INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

L'impegno dei Gay per una morale autenticamente laica
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INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da progettogayforum » martedì 21 ottobre 2014, 23:07

Caro Project,
ho visto che nel forum c’è una sezione sulla laicità e ho anche letto qualcuno degli articoli. Condivido quello che dici, ma una società laica mi sembra molto molto lontana da venire, ammesso e non concesso che sia una realtà possibile. Concordo sul fatto che una concezione laica debba caratterizzare lo stato, che non può e non deve fare distinzioni tra religioni e ideologie che, a vario titolo, sono diffuse al suo interno, ma uno stato laico dovrebbe essere creato da una società che laica non è affatto ma è anzi impregnata di intolleranza ed è dominata dall’idea che la morale debba essere unica per tutti e che la legge debba essere una specie di pedagogia sociale per portare la gente verso quella o quell’altra mentalità. Aspettarsi che uno stato laico venga promosso da gente che è mille miglia lontana dall’idea di uno stato laico è come aspettarsi la Repubblica sociale per decreto reale. Il papa Benedetto XVI parlava tanto di radici cristiane dell’Europa ma io ho l’impressione che quello che caratterizza la cultura occidentale non è tanto il Cristianesimo, ma l’idea stessa di stato laico che è un’eredità dell’Illuminismo. Io sono gay e non sono cresciuto in un ambiente laico, tutt’altro, eppure per me la laicità è ormai da parecchi anni un abito mentale, non riuscirei a dare credito a nessuna metafisica e penso che il fatto di essere gay mi abbia in sostanza costretto a ragionare con la mia testa. Come non era possibile per me una omologazione sociale così non era possibile nemmeno una omologazione mentale. Ma io non sono una mosca bianca, ho conosciuto diversi ragazzi gay e anche diversi uomini adulti e perfino anziani gay, alcuni erano un po’ scivolati verso la depressione ma altri si erano formati un loro mondo razionale in cui la categoria fondamentale era usare il proprio cervello. Project, voglio sottolineare che non è neppure una questione di cultura o di ambiente sociale. Ho conosciuto ragazzi che faticavano a scrivere in Italiano corretto ma quando ci parlavo mi mettevano in crisi perché erano abituati a ragionare in modo autonomo ed erano molto più avanti di me. Uno di questi ragazzi mi dava delle risposte che mi spiazzavano proprio e mi facevano vedere la debolezza dei ragionamenti di cui andavo tanto fiero. Una volta, parlando con un ragazzo gay cattolico, che era nello stesso tempo cattolico praticante e gay praticante, ho provato a dirgli che le due cose mi sembravano inconciliabili. Beh, si vedeva che qual ragazzo aveva cercato tutte le vie per continuare a mantenere un piede in due scarpe e lo faceva con grande disinvoltura, vabbe’, ma il punto non è questo, quel ragazzo era convinto di avere qualcosa in più di me perché diceva di avere la fede e questo mi lasciava sconcertato, perché anche se a me sembrava incoerente, lui era veramente convinto di quello che diceva. Il mondo lo divideva nettamente in due: credenti e non credenti e questo mi faceva arrabbiare. Non ho mai capito che differenza ci sia tra credenti e non credenti. Se è una questione formale, cioè il credente è quello che dice di credere e recita un credo, beh, allora la divisione in due categorie sembra reggere, ma, appunto, sono differenze solamente formali. Facciamo un passo più avanti, chi ha fede dovrebbe dedicare la vita al suo prossimo, ok mi sta bene, ma non vedo perché non dovrebbe farlo anche chi non ha fede. Il non credente non è un uomo senza valori, anzi! Dà un valore alle cose di dimensione umana senza bisogno di metafisiche: il rispetto e l’amore del prossimo sono valori profondamente laici. Quindi anche sul campo delle opere non regge alcuna distinzione. L’altra ipotetica distinzione tra credenti e non credenti è fatta proprio in base alla fede, ma di che siamo parlando? Ecco che allora l’astrazione è massima e quindi è massima la confusione dei concetti. Banalmente arriverei alla conclusione che tra credenti (o presunti tali) e non credenti non c’è di fatto nessuna differenza, sarà anche semplicistico ma mi sembra più realistico e più onesto. Ma non solo, molti scritti e molti simboli che le religioni gestiscono a loro esclusivo uso e consumo sono di fatto patrimonio dell’umanità. Si potrebbe dire che quegli scritti e quei simboli per un credente e per un non credente hanno significati diversi, ma questo sarebbe tutto da verificare e il terreno, su questi argomenti, è quanto mai scivoloso e cedevole. Adesso vengo al punto dolente, Project, e questa mi sa che non te l’aspetti: mi sono innamorato di un ragazzo ultra-cattolico gay, abbiamo parlato diverse volte, ammette eccome di essere gay e anche di essere interessato a me, secondo me tanto basterebbe per cominciare una storia ma secondo lui non basta affatto perché c’è di mezzo la religione e quindi tanti discorsi, tante discussioni su cattolicesimo e laicità ma contatti fisici zero, la sua parola d’ordine è castità. Vabbeh, contento lui, è strano ma io mi sto adattando a questo modo di fare e poi adesso ho l’impressione che il suo modo di starmi vicino sia finalizzato “anche” a convertirmi, lui dice che in fondo io la fede me la porto ancora dentro, che è addormentata ma che lui la sveglierà. Peccato che io pensi più o meno le stesse cose riguardo al rapporto tra lui e l’omosessualità. Mi vuole fare conoscere i suoi amici, tutti ex scout legatissimi alla chiesa ma io penso che quello non è il mio mondo e che mi ci sentirei a disagio e fino adesso gli ho sempre detto di no, ma lui insiste. Prima o poi probabilmente cederò. Gli ho chiesto se loro sanno che è gay e mi ha risposto: “Beh… no, non lo sanno… ma io ti presento come un amico.” Project, mi sono innamorato di un bel ragazzo, di questo non c’è dubbio, certe volte me lo mangio con gli occhi, però nello stesso tempo ho l’impressione che sarà solo una perdita di tempo e che l’essere cattolico, o il credere di esserlo, sia una specie di malattia dalla quale non si guarisce. Certe volte, nelle cose che dice, avverto la presenza di cose che non capisco affatto, di condizionamenti che non capisco affatto. Se mi dicesse: “Non me la sento di fare sesso con te.” Beh, lo capirei, ma quel “vorrei ma non devo” mi sembra masochismo mescolato a ipocrisia anche perché lui con altri c’è stato eccome e lo ha ammesso senza problemi, ma mi risponde che allora non riusciva a prendere la fede sul serio, mentre adesso ci riesce! Ma allora che cos’è la fede? È solo non fare sesso? E allora io mi chiedo: “Ma che cosa ho da spartire io con questo ragazzo?” Ecco, è questo che ti volevo dire. Che ne pensi Project?

pavloss
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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da pavloss » lunedì 27 ottobre 2014, 22:13

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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da progettogayforum » lunedì 27 ottobre 2014, 23:50

Pavloss la mette sul piano sessuale e il discorso lo condivido al 100%, anche se forse per ragioni un po’ diverse, cioè non tanto per l’essenzialità del sesso in sé ma per il fatto che arrivare al sesso significa essere capaci di rivedere le proprie posizioni, ma nella mia risposta privata al post di apertura ero stato molto più drastico, nel senso che il problema del “sesso no” deriva da convinzioni più o meno radicate che sono il segno di mentalità fodamentaliste. Qui si tratta di un ragazzo radicalmente laico e di uno radicalmente cattolico. È possibile creare una coppia da due persone che non potrebbero essere più lontane? Faccio un esempio: se avessi un compagno che è convinto sostenitore della pena di morte o manifesta sentimenti xenofobi, beh, prima proverei a capire se è davvero convinto, ma se capissi che lo è lo manderei per la sua strada e preferirei stare solo. In genere quando ci sono patrimoni di esperienze radicalmente diversi e mentalità sostanzialmente inconciliabili, prima o poi tutti i legami crollano. Mi chiedo: è possibile per in cattolico integralista e per un laico radicale costruire un legame di coppia serio? A mio parere non lo è. Se poi si tratta di mezzi cattolici e di mezzi laici, ovviamente, il discorso è diverso. Di quello che dice pavloss mi piace molto l’idea del sesso come dono di sé all’altro, cioè mi piace molto la dimensione altruistica del sesso che credo abbia molto senso nella vita di moltissime persone.

pavloss
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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da pavloss » martedì 28 ottobre 2014, 23:30

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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da progettogayforum » giovedì 30 ottobre 2014, 2:39

Ho letto la citazione riportata da Pavloss. Mentre, pur con qualche riserva capisco, il discorso di Pavloss, devo fare presente in tutta onestà che la citazione che ha riportato, agli occhi di un laico come me, appare semplicemente grottesca e offensiva della libertà di coscienza. Naturalmente ognuno può presumere di parlare in nome di Dio e può fargli dire quello che vuole, ma l’essere omosessuale nel senso serio del termine, postula una dignità di base alla quale non si può rinunciare. L’omosessuale è ammesso dalla chiesa solo se accetta di violentare la propria natura e questo è violentemente contro natura. L’idea che l’omosessualità sia una scelta o un peccato è ridicola e moralmente inaccettabile, a parte il fatto che è del tutto formale e pregiudiziale. La radicale laicità è l’unica garanzia di una libertà morale ed è incompatibile con qualunque forma di chiesa. Francamente ho smesso da parecchio di sperare che la chiesa assuma posizioni più serie in materia di sessualità. Il mondo è sempre più laico, o consapevolmente o di fatto, e la chiesa (basti l’esperienza del sinodo) si limita a chiudere i cancelli quando ormai il 99% delle pecore se ne è già andato.

pavloss
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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da pavloss » giovedì 30 ottobre 2014, 21:41

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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da progettogayforum » venerdì 31 ottobre 2014, 0:11

Perfettamente d'accordo!! :D

melograno
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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da melograno » venerdì 31 ottobre 2014, 17:53

Ennesimo messaggio in poche ore, giuro che mi fermerò presto, scusate :)

Desidererei dare un consiglio anch'io, se posso, a questa persona che ti ha scritto, Project.
Sto passando un periodo dove rifletto spesso sulla mia condizione di "credente" e di gay. Da tempo però sono arrivato ad una conclusione, che anche se parziale, la reputo salda. Le due condizioni non sono inconciliabili, e questo lo dico perché sono convinto come la Chiesa sia rimasta al palo su alcune questioni, e non riesca veramente a comprendere la condizione umana.
Se da quanto sembra l'8 o il 10% della popolazione umana è gay (non importa se repressa, dichiarata, convivente, single...) secondo la Chiesa tutta questa marea di gente andrebbe curata?!? Ma per piacere! A me fanno tanto ridere certe idee strampalate; eppure permeano la nostra società, oltre che le istituzioni religiose. Come sappiamo bene è grazie a queste che la maggior parte di noi non può vivere la propria vita serenamente, alla luce del sole.
Verrebbe da chiedersi allora che senso ha rimanere credenti se non si condivide l'impianto generale della Chiesa.
Io però credo in Dio, non nella Chiesa (ne nella sua perfezione, ne che solo attraverso di essa io come uomo possa riuscire a raggiungerlo).
La mia condizione di credente però non può mettermi in testa l'idea che in quanto Persone ci sia una differenza tra credenti e non.
E poi c'è molta arroganza quando questo ragazzo ha detto che riuscirà a cambiarlo...e perché mai l'altro dovrebbe cambiare? L'amore esiste quando riusciamo ad accettare l'altro per ciò che è! Certo i difetti si possono migliorare, ma nelle grandi questioni etiche e spirituali delle persone non c'è molto da cambiare, secondo me.
In sintesi, se questo ragazzo si libera dalla repressione (basata su presupposti falsi, perché infondati) e vive la propria vita serenamente dentro sé stesso, allora avrà una speranza come coppia. Se però non è così (e temo vada proprio in questo modo) meglio che lo lasci perdere..
Credere in Dio è un fatto personale, riguarda la propria anima. Ma in una società laica ogni persona, può credere o non credere, e vale allo stesso modo. E chi crede non deve per forza convincere gli altri, ma dovrebbe vivere la vita in modo giusto. E quindi, un gay che crede e uno che non crede valgono allo stesso modo.
La persona in quanto tale, ha propria dignità e valore.

E' per questo che continuo a credere, nonostante io sia gay. Me ne frego di una Chiesa nei fatti omofoba e intollerante, Dio esiste comunque dal mio punto di vista...


Scusate per alcune frasi che sembrano non ammettere opinioni contraddittorie, se volete criticarmi ben venga ho scritto proprio per questo, in modo che ciò che penso possa migliorare!
Grazie

remo
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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da remo » sabato 1 novembre 2014, 9:59

Consapevole di quanto sia difficile trovare punti di contatto tra mondo laico e cattolico, vorrei sottolineare un aspetto a cui tengo particolarmente.

Se si vive la propria fede seguendo pacchetti preconfezionati che sanno molto di politica e poco di spiritualità, allora comprendo l'atteggiamento dell'amico "ultracattolico".
Se la fede invece è una ricerca sincera, e per questo apertura a realtà che non si conoscono, vi confesso la mia distanza da alcune posizioni.

Da uomo, trovo pericoloso annullare tutta la componente affettiva e sessuale in una relazione, si vivrebbe costantemente con una mancanza di "completezza" che a lungo termine mostrerebbe i suoi effetti negativi.
Da credente mi chiedo come si possa costruire un rapporto tra due persone relegando tutto nella dimensione dell'amicizia. Se non si è chiamati ad uno stato di vita diverso (vita religiosa), quale senso ha la continenza? se non quello di seguire norme che oggi ci sono e domani non si sa?
Se volete può sembrare un approccio semplicistico ma basta guardare nella storia della chiesa come sono cambiati dal 1200 ad oggi la visione del peccato e dell'uso della confessione. La domanda in fondo è se la chiesa può sbagliare oppure no. ognuno di noi risponde posizionandosi più o meno dentro questa Istituzione.

pavloss
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Re: INNAMORARSI DI UN GAY CATTOLICO

Messaggio da pavloss » sabato 1 novembre 2014, 16:00

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