La mia esperienza personale

La difficoltà di uscire allo scoperto
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lukecompositor
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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da lukecompositor » martedì 26 novembre 2013, 13:50

Ragazzi! Grazie per tutte le vostre risposte! :-) Siete fantastici. Amiche come Silvia non si trovano facilemente, è vero, e sono ben cosciente di questo. E' stato molto carino e apprezzato il suo desiderio di scrivere sul progetto!
Silvia ti voglio bene! E voglio bene anche a tutti voi che mi avete aiutato e sostenuto. :-)

Un abbraccio! ;)
Ho sempre saputo che un giorno mi sarei trovato ad aspettarti; quel che non sapevo è che non saresti mai arrivato.

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Silvia
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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da Silvia » martedì 26 novembre 2013, 14:04

Ahaha sì, esisto veramente e sto lottando da mezz'ora per mettere una foto nel profilo, ma non so se ci sono riuscita! Non è per niente difficile volere bene a Luca ma in effetti la nostra amicizia è particolarmente forte, ci divertiamo anche molto a fare insieme tante cose creative e ci siamo conosciuti scambiando lezioni di inglese e pianoforte (io sono l'allieva di pianoforte), come continuiamo a fare. Grazie di avermi salutato in modo così bello!
Silvia

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Silvia
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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da Silvia » martedì 26 novembre 2013, 14:41

ehm scusate, ho visto solo ora che non si pubblicano foto personali. Beh tanto non c'ero riuscita! Magari poi sceglierò un'altra immagine. Ciao!
Silvia

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Blackout
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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da Blackout » martedì 26 novembre 2013, 19:27

Ragazzi, non che ci voglia molto in questo periodo, ma siete riusciti a commuovermi :) un'amicizia così profonda e forte da superare e anzi rafforzarsi in tutto quel periodo burrascoso della vita di Luca, è una storia stupenda.
Grazie, grazie davvero per le parole che avete riportato qua, spero davvero che possano aiutarci tutti, io in primis (il solito egoista lo so :D )
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

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Silvia
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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da Silvia » venerdì 29 novembre 2013, 0:06

Ciao, riflettevo oggi con Luca sui vostri post e lui mi ha incoraggiato a scrivervi. Come ho detto, non voglio sminuire la difficoltà di fare coming out, ma voglio dire che secondo me quando si è nascosti e si sta lottando per accettarsi si possono avere timori più grossi della realtà. Con Luca mi sono trovata più volte a immaginare nei dettagli lo scenario delle conseguenze della sua rivelazione a varie persone: sua madre, suo padre, i vari amici, le persone meno amiche ma parte del suo ambiente etc. Ogni volta gli dicevo: ok tu glielo dici / glielo scrivi / vai là con Filippo etc... che cosa può fare o dire di veramente brutto? E a ogni scenario brutto dicevo: e allora? che cosa perdi esattamente? E sinceramente non c'erano tante risposte ragionevoli su conseguenze davvero brutte. Se le persone capiscono, c'è solo il momento di imbarazzo e poi basta (seguito magari da braccia al collo come nel mio caso, lacrime, baci e: oh finalmente ti sei deciso, e poi: brutto str... mi hai mentito per mesi! sempre il mio caso); se non capiscono o non gli piace, non avranno il coraggio di dire o fare cose brutte; se avessero quel coraggio, i rapporti andranno a morire e amen. Come ho detto, Luca non ha avuto nessuna reazione negativa nei fatti, tranne quella di suo padre in un primo momento, ma mediata da sua madre e ora sfociata in beata indifferenza, con Filippo che dorme comunque da loro nonostante un esplicita disapprovazione iniziale di questa cosa da parte del padre. Il racconto che Luca pubblicò qui sulla rivelazione al suo amico di infanzia e vicino di casa era appunto solo un racconto, non è mai successo, e alla fine quell'amico ha reagito bene come tutti gli altri ed è andato dritto dritto alla cena di compleanno di Luca come tutti gli anni.
Pensare ai genitori è effettivamente diverso, ma secondo me non molto. Stamattina con Luca dicevamo: per non perdere l'affetto o l'approvazione del padre vale la pena di nascondere per sempre o per molto tempo di essere gay e magari di avere una storia d'amore? Sarebbe meglio essere apprezzati per quello che non si è? Se alla rivelazione segue un conflitto anche serio, non vale la pena di affrontarlo? Solo in alcuni casi si dovrà uscire di casa e trovare un'altra sistemazione per vivere la propria vita, ma non è meglio così che fingere?
Mio marito (io sono molto più grande di Luca, e anche questo rende la nostra amicizia più unica che rara, credo) ha sempre incoraggiato Luca a parlare con suo padre, perché secondo lui tutti si arrendono prima o poi a quello che è inevitabile, suo padre avrebbe come minimo capito che non ci poteva fare niente e si sarebbe rassegnato, come in effetti è stato. Non è il comportamento ottimale, ma pazienza. Luca ha detto che mio marito è stato in un certo senso una figura paterna molto positiva, un uomo etero che è anche padre che non è minimamente sconvolto al pensiero dell'omosessualità, che ha ospitato senza batter ciglio Luca e Filippo quando non potevano stare a casa di Luca, con un atteggiamento di totale serenità.
Vorrei anche dire che molti etero vedono questa cosa con meravigliosa indifferenza; per le persone intorno a noi, Silvia e famiglia e Luca e anche Filippo, gli orientamenti sessuali non dicono niente di una persona, non sono un metro di giudizio, non c'è vera censura o paura, al di là forse di un po' di curiosità. Le persone che non la vedono così (anche parlando di razzismo, di sessismo etc) non fanno parte del nostro mondo, per me sono strane, le emargino da sempre e le cancello dalla mia vita, ma ne incontro sempre più raramente. Forse siamo fortunati, in questa città e regione, e la mentalità sta costantemente migliorando. Ma c'è sempre da fare scelte tra le persone da frequentare. Nell'adolescenza sembra di non poter vivere senza il gruppo, e quindi sembra di doverlo affrontare e convertire tutto perché accetti la "nostra" omosessualità. In realtà i set di amici si possono cambiare completamente e scegliere sempre più accuratamente, e ci si accorge di non avere perso proprio niente.
Capisco le sofferenze che molti di voi hanno scritto nel forum, ma volevo di nuovo incoraggiarvi ad avere meno paura in generale, valutando caso per caso ma affrontando anche una lotta che però è di liberazione; forse la paura fa vedere tutto più difficile di quello che è, e tanta gente può essere molto più pronta di quello che appare visto dall'interno di un momento difficile. Metterei ora un'icona cuore per tutti quelli che leggono ma non la vedo... Ciao ;)
Silvia

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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da progettogayforum » venerdì 29 novembre 2013, 18:10

Silvia, beh, francamente non condivido il tuo entusiasmo nell’incoraggiare i ragazzi al coming out. Io penso che tu abbia una visione molto parziale della valutazione sociale della omosessualità, e ti posso garantire che ho visto moltissime volte esiti veramente disastrosi di coming out sbagliati. Ti porto solo due esempi.
N. 1) Due ragazzi più che trentenni, ma molto più giovani all’aspetto, prendono un appartamento in affitto in una città con una grossa università (dove lavoravano entrambi). Li prendono per due studenti che condividono l’appartamento per contenere le spese. Tutto procede bene. I due ragazzi, una coppia gay solidissima da anni, sono molto prudenti. Poi una ragazza del palazzo si prende una cotta per uno dei due, e si sente pienamente legittimata a fargli la corte e lo fa in modo piuttosto esplicito. Il ragazzo sfugge, scappa una prima volta, poi una seconda, poi una terza e la ragazza cerca di capire perché, si informa su internet e vede che non si tratta di due studenti ma di due persone molto qualificate e comincia a chiedersi perché vivano insieme, poi mette insieme altri elementi: quei due ragazzi non li aveva mai visti con ragazze ecc. ecc. e allora la ragazza arriva alla conclusione che si tratta di due ragazzi gay e si ingelosisce, si mette in mente, niente meno, di fare di tutto per prendersi il ragazzo che la interessa, staccandolo dall’altro ragazzo, suona a casa dei due ragazzi a tutte le ore, li chiama al telefono e quando alzano il ricevitore non risponde, ecc. ecc., ma siccome i due ragazzi si chiudono in difesa lei passa all’attacco, affronta personalmente il ragazzo che la interessa e gli dice che si è innamorata di lui, perché pensa che quello le butti le braccia al collo e le dica che aveva desiderato da anni una cosa genere, ma ovviamente non succede niente di simile e il ragazzo la allontana con determinazione allora lei gli dice. “Ma non sarai mica gay?” Alla mancata risposta la conversazione finisce. Poi, la ragazza respinta, comincia le sue vendette, racconta a tutto il palazzo che i due sono una coppia gay, ma non solo, anima, sotto banco, una specie di crociata moralistica per cacciare i due dal palazzo, e convince il padrone di casa dei due ragazzi che è un’indecenza, ecc. ecc.. Il padrone di casa si decide, va dai due ragazzi e dice loro che ha bisogno dell’appartamento perché la figlia si sposerà da lì a sei mesi e vuole andare ad abitare col marito proprio in quell’appartamento. I due ragazzi, che non sanno nulla del retroscena, finiscono per accettare l’idea e cambiano casa. Dopo un mese vengono a sapere che l’appartamento è stato affittato ad altri, più di un anno dopo la figlia del padrone di casa si sposa effettivamente e se ne va a vivere col marito in un’altra città.
N. 2) Un ragazzo 19enne calabrese che vive a Roma, comincia a frequentare associazioni gay che gli mettono in mente che un vero uomo non può non fare coming out, che è una questione di principio, che dopo la vita sarebbe cambiata certamente in meglio, ecc. ecc.. Il ragazzo che aveva un blog apparentemente neutro, il tipico blog del gay non dichiarato, pieno di cultura e di mille cose ma senza ragazze (nemmeno l’ombra!), comincia a scrivere sul blog qualcosa che lascia capire che si sta preparando a fare un coming out pubblico. Io leggo il blog, l’ambiente non mi sembra assolutamente in grado di accettare una cosa del genere, gli scrivo e gli dico di essere prudente. Arriviamo ad incontrarci di persona ma mi tratta come un deficiente senza midollo che ha paura anche delle ombre e conclude con una frase con non dimenticherò più: “io voglio vivere alla luce del sole e tu mi vuoi fare restare nelle fogne!” che è un tipico slogan usato da certe associazioni gay per mandare le persone al macello verso un coming out rischioso in nome della santa causa! Come dire che più martiri ci sono più la chiesa cresce!
Quel ragazzo fa il suo coming out tramite il blog, subito dopo gli esami di maturità, riceve un coro di elogi, poi piano piano gli amici si defilano per motivi che non hanno NULLA a che vedere con il fatto che lui fosse gay, uno gli dice addirittura che lui non ha nulla contro i gay ma che la madre non vuole che si frequentino. Questo ragazzo andava tutte le estati in Calabria dai perenti che insistevano molto per averlo con loro, perché era un bel ragazzo, di famiglia benestante e poteva essere un ottimo partito per le figlie in età da marito. Ma quell’anno il ragazzo non riceve nessun invito e resta a Roma. Ormai, che fosse gay lo sapevano tutti, ma non i genitori, allora lui parla direttamente coi genitori e dice che è gay . La reazione del padre è di buon senso: “Non è un problema, ma cerca di essere prudente!” Lui per tutta risposta apre il computer a fa vedere al padre il coming out pubblico attraverso il blog. Il padre resta di stucco e gli dice: “Un figlio gay lo accetto, ma un figlio cretino no!” Il ragazzo aggredisce verbalmente il padre e lo accusa di essere retrogrado ecc. ecc.. Comincia l’università, si ritrova insieme ad alcuni suoi ex compagni di scuola. In pochi giorni tutta la facoltà sa che lui è gay, ma nel dire tutta, intendo anche i professori, uno dei professori, a lezione, fa pure una battuta allusiva e il ragazzo ci resta secco! Pur essendo un ragazzo di intelligenza mostruosa è costretto a cambiare università e ad andare dove nessuno lo conosce e lì le cose con lo studio vanno alla grande. Rivedo quel ragazzo dopo due anni e mi dice che il coming out è stata la cosa più disastrosa che avesse mai fatto.
Non proseguo con gli esempi, ma ci sono storie di emarginazione sul posto di lavoro che sono da brivido. Gente che approfitta del fatto che sa che un collega è gay pe screditarlo ed ottenere una promozione a danno di quello. Ci sono anche storie più allucinanti, come quella di due ragazzi gay, uno dei due aveva una malattia rara e faceva una terapia domiciliare, un’infermiera ci andava sistematicamente tre volte alla settimana, quando ai è diffusa la notizia che erano una coppia gay l’infermiera si è squagliata pensando che quel ragazzo avesse l’aids. La galleria degli orrori potrebbe allungarsi molto. Le conseguenze di un coming out generale si possono manifestare anche a distanza di anni. Penso onestamente che vedere le cose facili possa essere molto pericoloso. So che questa mia risposta sembra retrograda, ma francamente la mia prima preoccupazione non è la causa gay o la questione di principio (non penso che Silvia parta da questi concetti, lo sottolineo) ma il fatto che non ci siano martiri!

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Gio92
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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da Gio92 » venerdì 29 novembre 2013, 18:56

lukecompositor ha scritto:
Adesso vado in giro e non mi preoccupo più di nascondermi. Che cosa devo nascondere? Certo, quando ritengo che sia pericoloso espormi me ne guardo bene. Ma con le persone che amo e che mi amano non c'è motivo alcuno di nascondersi. Questo avrei dovuto capirlo molto tempo prima.
Mi sarei risparmiato tanta sofferenza.



Luca
Mi viene da piangere,anzi, gia sto piangendo, leggendo queste precise parole che ho evidenziato... Quanto vorrei essere accettato anche io per quello che sono!! Ma non riesco ad aprirmi con nessuno perchè ho troppa paura. Non ho il tempo materiale per aprirmi con i miei colleghi di studio, perchè sono sempre rintanato in casa a studiare... ma spero che un giorno possa godere della stessa felicità di cui godi anche tu!!

sono felice per te lukecompositor!! complimenti!!

un abbraccio.
Non è forte chi non cade, ma chi cade ed ha la forza per rialzarsi!

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Silvia
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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da Silvia » venerdì 29 novembre 2013, 20:32

Caro amministratore,
avevo notato la tua posizione sul coming out e ovviamente la rispetto in pieno perché rispetto e cerco di capire le scelte di tutti, soprattutto in una situazione che posso conoscere solo indirettamente; tu hai letto centinaia di storie personali e ti sei fatto un'idea sulla base di molti più dati.
Non credo che si debba mai agire per un principio astratto di che cosa è giusto, ma per uno pragmatico di che cosa è giusto per ognuno di noi; infatti riflettevo su che cosa può essere meglio per le persone interessate, anche a lungo andare. Ognuno conosce la propria storia e quella di chi gli sta intorno e giudica secondo questa esperienza.
Vorrei osservare che le storie che hai raccontato sono storie di discriminazione. So per certo che alla discriminazione in sé non si sfugge adottando questo o quel comportamento, perché chi ha intenzione di discriminare troverà comunque il modo; ovviamente, il pregiudizio che sta alla base della discriminazione sparirà solo col tempo e solo se si agisce per contrastarlo, perché se è basato su un privilegio, come in genere è, nessuno rinuncerà per bontà al proprio privilegio, se non in conseguenza ad una lotta. Obbligare la gente discriminata a lottare, però, rimane ingiusto e impossibile, ed è quello che dici tu. Ma i termini del problema mi sembrano questi e non c'è una soluzione di principio. Io
Noto che nella prima storia, i due ragazzi non avevano fatto coming out; anzi, è stata la ragazza innamorata e respinta che ha fatto due più due e poi ha detto cose che hanno danneggiato i due uomini, ed è stato il padrone di casa che li ha attivamente discriminati. Ma io mi chiedo: i due sarebbero vissuti tutta la vita cercando di nascondere la natura della loro convivenza? Anche se non deve importare proprio niente a nessuno del perché due vivono insieme, non sarebbe forse successo lo stesso prima o poi? E' bene per due persone nascondersi tutta la vita sperando che nessuno mai capisca e discrimini? Se, per ipotesi, la loro relazione fosse stata meno nascosta, non avrebbero addirittura, chissà, evitato qualche problema? Non ci sarebbe stata nemmeno la ragazza nella loro vita; forse il padrone di casa non avrebbe affittato loro la casa, e avrebbero dovuto cercare subito un altro posto, o forse è stato lo "scandalo" improvviso a impaurire il padrone di casa. Che cosa hanno sbagliato loro? Dovevano sopprimere la ragazza per mantenere il segreto? Scherzo ma spero che mi capirai.
Nel secondo caso, il ragazzo ha pagato conseguenze pesanti: ha perso la simpatia di chi lo invitava d'estate in quanto possibile buon partito per le ragazze, ha perso un amico con la scusa che la sua famiglia non voleva che lo frequentasse, ha fatto arrabbiare il padre per le modalità pubbliche (che già sono modalità particolari, non certo le uniche possibili) del coming out con conseguente rischio di scandalo, poi ha subito le battute o la battuta omofoba pubblica del professore idiota, ed è stato "costretto" a cambiare città ed università. Invece, se non avesse rivelato niente, sarebbe andato a fare il buon partito etero a casa di tutti i parenti, avrebbe avuto la simpatia di tutti, avrebbe goduto di un sano anonimato all'università. Gli sarebbe convenuto, certo. Erano tutte cose così importanti da avere? La battuta del professore è rimasta senza risposta? Tutte le altre battute o serie discriminazioni che potrà avere nella vita lo "costringeranno" a cambiare città?
Ognuno percepisce la propria situazione in un certo modo e appunto valuta il da farsi. Ci sono tanti tipi di discriminazione anche gravissima e tanti di noi devono fare scelte in questo senso, non tanto se affrontarla ma quando affrontarla, perché prima o poi succederà se deve succedere. Io non appartengo a nessuna particolare categoria discriminata, a parte quella delle donne che è enormemente trasversale a tante altre. Quindi, lotto ogni volta che posso, e posso spesso, contro le discriminazioni contro altre persone, che appunto da vittime hanno meno forza per farlo. Chi si deve esporre in prima persona certo valuta diversamente. Ci sono poi categorie pesantemente discriminate che non hanno possibilità di nascondersi: mio marito è africano e la cosa salta agli occhi :-) ; la tizia delle terapie a domicilio probabilmente avrebbe mollato mio marito ad una prima occhiata, ma perché è un'idiota e merita di essere affossata dalla concorrenza! :D Anche noi abbiamo qualche storia da raccontare. L'unica è, secondo me, essere sereni e persino ingenui per non lasciare spazio nella propria vita alla cattiveria, ma allo stesso tempo pronti a lottare durissimamente. E' difficile, fa male. Ci vuole supporto e coraggio.
Caro admin, parlando di Luca, anzi, del suo coming out, ho raccontato la mia percezione della sua esperienza, che è andata esattamente così, come può confermare lui. Continuo a pensare che avere tanta paura di rivelarsi sia ovviamente normale e giustificato dalle cose brutte che succedono ad alcuni, ma possa portare a percepire le difficoltà in modo amplificato; parlo soprattutto delle reazioni delle persone a noi vicine. Mi pare anche che il momento della rivelazione sia sempre soltanto rimandabile, oppure che un'intera vita di nascondimento sia, oltre che quasi impossibile, assolutamente non augurabile a nessuno: essere accettati per quello che non si è? Brutto, alienante. Se si preferisce, ok. Scegliere il modo e il momento è tutta un'altra cosa. Proteggersi e non farsi male è doveroso. In prospettiva di riuscire a farlo, si possono esaminare infinite possibilità. Auguro a tutti di trovare il modo migliore e auguro anche di imparare a lottare, perché è necessario e risolve alcuni problemi, anche se costa molto. Ci sono sempre altre persone pronte ad aiutare, questo vorrei ancora una volta ricordarlo, e una per fortuna sei tu. Forse anche ascoltare le esperienze positive aiuta.
Ciao a tutti! :D
Silvia

k-01

Re: La mia esperienza personale

Messaggio da k-01 » venerdì 29 novembre 2013, 21:17

Condivido quello che scrive Silvia. Spesso chi ha paura a rivelarsi ingigantisce le difficoltà e i problemi, ma non è quasi mai possibile sapere in anticipo la reazione di chi il coming out diciamo così lo “subisce” e a volte è sorprendente trovare accoglienza dove meno la si sarebbe aspettata.
Comunque rivelarsi per quanto comprensibilmente difficile e a volte complicato, e indipendentemente dal risultato, che può essere più o meno favorevole (ma nella maggioranza dei casi è sempre favorevole, se così non fosse nessuno lo farebbe!), è sempre preferibile al nascondimento, al vivere costantemente con l'ansia e la paura di essere scoperti. Non si può accettare di vivere vergognandosi di quello che si è. Senza contare le ricadute negative che questo stato può comportare nei rapporti con gli altri e nelle relazioni affettive che diventano praticamente impossibili.

875
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Re: La mia esperienza personale

Messaggio da 875 » venerdì 29 novembre 2013, 23:09

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Ultima modifica di 875 il domenica 26 gennaio 2020, 20:48, modificato 1 volta in totale.

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