EURIPIDE E AGATONE OMOSESSUALI

La realtà dei gay, storie ed esperienze di vita gay vissuta
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5950
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

EURIPIDE E AGATONE OMOSESSUALI

Messaggio da progettogayforum » domenica 14 settembre 2014, 20:50

Claudio Eliano, nato Preneste, l'odierna Plestrina, a 40 km da Roma, circa nel 175 e morto circa nel 235, fu un retore romano di lingua greca, di cui si hanno notizie dalla Vita dei sofisti di Filostrato. Sappiamo che fu attivo alla corte di Giulia Domna e di Settmio Severo. Nella sua Ποικίλη ἱστορία (Storia varia) ci ha conservato numerose e preziose citazioni di autori che altrimenti sarebbero completamente perdute. Dell'opera, in 14 libri, solo due sono stati tramandati integralmente, degli altri sono rimasti vari frammenti, anche cospicui, e compendi.

Eliano, pur essendo un autore di lingua greca, è tra i pochi che parlano di omosessualità non inquadrata secondo il modello della pederastia classica. Eliano parla esplicitamente di rapporti omosessuali tra adulti e tra adulti non giovani. Un frammento in particolare inquadra due poeti tragici, Euripide e Agatone, in una dimensione chiaramente omosessuale. Entrambi i poeti erano stati chiamati alla corte di Archelao re di Macedonia e non nascondevano davanti al re il loro amore omosessuale, anche se Agatone aveva all'epoca 40 anni e Euripide ne aveva addirittura 70 o poco più. Ma veniamo al testo:

Ἀρχέλαος ὁ βασιλεὺς ἑστίασιν παρεσκεύασε πολυτελῆ τοῖς ἑταίροις. προϊόντος δὲ τοῦ πότου ζωρότερον πιὼν Εὐριπίδης ὑπήχθη πως κατ᾽ ὀλίγον ἐς μέθην: εἶτα συγκλιθέντα αὐτῷ Ἀγάθωνα τὸν τῆς τραγῳδίας ποιητὴν περιλαβὼν κατεφίλει, τετταράκοντα ἐτῶν που γεγονότα. τοῦ δὲ Ἀρχελάου πυθομένου εἰ καὶ νῦν ἔτι ἐρώμενος αὐτῷ δοκεῖ εἶναι, ἀπεκρίνατο ῾ναὶ μὰ Δία: οὐ γὰρ μόνον τὸ ἔαρ τῶν καλῶν κάλλιστον, ἀλλὰ καὶ τὸ μετόπωρον.[1]

Il brano riportato, è stato così autorevolmente tradotto:

“Il re Archelao apprestò un magnifico convito ai suoi amici, tra' quali eravi Euripide e bevendo questi pure largamente, cadde a poco a poco in ebbrezza, Quindi gettatosi al collo di Agatone, poeta tragico, che gli sedava vicino, uomo di circa anni quaranta, il baciava. Interrogandolo Archelao se colui gli paresse degno di simili carezze: Sì, per Giove, rispose, imperocché di chi è bello, non solo la primavera è ottima ma anche l'autunno.”[2]

Cerchiamo ora di precisare chi sono i due poeti protagonisti di questo amore omosessuale o meglio di questa affettività omosessuale sciolta dall'ebbrezza del vino. Tutti conoscono Euripide uno dei massimi tragediografi della letteratura greca, nato intorno al 480 a.C., secondo la tradizione, nello stesso giorno della battaglia si Salamina, il capolavoro strategico di Temistocle, che fece volgere a favore della lega panellenica la seconda guerra persiana e indusse Serse a ritornare in Persia.

Nella primavera del 408, ormai settantaduenne, Euripide si allontanò da Atene e si ritirò prima a Magnesia, poi a Pella, in Macedonia, alla corte di Archelao, dove morì nel gennaio-febbraio del 406.

Nella tragedia euripidea dominano le figure femminili (Andromaca, Fedra e Medea) di cui il poeta tratteggia la sensibilità tormentata e torbida e la sostanziale irrazionalità. Per questa ragione, come vedremo, Euripide si guadagno la fama di misogino e divenne bersaglio di satire feroci.

Il γένος Εὐρυπίδου χαὶ βίος, la più importate delle vite di Euripide di tradizione bizantina a noi pervenuta, ci fornisce qualche notizia sulla vita privata di Euripide:[3]

“Sposò prima Melitò, in seconde nozze Cherile, lasciò tre figli, il primo Mnesarchide, commerciante, il secondo, Mnesiloco, attore, il più giovane, Euripide, che fece rappresentare alcuni drammi del padre. ...
Dicono che avendo sposato Cherile, figlia di Mnesiloco, e avendo notato la sua condotta licenziosa, scrisse un dramma Ippolito, in cui mette in mostra l'impudicizia delle donne, e dopo la ripudiò. Poiché colui che la risposò diceva: “a casa mia è pudica”, egli affermò: “Sei sventurato se pensi che una donna sia pudica con uno ma non lo sia con un altro.
Egli ne sposò una seconda, che trovò ancor più licenziosa, e fu incoraggiato a sparlare con minor ritegno delle donne. E le donne decisero di ucciderlo entrando nella grotta in cui passava il tempo a scrivere. Per invidia venne calunniato per aver Cefisofonte come suo collaboratore nella composizione delle tragedie. ...
Criticava le donne nei suoi poemi per la seguente ragione. Aveva un giovane servo nato in casa di nome Cefisofonte, e sorprese la propria moglie con lui in atteggiamento di colpa. Dapprima cercava di distoglierla dal peccare; ma poiché non riusciva a convincerla, gli lasciò la donna, visto che Cefisofonte la voleva. Dice dunque Aristofane:[4]
O Cefisofonte, ottimo e nerissimo
tu convivevi per lo più con Euripide
e collaboravi, come dicono, ai suoi canti.”

Aristofane sembra alludere ad un rapporto più complesso tra Euripide e Cefisofonte.

La vicenda di Cefisofonte è presentata in una luce alquanto diversa dall'altra fonte della vita di Euripide ossia dal βίος Εὐριπίδου, una vita scritta da Satiro, biografo peripatetico che fiorì intorno al 200 a. C., scoperta e pubblicata nel 1912 anche se frammentaria[5]

Nel βίος Εὐριπίδου è riportato un brano della “Melanippe legata” di Euripide, nel quale si parla del ravvedimento di Euripide che avrebbe abbandonato la misoginia. La ragione di questa misoginia viene individuata come segue:

“Egli era divenuto misogino per questa ragione, che a quanto si dice abitava presso di lui un giovinetto nato in casa, Cefisofonte: ed egli scoprì che sua moglie lo aveva tradito con costui. ... Sopportando l'offesa con serenità, si racconta che ordinasse alla moglie di andare a vivere col giovane. E quando gli fu chiesto il perché, egli rispose: - Affinché non già costrui abbia mia moglie, ma io la sua - poiché ciò è giusto - se voglio - e continuò a combattere tutto il sesso femminile nella sua poesia”.[6]

La particolare posizione di Cefisofonte emerge anche nelle Rane di Aristofane. Eschilo in gara con Euripide dice:

“...Segga
su la bilancia lui, sua moglie, i figli,
Cefisofonte, e tutti quanti i libri;
e io dirò due soli dei miei versi!”

Meno universalmente nota è la figura di Agatone in greco Ἀγάθων, (Atene, 448 a.C. – Pella, 401 a.C.) la data di nascita è determinata dal fatto che il “Protagora”[7] di Platone, che lo definisce un giovane affascinante, è del 430. e dal fatto che Eliano, come abbiamo visto, lo presenta come quarantenne quando Euripide andò alla corte di Pella. ma si tratta comunque di un poeta di enorme importanza nella letteratura greca perché è uno dei protagonisti del Simposio di Platone. La Suda[8] così ce lo rappresenta:

Ἀγάθων: ὄνομα κύριον. τραγικὸς δὲ ἦν: διεβέβλητο δὲ ἐπὶ μαλακίᾳ. Ἀριστοφάνης: Ἀγάθων δὲ ποῦ 'στιν; ἀπολιπών μ' οἴχεται. ποῖ γῆς ὁ τλήμων; ἐς μακάρων εὐωχίαν. οὗτος ὁ Ἀγάθων ἀγαθὸς ἦν τὸν τρόπον, ποθεινὸς τοῖς φίλοις καὶ τὴν τράπεζαν λαμπρός. φασὶ δὲ ὅτι καὶ Πλάτωνος Συμπόσιον ἐν ἑστιάσει αὐτοῦ γέγραπται, πολλῶν ἅμα φιλοσόφων παραχθέντων. κωμῳδιοποιὸς Σωκράτους διδασκαλείου. ἐκωμῳδεῖτο δὲ εἰς θηλύτητα.

che potrebbe tradursi più o meno così;

“Agatone: nome proprio. Era un poeta tragico; ma è stato calunniato per effeminatezza. Aristofane[9] [scrive]: “Dov'è Agatone?” – “Se n'è andato e mi ha lasciato.” – “Dove diavolo è il disgraziato?” – “In un banchetto dei beati.” Questo Agatone era buono per natura[10] “affettuoso verso gli amici” e brillante a tavola. Dicono anche che il Simposio di Platone si riferisca ad una cena da lui organizzata, con molti filosofi introdotti tutti insieme. Un poeta comico [sic] della scuola di Socrate. Fu oggetto di satira nella commedia per l'effeminatezza.”

Dal capitolo 21 del secondo libro delle Storie varie di Eliano si può comprendere meglio come Agatone intendesse l'amore. Eliano così si esprime:

“Un certo Pausania, vasellaio [vasaio] amava il poeta Agatone; cosa molto nota e divulgata. Laonde io narrerò di quello che non venne a cognizione di tutti. Amendue costoro, l'amadore e l'amato, si portarono presso Archelao, il quale era non meno dedito agli amori che alle lettere. Ora vedendo egli spesse fiate contendere Pausania ed Agatore, ed avvisandosi che l'amadore fosse sprezzato dal suo diletto, domandò ad Agatone qual fosse il motivo per cui sì di sovente corrucciavasi con quello che amavalo sopra ogni altro. Io tel dirò, Sire, rispose Agatone: non sono io altrimenti vago di seco lui contendere, né il fo per villania; ma se pur è in me qualche picciola cognizione de' costumi, sì dagli altri studj derivata come dall'arte poetica, trovo essere dolcissimo agli amanti il riconciliarsi appresso agli sdegni e alle contese; anzi porto ferma credenza che nessuna altra cosa avvenga loro di più dilettevole. Questo piacere adunque mi studio di fargli bene spesso gustare col contendere seco lui sì di frequente; poiché egli si gode allorché io, deposto lo sdegno, gli ritorno amico. Che se usassi con lui sempre ad uno stesso modo, ei non sentirebbe la diversità. Dicesi che Archelao molto il commendasse per tal suo ingegno; e che questo Agatone medesimo fosse amato anche dal poeta Euripide, il quale scrivesse per lui un dramma intitolato Crisippo: benché io non possa ciò affermare per vero; ma so bensì esser detto da altri.[11]

Fin qui ho presentato fedelmente le fonti. Euripide, pur avendo avuto tre figli, non sembra certamente essere stato un vero amatore di donne. Molte notizie provengono da Aristofane, che non è certo una fonte neutra. Si sospetta con qualche fondamento che Cherile, non sia in realtà una delle mogli di Euripide ma un personaggio inventato dal teatro satirico, perché il suo nome richiama contenuti osceni (porcellina). Se il sospetto fosse fondato, Euripide avrebbe avuto una sola moglie che gli avrebbe dato tre figli. Resta però che Cefisofonte fu un personaggio importante nella vita di Euripide, il cui ruolo, comunque, non può essere definito sulla base dei documenti che possediamo. In ogni caso, proprio nella stretta cerchia degli amici di Socrate e Platone, Euripide e Agatone, a detta di Eliano, hanno vissuto una storia d'amore e forse soprattutto di tenerezza omosessuale lontanissima dagli stereotipi della pederastia classica e molto più vicina alla omosessualità nel senso moderno del termine.
_________
[1] Claudii Aeliani de natura animalium libri xvii, varia historia, epistolae, fragmenta, Vol 2. Aelian. Rudolf Hercher. In Aedibus B.G. Teubneri. Lipsiae. 1866. Keyboarding. p. 147-148.
[2] Collana degli antichi storici greci volgarizzati - Storici minori volgarizzati e illustrati, tomo II, Milano, Sonzogno 1828 - Della Varia Storia di Eliano, p.265-266.
[3] Italo Gallo, La Biografia greca, Bubbettino, p.70-71.
[4] Fr. 596 Kassel-Austin (=580 Koch), da dramma ignoto.
[5] Oxyr. Pap., IX, 1176.
[6] Maria Luisa de Courten, Satito, il biografo di Euripide. In Atene e Roma, Bollettino della Società italiana per la diffusione e l'incoraggiamento degli studi classici, Anno XVIII, 1915, p.132.
[7] 315e.
[8] La Suda o Suida (Σοῦδα o Σουίδα) è un lessico ed un'enciclopedia storica del X secolo scritta in greco bizantino, contiene 30.000 voci, tratte da molte fonti antiche e anche da fonti oggi andate perdute. Le voci sono ordinate alfabeticamente e riguardano discipline: geografia, storia, letteratura, filosofia, scienze, grammatica, usi e costumi. La Suda costituisce una fonte di notizie spesso insostituibile.
[9] Aristofane, Le Rane, 83-85
[10] Agatone, in greco Ἀγάθων rimanda all'aggettivo ἀγαθός = buono.
[11] Ἀγάθωνος ἤρα τοῦ ποιητοῦ Παυσανίας ὁ ἐκ Κεραμέων. καὶ τοῦτο μὲν διατεθρύληται: ὃ δὲ μὴ ἐς πάντας πεφοίτηκεν, ἀλλ᾽ ἐγὼ ἐρῶ. ἐς Ἀρχελάου ποτὲ ἀφίκοντο ὅ τε ἐραστὴς καὶ ὁ ἐρώμενος οὗτοι. ἦν δὲ ἄρα ὁ Ἀρχέλαος ἐρωτικὸς οὐχ ἧττον ἢ φιλόμουσος. ἐπεὶ τοίνυν ἑώρα διαφερομένους πρὸς ἀλλήλους τόν τε Παυσανίαν καὶ τὸν Ἀγάθωνα πολλάκις, οἰόμενος τὸν ἐραστὴν ὑπὸ τῶν παιδικῶν παρορᾶσθαι, ἤρετο ἄρα τὸν Ἀγάθωνα ὁ Ἀρχέλαος τί βουλόμενος οὕτω πυκνὰ ἀπεχθάνεται τῷ πάντων μάλιστα φιλοῦντι αὐτόν; ὃ δὲ ῾ἐγώ σοἰ ἔφη ῾φράσω, βασιλεῦ. οὔτε γάρ εἰμι πρὸς αὐτὸν δύσερις, οὔτε ἀγροικίᾳ πράττω τοῦτο: εἰ δέ τι καὶ ἐγὼ ἠθῶν ἐπαΐω τῇ τε ἄλλῃ καὶ ἐκ ποιητικῆς, ἥδιστον εὑρίσκω εἶναι τοῖς ἐρῶσι πρὸς τὰ παιδικὰ ἐκ διαφορᾶς καταλλάττεσθαι, καὶ πεπίστευκα οὐδὲν αὐτοῖς οὕτως ἀπαντᾶν τερπνόν. τούτου γοῦν τοῦ ἡδέος πολλάκις αὐτῷ μεταδίδωμι, ἐρίζων πρὸς αὐτὸν πλεονάκις: εὐφραίνεται γὰρ καταλυομένου μου τὴν πρὸς αὐτὸν ἔριν συνεχῶς, ὁμαλῶς δὲ καὶ συνήθως προσιόντος οὐκ εἴσεται τὴν διαφορότητα.᾿ ἐπῄνεσε ταῦτα ὁ Ἀρχέλαος, ὡς λόγος. ἤρα δέ φασι τοῦ αὐτοῦ Ἀγάθωνος τούτου καὶ Εὐριπίδης ὁ ποιητής, καὶ τὸν Χρύσιππον τὸ δρᾶμα αὐτῷ χαριζόμενος λέγεται διαφροντίσαι. καὶ εἰ μὲν σαφὲς τοῦτο, ἀποφήνασθαι οὐκ οἶδα, λεγόμενον δ᾽ οὖν αὐτὸ οἶδα ἐν τοῖς μάλιστα. Claudii Aeliani de natura animalium libri xvii, varia historia, epistolae, fragmenta, Vol 2. Aelian. Rudolf Hercher. In Aedibus B.G. Teubneri. Lipsiae. 1866. Keyboarding, p. 27-28. La traduzione è tratta dalla Collana degli antichi storici greci volgarizzati - Storici minori volgarizzati e illustrati, tomo II, Milano, Sonzogno 1828 - Della Varia Storia di Eliano, p.56-57.

Rispondi