Un altro limbo

Adolescenza gay, giovinezza gay, gay e scuola, gay e università, ragazzi gay e genitori
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Cam
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Un altro limbo

Messaggio da Cam » lunedì 24 marzo 2014, 23:40

Nel preciso istante in cui sto scrivendo queste prime quattro righe mi trovo a vedere lo scorrere del paesaggio in maniera uniforme, sfocata e rapida. Tracce di colori che svaniscono repentinamente, un pò come le emozioni, un paesaggio grigio e marrone che richiama la stagione invernale, personalmente la mia preferita e vi spiego subito il perchè, sopportate questo breve incipit. L'inverno porta con sè i forti venti gelidi, la neve, il ghiaccio, tutti elementi pittoreschi ma che la mia mente analizza sotto un altro aspetto. Prendiamo per esempio i fiocchi di neve, non sono per nulla regolari, talvolta mischiati ad acqua, sono freddi al tatto, si accumulano tra loro formando morbidi strati, vengono calpestati e sporcati, si anneriscono, ma tutti perseguono lo stesso scopo finale, quello di sciogliersi in acqua con un pò di calore. Allo stesso modo il ghiaccio, forse con meccaniche leggermente più complesse, crea forme particolari, che non seguono nulla di regolare, così come i fiocchi di neve, con la differenza però che il primo è più duro, può essere opaco e contenere tracce di elementi esterni a sporcarlo, ma l'immagine vista attraverso di esso risulta distorta, si intuisce cosa c'è dietro ma non si può capire cosa realmente vi si nasconde. Una prigione per sigillare e nascondere le emozioni, sai che ci sono, le puoi intravedere, ma non ti è concesso assolutamente capirne le sfumature. Un intenso calore potrebbe bastare, un colpo abbastanza forte la manderebbe in frantumi.
Ottobre 2012, il mese in cui avrei iniziato il mio nuovo percorso didattico in una città dal punto di vista culturale internazionale, lontano dalla famiglia, in perfetta solitudine, con alle spalle un nuovo obiettivo, quello di conoscere me stesso, di lenire i dolori del passato e rinascere in questo nuovo ambiente che profumava di libertà, di scopi, di freschezza. Impellente il bisogno di trovare un tetto sotto cui poter stare, per trascorrere le giornate in tranquillità, per fortuito caso riesco a trovare una stanza, da condividere con un ragazzo che solo più in là si sarebbe rivelato per quello che era. Le lezioni iniziano, l'impaccio per conoscere qualcuno era grande, ma cercavo in tutti i modi di farmi dei nuovi amici, la prospettiva di vivere un anno come un'eremita, ma in una grande città era terribile, uno scenario apocalittico a dir poco, soprattutto per una persona come me, che necessita di compagnia talvolta, perché se passa troppo tempo nell'oceano dell'apatia diventa una sorta di statua, c'è fisicamente, ma mentalmente è da recuperare nelle profodintà degli abissi. Conosco una ragazza durante l'ora di Matematica, simpatica, è una pendolare, ma l'impressione che ne ho è abbastanza positiva, iniziamo a prendere posto l'uno per l'altro ed a sederci accanto per le prime tre settimane, finchè cerchiamo di allargare le nostre conoscenze ad altri piccoli gruppi, per unirci e fare fronte comune contro quella che più avanti si sarebbe presentata come la temibile sessione d'esami. Conosco (chiamiamoli così) Giulia, Elisa, Noemi e Marco, con cui iniziamo a sviluppare un legame più forte dalla semplice conoscenza ed iniziamo ad uscire di tanto in tanto la sera assieme. Sembrano tutte delle belle persone e scopro che Giulia ed Elisa, abitano nel mio stesso palazzo, per caso, una coincidenza che pare una manna dal cielo, due ragazze del mio corso nel mio stesso palazzo, è giulia la ragazza a cui mi lego di più, molto estroversa ed aggressiva, nel senso che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, mi attirava questo suo lato, perché anch'io sono fondamentalmente così, non permetto a nessuno di umiliarmi. Infine annetto al gruppo anche Elisa, che era apparentemente l'emarginata perché pareva essere un pò ochetta e quindi nessuno se la badava più di tanto, ma dato il mio conoscere tali situazioni vissute da altri elementi in precedenza, ho ben pensato di accoglierla nel gruppo, mettendomi contro Giulia all'inizio, per diventare sempre più Numerosi. Giulia dopo qualche settimana mi ringrazia dicendomi che i suoi pregiudizi su Elisa erano infondati e che è una bella persona, che merita d'esser conosciuta, le due diventano molto amiche ed io appresso a loro, ci sigilliamo in un trio indivisibile. Contento dunque di questa buona azione ci iniziamo a preparare per la prima sessione. Gli esami vanno abbastanza bene, almeno per noi tre, non riusciamo a passarne uno su quattro, quello più complesso e con il professore più schizzato, ma la cosa non ci scoraggia, continuiamo a riprovare e ad essere puntualmente bocciati come il 90% degli studenti. Iniziano nuovamente le lezioni e finalmente ho il tempo per andare a trovare la mia migliore amica che abita a 500m da casa mia, conosco il suo coinquilino che mi fa uno strano effetto, un ragazzo abbastanza in carne, con gli occhiali, capelli castani ed occhi azzurri, qualcosa dentro di me inizia ad agitarsi, c'è qualcosa che non mi convince nel suo coinquilino, ma è solo una sensazione, è una persona simpatica, senza nessun apparente segno di instabilità a differenza d'altri. Le visite continuano, ma quella sensazione di disagio non si arresta, anzi, si amplifica e fa sì che inizi a ridurre le mie visite a casa della mia migliore amica. Nel frattempo di nascosto, inizio a sondare quello che poi avrei finalmente accettato come il mondo Gay, iscrivendomi al tipico sito di incontri che tutti prima o poi avranno sperimentato, tra i tanti maniaci conosco due ragazzi, chiamiamoli Davide ed Andrea, sono sempre stato titubante su queste cose per cui inizio a chattare con questi due in maniera piuttosto tranquilla o almeno così io credo, sono uno che ha pochissime spettative, visto che la vita tende a prenderti sempre a calci nel culo sul più bello. Nulla di preoccupante, Davide si presenta come il ragazzo dolce, l'amico sincero, è carino, ma come dico sempre io, la bellezza è qualcosa di soggettivo, che cambia da individuo ad individuo, inizio a fare discorsi più interessanti con lui, parliamo di diversi argomenti e sembriamo trovarci, Davide specifica chiaramente che non mi ha contattato perché aveva uno scopo secondario ed io ovviamente mi illumino, finalmente qualcuno che non rompe le scatole per avere del rapporto fisico fine a se stesso. D'altra parte a casa dei miei, conosco Andrea, lui è dannatamente bello, inizia come un gioco, tira e molla, tira e molla, inizia a farmi dei complimenti, che lusingano ovviamente, ma ho già capito che Andrea è QUEL tipo di gay, quello che non vuole relazioni, a lui basta il solo contatto fisico, cosa che a me non sarebbe bastata, per cui metto in chiaro le cose, inizialmente pare arrendersi ed io riprendo le mie attività quotidiane. Qualche giorno più tardi, incrocio un ragazzo in ascensore, ma non ci faccio molto caso, mi sembra quasi di seguirlo, abita di fronte a me e non me n'ero accorto fino a Gennaio 2013. Senza farci troppo caso, vado alla lavanderia sotto casa con il carico di vestiti sporchi, ma è l'una del mattino, così da non poter trovare nessuno e quindi spicciarmi abbastanza in fretta. Metto di fretta e furia la lavatrice e mi appresto ad uscire, sicché trovo il ragazzo del pomeriggio che alla stessa ora fa la medesima cosa. Tutto ordinario insomma, esco da lì e con un cenno di saluto mi congedo. Dopo un'oretta ritorno in lavanderia, pronto a ritirare il carico ed a metterlo in asciugatrice. Lui è ancora lì, che traffica con il suo smartphone, per cui senza farmi troppi problemi dedico qualche minuto ad osservarlo, abbastanza anonimo, silenzioso, sarà alto sul metro ed ottanta, qualcosa in più forse, capelli castani, occhi castani, fisico asciutto, ma non di quelli palestrati, solo dopo scoprirò che praticava diversi sport. Nella mia testa penso, cavolo, carino... e subito scuoto il capo, dicendomi che non è il momento, con un ragazzo poi che abita di fronte a me, prendersi una sventola poi per qualcuno che nemmeno conosci è assurdissimo. Ma il seme era ormai stato piantato nella mia testolina, dopo Daniele, dopo quella chance bruciata ero partito con tutta l'intenzione di essere onesto con me stesso, non volevo mentire, ormai era chiaro, seppur qualche dubbio ancora lo nutrivo, potevo pur sempre essere bisex e non “rovinarmi” completamente la vita. Destino vuole che il giorno dopo mentre vado in biblioteca per studiare ritrovi questo stesso ragazzo che è seduto prima in un banco lontanissimo, quindi non mi preoccupo, anzi, ne approfitto per osservarlo con attenzione, i braccialetti di cuoio sul polso destro, il naso dritto, il volto leggermente allungato, le braccia con la muscolatura affusolata e le vene che si vedono chiaramente sul dorso della mano, sì, è decisamente carino ed in quel momento ho capito che mi piaceva, ma senza un motivo ben preciso, non sapevo nulla del suo carattere, era tutta una sensazione. Preso da un momento di sconforto per la graduale accettazione mi allontano da quel luogo per andare a prender un pò d'aria e mettere in ordine i pensieri, ritornando al mio bancone vedo che si è spostato, è sulla sedia di fronte alla mia – purtroppo – l'unica libera, non so se avete presente quei grandi banconi delle biblioteche dove studiano dalle 7 alle 8 persone per tavolo, era pienissimo e quindi essendo l'unico posto libero si è dovuto mettere per forza lì, il motivo di tale spostamento resterà per sempre un mistero, ovviamente non faccio altro che guardarlo di sottecchi e non so se ne accorge, giocare per giocare, tanto vale farsi beccare ogni tanto, fortunatamente però è talmente immerso nei suoi libri di economia che non fa nemmeno caso a me. Nel frattempo continuo anche a chattare con Davide ed Andrea, diventati ormai amici di “penna” con cui di tanto in tanto sfogavo le mie frustrazione e di contro loro facevano lo stesso, era un ascoltarsi a vicenda, in particolare per Davide che era un pò più fragile. Andrea nel frattempo chiede di incontrarsi, vuole conoscermi, non può aspettare oltre ed inizia a dare degli ultimatum a cui rispondo in modo abbastanza forte, non puoi fare così con una persona che ancora non hai conosciuto, però cavolo... Andrea è mooolto carino e già avevo intuito che lo voleva, ma io? Ero in bilico, probabilmente sul momento non me ne sarei pentito, ma subito dopo l'avrei fatto, quindi ho preferito troncare i rapporti, lasciando che la chat venga avvolta da un gelido silenzio che pian piano porta Andrea a capire. Nel mentre Davide inizia ad essere strano, vuole esser tirato sù ed io ovviamente lo faccio, che “amico” sarei altrimenti, gli chiedo cosa c'è che non va e lui mi risponde che si è preso una cotta per una persona, avevo la sensazione di essere io, ma pensando di essere troppo egocentrico l'ho negato, continuo ad indagare e Davide diventa sempre più schivo, le conversazioni rasentano la depressione, cerco lo stesso di non farmi contagiare troppo e di rispondere con un segnale forte, chiedendogli, se gli va, di incontrarsi per un caffé o un gelato, magari a parlare di persona si sarebbe sentito meglio, la cosa cade nel dimenticatoio e Davide sta cercando di farmi capire in tutti i modi che sono io con frasi del tipo “Eh, ma lui non se ne accorge” ed io a continuare a spronarlo come uno scemo convinto del fatto che non fossi io, le conversazioni erano sempre sulla stessa lunghezza d'onda finché non raccoglie il coraggio a due mani e fa la sua rivelazione shockante. Sono stato un grandissimo idiota, non mi sono fatto più sentire da quella volta un pò per paura, un pò per stupidaggine, sta di fatto che Davide ci resta male ed il senso di colpa inizia a montare nel sottoscritto. Sarebbe facile se finisse tutto qui, con quel poco di senso di colpa che si sarebbe sicuramente quietato con il tempo, ma no, si dà il caso che il ragazzo della lavanderia ora inizi a spuntare dovunque, talmente spesso che anche la mia amica Giulia se ne accorge, lo becco per strada, lo becco al supermercato e casualmente sempre agli stessi orari della mensa universitaria . Vista l'ultima volta con Daniele non volevo assolutamente perdere un'altra occasione che pareva presentarsi in un modo un pò particolare. Ne approfitto e tra una cosa e l'altra ho troppo timore di dirglielo in faccia, c'è sempre quella variabile nascosta che rischia di far saltare tutto quanto, per cui una sera un pò su di giri, inizio a buttar giù due righe, una lettera, di quelle che si scrivevano un tempo, non credo di essermi mai umiliato tanto in vita mia nello scrivere qualcosa di così intenso ma allo stesso tempo disarmante, non ve la scriverò per due motivi: Primo, me ne vergogno, secondo, l'ho persa, quindi non saprei scrivervi con certezza l'esatta sequenza. In sintesi gli ho scritto con cautela e dolcezza quello che sentivo, omettendo appositamente il soggetto maschile, scrivendo sempre in modo abbastanza ambiguo, per fare in modo che arrivasse fino in fondo senza buttarla subito, solo alla fine gli ho rivelato di essere un ragazzo, esattamente nell'ultima riga. Non so come dargliela, ho paura di infilarla sotto la porta nel momento in cui magari sta rientrando o sta uscendo, oppure semplicemente mentre gironzola e vede che qualcuno gli sta infilando un foglio di carta sotto la porta. Furbescamente metto la sveglia alla 4 del mattino, non servirà poi perchè non riuscirò a prendere sonno, così giunta l'ora mi fiondo sulla sua porta e gliela attacco lì, non sapevo nemmeno come si chiamasse e scelgo un generico “Per il ragazzo di Economia” sperando che non ci siano altri ragazzi che studiano economia là dentro. L'indomani sono nervosissimo, esco alle 9 del mattino per andare a lezione e la lettera è ancora lì appesa, dunque per paura che esca mentre passo accelero e scappo giù per le scale. Arrivo in facoltà, la giornata passa rapidamente e ritorno per il pranzo, sulla porta... la lettera non c'era più! E non c'erano nemmeno pezzettini di carta in giro a testimoniare il fatto che l'avesse strappata oppure ancora accortocciata e buttata su qualche angolo. Rincuorato dunque dal fatto che almeno avrà letto quella nella sua interezza mi dedico a me stesso, a seguito di un piccolo problema al piede mi mettono un gesso e devo passare due settimane a casa con i miei, in fermento, non vedevo l'ora di vedere la sua faccia, tanto non avrebbe mai saputo che ero io e l'affare mi sembrava molto più interessante. Ma faccio di più, durante il ricovero mi porto dietro qualche foglio di carta ed una penna, per iniziare a scrivere una seconda lettera, questa volta però avevo intenzione di uscire un pò più allo scoperto, magari avremmo potuto chiaccherare e risolvere la faccenda in maniera impersonale, in fondo non sono un pazzo maniaco furioso! Prima di entrare in sala operatoria ripongo la brutta copia della lettera nella mia cartellina e lascio tutto sul tavolino, al mio risveglio vado in panico, non c'è più la cartellina e la trovo tra le mani di mia madre, fa che non l'abbia letta, ripetevo tra me, cosa mi invento se l'ha letta ed ha notato i toni ed i modi? Fatalità quando ci troviamo soli in macchina mi chiede se ho scritto io quella lettera e che non devo essere così dolce ed allo stesso tempo drammatico, perché non piace a nessuno, allora con non so quale forza riesco a mantenere una fredda maschera, spiegandole con pacatezza che era un pezzo di quello che sarebbe stato un libro, il libro in realtà l'avevo già iniziato tempo fa, ma sul momento mi sembrava una buona scusa, lei sembra cadere nel tranello ed iniziare a fantasticare sul tema che avrei potuto trattare. Tornato dunque all'università mi prendo qualche attimo in più per rifletterci, decido alla fine di appiccicargli la lettera, non avrei potuto aspettare oltre, ero gasatissimo, cosa sarebbe potuto succedere infondo? Con lo stesso stratagemma della volta precedente ometto sempre il soggetto di ogni frase, anche se in maniera più blanda, ma non mi limito a questo, mi limito ad uscire direttamente allo scoperto, dicendogli che sono il ragazzo della porta accanto, ma nemmeno questo mi sarebbe bastato, mi sono immaginato nella stessa situazione con una ragazza ed avrei voluto una via d'uscita anche senza doverla per forza risolvere faccia a faccia, per cui gli chiedo in maniera piuttosto tranquilla e con parole che reputo personalmente come una dose di morfina, che se il solo ribrezzo/schifo/rifiuto, gli sarebbe bastato stracciare la lettera a metà e lasciarla davanti alla mia porta, avrei capito e non avrei più osato mettere parola nella sua tranquilla esistenza. Il modus operandi è sempre lo stesso, gliela infilo sulla porta alle 3 del mattino e l'indomani, quando mi sveglio alle 10... la lettera non c'era. Inizia a salire l'ansia, mi faccio sempre più circospetto, più schivo, evito qualsiasi contatto con quella porta e quando ci passo davanti sono più che un razzo. La svolta arriva qualche giorno dopo, ero fermo nel corridoio con una mia amica che sbadatamente ha dimenticato qualcosa nella mia stanza, ma essendo ormai quasi sulla tromba delle scale gli do le chiavi e la faccio andare da sola, ma nell'esatto momento in cui chiude la porta sento che un'altra si chiude nel medesimo istante, ero talmente con la testa per aria che non mi accorgo che dietro la mia amica sta camminando il ragazzo a cui ho indirizzato ben due lettere e la sta fissando in modo alquanto strano, la scena sarebbe stata anche divertente, se non fosse stato che ha alzato lo sguardo e poi ha fissato me, si è fermato qualche metro prima sul corridoio ed ha continuato ad osservarmi finché la mia amica non mi ha parlato e ci siamo defilati a lezione. Momento di imbarazzo, se è abbastanza acuto l'avrebbe capito, cosa che ho sempre sperato non accadesse... Sabato succede qualcosa di imprevisto, talmente annoiato dal fatto che non ho nulla da fare e la voglia di cucinare per poi pulire sotto le scarpe, mi reco alla mensa universitaria, fanno delle pizze niente male e di tanto in tanto ne approfitto, succede che mentre salgo le scale do un'occhiata verso il basso e lo vedo arrivare, io vestito con jeans e camicia azzurra, lui vestito con jeans e camicia azzurra, non ho resistito e mi è scappata una risata, arrivato dunque a destinazione prendo al volo il cibo e mi piazzo su uno di quei tavolini lontani dal mondo con la vista sul versante della montagna, lui cosa fa? LA MEDESIMA COSA! (giustamente! xD) prende il cibo e viene a piazzarsi sul tavolo dietro al mio, con la coda dell'occhio sulle vetrate ho notato che mi lanciava occhiate circospette, tre volte ho mandato di traverso l'acqua e mi sono defilato alla velocità della luce, lasciandolo lì, come una scimmia, la tentazione di fargli un cenno col capo, una parola era forte, ma avrei anche potuto rischiare di rompere un delicato equilibrio e mandare tutto a donnine felici. Passano i giorni, giorni che diventano le settimane, nessuna risposta, nessuno scambio di sguardi, decido per la mia stabilità mentale di iniziare ad ignorare la situazione perché iniziavo a diventare sempre più paranoico, pesante, drammatico, tendente all'apocalittico, in più situazioni ho rischiato un crollo emotivo ma non solo per questo, anche per altre ragioni che non sto qui a raccontarvi. A distanza di un anno ancora nulla. Ma mi rallegro di una cosa, sono sicuro sarebbe stato un rifiuto, me lo dice il mio quindicesimo senso, ma solo per farmi stare apposto con la coscienza!
Ancora una volta nel Limbo xD

Da allora la mia migliore amica mi prende per il culo! Anche perché lei vive in un appartamento dove ha due economiste su quattro ed è nato anche il nostro motto: "Economisti... brutta gente!" Per buttarla sul ridere :lol:
mi hanno definito come un diamante, freddo, duro, incolore, ma io penso che se illuminato dalla giusta luce,potrei risplendere dei colori più intensi, di quelli che solo un vivido sogno potrebbe portare...

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xup
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Re: Un altro limbo

Messaggio da xup » martedì 25 marzo 2014, 1:46

Wow, mi son letto tutto, sembrava quasi il capitolo di un romanzo :)

Che strana storia... perché sei sempre scappato da lui? Alla fine mi è sembrato chiaro: volevi stargli vicino, ma allo stesso tempo eri terrorizzato dal solo pensiero di stargli vicino. Magari con due parole avresti risolto :) nel bene o nel male.... e soprattutto, non avresti lasciato il lettore con la suspence fino all'ultimo senza saziarlo con un bel coup de théâtre :)

Ma puoi ancora parlarci? Nel caso... fallo!!! :D

barbara
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Re: Un altro limbo

Messaggio da barbara » martedì 25 marzo 2014, 8:52

Che storia emozionante! Ci mette davanti a un enigma difficile.
Osare o non osare? E' una scelta ardua. Meglio i rimorsi o i rimpianti?
Rimorso di averci provato oppure rimpianto di non averci provato?
La paura della delusione è così grande.. Più grande a volte della delusione stessa. E' bene chiederci :di cosa esattamente abbiamo paura? Abbiamo paura dell'abbandono, della fine di un sogno? Oppure abbiamo paura di essere feriti nell'orgoglio , di cadere nella polvere sconfitti? Di essere disprezzati? Di perdere il controllo ?
La delusione ha molte sfumature , e ognuna di essere va ascoltata.
Ma è altrettanto vero che nessuno può scegliere al nostro posto.
C'è un tempo per fuggire e un tempo per affrontare. Un grande in bocca al lupo per i tuoi prossimi incontri. ;)

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Blackout
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Re: Un altro limbo

Messaggio da Blackout » martedì 25 marzo 2014, 12:26

Beh Cam che dire, hai lasciato cadere delle situazioni interessanti quantomeno per la possibilità di metterti in gioco nel conoscere te stesso di fronte a certe situazioni. Non vuole essere una critica solo che da come lo descrivi sei sempre sembrato a un passo dall'andare oltre ma lo capisco bene, pure io tendo a scomparire quando la situazione va oltre due chiacchiere in chat o uno sguardo che si prolunga; eppure sono queste le situazioni da cui tutto può nascere che sia amarezza per una persona che ci delude come la gioia di scoprire delle virtù dietro qualcuno di sconosciuto. Le paure ci bloccano davanti alle porte e se non proviamo ad aprirle difficilmente vedremo cosa ci sta dietro. Ti auguro ti si ripresenti qualche nuova occasione e che tu senta con chiarezza quali passi compiere. Un saluto :)
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

Cam
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Re: Un altro limbo

Messaggio da Cam » martedì 25 marzo 2014, 21:06

xup ha scritto:Wow, mi son letto tutto, sembrava quasi il capitolo di un romanzo :)

Che strana storia... perché sei sempre scappato da lui? Alla fine mi è sembrato chiaro: volevi stargli vicino, ma allo stesso tempo eri terrorizzato dal solo pensiero di stargli vicino. Magari con due parole avresti risolto :) nel bene o nel male.... e soprattutto, non avresti lasciato il lettore con la suspence fino all'ultimo senza saziarlo con un bel coup de théâtre :)

Ma puoi ancora parlarci? Nel caso... fallo!!! :D

E' questo che mi ferma, alcuni pensano sia meglio sapere che non sapere, ho sempre avuto una strana sensazione e quindi alle volte è meglio il dubbio che una "brutta fine". Poi è proprio questo il colpo di scena, non c'è un colpo di scena, la vita è così, a volte fa schifo, a volte la abbraceresti xD
barbara ha scritto:Che storia emozionante! Ci mette davanti a un enigma difficile.
Osare o non osare? E' una scelta ardua. Meglio i rimorsi o i rimpianti?
Rimorso di averci provato oppure rimpianto di non averci provato?
La paura della delusione è così grande.. Più grande a volte della delusione stessa.
Hai colto perfettamente nel segno barbara, non mi sarei potuto esprimere meglio!
Blackout ha scritto:Beh Cam che dire, hai lasciato cadere delle situazioni interessanti quantomeno per la possibilità di metterti in gioco nel conoscere te stesso di fronte a certe situazioni. Non vuole essere una critica solo che da come lo descrivi sei sempre sembrato a un passo dall'andare oltre ma lo capisco bene, pure io tendo a scomparire quando la situazione va oltre due chiacchiere in chat o uno sguardo che si prolunga; eppure sono queste le situazioni da cui tutto può nascere che sia amarezza per una persona che ci delude come la gioia di scoprire delle virtù dietro qualcuno di sconosciuto. Le paure ci bloccano davanti alle porte e se non proviamo ad aprirle difficilmente vedremo cosa ci sta dietro. Ti auguro ti si ripresenti qualche nuova occasione e che tu senta con chiarezza quali passi compiere.
Verissimo, ma è come dice barbara, pensala in questo modo: Ti crei giustamente un'armatura contro qualsiasi emozioni negativa, se qualcuno riesce a perforarla in qualche modo, fino ad arrivare al nocciolo e poi si rivela essere la persona più sbagliata? Bisognerebbe essere meno prigionieri di se stessi, ma devo lavorarci ancora un pò :)
mi hanno definito come un diamante, freddo, duro, incolore, ma io penso che se illuminato dalla giusta luce,potrei risplendere dei colori più intensi, di quelli che solo un vivido sogno potrebbe portare...

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e^ip+1=0
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Re: Un altro limbo

Messaggio da e^ip+1=0 » giovedì 3 aprile 2014, 0:19

Che storia bella, Cam!
Cam ha scritto: Ti crei giustamente un'armatura contro qualsiasi emozioni negativa, se qualcuno riesce a perforarla in qualche modo, fino ad arrivare al nocciolo e poi si rivela essere la persona più sbagliata? Bisognerebbe essere meno prigionieri di se stessi, ma devo lavorarci ancora un pò :)
Sai, credo che, visto che nessuno ha la bacchetta magica per capire se una persona è "sbagliata", valga la pena in molti casi di buttarsi, è un po'come quando un bambino impara a camminare, è inevitabile che ogni tanto cada, l'importante è essere corazzati il più possibile contro le cadute, cosa tutt'altro che semplice; è vero anche che tutti i rapporti che hai descritto sono con persone che davvero o non conoscevi per nulla (il vicino) o conoscevi solo virtualmente (i ragazzi della chat), quindi il rischio di "caduta" era molto alto. Devo dire, però, che le reazioni del tuo vicino, per come le hai descritte, mi appaiono incoraggianti. Bella storia, pare un romanzo davvero!

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