IL ROMANZO DI UN IN INVERTITO NATO (settima parte)

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IL ROMANZO DI UN IN INVERTITO NATO (settima parte)

Messaggio da progettogayforum » lunedì 17 novembre 2014, 20:23

Dopo la resistenza della prima volta e di molte altre ancora, ha rinunciato quasi completamente a possedermi totalmente come lui avrebbe voluto e come io stesso avrei desiderato, senza il dolore atroce che ho provato in quei tentativi che non hanno mai portato a nulla a causa della estrema delicatezza del mio corpo.

Per essergli gradito soffro pure un poco, ma quando arrivo al punto – abbiamo tentato tre o quattro volte – sento solo dolore e malgrado i suoi sforzi e le sue preghiere ardenti, bisogna proprio che io dica di no.

Forse sarete sorpreso che io vi parli con tanta passione di un uomo che non è più giovane, benché valga molti ragazzi messi insieme. Non vi ho parlato tanto della mia altra passione che fu molto più forte. Il motivo è che l’altra non esiste più e che questa dura invece da quattro anni e poi io vivo sempre nel presente e ne godo ancora spesso. E poi ero relativamente più frenato con l’altro, perché lo amavo di più e non ho mai fatto e non mi sono mai abbassato a fare a lui quello che il capitano mi ha insegnato e mi fatto fare, qualche volta con delle maniere molto brutali, che mi affascinavano in segreto, rendendomi docile a tutto quello che voleva. Mi sento molto piccolo di fronte a lui!

Nella confessione che vi ho scritto, della quale vi ho scelto come ascoltatore, - a causa della mia ammirazione per voi e nella speranza di poter essere utile a qualcosa, - non volevo affatto parlarvi della dissolutezza così deliziosa alla quale mi consegno con quest’uomo; avevo deciso di parlarvi solo di quella più delicata che io vissi al reggimento ma, in mezzo al mio slancio, non ho potuto resistere ad evocare delle scene deliziose che vedo arrivare con un immenso piacere e desiderio, anche se spesso mi lasciano triste e annoiato.

La sola persona che ha avuto forese un vero amore per me fu il ragazzo spagnolo col quale ho goduto forse una dozzina di volte e che mi amava fino al delirio mentre io ero molto freddo nei suoi confronti. Trovavo in lui troppe somiglianze con me stesso.

Era vergine come me – benché non abbia mai voluto ammetterlo - ; lo si capiva da tutti i suoi discorsi e l’uomo lo attirava molto potentemente. Lui era delicato e non bello, anche se aveva occhi bellissimi di un bruno verde iridescente, come un marmo prezioso.

Mi ha raccontato un giorno che, mentre mi seguiva senza conoscermi, - cosa che è durata parecchi mesi, - e non avendomi visto per quindici giorni (mi trovavo allora a Palermo) era stato tanto tempo a piangere credendomi malato o morto.

Conservava anche un foglia di oleandro che io avevo raccolto, masticato, e buttato a terra senza farci caso. Lui la conservava come una reliquia e me la mostrò messa in un quadro sotto vetro.

Ho sempre riso di lui e segretamente mi è stato molto antipatico, benché io abbia voluto accontentarlo qualche volta. Io, dopo, ho avuto paura di ispirare lo tesso sentimento e questo mi ha singolarmente messo in guardia contro me stesso e contro la facilità che ho nell’infiammarmi a prima vista.

In seguito mi sono poi molto trattenuto nella mia condotta nel mondo, verso il mio amante al quale non permetto nessuna galanteria e che io tratto come se mi fosse completamente indifferente. Io sono così anche nei nostri tête à tête e nei nostri discorsi. Non mi abbandono se non nel suo appartamento ben chiuso e nella semioscurità della camera.

Prima non ero così trattenuto, ma l’abitudine del mondo mi ha insegnato come bisogna comportarsi in queste situazioni comiche ed eccezionali.

Quando si parla di lui sto zitto o ne parlo male. Lo hanno dovuto spesso difendere dai miei attacchi. Il peggio è che nelle mie valutazioni sono sincero, il male che dico di lui lo penso. Qualche volta lo tratto veramente male a parole e non ho paura in presenza di altri di contrastarlo in tutto quello che dice. Comunque, quando siamo soli lui si mostra padrone e io sento crollare la mia insolenza – che è molto artificiale – e gli cado tra le braccia, ben felice di vederlo nella sua eccitazione e nel suo ardore per me. È soprattutto a causa di lui che io non cerco altre distrazioni. E del resto l’abitudine lo ha reso il mio padrone e io non desidero che momentaneamente quelli che mi piacciono.

Vi ho parlato ieri, all’ultimo, della disperazione e della rabbia provate rivedendo il ragazzo la cui bellezza mi ha sempre sconvolto. È così bello che io ne sono totalmente emozionato, ma io lo considero più come un’opera d’arte che come un uomo. Invidio molto la donna che lo avrà e che godrà di lui ma vorrei piuttosto averlo come amate che come marito; è troppo perfetto e rischia di diventare monotono. Questo non impedisce che io non lo veda sempre con emozione e che voglia ardentemente essere amato da lui, tenerlo nelle mie braccia e che fosse innamorato di me.

Ahimè! Questo è impossibile e bisogna che io mi contenti di quello che ho e non è poco. Probabilmente nessuno è felice quanto me. Ho amato appassionatamente e forse sono stato corrisposto da un ragazzo affascinante nella sua elegante virilità; ho conosciuto tutti gli ardori della gelosia e della passione realizzata, se non completamente, almeno in modo soddisfacente. Sono stato amato con un amore terribile e violento da un anziano guerriero in tutta la potenza della sua virilità, vicino al quale molti uomini sembrano deboli e piccoli; mi ha abbeverato con la sua tenerezza appassionata e se io non fossi un po’ stanco di lui, sarei assolutamente felice nei miei desideri soddisfatti.

Rimpiango e rimpiangerò spesso la natura frenata per il non poter gioire nel corpo e nell’anima, ma alla fine sono giovane, carino, affascinante e ricco e se la mia anima è mostruosa, mi consolo pensando che sono il prodotto vizioso e grazioso di una civiltà raffinata e delicata.

Voglio un po’ parlarvi del resto del mio carattere attuale, che forse potrà anche interessarvi e vi darà un’idea completa della mia strana personalità. Amo quasi tutto ciò che è bello e quasi nulla – in tutti i generi – è abbastanza bello ai miei occhi, tanto io amo quello che è eccezionale, ricco ed elegante. Ho fabbricato con l’immaginazione dei palazzi più belli di tutti quelli che esistono, ricolmi di capolavori scelti tra i capolavori del mondo intero. La vista di un’opera d’arte, artificiale e reale mi ha tenuto in estasi per ore e l’ho sognata la notte.

La bellezza ai miei occhi tiene il posto di tutto, e tutti i vizi e tutti i crimini mi sembrano giustificati da essa.

Uno dei personaggi di Balzac che mi avevano più affascinato è il bel Lucien; mi immagino di assomigliargli e ho pensato che l’amore del terribile Vautrin era di una natura più materiale di quella che Balzac gli ha forse riconosciuto.

I fiori mi piacciono infinitamente, i fiori di serra e le piante rare, costose e mostruose; soprattutto le rose e i grandi fiori esotici mi affascinano anche in pittura. Ho una vera avversione per i gigli e per tutti i fiori dei campi e quelli che crescono da soli in libertà, senza bisogno di coltivazione.

Nella famiglia umana non amo e non credo degni del nome di uomo se non i personaggi distinti, ben messi ed eleganti. Gli altri per me non contano. Faccio eccezione per gli artisti che grazie al raffinamento delle loro anime e alla bellezza delle loro opere possono permettersi una tenuta un po’ più libera. L’altra gente non conta proprio per me e ho per loro solo avversione. Preferisco di gran lunga un magnifico cane - un King-Charles, per esempio – a tutti gli operai e i contadini del mondo. Questi ultimi poi mi sono odiosi: faccio eccezione per qualcuno dei primi se sono molto belli e muscolosi, cosa che capita spesso.
Se fossi stato una bella signora, direi che ne avrei voluto tastarne qualcuno – rimandandoli poi indietro, ben inteso -.

La parola donna non risveglia in me che idee di lusso, di vetture blasonate, si satin, di velluto, di pelli bianche e profumate di mani perfette e di modi di fare molto leggeri . Una donna che va a piedi mi sembra degradata e decaduta e quelle del popolo sono per me qualcosa di orribile, anche se sono belle dal puto di vista plastico.

È inutile dirvi che – benché indifferente a tutto – io sono regalista d’istinto: i re e le regine mi sembrano fatti di una pasta diversa dal resto del mondo.

Cattolico non convinto, incredulo, amo le pompe della Chiesa e sono fiero di appartenerle. Amo le chiese ricche, - soprattutto quelle dei Gesuiti, con le loro dorature e i marmi policromi – e amo le cerimonie religiose e pompose che fanno trasalire in me qualcosa di sconosciuto e di misterioso.

Ho orrore della repubblica e mi sembra sempre – forse voi ridete – di vederla popolata da esseri cenciosi e sporchi.

Non sto bene se non negli appartamenti molto ricchi e magnificamente ammobiliati, gusto che mio padre condivide. Lui ha speso dei veri tesori in oggetti d’arte e soprattutto in cineserie e oggetti superbi e mostruosi del Giappone. Le sale in infilata, la cui visione si perde attraverso i velluti e i vetri, mi affascinano. Adoro le serre e le camere riscaldate dove mi compiaccio a sognare tutto risvegliato e a evocare misteriose e voluttuose immagini. Sono sempre stato vanitoso e un vero fremito mi prende quando rientro nel recinto del nostro giardino, nel nostro ambiente, e la gente si ferma a guardare prima di passare oltre.

Mi piace essere ammirato e sono molto fiero della mia bellezza che io cerco di esaltare il più che posso. Ho spesso trovato delle rassomiglianze tra me e i busti di M.me Dubarry: una Dubarry con dei capelli tagliati e vestita da ragazzo. Spesso si sono divertiti scherzando sulla mia somiglianza con una donna, se questo qualche volta mi ha dato fastidio la maggior parte delle volte sono stato lusingato di questi sguardi curiosi e sorpresi. Una sera diversi anni fa, ho destato sorpresa allo Skating di Parigi. Molte signore credettero a un travestimento e diedero segni non equivoci della loro sorpresa. Ne fui incantato.

In pittura preferisco i quadri di genere a tutti gli altri, soprattutto se rappresentano degli interni moderni e ricchi. D’altra parte ho avuto un vero fanatismo per il grande Makart, le cui opere sensuali e conturbanti mi incantavano. Il mio quadro favorito di questo artista è la morte di Cleopatra, scena che io ho sempre ammirato e invidiato.

Io ho nel carattere un fondo di crudeltà; amo la sofferenza altrui, soprattutto se sono io a infliggerla; - nella mia infanzia tormentavo volentieri gli animali; lo facevo in modo molto raffinato e ne provavo una sofferenza acuta che mi piaceva e mi bruciava.

Sono sempre stato piuttosto arrogante e, nei periodi in cui gli affari andavano male, il lusso mi mancava moltissimo. È per me un vero bisogno e non saprei farne a meno.

Odio quello che ordinario, di tutti i giorni, e adoro lo straordinario e l’impossibile in qualsiasi cosa.

Spesso in assenza dei mie genitori ho dormito tutto il giorno; facevo illuminare tutto l’appartamento e rimanevo sveglio, bevevo, mangiavo la notte in camicia da notte greca, dopo aver fatto un bagno caldo e profumato. Dipingo abbastanza bene, soprattutto all’acquarello, lavoro per gli album delle signore e per i loro ventagli.

Sono furbo e perfido, e qualche volta di una ingegnosità sciocca. Tutti quelli che mi si avvicinano mi adorano e nessuno ha resistito al mio fascino. Ho sempre preso le persone dal lato del sentimento e sono sempre riuscito a far fare loro quello che volevo, mentre gli altri, che li prendevano di petto, non ne ottenevano nulla. Ho osservato spesso che per dei peccatucci o dei fatti del genere, i miei amici e i miei compagni venivano puniti mentre io sfuggivo a qualsiasi castigo, grazie alle arie innocenti e malinconiche che prendevo.

Ho sempre tiranneggiato quelli che mi amavano; inclino subito a vedermi più rude e autoritario. Benché debole e effeminato, io odio i deboli e non amo che i forti, quelli che lottano e riescono. Ho sempre rimpianto di non poter consolare i grandi e i potenti caduti: penso che se fossi stato Maria Luisa avrei seguito napoleone a Sant’Elena. Forse non sarei stato della stesso opinione se avessi conosciuto e amato il bel Neipperg, malgrado il suo occhio di vetro.

Ammiro con entusiasmo, ve l’ho detto, tutto quello che è bello e delicato; e, cosa strana, la bruttezza grandiosa rude e potente, in un uomo, mi piace tanto quanto la sua bellezza e forse pure di più.

Ho un’intelligenza molto viva e sveglia, malgrado tutte le mie differenze e le mie debolezze. Capisco qualsiasi cosa, in bene o in male, e ammiro nello stesso modo sia una cosa che l’altra, sempre che non ci sia nulla di volgare.

Non ho mai potuto imparare l’aritmetica al di là delle quattro operazioni e non saprei fare un’operazione a tre cifre benché io abbia avuto per parecchio tempo un insegnante di matematica. E non capisco assolutamente niente neppure degli affari di borsa, anche se ne ho sentito parlare molto in famiglia. Adesso, grazie a Dio, non ne sento più parlare, perché non ce n’è più bisogno!

Imparo in cinque minuti il testo di una poesia che mi piace, per quanto possa essere lunga, e non mi ricordo due righe di una prosa antipatica, anche se mi ci impegno per delle ore. Suono abbastanza bene il piano anche se non ho la pazienza di studiarlo per molto tempo; suono di preferenza dei pezzi melanconici, quelli di Shubert o quelli di Morart soprattutto; suono anche delle opere di cui, mentre suono, mi piace evocare le scene e le passioni dei personaggi del libretto.

Il mio compositore preferito è Verdi, che adoro. Nella letteratura preferisco le descrizioni dei sentimenti e il progresso lento e invisibile delle passioni a qualsiasi polpettone di avventure. Ho voluto leggere Ponson du Terrail, ma non ci sono riuscito; lo trovo molto noioso e impossibile.

Il romanzo storico – eccettuato Jvanhoe, dato che mi piace credere che Rebecca possa essere una delle mie antenate materne – non mi piace per niente; i romanzi di Dumas padre mi hanno interessato molto tempo fa, ma ho trovato la consultazione dei documenti storici e delle memorie del tempi infinitamente più interessanti. Ho moltissimi libri su Maria Antonietta, la mia eroina preferita, e su molti personaggi femminili celebri. Mi piace collezionare i loro ritratti autentici, anche quelli brutti, che io non mostro a nessuno per non arrossire delle mie eroine beneamate. Quelli li conservo per me. Ho pagato duecento franchi dei libri che non m’interessavano affatto per una piccola incisione rappresentante la regina Maria Antonietta sul palco della ghigliottina, da un disegno del 1793.

La storia di Francia è quella che m’interessa di più, anche se, se avessi potuto scegliere un’epoca e un paese per venirci al mondo, avrei scelto Roma ai tempo della decadenza, sotto Adriano per esempio (mi piacerebbe anche la corte di Enrico III). Sarei stato delizioso in costume romano e l’ho scelto in un ballo in maschera in cui ho fatto furore, con le braccia nude, le gambe nude, e dei deliziosi sandali che lasciavano passare le mie dita del piede nudo e le loro unghie lucidare come delle agate. Il capitano (io lo chiamo così anche se non lo è più) era vestito da gladiatore, superbo in camicia caffelatte (lui è molto più scuro) e mostrava tutto il suo corpo possente nella rigida grandezza, con le gambe e il petto coperti d’acciaio. Quella sera là ci demmo alla gioia pazza.

Ho una vera passione per gli animali, gli uccelli delle isole e i cani preziosi soprattutto; ho degli adorabili carlin [tipo di cani] giapponesi. Altre volte adoravo anche i bambini; adesso quasi non li posso più soffrire e non li accarezzo mai anche quelli che sono miei parenti stretti.

Napoli è la mia città favorita e la lascio sempre con pena, fosse anche per solo qualche giorno. È quasi l’Oriente con i suoi enormi palmeti e la sua rada blu e accesa di fuochi strani e che in pittura sembrerebbero impossibili. Napoli abitata dai Francesi con la loro civiltà raffinata, sarebbe divina; non ci sarebbe città più bella al mondo, se fosse appartenuta a loro il tempo che invece appartenne agli Spagnoli e agli Inglesi, che bel paradiso sarebbe! Per come è realmente è comunque superba, mi piacerebbe di più se fosse dipinta e raffinata: sarebbe il paradiso di Maometto.

Amo la natura solo nelle più selvagge solitudini, una foresta per esempio; ma dopo che ci arriva l’uomo io desidero una civiltà perfetta con tutte le sue delicatezze e i suoi squilibri raffinati. Mi piacciono i parchi all’inglese, ma i giardini di Versailles e quelli di Caserta hanno più fascino per me.

Inutile dirvi che amo pazzamente le vostre opere, che ho letto con ammirazione, anche se, per me, l’argomento delle ultime non è stato particolarmente gradevole.
Il libro che preferisco e La Curée, in cui ritrovo qualcuno dei miei sentimenti e la sfera [il mondo] che ho quasi sempre abitato, nel quale sono nato e vissuto. Anche Madeleine Férat mi ha fatto una forte impressione.

È col più vivo piacere che scrivo stasera queste pagine. La camera è piuttosto gaia col suo gas acceso, i tappeti caldi e il rumore dell’albergo che brulica di gente. Sono quasi felice; quanto durerà questo stato? Spero parecchio, e voglio pensare solo a divertirmi con quello che ho senza cercare altro. Ho scritto per me, ma quello che ho scritto ve lo invio. Potrò esservi utile a qualcosa o avrò sprecato il mio tempo?

In ogni caso non rimpiango queste ore. Ho rivissuto tutta la mia vita nei suoi terribili dolori e nelle sue gioie colpevoli e deliranti.
……
Pensavo che sarei riuscito a dormire ma tutti i ricordi evocati in queste pagine mi rendono il sonno impossibile, e bisogna che io torni al mio scritto che mi fa rivivere, in qualche ora, dei lunghi anni. Del resto, la continenza di questi ultime settimane e il viaggio del mio amico, che ancora non parla di ritorno, mi hanno singolarmente riscaldato e sento un’intensità di desiderio e di passione che mi impedisce di riposare a lungo. Torno dunque alla conversazione con voi, ma certamente questo sarà l’ultimo foglio che vi scriverò, perché altrimenti, sento che non la finirei più e vi invierei un grosso volume che finirebbe per affaticarvi parecchio. Mi sembra sempre di aver finito e poi trovo ancora qualcosa da raccontarvi. Del resto mi compiaccio talmente a parlare della mia piccola persona che non la smetterei di evocare la mia immagine guardandomi qui come in uno specchio. Credo che con ci si possa stancare di parlare di se stessi e di studiarsi nelle cose più piccole, soprattutto se quell’essere che la Natura ci ha forgiato è
così eccezionale come io sono.

Credo che da tutto quello che vi ho scritto potreste ricostruire il resto del mio carattere, delle mie idee e anche l’ambiente che mi sta intorno, ma dato che questo mi diverte in modo particolare, continuo ancora un pochettino, più per me che per voi.

pavloss
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Re: IL ROMANZO DI UN IN INVERTITO NATO (settima parte)

Messaggio da pavloss » lunedì 17 novembre 2014, 21:02

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Re: IL ROMANZO DI UN IN INVERTITO NATO (settima parte)

Messaggio da progettogayforum » lunedì 17 novembre 2014, 21:35

Eh sì, quello che scrive sugli operai e sui contadini quando dice che preferisce i cani è molto significativo. In una situazione del genere, di assoluto egocentrismo, è difficilissimo creare un vero rapporto di coppia, che però è difficile creare comunque.
Penso che sia più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco crei un vero rapporto di coppia. Nessuno può servire due padroni.

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