Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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e^ip+1=0
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da e^ip+1=0 » domenica 12 maggio 2013, 14:38

Diciamo che un po' se l'aspettavano, anche perché erano le prime persone con cui avevo parlato di L. Ci siamo visti ieri sera, io avevo detto loro che avrei avuto piacere di parlare di una cosa importante. In poche parole, ho rivelato tutte le decisioni che avevo prese con R. Ero molto emozionato, ma ho cercato di agire con naturalezza il che, come al solito nel mio caso, si risolve all'inizio in una serie di allusioni poco chiare. Poi, vedendo che dovevo farmi coraggio e mettere tutto alla luce del sole, sono stato più esplicito. Diciamo che di loro mi potevo fidare al 100%: una è lesbica e sa cosa vuol dire arrivare a certe scelte, l'altra la conosco da ormai 19 anni ed è praticamente una sorella acquisita. Per qualche secondo sono rimaste in silenzio, con degli sguardi pieni d'amicizia. Poi la mia "sorella acquisita" mi ha abbracciato e l'altra mi ha detto: "grande!". Beh, vediamo un po' come sarà il seguito. Tu, Barbino Dago, in genere come hai parlato alle persone che conoscevi?

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Barbino Dago
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da Barbino Dago » domenica 12 maggio 2013, 15:14

Oh che bello! mi fa molto piacere che tu sia stato esplicito, io non ho avuto questo piacere purtroppo! Inizialmente avevo intenzione di dirlo ad una mia amica e coinquilina, ma il coraggio non mi veniva mai: me ne andavo in giro per la casa come un fantasma, con nella tasca un fogliettino con la scritta "sono omosessuale", con l'intenzione di farglielo leggere. Oppure mi portavo appresso un libro di Oscar Wilde immaginandomi di rivelarmi dicendo "senti... io ho qualcosa in comune con questa persona..."
La cosa saltò, finché non lo dissi ad un mio amico (quello di cui ho parlato nel mio racconto), fratello dell'amica di cui sopra. Beh ero così nervoso e agitato quel giorno che lui mi chiese cos'hai e cosa non hai. Ora, se penso alla mia reazione ridicola, mi vien da ridere :lol:
gli dissi qualcosa come "te lo dico io cosa c'ho!" (wow che italiano!) e a grandi passi andai in camera mia, con il volto rosso più che mai, afferrai tre libri (quello di Oscar Wilde, uno di Pasolini, uno di Rimbaud che mi pare comunque fosse bisessuale) e glieli portai: "ecco!"
Seguì un dialogo molto delicato dove gli dissi che ero, come dire, egosintonico e a lui fece molto piacere.
Successivamente lo dissi ad un altro mio amico (tra l'altro, il ragazzo dell'amica di cui sopra... tutti e quattro ci conosciamo da una vita!). Lo "preparai" prima, dicendogli che non stavo passando un bel periodo e che c'era qualcosa che avrei voluto dirgli con urgenza. Ci trovavamo fuori, di sera, io gli diedi il bigliettino con la scritta "sono omosessuale" e lui disse solo "mh" il che mi fece un po ridere. E da lì cominciammo a parlare, ma non ci furono assolutamente problemi.
A mia madre, ricordo, lo dissi in maniera un po più esplicita, perlomeno lo feci a parole: parlavamo di mia sorella, cercavo di farla ragionare e calmare. Poi le dissi: "e se ti dicessi che io sono come lei?".
Ora, a me dispiace non aver avuto ancora l'occasione di dire in faccia a qualcuno "sono gay". Avendo constato che dicendo la verità non cade nessun meteorite dal cielo, sono molto più tranquillo adesso, e sento il desiderio folle di mettermi alla prova, di dirlo liberamente. Allo stesso tempo devo stare attento a chi lo dico, calcolare certi rischi.

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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da e^ip+1=0 » lunedì 13 maggio 2013, 0:29

Devo dire che i metodi che hai trovato sono davvero buffi: non avrei mai pensato a tirare fuori Wilde, Pasolini o Rimbaud, è un'idea originalissima. ;)
Scherzi a parte, sono contento che almeno tu lo abbia detto a tua madre e ai tuoi migliori amici. Non so dove tu viva, ma mi pare che non sia un posto esattamente apertissimo verso gli omosessuali (correggimi se sbaglio). Considera comunque che anche in città abbastanza grandi, vedi quella dove sono nato io, non è così scontato non trovare ostilità spesso mascherate dall'ipocrisia.

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Barbino Dago
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da Barbino Dago » lunedì 13 maggio 2013, 10:45

Vivo in Sardegna, ma sai, non è che sia una regione più omofoba delle altre. La chiusura è tanta nel paese da cui provengo. Ora studio in una città (sempre in Sardegna) diversa dove c'è maggiore apertura. Penso comunque che l'omofobia sia distribuita in modo abbastanza omogeneo in Italia. Diciamo che la cultura omofoba e macista è il collante che tiene unito il paese. (Oddio, non sono sempre così negativo!)
Che poi l'unica differenza stia nell'espressione (ora più "elegante", ora più becera) non ha importanza: sempre di omofobia si tratta.

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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da e^ip+1=0 » lunedì 13 maggio 2013, 20:03

Sì, l'Italia non è il massimo dell'apertura, sono d'accordo. Io vivo in Emilia e torno in Toscana, dove sono nato, nei finesettimana e qualche differenza la noto. In Emilia l'ambiente è piuttosto favorevole agli omosessuali. La Toscana è più chiusa e, mi sono fatto questa personalissima idea, gli omosessuali si rivelano meno. Certe città di provincia, anche importanti (mi viene in mente la città del Palio) sono proprio ipocrite su questi argomenti. Firenze è così così: non accoglie a braccia aperte gli omosessuali né li odia. In ogni caso, non so voi cosa ne pensiate, ma credo che il peggior comportamento che mi sia capitato di vedere sia quello di chi a parole accetta chi è omosessuale ma poi, ed è facile accorgersene, fa battutine, doppi sensi e soprattutto non vuole che si parli dell'argomento nei suoi aspetti più concreti. Non nel mio caso specifico, ovviamente, ma ho visto molte persone comportarsi così.

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Barbino Dago
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da Barbino Dago » martedì 14 maggio 2013, 13:36

L'atteggiamento che descrivi è all'ordine del giorno, ma pensa cosa accadrebbe se, d'un tratto, qualcuno vicino a queste persone si rivelasse omosessuale. Nella maggior parte dei casi le loro battute smetterebbero di essere divertenti anche per loro (poi dipende dalle persone).

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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da e^ip+1=0 » martedì 14 maggio 2013, 20:19

Per le persone più sensate credo di sì, accadrebbe così. Però mi sa che molti continuerebbero a parlare alle spalle, anche più di prima e peggio. Solo supposizioni, naturalmente. A te, Barbino Dago, è mai capitato di essere preso in giro esplicitamente da qualcuno che sospettava la tua omosessualità?

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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da Barbino Dago » mercoledì 15 maggio 2013, 1:30

No per mia fortuna, non so come avrei potuto reagire. Ora penso che mi farebbe arrabbiare parecchio.

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Blackout
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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da Blackout » giovedì 23 maggio 2013, 11:41

Prima di tutto ti faccio i complimenti. Durante questo percorso che ci hai raccontato hai descritto benissimo le sensazioni provate e nonostante possano esserci stati momenti di sconforto, direi che hai reagito in maniera invidiabile a tutti questi scossoni, senza mai perdere la bussola.
La scena con R. che ti mette la mano sul cuore mi ha fatto commuovere, chiunque con un minimo di sensibilità sa quanto questi momenti di completa condivisione possano essere importanti.
Ed ora sei arrivato su una nuova strada :) come ti hanno detto, direi che la fretta va tenuta lontana proprio perchè sei su un terreno nuovo...non si tratta di diffidenza ma di darti proprio il modo di gestire le nuove situazioni che ti accadranno. Quando sarà il momento, valuta bene la persona a cui vuoi rivelarlo, la sua sensibilità e la preparazione che può avere sull'argomento. Per esempio, sabato sono stato a pranzo con due amici, si è preso l argomento (non da parte mia) delle unioni omosessuali ed entrambi si sono da subito espressi positivamente, ma scavando nelle loro motivazioni son certo che lo siano più per un fatto di "macchissenefrega" che per una reale comprensione di uguaglianza, come se fosse una concessione che si fa a dei disperati insomma. Vedi, avrei potuto rivelarmi e non credo avrebbero avuto problemi, ma mi avrebbero guardato con occhi di pietà come per dire: dai poverino, anche se sei sfigato noi ti rispettiamo lo stesso.
Non vorrei spaventarti troppo, forse sono io che pretendo troppo dagli altri, ma sento che non sarei totalmente a mio agio con una accettazione basata su queste ragioni.
Mi è capitato pure di essere preso in giro, ma di quello cerco di non farci peso, quà l'insulto omofobo è una costante anche nei rapporti di amicizia :) purtroppo l'idea del machismo obsoleto qua è ancora radicatissima.
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

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Re: Quando amare mette di fronte a se stessi (Atto II)

Messaggio da e^ip+1=0 » venerdì 24 maggio 2013, 1:02

Ti ringrazio molto, Blackout, per quello che hai scritto. Questi giorni direi che sono stati tranquilli: sento che un certo sottofondo di ansia, che ho sempre avvertito in me, si è spento. A volte, mentre ero solo, in una circostanza qualsiasi, mi accorgevo che la mia mente tendeva spontaneamente a pensieri ansiosi o tristi: non sempre, ovviamente, ma accadeva spesso; da un po'di tempo, che coincide proprio con l'inizio di questo nuovo periodo, non è più così. Forse è accaduta la stessa cosa anche a qualcuno di voi che ora sta leggendo: l'impressione è quella di avere rimosso dei sassolini fastidiosi ed onnipresenti dal fondo della propria esistenza. Ho rivisto qualche volta R.: è felice che tutto stia andando bene e lei stessa si sente sollevata da una situazione che, nel bene come nel male, le pesava molto, comprensibilmente.
Blackout ha scritto: scavando nelle loro motivazioni son certo che lo siano più per un fatto di "macchissenefrega" che per una reale comprensione di uguaglianza, come se fosse una concessione che si fa a dei disperati insomma.
Da quello che scrivi, Blackout, capisco che per te talvolta sia difficile, molto difficile farti largo nella realtà in cui vivi, e mi dispiace. La reazione dei tuoi amici, per come la descrivi, mi ricorda molto quella di alcuni che dicono "l'omosessualità è una cosa puramente privata"; la frase in sé è vera, solo che molto spesso, magari mi sbaglio ma è un'impressione, certe persone prendono questo giusto concetto come uno scudo per non parlare mai dell'argomento, neppure con un loro amico, magari omosessuale. Ho visto già una volta, in questo stesso forum, il caso di un ragazzo che, descrivendo una conversazione in cui cercava di parlare alla madre della propria omosessualità, si era sentito rispondere: "è un fatto tuo privato, non voglio saperne nulla". A chi, se non ai genitori o agli amici si può parlare di un fatto privato? Ovviamente a me non è capitata una cosa simile, anche perché per ora ho accennato alla cosa solo ad una cerchia ristrettissima di persone, però ho sentito diversi di questi casi di "rispetto apparente" che finisce per isolare chi della propria condizione vorrebbe parlare. Spero appunto che tu, Blackout, parlando con i tuoi amici, riesca magari a fargli cambiare idea, piano piano: all'inizio sarò difficile, però poi potrebbero farsi un'idea diversa dell'omosessualità, specie se la vedessero accanto a sé, in te che sei loro amico. ;)

Per quanto riguarda me, aspetto il corso degli eventi. :)

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