Quando amare mette di fronte a se stessi

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
Alyosha
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da Alyosha » lunedì 15 aprile 2013, 21:47

R., per esempio, non rientra tra queste.
Veramente è esattamente quello che sta facendo, visto che tu gli hai detto di essere innamorato di un uomo e lei continua ispiegabilmente a stare con te. Non è che ti piacciono i maschi in generale, te ne piace proprio uno in particolare che è pure peggio. I meccanismi possono essere tanti, ma alla base c'è una poca conoscenza dell'omosessualità e un tentativo di minimizzare la cosa. Una persona non dice espressamente a se stessa "sono gay" e non lo comunica neanche in modo chiaro alla ragazza, che di conseguenza non dice espressamente sto con un gay. E in effetti proprio adesso mi permetti di cogliere un punto importante della quesstione, ovviamente non ero chiaro nella mia comunicazione, come non lo sei adesso tu ed è su questa ambiguità che nascevano le relazioni.

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e^ip+1=0
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da e^ip+1=0 » martedì 16 aprile 2013, 0:32

Probabilmente è infatti sul detto-non detto che le relazioni si logorano. E questa reticenza nasceva in me, probabilmente, dalla non accettazione. Sai, per quanto riguarda R., penso che non mi abbia lasciato di sua spontanea volontà poiché spera sempre, irrazionalmente, che tutto rientri nella normalità e che torni come se nulla fosse accaduto. Ed è perché è innamorata, mi rendo conto. Ora, vorrei chiedere a tutti voi: qual è il modo migliore, secondo la vostra opinione, di spiegarle tutto?

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Barbino Dago
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da Barbino Dago » martedì 16 aprile 2013, 2:31

Ciao! Ho letto la tua storia. Mi ha emozionato il fatto che tu ti sia accorto che scriverne ti abbia aiutato a fare chiarezza. Credo che aiuti molto quando decidi di “scrivere sincero”. Perlomeno a me succede così.
Comunque, posso dirti una cosa? Usi delle parole e delle immagini molto belle e particolari. Mi riferisco a quando parli di come pensavi a lui. Sai essere molto poetico!

Alyosha
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da Alyosha » martedì 16 aprile 2013, 6:57

e^ip+1=0 nel leggere quello che scrivi mi stai facendo tornare alla mente tante cose e in effetti tante circostanze le sto rileggendo a distanza di anni assieme a te. Non erano situazioni chiare e non avevo una posizione chiara. Per il resto purtroppo penso che non ci sia un modo attuale per restare amici, ma forme di compromesso stranissime. Tu sei amico di un ragazzo di cui sei innamorato e chiedi a lei di fare lo stesso con te. Sinceramente penso invece che avreste bisogno di staccarvi un pò tutti perché non sono relazioni di amicizia quelle che costruireste ma rapporti severamente ambigui. Ad ogni modo per intanto se ti ha esplicitamente detto che con un gay non starebbe, penso che la prima cosa di cui tu debba persuaderti è se sei gay o mene, ma sopratutto cominciare a viverti la tua omosessualità. Viverla non nel senso di sperimentarti sessualmente, ma di riapproppriartene come cosa tua e non come succede adesso che pare più come una cosa messa lì tra parentesi, sterilizzata e incapace di produrre effetti nella tua vita. Purtroppo le relazioni con donne per un gay hanno esattamente questo risultato, sterilizzano un pò tutto. PEnso che qaundo arriverai a dire a te stesso che sei gay, a guadagnare il pieno significato di questa parola e realt, le altre scelte saranno tutte molto spontanee. Vedrai dopo che ne sarà del rapporto con lei e con lui, al momento mi pare del tutto secondario. Le cose cambieranno solo se tu sei disposto a farle cambiare e sopratutto se questo cambiamento lo vuoi, potresti tranquillamente e serenamente syartene in questa situazione in cui sai di essere gay e però continui a stare con le ragazze. Che vita vivere è una scelta solo tua, purtroppo e per fortuna.

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e^ip+1=0
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da e^ip+1=0 » martedì 16 aprile 2013, 20:54

Alyosha ha scritto: cominciare a viverti la tua omosessualità. Viverla non nel senso di sperimentarti sessualmente, ma di riappropriartene come cosa tua e non come succede adesso che pare più come una cosa messa lì tra parentesi, sterilizzata e incapace di produrre effetti nella tua vita.
Direi che leggi nei pensieri dei miei ultimi giorni: proprio in quest'ultimo periodo stavo pensando che questo lato di me, da poco accettato, è ancora in gran parte da scoprire. E io sento il bisogno, come dici tu, di viverlo: una volta accesa la luce non si può non voler vedere dove si è. Ti dirò: mi sento un po' un naufrago in un'isola splendida e sconosciuta. Per quanto riguarda lo star lontano da R., credo che l'estate aiuterà ciascuno di noi due a capir meglio se stesso (lei anche ha diverse insicurezze, in particolare non ha la minima fiducia in se stessa).
Per L., invece la situazione è diversa. Ho omesso un dettaglio importante sulla vicenda: dopo mesi di travaglio interiore, i mesi seguiti al suo diniego, un periodo fatto di passione repressa e pochissimi tentativi di parlargli del mio Amore, dopo tutto questo tempo di sofferenza, insomma, ebbi quasi l'impressione che lui in qualche modo cercasse di evitarmi. Non sono mai stato una persona appiccicosa, anzi mi tengo tutto dentro, come ho scritto, e non rivelo nulla fino all'ultimo. Con lui ho seriamente affrontato l'argomento solo due volte: una è quella in cui mi fece perdere ogni speranza; la seconda, qualche mese dopo, fu un breve dialogo in cui lui mi fece capire che gli dispiaceva che io stessi così, ma che non poteva farci nulla. Non abbiamo mai avuto grandi occasioni di parlare, anche perché ci vedevamo (e tuttora ci vediamo) solo una volta a settimana, quando va bene e ci siamo entrambi, per le prove della compagnia. La sua presa di distanza, e andando avanti a leggere probabilmente capirete, era dovuta al fatto che capiva che, stando vicino a lui, continuavo a farmi false illusioni. Credo di aver toccato il fondo allora: annebbiato com'ero da ciò che provavo, ubriaco di passione, pensavo che ce l'avesse con me. Poi, ho cominciato allora, nel fondo del dolore, a pensare che se così era, dovevo farcela ad accettare l'impossibilità della cosa; inoltre, più mi crogiolavo più il mio problema agli occhi (psicosomatico, chissà perché) peggiorava, e si univa ad oppressioni al petto e dolori di stomaco. Ma non ce la feci: più cercavo di divincolarmi, più a lui mi sentivo unito. è stato solo quando davvero ho cominciato a pensare, a poter accettare di essere omosessuale, che si è aperta in me uno spiraglio: "ecco un lato di te, sempre rimasto sepolto e mai scoperto! L. non ha fatto altro che affiorare la punta dell'iceberg". E da quel momento in poi, dopo un percorso lento, accidentato e doloroso, ho capito che non potevo rimanere bloccato in un'illusione (e quanto ci ho messo ad accettare che era un'illusione! interi giorni ho pianto dentro e fuori di me) poiché dovevo, ora che si era aperta questa porta su un mondo sconosciuto, entrare. Probabilmente quello che scrivo non è chiaro, ma il succo del discorso è: dopo un percorso dolorosissimo, ho finalmente accettato che L. sia per me solo un amico e la passione che provavo (questo non era chiaro nei miei precedenti post) si è tramutata, con estrema difficoltà, in una confusa, indecisa ma forte curiosità di conoscere una realtà per me "nuova" (mai esplorata) e allo stesso tempo "antica" (presente da tempo immemorabile). All'atto pratico L. questo lo ha capito, e ora non cerca affatto di evitarmi: anzi, molto spesso è contento di fermarsi a parlare con me. Sarà che, come dice mio babbo, io ho il display in faccia che dice come mi sento, ma a quanto pare lui ha capito che un percorso di accettazione in me c'è stato. Quindi, almeno per quanto riguarda L., io sono tranquillo. Ciò che mi chiedo è appunto: a R. come posso porre la questione in modo da renderla il meno dolorosa possibile? Ho paura di ferirla, però ora sono risoluto a parlarle, quando la rivedrò. Voi avete suggerimenti?
Barbino Dago ha scritto:Ciao! Ho letto la tua storia. Mi ha emozionato il fatto che tu ti sia accorto che scriverne ti abbia aiutato a fare chiarezza. Credo che aiuti molto quando decidi di “scrivere sincero”.
Guarda Barbino, tu non hai idea di quanto mi stia aiutando mettere tutto per iscritto in questo forum. Spero che se avrai un giorno delle difficoltà (e non te lo auguro) potrai trovare utile anche tu il metterle per iscritto. Grazie per il tuo apprezzamento: quando scrivo qualcosa che mi sta a cuore amo pensare (quasi) come se stessi scrivendo un libro. Non so perché ma mi aiuta a ragionare.

Alyosha
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Messaggio da Alyosha » martedì 16 aprile 2013, 23:08

Sono profondamente persuaso che uno debba mettersi nelle giuste condizioni per fare la cosa giusta. Da quello che scrivi la sensazione chiara che si ha è che questo tipo di relazioni ambigue (un amico che non sai nemmeno tu cos', una ragazza che non sai se ami ecc. ecc.) si vanno sciogliendo parallelamente al tuo percorso interiore. Più diventa chiara la natura dei tuoi sentimenti, più senti l'esigenza di approfondire la tua omosessualità e più senti l'esigenza di staccarti dalle vecchie relazioni. Io ragiono sempr ein modo assurdo, ma in effetti parlargli di te sapendo che è gay è un modo per allontanarlo e forse anche dire alla propria ragazza di essere gay o meglio è un modo per tentare di cambiare le cose fuori man mano che cambiano dentro. ti dico un altra cosa, non hai detto che sei gay, ma che ti piace lui sa a R. che a L.. Il nostro modo di esprimerci dice tanto della percezione che abbiano di noi. Iscriversi in un forum "gay" e quindi in qualche modo cominciare a pronunciare quella parola che pare incastrarsi fra i denti è già un passo.
In definitiva sono abbastanza sicuro che provandoti a vivere la tua omosessualità le cose da fare conloro due cominceranno a venirti spontanee e più naturali, come del resto ti è venuto naturale adesso e non prima iscriverti qui dentro e raccontarci delle tue cose.
Cosa fare con R. e con L. lo vedrai dopo in tanto cerca di capire cosa fare con te stesso il resto verrà abbastanza da sé, ma sopratutto dipenderà anche molto da chi ti trovi dall'alttro lato, trasformare rapporti d'amore in amicizie non è semplicissimo, non è una cosa immediata e sopratutto serve uno stacco, il rischio è di continuare ad essere legati senza di fatto riconoscerselo.

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Barbino Dago
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da Barbino Dago » mercoledì 17 aprile 2013, 1:32

Nel 2012 ho passato un "periodaccio" pure io anche se per motivi diversi e ho scritto molto, ogni giorno, il più sinceramente possibile quello che (mi) accadeva.
Ne è uscito fuori una specie di diario in effetti.
Ma se rivedo alcune pagine oggi... scoppio letteralmente a ridere :D, ti assicuro che non hanno un gran valore letterario.
Quanto alle difficoltà, oggi riesco a essere un po più positivo. Magari sono un po ingenuo (non è che sia un male), ma penso sempre una cosa: non voglio non avere difficoltà; casomai, visto che è inevitabile averle, voglio diventare talmente bravo ad affrontarle da renderle meno minacciose e di conseguenza imparare qualcosa da esse! Certo è che non c'è alcuna ricetta per essere pronto ad affrontarle, ognuno deve agire secondo il proprio sentire più sincero. Non credo che sia un grande pensiero, ma ultimamente mi sta aiutando molto. Penso che i problemi siano dei segnali importantissimi, ci dicono che qualcosa sta succedendo ed è doveroso ascoltarli.

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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da e^ip+1=0 » mercoledì 17 aprile 2013, 8:38

Sì, lo stacco è necessario. Con L., come ti dicevo, in un certo senso c'è già stato e il nostro rapporto si è evoluto bene: sono arrivato al risultato di essere felice di questa situazione stabile. Per R. la cosa è diversa: lì davvero c'è bisogno di una pausa vera per entrambi.
Alyosha ha scritto: non hai detto che sei gay, ma che ti piace lui sa a R. che a L.. Il nostro modo di esprimerci dice tanto della percezione che abbiano di noi. Iscriversi in un forum "gay" e quindi in qualche modo cominciare a pronunciare quella parola che pare incastrarsi fra i denti è già un passo.
è vero, pian piano comincio a pronunciarla quella parola. Per ora cercherò di affrontare tutto con la dovuta calma. Solo mi chiedo: ne potrò mai parlare con i miei genitori? Lo so che è un pensiero che va forse troppo lontano rispetto alla mia situazione attuale. Tuttavia già so che, se per mia madre non sarà un gran problema, mio padre, che pure mi vuole molto bene, non la prenderà affatto bene. Non è che sia omofobo, anzi, però ragiona secondo il motto "non nella mia famiglia". D'altronde è abbastanza anziano e la famiglia da cui viene non era molto aperta su questo fronte. Beh, forse questo è un problema che verrà dopo. O forse no.
Barbino Dago ha scritto:Ma se rivedo alcune pagine oggi... scoppio letteralmente a ridere :D, ti assicuro che non hanno un gran valore letterario.
Quanto alle difficoltà, oggi riesco a essere un po più positivo. Magari sono un po ingenuo (non è che sia un male), ma penso sempre una cosa: non voglio non avere difficoltà; casomai, visto che è inevitabile averle, voglio diventare talmente bravo ad affrontarle da renderle meno minacciose e di conseguenza imparare qualcosa da esse!
Beh, sai, perché una cosa abbia valore davvero letterario ci vuole un lungo lavoro, e questo non lo si fa su un diario né su un forum :)
Sai cosa penso delle difficoltà? Le vedo un po'come i giochi di un circo: le persone assurde, le situazioni assurde, ivi compresa questa, fanno parte di quest'immenso caravanserraglio. Ovviamente questa visione delle difficoltà, e della vita in generale, non è mia: l'ho ripresa da 8 1/2 di Fellini, il mio film preferito. Devo dire che, vedere tutto così, mi ha aiutato in molte situazioni.

"Ma che cos’è questo lampo di felicità che mi fa tremare e mi ridà forza, vita? Vi domando scusa dolcissime creature non avevo capito, non sapevo, com’è giusto accettarvi, amarvi, e com’è semplice. Luisa, mi sento come liberato, tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero. Ah, come vorrei sapermi spiegare… ma non so dire. Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso, ma questa confusione sono io, io come sono non come vorrei essere, e non mi fa più paura. Dire la verità, quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna. È una festa la vita, viviamola insieme. Non so dirti altro Luisa né a te né agli altri. Accettami così come sono se puoi, è l’unico modo per tentare di trovarci." (Guido Anselmi)

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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da Alyosha » mercoledì 17 aprile 2013, 8:49

Parlarne con i genitori è già un passo che viene dopo. Tutto con la dovuta calma, intanto cerca di parlarnbe con "te stesso", cosa che volevo incoraggiarti stai già facendo qui con noi. Saranno gli studi matematici, ma ti vedo abbastanza metodico, sento che ce la farai a sciogliere tutti quest nodi e neanche in troppo tempo, non temere!

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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi

Messaggio da e^ip+1=0 » mercoledì 17 aprile 2013, 18:44

Ti ringrazio ancora Alyosha, mi sei stato molto d'aiuto. Ora mi prenderò un periodo per parlare con me stesso, e soprattutto con R. Non possiamo più stare insieme. In ogni caso scriverò qui le mie novità, quando avrò raggiunto qualche risultato solido.
@Barbino Dago: spero che potremo continuare a conversare un po' qui sul forum. :)
Grazie anche a tutti coloro che hanno scritto a proposito di questo post. Vi terrò aggiornati!

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