Caro amministratore,
avevo notato la tua posizione sul coming out e ovviamente la rispetto in pieno perché rispetto e cerco di capire le scelte di tutti, soprattutto in una situazione che posso conoscere solo indirettamente; tu hai letto centinaia di storie personali e ti sei fatto un'idea sulla base di molti più dati.
Non credo che si debba mai agire per un principio astratto di che cosa è giusto, ma per uno pragmatico di che cosa è giusto per ognuno di noi; infatti riflettevo su che cosa può essere meglio per le persone interessate, anche a lungo andare. Ognuno conosce la propria storia e quella di chi gli sta intorno e giudica secondo questa esperienza.
Vorrei osservare che le storie che hai raccontato sono storie di discriminazione. So per certo che alla discriminazione in sé non si sfugge adottando questo o quel comportamento, perché chi ha intenzione di discriminare troverà comunque il modo; ovviamente, il pregiudizio che sta alla base della discriminazione sparirà solo col tempo e solo se si agisce per contrastarlo, perché se è basato su un privilegio, come in genere è, nessuno rinuncerà per bontà al proprio privilegio, se non in conseguenza ad una lotta. Obbligare la gente discriminata a lottare, però, rimane ingiusto e impossibile, ed è quello che dici tu. Ma i termini del problema mi sembrano questi e non c'è una soluzione di principio. Io
Noto che nella prima storia, i due ragazzi non avevano fatto coming out; anzi, è stata la ragazza innamorata e respinta che ha fatto due più due e poi ha detto cose che hanno danneggiato i due uomini, ed è stato il padrone di casa che li ha attivamente discriminati. Ma io mi chiedo: i due sarebbero vissuti tutta la vita cercando di nascondere la natura della loro convivenza? Anche se non deve importare proprio niente a nessuno del perché due vivono insieme, non sarebbe forse successo lo stesso prima o poi? E' bene per due persone nascondersi tutta la vita sperando che nessuno mai capisca e discrimini? Se, per ipotesi, la loro relazione fosse stata meno nascosta, non avrebbero addirittura, chissà, evitato qualche problema? Non ci sarebbe stata nemmeno la ragazza nella loro vita; forse il padrone di casa non avrebbe affittato loro la casa, e avrebbero dovuto cercare subito un altro posto, o forse è stato lo "scandalo" improvviso a impaurire il padrone di casa. Che cosa hanno sbagliato loro? Dovevano sopprimere la ragazza per mantenere il segreto? Scherzo ma spero che mi capirai.
Nel secondo caso, il ragazzo ha pagato conseguenze pesanti: ha perso la simpatia di chi lo invitava d'estate in quanto possibile buon partito per le ragazze, ha perso un amico con la scusa che la sua famiglia non voleva che lo frequentasse, ha fatto arrabbiare il padre per le modalità pubbliche (che già sono modalità particolari, non certo le uniche possibili) del coming out con conseguente rischio di scandalo, poi ha subito le battute o la battuta omofoba pubblica del professore idiota, ed è stato "costretto" a cambiare città ed università. Invece, se non avesse rivelato niente, sarebbe andato a fare il buon partito etero a casa di tutti i parenti, avrebbe avuto la simpatia di tutti, avrebbe goduto di un sano anonimato all'università. Gli sarebbe convenuto, certo. Erano tutte cose così importanti da avere? La battuta del professore è rimasta senza risposta? Tutte le altre battute o serie discriminazioni che potrà avere nella vita lo "costringeranno" a cambiare città?
Ognuno percepisce la propria situazione in un certo modo e appunto valuta il da farsi. Ci sono tanti tipi di discriminazione anche gravissima e tanti di noi devono fare scelte in questo senso, non tanto se affrontarla ma quando affrontarla, perché prima o poi succederà se deve succedere. Io non appartengo a nessuna particolare categoria discriminata, a parte quella delle donne che è enormemente trasversale a tante altre. Quindi, lotto ogni volta che posso, e posso spesso, contro le discriminazioni contro altre persone, che appunto da vittime hanno meno forza per farlo. Chi si deve esporre in prima persona certo valuta diversamente. Ci sono poi categorie pesantemente discriminate che non hanno possibilità di nascondersi: mio marito è africano e la cosa salta agli occhi

; la tizia delle terapie a domicilio probabilmente avrebbe mollato mio marito ad una prima occhiata, ma perché è un'idiota e merita di essere affossata dalla concorrenza!

Anche noi abbiamo qualche storia da raccontare. L'unica è, secondo me, essere sereni e persino ingenui per non lasciare spazio nella propria vita alla cattiveria, ma allo stesso tempo pronti a lottare durissimamente. E' difficile, fa male. Ci vuole supporto e coraggio.
Caro admin, parlando di Luca, anzi, del suo coming out, ho raccontato la mia percezione della sua esperienza, che è andata esattamente così, come può confermare lui. Continuo a pensare che avere tanta paura di rivelarsi sia ovviamente normale e giustificato dalle cose brutte che succedono ad alcuni, ma possa portare a percepire le difficoltà in modo amplificato; parlo soprattutto delle reazioni delle persone a noi vicine. Mi pare anche che il momento della rivelazione sia sempre soltanto rimandabile, oppure che un'intera vita di nascondimento sia, oltre che quasi impossibile, assolutamente non augurabile a nessuno: essere accettati per quello che non si è? Brutto, alienante. Se si preferisce, ok. Scegliere il modo e il momento è tutta un'altra cosa. Proteggersi e non farsi male è doveroso. In prospettiva di riuscire a farlo, si possono esaminare infinite possibilità. Auguro a tutti di trovare il modo migliore e auguro anche di imparare a lottare, perché è necessario e risolve alcuni problemi, anche se costa molto. Ci sono sempre altre persone pronte ad aiutare, questo vorrei ancora una volta ricordarlo, e una per fortuna sei tu. Forse anche ascoltare le esperienze positive aiuta.
Ciao a tutti!
