzo, etero, amici tramite un altro amico, etero anche lui. Bella persona, ci mettiamo a chiacchierare sulle relazioni e, automaticamente, mi metto a parlare della mia ex e di quali cose andassero bene e di quali no. E di perché (i perché falsi) non abbia voglia di una relazione e di come mi sono sentito maltrattato. Un discorso cattedratico sulle ragazze che non ha mai, nemmeno per un istante, fatto giustizia a quello che provo veramente. Non ho mica dissimulato, architettato discorsi fasulli, provato a cambiare astutamente argomento. No! Ho imposto al mio cervello di credere di provare esattamente quello che stavo dicendo di provare. Come sintetizzare? Sento una cosa, e regolarmente la reprimo e ne esprimo un'altra. L'incoerenza più assoluta.

E questa incoerenza è più generale della chiacchierata con un amico. Sento di non far quadrare il mio essere proprio per il fatto di non esprimere all'esterno (che è poi il mondo in cui per forza di cose dobbiamo vivere) quello che sono/penso/desidero/voglio. Vivo in una dicotomia tra gridi interni che lottano fra loro e una maschera grigia esterna che mentre lascia trasparire insicurezze non dice nulla del mondo complesso che giace al di sotto intonso. Ma il non sentirmi a mio agio non risiede in una maschera, che in sé serve come protezione. Una maschera ci può anche stare, se è intenzionalmente messa a servire a tale scopo. Il punto è che per come vivo il mondo esterno, finisco per costringere e zittire per intero quello che desidero.

Trovo che ciò che manchi, a me quantomeno, sia coerenza. Comportarmi come mi pare, lasciar fluire quello che penso nelle azioni. Con un po' di coerenza credo torni la progettualità e vadano via le ansie.

E coerenza significa anche - e credo sia un punto importante - eliminare quello che la impedisce. Situazioni, persone, abitudini, oggetti. Se non servono, sono solo un ostacolo alla semplicità della coerenza. Oggi mi sono messo in bocca questa parola e la ripeto dappertutto! :)

Coerenza è capacità di fare quello che ci va di fare, e punto. Ossia far sì che i propri comportamenti vengano da dentro e non da fattori esterni. Che non significa non comunicare con l'esterno, bensì far sì che l'esterno (la parte autorizzata del mondo esterno) possa comunicare col vero sè che c'è al proprio interno e non con il proprio involucro.

Queste sono riflessioni del momento, spero di poter concretizzare, ma per ora sono in ballo. Trovo ancora difficoltà nel raccontare quello che provo, spero di esserci riuscito, anche se non al meglio. E scusate le mie scarse capacità di sintesi -.-
candido900 ha scritto:qui sul Forum ho la netta sensazione che i miei post non se li fili nessuno
Ti sbagli!! Li tengo tutti tracciati sul mio browser sotto forma di schede aperte in attesa di essere letti oppure riletti (perché effettivamente sì, sono un po' lunghetti, come i miei del resto :D )
"E non vi è niente di più bello dell'istante che precede il viaggio, l'istante nel quale l'orizzonte del domani viene a renderci visita e a sussurrarci le sue promesse." (Milan Kundera, traduzione mia)

barbara
Utenti Storici
Messaggi: 2864
Iscritto il: mercoledì 14 aprile 2010, 9:22

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da barbara » lunedì 18 marzo 2013, 8:42

Molto bella questa discussione :) Trovo molta saggezza e profondità nelle vostre parole ed è una cosa che mi stupisce se penso alla superficialità di tanti discorsi che a volte sento in giro. Vorrei dire a Candido che le sfide, anche quelle piccole , sono molto importanti. Non importa se l'effetto benefico a breve termine non lo senti. Funzionano più come una cura omeopatica che come un'aspirina, per cui dovrai insistere e tenere duro un po' prima di cogliere un cambiamento. Agire in questo modo rafforza sicuramente l'autostima , perchè è l'esatto opposto dell'agire dominato dalla paura. Proprio la capacità di individuare una sfida difficile ma non fuori dalla tua portata è la soluzione migliore, secondo me, per far sì che si possa trarre incoraggiamento dalle proprie azioni, poichè è evidente che affrontare una sfida e perderla riduce la sicurezza, almeno momentaneamente.
Poichè la vita ci dispensa ampiamente questo secondo tipo di sfide , è saggio che almeno noi siamo capaci di valutare le nostra forze e non ci imponiamo mete impossibili da raggiungere.
Ora tu dirai: bene , mi fa piacere sentirlo, ma perchè allora sono così insoddisfatto?
Questa è una buona domanda , ma è solo agendo e riflettendo, come stai facendo ora che riuscirai a trovare la risposta e la soluzione.
Le risposte che hai ricevuto sono un confronto molto utile e credo che ti aiuteranno a trovare la carica giusta per continuare nella tua ricerca.
Vorrei soffermarmi su una cosa che ha detto Orachefaccio a proposito della coerenza , Mi sembra interessante soprattutto il modo in cui ci è arrivato, e cioè ascoltando se stesso e le proprie reazioni.
Osservare noi stessi nel modo giusto, con curiosità e attenzione è una chiave molto importante per aprire la porta della nostra conoscenza.

Avatar utente
Blackout
Messaggi: 268
Iscritto il: mercoledì 26 dicembre 2012, 13:38

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da Blackout » lunedì 18 marzo 2013, 13:54

Te lo dice uno che di guide e manuali fai-da-te si è sempre drogato,dal "vinci la timidezza in 3 facili mosse e senza dipendere dall'alcol" a "smetti di fumare facendo le bolle di sapone"!
Ahah allora poi me li passi almeno mi farei 4 risate ;)
Sai, il metodo che usi tu è lo stesso che a volte mi impongo pure io, però ci riesco bene se riguarda me stesso e una cosa da fare, quando subentra la presenza di una persona in modo diretto non viene più così automatico. Questo è forse la cosa che mi pesa di più...Tipo se mi si chiede un opinione su una cosa vorrei dire davvero quello che penso, poi mi ritrovo a dire "si sono d'accordo" o "bo dipende" e quindi a prendermela con me stesso per non impormi con più decisione. E infatti anche a me capita di parlare troppo con vecchiette arzille che non con chi mi attirerebbe di più :D Forse come dice barbara, alzo troppo il tiro con certe sfide, ma se non inizio a farlo ora posso anche rinunciare a tutto il lavoro fatto e ritornarmene nel vecchio inferno...
E il mio livello di sopportazione dipende dagli argomenti, mi piace come scrivi e come riesci a far capire il tuo stato d'animo e i tuoi punti di vista...stai pur certo che i tuoi post qualcuno se li fila :D

Bello anche il tuo discorso, Orachefaccio. Parlare di coerenza non è semplice, proprio per il periodo che sto passando, per alcune scelte fatte, una coerenza non la potrei proprio avere. Pure io mi trovo a fare quelli che chiamo più che altro "scatti di orgoglio": una risposta dolce che stona con gli altri, insistere che quel tipo di uscita non mi va da fare o roba del genere...ma sono cose isolate. In un momento come questo sinceramente non so capire, o meglio proprio non ci riesco, a tenere alta la coerenza perchè in fondo non so ancora quali siano i miei paletti fondamentali. Ho cambiato e sto cambiando opinione su diverse cose, da frivole a quelle che ti scombussolano la vita e sento di essere assai vulnerabile proprio per questo: in una fase di cambiamento come questo è come se avessi disattivato il mio farewall per permettere di assimilare tutto quello che arriva, con le piccole gioie e i duri colpi che questa cosa puo comportarmi. E in questo mi riconosco nella tua dicotomia, tra il cercare di apparire solido all'esterno sapendo di essere invece in un momento dove tanti elementi nuovi si mescolano tra loro, creando un casino bestiale.
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

Avatar utente
candido
Messaggi: 241
Iscritto il: mercoledì 6 febbraio 2013, 17:10

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da candido » lunedì 18 marzo 2013, 18:50

Ho letto tutto e gli spunti di riflessione sono tanti,tantissimi! :)
Provo a fare un po' di ordine,almeno nella mia testa.
Sentivo da qualche giorno qualcosa in testa,ma confuso e tosto da decifrare..Orachefaccio ha trovato però la parola magica: coerenza.
2 frasi su tutte riassumono bene il concetto:
orachefaccio ha scritto:Coerenza è capacità di fare quello che ci va di fare, e punto. [] E coerenza significa anche eliminare quello che la impedisce. Situazioni, persone, abitudini, oggetti.
Di persone ne ho "fatte fuori" parecchie. Di abitudini non ancora sufficienti. E quando parlo del forzarmi,dello sfidarmi a fare determinate cose e a tenere un atteggiamento "fiero" miro proprio a far fuori quelle abitudini dettate dalla paura e dall'insicurezza.
Perchè per essere coerenti con se stessi bisogna essere abbastanza "forti" per poterne sostenere il peso,e avere una stima di sè tale da poter considerare meno gli altri e i loro giudizi.

Come dice Blackout, anch'io più che coerenza sento degli "scatti di orgoglio",i quali mi danno quei momenti di coerenza "a intermittenza", permettendomi di mantenere una incoerenza di fondo e socialmente conveniente.
Blackout,mi parli del fatto che nel dover esprimere un'opinione piuttosto che dire "come la pensi" finisci per non farlo; e Orachefaccio,piuttosto che esprimere ciò che senti, non solo lo reprimi ma esprimi altro e, perchè sia credibile, arrivi ad un alto livello di immedesimazione e "falsa" coerenza(la chiacchierata sulle relazioni).
Di situazioni del genere ne vivo anch'io tante,quotidianamente!

Sicuramente,prima di essere capaci di coerenza con se stessi,bisogna scoprire e conoscere meglio se stessi. L'oggetto verso cui la coerenza si riferisce. Barbara fa infatti notare che:
barbara ha scritto: Mi sembra interessante soprattutto il modo in cui ci è arrivato, e cioè ascoltando se stesso e le proprie reazioni.
Osservare noi stessi nel modo giusto, con curiosità e attenzione è una chiave molto importante per aprire la porta della nostra conoscenza.
Per troppo tempo,infatti,ho zittito la mia "anima".
E trovo giustissimo che:
barbara ha scritto:la capacità di individuare una sfida difficile ma non fuori dalla tua portata è la soluzione migliore, secondo me, per far sì che si possa trarre incoraggiamento dalle proprie azioni... []...è saggio che almeno noi siamo capaci di valutare le nostre forze
Anche se inizio a capire cosa sono e cosa voglio,la mia sfida alla coerenza deve essere graduale. E so quanto sia difficile rinunciare a quel "farmaco" che credo possa curarmi all'istante. Ma i cui "effetti collaterali" potrebbero essere anche peggiori della "malattia"!

So che ci sto girando attorno,che vorrei che non avesse questo peso,che non è giusto che ne parli anche qui, ma mi chiedo:" e con i sentimenti,le emozioni che provo, sono coerente?"
Giorni fa in un altro topic mi fu detto che non avevo ancora accettato l'essere omosessuale. Lì per lì ci sono rimasto male,mi son dispiaciuto. Possibile che gli altri non avessero capito i passi avanti che avevo fatto?Ok,non ero coerente su questo con gli altri,ma almeno con me stesso...Poi però ho iniziato a riflettere,e ad ascoltarmi ed osservarmi con più attenzione...e pensieri come "ma è così normale che mi piacciano gli uomini?","chissà che guai accadrebbero se si venisse a sapere,la mia vita sarebbe rovinata" erano più frequenti di quanto volessi ammettere,e nel parlare con gli altri,nel dover esprimere un'opinione notavo quanto neutralizzassi le mie risposte per paura di "espormi" troppo. Parole così vuote da non dire nulla di me,totalmente incoerenti col mio pensiero. Perchè volente o nolente "l'universo affettivo" contagia tanti aspetti della nostra vita,tanti discorsi, quasi tutte le nostre relazioni.
Io la mia omosessualità la vedo ancora come una debolezza. La devo nascondere,assieme a tutto ciò che ad essa si può collegare. Anche in discorsi nei quali sembra non c'entrare per niente. E giustifica,in quanto debolezza,anche la mia incoerenza. Un'incoerenza di fondo che va oltre il sorriso falso,la risposta "cattiva" risparmiata. Un'incoerenza dei sentimenti,e delle idee.
Ma è un'incoerenza con me stesso,ancora prima che con gli altri. Perchè se così non fosse sento che non sarebbe un problema neppure con gli altri.

Ecco,non volevo apparire patetico, ma il risultato sembra l'opposto.
La cosa che mi rincuora è però che son riuscito a parlarvi di questo riuscendo a conservare il sorriso :) Un tempo non ce l'avrei mai fatta. Anzi,un tempo non sarei riuscito neppure ad ammettere tutto questo. Invece oggi averlo detto mi fa stare anche meglio. Un buon risultato,dopotutto :D

Avatar utente
orachefaccio
Messaggi: 81
Iscritto il: lunedì 4 febbraio 2013, 3:13

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da orachefaccio » martedì 19 marzo 2013, 0:06

Barbara, grazie per aver notato che ascoltare e osservare noi stessi con curiosità e attenzione, conoscere noi stessi, è il primo passo verso la coerenza. Quando gli sguardi sono concentrati su tanti fattori esterni che ci intrappolano, tutto ciò diventa poi non così banale.

Blackout, anch'io uso quegli sfoghi a intermittenza come un'evasione dall'incoerenza di fondo, che però è socialmente conveniente come dice Candido. Però non bastano, è un po' una gabbia alla fine.
candido900 ha scritto:Io la mia omosessualità la vedo ancora come una debolezza. La devo nascondere,assieme a tutto ciò che ad essa si può collegare. Anche in discorsi nei quali sembra non c'entrare per niente. E giustifica,in quanto debolezza,anche la mia incoerenza. Un'incoerenza di fondo che va oltre il sorriso falso,la risposta "cattiva" risparmiata. Un'incoerenza dei sentimenti,e delle idee.
Ma è un'incoerenza con me stesso,ancora prima che con gli altri. Perchè se così non fosse sento che non sarebbe un problema neppure con gli altri.
Non mi sembri affatto patetico. Mi ritrovo in quello che dici. Più che altro mi sembri molto rattristito da questa parola magica "coerenza" (che in varie salse hai citato 15 volte nel tuo ultimo post +2 nella mia 'quote'!). Mi sembra ti abbia colpito e ti abbia fatto sbattere ancora più forte contro il muro dell'ostacolo che l'incoerenza rappresenta. Allora permettimi, in quanto re dell'incoerenza, di nominarti ufficialmente mio vice fidato! :D Rattristirti non è quello che volevo, davvero. La tua domanda così forte "Cos'è che manca?" mi fa sentire molto coinvolto ed è stata un ottimo spunto per pensare. E il mio post precedente ha voluto così racchiudere le ultime riflessioni.

Vi dico quello che ho pensato dopo aver letto le ultime risposte.

Noto sempre di più che l'incoerenza che vive in me si nutre dell'ambiente esterno, che fa un po' da gabbia e prigione da cui è dura uscire. Mi sono circondato di situazioni false, o se non sono false sono comunque vuote. Ho pochi stimoli alla coerenza. E noto che se mancano le interazioni sociali e gli stimoli provenienti dalle situazioni esterne, il mio cervello si frega da solo con la sua incoerenza, si crogiola, strafottente, con questa mia inezia. E le poche volte che riesco a dar spazio a quello che ho dentro sono felice, soddisfatto, come ho detto, ma non bastano a risolvere quel "cos'è che manca?", sono come slanci ma verso una parete di specchi, mi sembra che solo a furia di questi piccoli 'sfoghi' il processo di risanamento sarà infinito, come un secchio con un buco che viene riempito d'acqua, ma il buco sotto è troppo largo e il secchio non si riempirà mai.

Sono sempre più convinto che serva qualcosa di rinfrescante. Credo che, bensì non sia necessario fare un "salto nel vuoto", come è stato definito, e bensì bastino poche sicurezze per andare avanti a testa alta una volta che la si ottiene 'sta testa alta, per effettuare la transizione serva qualcosa in più. Qualcosa di rinfrescante. Vorrei urlare a squarciagola e mandare af******o tutti (scusate l'espressione) e sperare che ci sia qualcuno che mi veda e sia comunque disposto ad abbracciarmi. Vorrei baciare tutti. Vorrei potermi comportare da stupido, ma davvero da stupido, senza pensare a cosa possano pensare gli altri. Vorrei mettermi a fare versi di animali a caso. Vorrei coccole. Vorrei ballare liberamente. Vorrei fare le cose per bene e sento una gran voglia di esplodere e mandare all'aria questa gabbia che mi trattiene. Che una volta fatto realizzerei che non serve urlare per essere felici, il senso della realtà ritornerebbe, insieme alla voglia di costruire razionalmente un futuro degno di tale nome. Ma intanto vorrei liberarmi di tanti vincoli che sento che mi stanno condizionando, vincoli interni in primis, ma anche la vita quotidiana in cui sono ricaduto.

Penso mi farebbe bene reinventarmi completamente, uscire dalla vita in cui sono e buttarmi in qualcosa di completamente nuovo, sapendo di portarmi comunque dietro il bagaglio di conoscenze ed esperienze che mi sono costruito finora. Ancora una volta, non "gettarmi nel vuoto", ma mettermi alla prova, o meglio farmi una doccia fredda e poi banchettare mentre mi coccolo in una vasca a idromassaggio calda. Tutto ciò mi farebbe forse capire meglio cos'è che voglio veramente e mi farebbe stabilizzare su una visione oggettiva delle cose che arriva dall'essere esploso in aria molto molto in alto per poter vedere dove voglio atterrare, senza montagne intorno che mi limitino la visuale.

Ribadisco che ogni parere da parte di chiunque è benvenuto a braccia aperte! E poi ti prego (invito specialmente rivolto a Candido) di tenere presente che io ho una tolleranza sopra la media all'instabilità mentale, quindi ti consiglio di non farti prendere troppo da quello che scrivo anche se parlo forte, o quantomeno pondera bene le tue decisioni in ogni caso. :)

Questo è come mi sento oggi. Il mio mondo dei sogni. Che almeno qui posso sguinzagliare. Grazie a voi!!

Un abbraccio a tutti!


PS: mi sa che il patetico lo sto facendo io e anche tanto! Per piacere datemi un allarme se è così, tendo facilmente all'autocommiserazione e all'esagerazione dei toni...
"E non vi è niente di più bello dell'istante che precede il viaggio, l'istante nel quale l'orizzonte del domani viene a renderci visita e a sussurrarci le sue promesse." (Milan Kundera, traduzione mia)

Avatar utente
Blackout
Messaggi: 268
Iscritto il: mercoledì 26 dicembre 2012, 13:38

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da Blackout » martedì 19 marzo 2013, 22:48

Letti i vostri ultimi commenti direi che ci siamo, siamo arrivati al dunque. Cos'è che manca? La domanda iniziale non ha ancora trovato risposta, o meglio ne ha trovato diverse che però non danno quel senso di immediatezza e completezza che cerchiamo.
Candido, hai scoperchiato una sorta di vaso di pandora parlando di sentimenti ed emozioni, così come è chiaro nell'elenco (tra l'altro pieno di cose che condivido) di Orachefaccio che da un gran peso all'affettività da condividere. E' come quando hai un oggetto pieno di sporcizia o pattacche addosso che non riesci a capire cos'è fin quando non togli tutto...abbiamo cercato molte soluzioni, fatto grandi discorsi e su una cosa siamo in accordo: direi che per noi essere gay non è una cosa semplice, non siamo arrivati al capolinea del viaggio "accettazione". Come una strada disseminata di risultati, siamo ognuno a punti diversi e altri invece li condividiamo, ma questo comporta che una soluzione buona per tutti non ci sia, ci tocca trovare la più giusta seguendo la nostra personale strada.
Allora se mi faccio la domanda a me stesso e mi chiedo "che mi manca?", scusate la poca originalità ma quello che mi vien subito da dire è una vita affettiva, in generale che siano parenti, amici veri o una relazione. E questo mi manca perchè ho il mio trascorso, fatto di relazioni etero, di amici a cui io non ho detto le indecisioni che avevo, di genitori che ho messo io da parte per non dovermi giustificare.
Devo passare attraverso questa totale accettazione prima di "restaurare" i vecchi rapporti o dovrei puntare anche sul cercare l'aiuto di chi mi conosce da tanto? Perchè come si è detto sia qui che in altri tread, ce la devi fare da solo (ed in molte circostanze è inevitabile e lo so bene), ma se il senso di solitudine è troppo si rischia di non capire più quale luce seguire.
Allora penso che dovrei finalmente essere responsabile delle mie scelte e in me ce la sto mettendo tutta e comunque dovrò prima o poi riallacciare sotto una nuova luce tutti quei rapporti che non voglio escludere, a meno che non scappi da qua ma starei solo rimandando "la resa dei conti" ;)

Scusate se alla fine ho parlato solo di me :oops: , ma ora come ora credo che non sia nemmeno tanto facile capire da soli quali siano le cose giuste o meno da fare, eppure la voglia di riuscire a farcela con le proprie forze mi ha spinto anche a rinunciare alla psicoterapia. Ecco, farcela da soli, torna sempre questa storia qua e non lo so...è come dover trovare non una soluzione unica, bensì come nella caccia al tesoro passare diverse prove prima di avere una visione nitida della cosa. E allora continuiamo a cercare...

PS Candido e Orachefaccio, nessuno di voi è patetico, io non lo penso e non credo lo possa pensare neanche chi ha avuto o sta attraversando un momento così, tantomeno dopo quello che siete riusciti a scrivere e a comunicarci....grazie :D
Un abbraccio a tutti
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

Avatar utente
candido
Messaggi: 241
Iscritto il: mercoledì 6 febbraio 2013, 17:10

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da candido » mercoledì 20 marzo 2013, 1:13

Tutti noi arriviamo al punto di chiederci: restare o cambiare aria?Voglia di ricominciare,di lasciare quella gabbia di situazioni e persone in cui non ci sentiamo più noi stessi.Voglia di reinventarci,di rivoluzionare in toto la nostra vita.
Perchè al di là dell'orizzonte crediamo che non ci saranno più condizionamenti,più forzature,più situazioni,più persone a limitare ciò che siamo e che sentiamo di essere.
Tante volte c'ho pensato: cambiare città,cambiare paese,cambiare vita.
Ma non avevo finora mai pensato che far questo vorrebbe dire andare incontro alla solitudine,a quella solitudine dello straniero,di chi non ha famiglia,di chi non ha passato. E senza sapere cosa fare.
Col rischio di portarmi appresso la gabbia in cui mi ritrovo. Una gabbia mentale,ancor prima che ambientale. Perchè alcune sbarre ce le hanno messe gli altri,ma altre -le più forti- ce le ho messe io.

Vi racconto una cosa. Oggi ho finalmente ripreso a studiare e sono stato fino a sera a casa di una mia collega. L'unica collega a cui ho detto un mese fa di essere gay,e di non averlo ancora pienamente accettato. L'unica a cui abbia confidato come mi sentivo,il peso di tutto questo.
Abbiamo studiato,abbiamo pranzato assieme,abbiamo scherzato.
Mi sono comportato con naturalezza e sincerità.Ho percepito affetto,reciproco. Ho sentito delle emozioni. Mi son sentito "coerente",come non succedeva da tempo,e in quei momenti non mi è mancato nulla,ero "sereno".
E ho pensato a come lei si sia comportata con me,prima e dopo averle detto di essere gay. Niente. Nessuna differenza. Ma il rapporto è cambiato. Allora ho capito che ad essere cambiato ero stato io,come anche la percezione nei suoi confronti e nei confronti del nostro rapporto.
Avevo trovato la mia libertà. E l'avevo trovata a qualche metro da casa mia,e con una persona che conoscevo da 3 anni.
Era scomparsa la gabbia. Ero stato io a toglierla. Ma, senza saperlo, ero stato io stesso prima a mettercela.

3 riflessioni:
-E' vero,ho trovato una bella persona,sono stato fortunato. Ma fortunato non perchè ha accettato il mio essere gay,ma perchè ha accettato e compreso il mio malessere.
-Ho visto che quando son con lei mi sento meglio,più forte,più sereno,più speranzoso. So che non sono da solo a "combattere".
-Ma nonostante questo,capisco che ancora ho da fare tanta strada,al di là del rapporto con lei. Un percorso tutto mio,ma che può "accogliere" anche gli altri.

Accettarsi rimane per me il primo obiettivo. Un'accettazione piena,un vero e proprio senso di orgoglio. Qualcosa da non nascondere o di cui non vergognarmi.
Qualcosa il cui peso e i cui risvolti e responsabilità io abbia la forza di sostenere con forza,e fierezza.

Ma durante questo percorso di accettazione(ancora lungo,per me) che fare?
Una sola cosa ho capito: allontanare gli altri,senza distinzioni,star da soli con l'idea di potercela fare autonomamente non funziona. Ma in questo momento affrontare tutti gli altri,senza discrezione,sarebbe altrettanto controproducente: sono ancor troppo debole per poterlo fare. E "cambiare aria" vorrebbe dire portarmi appresso una valigia piena di problemi,ai quali aggiungere la lontananza e la solitudine.

Stare con chi pensiamo possa capirci,comprendere il nostro malessere,le nostre difficoltà credo sia la mossa migliore da fare. Stare con chi ci può voler bene,ci può dare affetto,ci può dare comprensione.
L'importante è scegliere le giuste persone che vogliamo che facciano parte o tornino a far parte della nostra vita. Con le quali costruire (o ricostruire) rapporti più sinceri.
Guardare indietro e allo stesso tempo aprirsi al nuovo,con l'idea che nuova gente sia pronta a volerci bene. E nel frattempo volercene un po' di più noi stessi.


D'altra parte,abbiamo già mosso dei passetti in avanti. Soprattutto qui nel Forum.Li abbiamo fatti da soli,ma al contempo circondati "virtualmente" da gente che ci ascolta,ci comprende,ci sta vicino,ci rincuora quando serve.Una risorsa,una compagnia,un sostegno.
Io mi ci sono affezionato,non vedo l'ora di leggere quello che scrivete,di sentire cosa state passando,cosa vi passa per la testa,e di essere ascoltato :)

Ho rieditato il post per renderlo più scorrevole e chiaro,visto che ieri sera era davvero tardi e avevo fatto un po' di confusione ;)
Ultima modifica di candido il mercoledì 20 marzo 2013, 21:37, modificato 1 volta in totale.

Tozeur
Messaggi: 544
Iscritto il: giovedì 29 dicembre 2011, 1:07

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da Tozeur » mercoledì 20 marzo 2013, 17:49

Rispondo a questa interessante discussione perchè ho da poco affrontato una discussione simile con una persona.
Riflettendo su alcune cose a me avvenute negli ultimi anni mi rendo conto che vivere in una campana di vetro, evitando le persone che ci circondano non è la soluzione giusta: si, può risolvere certe noie che giornalmente viviamo con le persone o meglio "il pubblico che studia ogni nostra mossa" ma si arriva a momenti in cui si sente un enorme vuoto interiore e questo genera frustrazione, rabbia e tristezza. D'altra parte eliminare la campana di vetro ci porta a confrontarci con le persone giornalmente, persone che hanno caratteri diversi e che spesso non sono interessate al nostro disagio e specialmente possono fraintendere la nostra chiusura con presunzione e arroganza. Io personalmente mi espongo poco, non amo le discussioni e mi apro con determinate persone, con altre mi chiudo completamente. Nonostante preferisca il contatto con il pubblico (dopo qualche anno di isolamento) ci sono alcune cose che mi infastidiscono non poco come chi ti giudica o ti osserva in ogni cosa che fai. Vorrei fregarmene e spegnere la testa un poco e spero che le esperienze della vita mi portino a questo.
Alone but not lonely

Avatar utente
candido
Messaggi: 241
Iscritto il: mercoledì 6 febbraio 2013, 17:10

Re: Cos'è che manca?

Messaggio da candido » mercoledì 20 marzo 2013, 22:08

Ciao Tozeur :)
Il rapporto con gli altri è vitale,ma ahimè problematico:
-se lo eviti isolandoti,come dici giustamente tu,non riesci a star bene
-se ti apri agli altri,se ti esponi, ti ritrovi sotto una pioggia di giudizi e condizionamenti
La seconda opzione rimane però quella a mio parere più percorribile: un atteggiamento aperto,ma alle nostre condizioni: stare con chi stiamo bene,allontanare chi non ci piace,e dare molto meno peso alle opinioni e ai giudizi,spesso superficiali, degli altri.
Tozeur ha scritto:ci sono alcune cose che mi infastidiscono non poco come chi ti giudica o ti osserva in ogni cosa che fai. Vorrei fregarmene e spegnere la testa un poco e spero che le esperienze della vita mi portino a questo.
Per far questo,mi sto muovendo su più punti:
-comprensione e accettazione di me stesso. Se son sicuro di me,non mi curo degli altri e di cosa pensano. Se sono invece il primo a dubitare o a sentirmi inadeguato,uno sguardo o un giudizio possono pesare come macigni. E si possono aggiungere al giudizio già pesante e "ingiusto" che do a me stesso.
-Tornare a confrontarmi con gli altri,facendolo con una nuova consapevolezza e mantenendo una mia identità,una mia integrità. Chiudendomi,come dicevi tu,verso persone per me in questo momento "negative" ma dando la possibilità ad altre persone,che reputo importanti e positive, di conoscermi. Ed io di conoscere loro.

Che la strada sia lunga è indubbio,come anche il fatto che i risultati non siano immediati. Superare però l'immobilismo e l'isolamento dandomi da fare è già tanto,e mi ridà quel briciolo di speranza per poter continuare su questa strada :)

Rispondi