Difficoltà nell'accettarsi

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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Ken
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Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Ken » martedì 7 aprile 2015, 11:29

Ciao, scrivo questo post, per cercare un qualche sostegno... Faccio molta fatica ad accettare la mia omosessualità, e questa storia va avanti da anni ormai. In pratica la mia famiglia, sebbene non sembri, è molto omofoba, e fanno fatica a capire la differenza fra un transgender ed un Gay. In più hanno un sacco di concetti sulla sessualità da far paura, sono tradizionalisti convinti, chiusi mentalmente, con un ampio tasso di ingnoranza, e stupidità. Mi meraviglio che io sia nato in una famiglia così, se non fosse per mia sorella, che usa almeno un po' la testa, gli altri sarebbero tutti da tritare, compresi parenti ecc ecc. Sono dieci anni, che gli dissi di esser gay, ma non fanno alcun sforzo, neanche un minimo, per cercare di capirmi. Poi si chiedono come fanno a succedere tante disgrazie al mondo! Normale che se c'è così tanto menefreghismo, la gente muore di crepacuore ecc ecc.. Come se non bastasse, mi prendono anche in giro, e mi hanno preso come lo zimbello della famiglia. Sono dieci anni di torture continue. Ho fatto il più grande errore svelandomi a loro, mi illudevo che avrebbero potuto essere comprensivi, invece si sono rivelati una feccia dal mio punto di vista, fratelli e cognate comprese. Loro per me rappresentano il massimo della vergogna, perchè oltre a essere stupidi ed ignoranti, hanno una cattiveria che liberano gratuitamente, senza pensarci. Grazie a questo loro attegiamento, di pura vergogna verso anche una normale relazione ed affettività etero, non oso immaginare la vergogna che mi farebbero sentire, se avessi un ragazzo omosessuale. Questo mi blocca, mi fa impazzire, è come se essere un elefante e stare stretto in un vestito per neonati. Nonostante questo, ho trovato delle cure, ma ovviamente non bastano, la loro stupidità è talmente grande, immensa, che neanche la meditazione ha effetti, se non lievi, e lenti nel tempo. Che dire, cerco invano di riattaccare i pezzi della mia anima, ma ne attacchi uno e se ne staccano tre. Sembra quasi una maledizione.
Loro hanno una concezione del rapporto sessuale, ridicolo, come se il maschio dovesse essere dominante, (invece loro maschietti si fanno comandare dalle donne, ridicoli), e la femmina dovrebbe essere la schiava. Invece è il contrario, oltre che essere stupidi, sono anche ipocriti! Cosa devo fare??? Ma sopratutto cos'ho fatto di male per meritarmi una famiglia così inutile!!!

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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da progettogayforum » martedì 7 aprile 2015, 14:25

Ciao Ken, ho cercato spesso, in vari modi, di fare capire che il coming out non solo non è un dovere ma che può essere un grossissimo rischio se l’ambiente non è all’altezza. La maggior parte delle famiglie non è oggettivamente in grado di accettare un figlio gay, e quando sembra che l’accettazione ci sia, è condita da commiserazioni e da sensi del dovere che sono veramente irritanti. Se la stragrande maggioranza dei gay non si dichiara in famiglia una ragione ci deve pure essere e non è certo per mancanza di coraggio. In sostanza il coraggio ha senso se c’è in prospettiva almeno una minima probabilità di un dialogo serio, cosa di fatto molto rara. Vedo anche tra i miei parenti gente che fa dei commenti veramente allucinanti sui gay e che dimostra di non avere la più pallida idea di che cosa sia l’omosessualità, ma non per ignoranza, quanto per il rifiuto a priori di capire. In queste situazioni bisogna prendere atto che il coming out familiare è autodistruttivo. Alcuni ragazzi si riducono a fare coming out in famiglia solo dopo che se ne sono andati via da casa, perché in questo modo, qualsiasi sia la reazione della famiglia, non sono comunque costretti ad una convivenza sgradevole. Che fare? Purtroppo la risposta è solo una e cioè prendere atto della situazione e mettere del tutto da parte l’idea che la famiglia possa capire e quindi fare conto solo su se stessi, pensare a costruire un proprio ambiente al di fuori della famiglia, creandosi una rete di amicizie serie che costituiscano anche una specie di rete di protezione. È molto difficile (le eccezioni ci sono, ma sono rare e riguardano soprattutto ragazzi giovanissimi) che un gay dichiarato in famiglia trovi un ambiente in cui poter essere sé stesso e poter trovare rispetto e affetto senza pregiudizi. So bene che queste affermazioni a qualcuno sembreranno catastrofiste ma quello che dico non è solo frutto dell’esperienza personale ma deriva da una constatazione statistica su un campione decisamente numeroso di casi. Contare solo su se stessi e sui propri amici affidabili (perché quelli uno li può scgeliere!) questa è a mio giudizio la soluzione.

Ken
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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Ken » martedì 7 aprile 2015, 20:50

Lo so project, io purtroppo il coming out lo feci a 19 anni, totalmente ignaro di cosa fosse l'omofobia, e quindi è stato un errore fatale...Che vuoi farci, in alcuni casi il destino è cattivo, e non bastano le mille cure che ho per me, c'è sempre qualche pezzo che rimane fuori dall'ordine. Credimi, se fossi stato un po' più sveglio allora, sicuramente non lo avrei fatto neanche sotto pagamento...Questo sbaglio, mi è costata una diagnosi psichiatrica, un po' pesante...E tutt'ora oggi dopo 9 anni, sono ancora in balia delle onde, e della stanchezza di ogni genere...Lo so, che non avrei dovuto farlo, purtroppo non si può tornare indietro, altrimenti cambierei un sacco di cose...

Tozeur
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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Tozeur » martedì 7 aprile 2015, 22:07

Ciao ken penso che tutti sogniamo di vivere con una famiglia che ci accetti ma questo molte volte non è sempre possibile nell'immediato. A un certo punto bisogna prendere consapevolezza del fatto che non necessariamente dobbiamo diventare ciò che vogliono loro ma ciò che vogliamo noi. Che piaccia o meno noi siamo così, non è detto che dobbiamo passare tutta la vita appresso a loro
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Alyosha
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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Alyosha » mercoledì 8 aprile 2015, 10:44

Caro Ken per come la vedo vista la tua situazione non dovresti troppo concentrarti sul tema del c.o. perché ti porta fuori strada nel rappresentarti bene la tua situazione. Partiamo dal presupposto che molto spesso i genitori hanno la tendenza a vivere la vita dei figli. Chi li vorrebbe ballerine, chi laureati, chi dottori e così via. La questione non è tanto il fatto che sei gay, ma il fatto che i tuoi dovrebbero accettare che tu sei un soggetto autonomo e che non tocca a loro decidere del tuo futuro, ne possono proiettare su di te le loro aspirazioni fallite (un esempio a caso, quelle di una famiglia felice con tanti figli a carico).
Adesso la questione è che tu in ogni caso non puoi cercare di cambiare il loro modo di vedere e di fare, non puoi neanche cercare di "aggiustarli", perché questo tentativo ti lega ancora di più a loro, mentre il movimento dovrebbe essere quello di separazione.
Le relazioni sono sempre rapporti di potere, ma non sottovalutare mai la forza della debolezza, il ruolo di chi si pone in un rapporto di dipendenza muovendo l'altro con i sensi di colpa, perché quelle create in questo modo sono relazioni tanto patologiche, quanto solidissime e complicatissime da sciogliere.
Il tuo problema non è che i tuoi sanno che sei gay e non ti accettano rendendoti la vita impossibile. Questo può essere il problema di un ventenne ancora dipendente economicamente dai suoi, nel tuo caso la soluzione più ovvia sarebbe quella di cominciare a staccarti dalla tua famiglia, farti una vita per conto tuo e creare le condizioni per cui è discretamente indifferente quello che pensano i tuoi dell'omosessualità.
Ti leggevo l'altra volta e parlavi di una tua impossibilità ad andare via di casa, dicevi delle cose molto interessanti. Un pò emergeva la difficoltà a separarti da tua madre, rispetto alla quale s'è creato un rapporto pare di dipendenza per cui se ne vai da casa scoppia il fini mondo, l'altro pò emergeva una tua difficoltà legata ai sensi di colpa, ma molto più probabilmente ai capogiri che uno prova non appena prova a volare fuori dal nido materno.
Ti senti rispetto alla tua famiglia una responsabilità che non hai, perché non sei stato tu a creare le condizioni del loro malessere, ma sopratutto non puoi essere tu a risolverglielo, semmai a creare le condizioni del tuo di malessere. Se cambi atteggiamento, gli altri qualche cosa faranno di certo, troveranno le loro soluzioni che comunque non sono un problema tuo. Non stai parlando di una mamma anziana, malata o per altri motivi incapace di autogestirsi, ovvero di condizioni per le quali la tua riconoscenza di figlio ti impone di prendertene cura. Stai parlando di una persona che ha fatto delle scelte di convivenza sbagliata, frustrata nelle sue relazioni principali che usa il figlio come stampella emotiva, gravando su di lui responsabilità e ruoli che dovrebbero essere del marito.
Hai 27 anni mi pare e dovresti ormai essere fuori di casa da un pezzo e per come la vedo questo è il problema, non tanto riuscire a convincere la mamma che i gay e i trans non sono la stessa cosa. Mamma per altro che è incapace di concettualizzare la felicità a tal punto che si preoccupa quando ti vede sereno, quasi che quello fosse uno stato di grazia anomalo e di cui sospettare. L'omosessualità in questo caso centra, ma come potrebbe centrare il tuo rifiuto di "mettere la testa" a posto ce poi significa trovare un lavoro fisso, sposarsi e fare due tre marmocchi da dare in pasto ad una mamma o suocera che sia, avida, che te li rovina mentalmente come ha prima rovinato mentalmente i figli.
Sai quanti etero ci sono che si sposano per fare contenti i genitori producendo la propria e l'altrui infelicità? Il problema è quanto siamo autonomi nelle nostre scelte, quanto siamo liberi di pensarle come nostre, quanto siamo in grado di disobbedire senza sentirci in colpa e infine farci carico delle nostre scelte senza dare la colpa ad altri.
So che non saranno certo tre paroline lette su un forum a cambiare la tua visione. In famiglia c'è sempre un figlio un pò più sfigato degli altri chiamato fin dall'inizio nella mente dei genitori a fare da bastone della vecchiaia dei genitori e per questo individuo è molto ma molto più complicato separarsi dalla famiglia, separarsene in modo appropriato, ovvero, senza portarsela dietro nei modi di pensare o di fare.
Focalizzare troppo l'attenzione sul problema dell'omosessualità per come la vedo, può distrarre molto e da questo punto di vista anche io credo abbia poco senso cercare di convincere i propri genitori di qualsiasi cosa, così come loro non dovrebbero cercare di convincere di alcunché te dall'altro lato.

Ken
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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Ken » giovedì 9 aprile 2015, 10:29

Alyosha, io so molto bene, che il mio non è solo una questione legata all'omosessualità, Il problema è che mia madre fa molta fatica, a pensarsi dopo, nella tarda età, e questo è un peso che sento molto. Lei sta con un uomo, con cui ha molti conflitti, e se non ci fossi io, che calma le acque, succederebbe chissà cosa. Mi fanno sentire il peso della catastrofe, ogni qualvolta io esca di casa. E alla fine penso proprio, che loro non si amino, ma nemmeno per l'anticamera del cervello! Sono anni che sospetto, che siano entrambi omosessuali. Mia madre sin da giovane ha avuto problemi psicologici, e direi, che le mie tesi non sono infondate, d'altra parte, quale eterosessuale può avere problemi così grossi dalla sessualità, visto che è accettata dal mondo? Io ho sempre pensato a mia madre, e al suo compagno come degli omosessuali repressi, che scaricano su di me, le loro frustrazioni ed invidie. E so bene che se andassi via di casa, darebbero la colpa a me di tutti i loro casini, perchè è già da un pezzo che cominciano a farlo. Danno a me la colpa delle loro insoddisfazioni, ecc ecc. Quando in realtà il motivo del loro malessere è principalmente colpa loro. Comunque sto aspettando di essere un po' più forte, per andarmene di casa...Non è facile per niente, perchè appena sentono che sono un minimo tranquillo, mi castrano questa sensazione di serenità, dandomi altri problemi...Normale che in ambiente così, uno diventa psicotico!

Alyosha
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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Alyosha » giovedì 9 aprile 2015, 11:20

Se parti dalla premessa che l'omosessualità non è una patologia, ne un sintomo arrivi facilmente a capire perché non occorra troppo lavorare su di essa. Sono perfettamente consapevole della difficoltà che comporta una separazione reale e autentica dalla famiglia (perché la sperimento giornalmente sulla mia pelle) sopratutto per noi gay che non abbiamo come via di fuga il matrimonio. Tradizionalmente ci si sposa e quello costituisce il momento in cui il figlio abbandona il nido d'origine. Poi magari va a finire che s'è sposato solo per quello che s'è preso una mogli uguale a mamma e che di fatto ha riprodotto a casa sua le stesse condizioni che aveva a casa dei genitori, ma questa è proprio un'altra, sempre la stessa storia. Non avresti avuto una vita più felice da etero, magari una giudicata più "normale", ma con una famiglia senza senso, una moglie che forse neanche ami e il costante obbligo interiore di dover accontentare il desiderio degli altri, senza la capacità di sentire quelli tuoi.
Quello che voglio fare non questo post non è certo spronarti ad uscire di casa. So bene che i percorsi sono individuali, piuttosto invitarti a vedere le cose da un punto di vista più "neutro", meno appiattito sulla questione dell'accettazione e dell'omosessualità, che diventa poi il grande pentolone dentro cui un gay tende a mettere tutti i propri disagi: sto male in famiglia perché sono gay, non troverò il vero amore perché sono gay, non ho amici veri perché sono gay e va a finire che siccome la propria condizione di omosessualità non è modificabile, l'essere gay diventa il grande parafulmine che copre ogni disgrazia e ci esenta dal provare a cambiare le cose sul serio.
Che i tuoi genitori possano avere tendenze omosessuali è tanto probabile, quanto irrilevante. Tra i motivi per cui una coppia non funziona ce ne sono alcuni secolari (ruolo della donna, urgenza sociale della procreazione), alcuni familiari (costrizioni più o meno implicite) e altri profondamente individuali. Questo per te è però del tutto irrilevante. A te interesserebbe non restare incastrato nelle loro liti, con questa figura quasi salvifica, liberarti dell'idea che se vai via tutto crolla. Se tua madre si è sostanzialmente arresa L'omosessualità non è comunque patologica, mentre lo è restare legati al nucleo familiare d'appartenenza in questo modo. Per come la vedo potrebbe servirti un aiuto in questo percorso e non escluderei un supporto psicologico serio. Fai molta, ma molta fatica e serve davvero tanto convinzione, ma scrosti per come si deve tutto il marciume accumulatosi negli anni.

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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Ken » giovedì 9 aprile 2015, 14:41

Beh Alyosha, ho frequentato per 8 anni, vari psicologi, che per un motivo, o per l'altro, non ho più incontrato, ed andare lì e raccontare sempre le solite cose, era diventato noioso. Penso che ormai, i semi li ho piantati, e con tante difficoltà, riesco comunque a vedere dei miglioramenti, seppure pochi in molto tempo. Certo uno vorrebbe tutto e subito, ma non è così. Spero un giorno che tutto questo scrostamento che sto facendo da solo, riesca a schiodarli, dalle loro posizioni. E' già comunque tanto quello che sono riuscito a fare in 6 anni. Considerando i miei sintomi psicotici, ho fatto tanto, e vedere che giro in strada senza aver paura delle persone, è una cosa molto gratificante. Però sai, dopo 10 anni che sai, di essere gay, uno è spinto dalle pulsioni, magari, so che ho ottenuto tanto, ma a me non basta. Ed ovviamente, non mi sento in colpa, perchè io ho diritto a vivere una vita piena e gratificante, a discapito di quello che pensano gli ottusi. Per quanto riguarda l'omosessualità, io non penso affatto che sia una patologia, più che altro è quello che pensano loro.

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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Alyosha » giovedì 9 aprile 2015, 15:17

Forse frequentarne diversi per otto anni è come non frequentarne nessuno. Fermarsi per poi ricominciare da capo con uno nuovo mi sembra un finto movimento, un po' come quando ci si muove in circolo. L'idea con cui ero intervenuto tuttavia non era entrare in argomenti così delicati. So bene che i percorsi terapeutici non sono la bacchetta magica che risolve tutto e che i risultati si ottengono solo se si crea un'alleanza terapeutica che non è mai scontata (al di là del fatto che gli obiettivi li fissa il paziente e non il terapeuta). Lasci trasparire una relazione molto vischiosa con la famiglia, per cui la sensazione che dai è che più ti provi a muovere e più resti ingarbugliato in questa sorta di matassa. Nessuno ha mai detto che sia facile, anzi problemi così sottili, eterei, sono difficili innanzitutto da individuare prima ancora che da risolvere. I percorsi sono i tuoi e le soluzioni pure, non mi permetterei mai di giudicarli. Volevo solo tentare di ridimensionare l'importanza che attribuivi al c.o. e al problema dell'accettazione alla vicenda, per i motivi che ho detto sopra e che le tue precisazioni in qualche modo confermano. Sperare che i genitori accettino la propria omosessualità per potersi sentire liberi di viverla è come volersi far dare il permesso a fare qualcosa. Non ci si libera facendosi dare permessi da chi intende legarci a sé, questo mi pare evidente e se il c.o. ha questo significato può solo fallire per definizione diciamo così.

Ken
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Re: Difficoltà nell'accettarsi

Messaggio da Ken » venerdì 10 aprile 2015, 17:40

Si, comunque al di là del coming out fallito, non credo sia proprio quello il problema, perchè una volta mia madre mi disse che per lei non era un problema. Poi fece finta di ripensarci. Il fatto è che in casa c'è un clima depresso, molto difficile da recuperare. E ci sono delle dinamiche molto complesse come dici tu. Io ovviamente faccio il possibile, in 6 anni ho fatto tanto. Non mi resta che continuare. Al giorno d'oggi penso che loro in cuor loro lo abbiano accettato, perchè rispetto ad anni fa mi trattano in modo migliore. Loro hanno avuto tanti problemi in infanzia, e quando vedono una persona disponibile, educata come me, loro se ne approfittano, per prendermi come un po' il padre che non hanno mai avuto. E io dal mio canto, quando esco fuori di casa, e penso a loro che stanno male, mi si spezza il cuore, e mi sento molto in colpa, nonostante so, che il loro malessere non deve essere il mio, però non ci riesco! Anche perchè, ormai il loro malessere cell'ho anche io, quindi mi pare giusto dipanare questo gomitolo molto grosso insieme a loro!

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