Una mia nuova visione sul Coming Out

La difficoltà di uscire allo scoperto
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Gio92
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Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da Gio92 » martedì 17 marzo 2015, 21:35

Buonasera,

In questi ultimi tre mesi sono maturato davvero tanto, la mia visione sulla mia omosessualità è davvero cambiata, e così anche la mia "esposizione" agli altri.
Essendo più sicuro e tranquillo, mi sento anche meno sulla "difensiva", ovvero non ho più gli atteggiamenti del tipico fobico sociale, atteggiamenti di fuga.
In mezzo agli altri sono una persona e quindi, una persona in tutte le sue sfumature. Prendo la mia omosessualità come un lato di me, come il mio colore degli occhi, dei capelli e della pelle.

Proprio perché è un lato mio, personale me lo tengo per me. Oltretutto quando si è gay lo trasmettiamo agli altri involontariamente, senza nemmeno accorgercene. Io ad esempio intuisco quando un ragazzo è gay (perché mi fissa, ma anche un po’ per l’abbigliamento, o anche perché leggermente effeminato), e come io intuisco loro, loro intuiscono me.
Sono ormai diventato “autosufficiente”, ovvero non ho bisogno dell’approvazione di nessuno per essere quello che sono e quello che vorrò essere in futuro.
Spesso mi accorgo che quando un ragazzo ha bisogno di fare coming out, è come se in qualche modo volesse l’approvazione, che sia dei propri genitori, dei propri amici o parenti o altre persone.
Anche io in passato volevo fare in questo modo, ma il coming out, se proprio lo si vuole fare, lo si fa in modo sciolto e rilassato. Io, almeno per me, preferisco tenermelo per me (per ora), e poi in futuro magari dirlo a qualcuno, ma per un fine (cercare un compagno), altrimenti, perché sputt@narmi? (perdonatemi il termine).
Da quando sono tornato in armonia con me stesso sento di non voler più raccontare i fatti miei (che non sia solo l’omosessualità, ma tutto) agli altri, perché ormai quando ho un problema me lo risolvo da solo e la cosa è super gratificante.

Se sono gay non sento perché dovrei sbandierarlo agli altri, che poi si mettono a spettegolare su di me. E’ un fatto mio intimo. Anche mia madre me lo diceva in passato e io credevo che fosse omofoba, ma invece lo diceva proprio perché è così, oggi me ne rendo conto e le do ragione.
Alla fin fine alla gente che tu sia gay etero o bisex importa ben poco, importa invece se porti rispetto e sei una persona educata, questo sì :D
E se gli importa, è solo per spettegolare e per attaccarti in qualche modo in un momento di scontro.

La sensazione di stare bene col proprio corpo ed essere determinati per i propri obiettivi ha poco a che fare con il Coming Out.

Almeno io la penso così e da quando non ho la necessità di farlo mi sento benissimo!

Mi faccio guidare dalla vita e vedo dove mi porterà :D
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Re: Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da progettogayforum » martedì 17 marzo 2015, 22:19

Discorso di estremo buon senso! :D Il coming out non è un dovere ma una scelta personale che va ponderata con molta attenzione, se se ne fa una questione di principio per cui va fatto sempre e comunque si cerca l'approvazione altrui in una cosa che ha una dimensione privata che "potrebbe anche" diventare pubblica ma non sempre e non in qualsiasi situazione. Cercare l'approvazione altrui significa dipendere dal giudizio altrui e spesso ci si scontra con l'indifferenza o col pettegolezzo. Quindi pensare sempre bene prima dell'eventuale coming out!

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Gio92
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Re: Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da Gio92 » martedì 17 marzo 2015, 23:06

Bravo project, hai riassunto ciò che volevo dire!!

:D
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Re: Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da Ken » domenica 12 aprile 2015, 8:24

Se non proprio a tutti, almeno la famiglia deve sapere...Perchè prima o poi lo vengono a sapere in modi che non vorremmo. Sul fatto dei conoscenti, e di alcuni "amici" non lo ritengo anche io necessario, e ritengo sia giusto fare C.O. in nome di una libertà perchè, se un giorno trovi un ragazzo, e non ti va di nasconderti, mi sembra una cosa normale e degna di ogni rispetto, devi dirlo almeno in famiglia. Prima o poi lo capiranno. E se non lo capiscono, vivrai con il fatto che hai detto la verità, e non ti nascondi da nessuno. Inoltre penso che le persone è impossibile che non cambino, prima o poi lo fanno, chi più chi meno. La gente che non cambia, è quella che si ammala e finisce la sua vita!

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Re: Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da progettogayforum » domenica 12 aprile 2015, 11:37

Nel discorso di Ken ci sono due presupposti che sono dati per scontati, probabilmente sulla base dell'esperienza personale, ma che non lo sono affatto.
1) "prima o poi lo capiranno",
2) "le persone è impossibile che non cambino, prima o poi lo fanno",
e comunque manca del tutto la percezione del rischio oggettivo, al di là della cerchia familiare. Da quello che vedo, il discorso fatto "solo in famiglia" diventa troppo spesso il "segreto di Pulcinella" perché la tendenza al pettegolezzo di certe persone è irrefrenabile. Ho visto situazioni in cui un figlio "in condizioni di dipendenza economica dalla famiglia" ha fatto coming out in casa mettendosi in situazioni veramente invivibili. Le situazioni sono talmente variabili da caso a caso che mi guarderei bene dall'elevare l'esperienza personale a criterio generale di comportamento. Ci sono stati ragazzi che col coming out si sono rovinati la vita, questo è un dato di fatto. Poi è ovvio che le associazioni gay spingano al coming out perché, lì, quello che conta è la "santa causa", però in nome della santa causa si fanno i màrtiri e forse bisognerebbe pensarci bene prima.

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Gio92
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Re: Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da Gio92 » martedì 28 aprile 2015, 19:16

Al di la del Coming out in se, i rischi che potrebbe comportare etc etc, io intendevo dire che le mediazioni sono quelle che salvano la vita.
Secondo me arrivati ad un certo punto si capisce quando una persona è gay/lesbica/bisex, o meglio dire "non totalmente etero".
Io parlavo della troppa ostentazione che per me è sinonimo di cercar approvazione a tutti i costi. Spesso gli adolescenti lo fanno come una sorta di "ribellione" agli schemi, come un qualcosa per dimostrare agli altri che loro sono in "ragione" e gli "omofobi" in torto e fin quì nulla in contrario, vuoi che a quell'età gli ormoni sono a diecimila, vuoi che è l'età del cambiamento e della successiva stabilizzazione dell'identità a partire dai 20 anni in poi (fine adolescenza inizio età adulta).

Ma come tutte le cose ci sono i pro e i contro e quindi puoi trovare sempre lo stronzo di turno che ti prende in giro, ma è un problema suo che è ottuso. Quando avevo 16 anni credevo che un giorno avrei fatto Coming Out a tutti i costi a tutto il mondo, ma almeno in parte mi sono ricreduto. Il coming out per me non è solo la frase "sono gay", per me è un insieme di cose che fa percepire "qualcosa" di omosessuale nella persona, un qualcosa che potrebbe far intuire all'altro l'omosessualita/bisessualità.
Io credo che molte persone intuiscano che io sono gay ma sono tranquillo su questo perchè dobbiamo comunque capire che oggi siamo nel 2015 e non più nel 1990 dove molte cose si sono accettate e la mentalità è molto più aperta soprattutto tra le persone adulte , perchè noto che gli adolescenti sono più omofobi.
Anche se sei etero molte cose le capisci da grande, e si capisce automaticamente che l'omosessualità è una cosa normale come l'eterosessualità e automaticamente molte persone accettano i gay e le lesbiche perchè cominciano a vederli uguali a loro, cioè persone con un orientamento sessuale diverso ma di base persone normali.

Io ormai percepisco quando una persona non è etero al 100%, soprattutto i maschi, noto che qualcuno mi guarda insistentemente e io guardo lui, e si capisce tutto in quel momento, ovvero che siamo entrambi gay. Anche questo è "coming out" per me però è un atteggiamento discreto che non ha nulla a che fare con l'ostentazione.
Alla fin fine essendo nel 2015 molte cose sono migliorate, ovvio che se parliamo di matrimoni gay l'Italia è indietro ma i gay nella quotidianietà sono tranquilli, rispetto a tempo fa quando dell'omosessualità non se ne parlava nemmeno.

Detto ciò io credo che al di la del coming out, molto fa l'atteggiamento mentale e personale di una persona. Se faccio coming out "involontario" (ovvero gioco di sguardi come detto prima etc. etc.) ma di base sono un ragazzo sicuro di me, ovvero sciolto e senza paura di niente allora le cose vanno liscie. Se in quel momento invece temo una catastrofe omofobica come un insulto o un cazzotto in faccia l'altro se ne accorge e di conseguenza potrebbe davvero insultarmi perchè mi vede in difficoltà perchè mi percepisce "debole".
Ovvio che per arrivare a questa consapevolezza ho dovuto lavorare anni su me stesso. Ma è una consapevolezza che prima o poi tutti i gay assumono col tempo lavorando su loro stessi.

Non è tanto ciò che ci succede intorno a condizionarci la vita, fa molto invece il nostro atteggiamento e la nostra interpretazione personale.

Alla fine non c'è nulla da temere nella vita e non parlo solo di omosessualità, ma di tutto. Se si è sicuri di se (e non intendo arroganti e spudorati, ma con una solida e SANA autostima) i problemi si ridimensionano davvero tanto e la vita diventa più leggera, senza schemi e rigidità.

L'omosessualità è solo una variante ma la persona nell'insieme è fatta di altre cose anche più importanti di un semplice gusto sessuale che oggi come oggi importa davvero a pochi.
Non è forte chi non cade, ma chi cade ed ha la forza per rialzarsi!

Ken
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Re: Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da Ken » martedì 28 aprile 2015, 23:26

Beh, secondo me il coming out è possibile solo se si è in pace con se stessi. In italia, la situazione dell'omosessualità, è dir poco disastrosa. Anche se non sembra l'omofobia, oltre a essere manifesta, in tutte le forme, è presente anche in famiglia, e questo si sa. Quello che possiamo fare noi, è cambiare la situazione nel nostro piccolo, famigliare, facendolo da dentro. E' molto faticoso, ma è possibile. Gio92, tu mi conosci un pochino, e sai che la mia situazione poteva essere un po' come la tua in famiglia. Beh, a distanza di 6 anni da quando glielo dissi, con un notevole sforzo, sono riuscito a creare un modesto ambiente di tolleranza. Questo grazie alla meditazione, alla musica, alla costante fiducia, nel prossimo, che seppure malridotto, ha sempre una porta aperta al cambiamento.
Nel nostro caso, il coming out, ha avuto esiti negativi, ma questo non toglie la possibilità, che le persone possano cambiare prospettiva, idea sull'omosessualità. Se questo non accade, è perché in primo piano, noi abbiamo delle remore nel profondo, che non ci permettono di accettare l'omosessualità, così come l'amore, nel suo totale. Alla fine il corpo umano, la mente, l'anima, sono elementi perfetti, e noi ci dobbiamo adeguare a quest'idea di perfezione, migliorandoci sempre di più, fino a che non si trova un'equilibrio soddisfacente!
Riguardo ai sintomi di alcune patologie, scompaiono anche quelli, l'importante è non arrendersi mai. In bocca al lupo!

Ivan79
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Re: Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da Ivan79 » mercoledì 29 aprile 2015, 19:56

costruire un'atmosfera di rispetto reciproco e accettazione del l'omosessualità in famiglia è secondo me un passo di fondamentale importanza per tutti i membri che ne fanno parte. I preconcetti, le ottusità, il non vedere al di la del proprio naso, ragazzi miei, dal mio punto di vista, sono tutte favole che avanzano. Quando penso al CO non penso al mio mio ma a quello di un mio amico che quando lo fece venne praticamente buttato fuori casa, dopo un iniziale assestamento, il padre ed i fratelli si riavvicinarono subito a lei accettando la situazione e proseguendo, la madre no. Rimase stoicamente sulle sue posizioni al punto che, quando qualche anno dopo il figlio ebbe una malattia grave, che lo portò a sfiorare la morte, lei si rifiutòaaddirittura di fargli visita. Io per come sono fatto, per come è il mio carattere, orgoglioso e combattivo, non le avrei più neppure permesso di guardarmi in faccia. Per sempre. In seguito il mio amico si riprese completamente e dopo anni riallacciò i rapporti con la madre. Io non lo avrei mai fatto. Se mi ami mi prendi come sono, se non lo fai vuol dire che non mi rispetti e se non mi rispetti sei fuori dalla mia vita. Io la penso così.

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Gio92
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Re: Una mia nuova visione sul Coming Out

Messaggio da Gio92 » mercoledì 29 aprile 2015, 22:35

Ivan79 anche io ho il carattere come il tuo, non mi arrendo davanti a nulla, sono diventato così dopo molte esperienze negative che mi buttarono in depressione 6 anni fa, ma come si dice sempre "una volta toccato il fondo si risale" e oggi sto bene con me stesso e sono fiero dei progressi che ho fatto.

Però c'è anche da dire che nel caso del tuo amico, lui ha fatto bene a riallacciare i rapporti con la madre, perchè quello che tu dici lo si può fare con persone estranee oppure con cui non hai un legame particolare, invece con i genitori si sa come vanno a finire le cose, ci si perdona anche dopo errori gravissimi.
Non sto quì a raccontare tutta la mia storia altrimenti finirei domani, ma anche io ho perdonato i miei genitori dopo anni e anni di insulti reciproci. Ogni tanto la mia mente torna al passato, ai tempi delle guerre familiari che sono durate per anni fino a buttarmi in depressione ma bisogna pensare che i genitori sono esseri umani come i figli e che commettono degli errori. Spesso si tende a sopravvalutarli e poi si rimane delusi.
Io sto insegnando molto ai miei genitori, una volta erano i miei peggior nemici, oggi invece finalmente stanno ricominciando a sostenermi. Le guerre familiari spesso sono causate da disagi individuali di ognuno, perchè la famiglia è un sistema, se sta male un membro contagia di conseguenza anche gli altri.
La madre del tuo amico ha indubbiamente sbagliato, ma bisogna anche pensare che nelle vecchie generazioni l'omosessualità era addirittura considerata una malattia e non se ne parlava mai da nessuna parte, come se fosse un demonio.

Io non riuscirei mai a chiudere i rapporti al 100% con i miei genitori, non riuscirei mai a eliminarli dalla mia vita perchè altrimenti già l'avrei fatto. Ma c'è il legame o meglio, il "richiamo" di sangue che mi lega a loro e prima o poi li si perdona automaticamente.
Ovvio che per arrivare a perdonarli ho dovuto fare un cammino interiore molto lungo.
Con le persone estranee o meglio con gli amici o parenti la questione è ben diversa, anche lì possono esserci delusioni, specialmente con gli amici stretti, ma senti che se tagli i ponti con loro non succede nulla, perchè puoi sempre cambiarli, i genitori invece non puoi sostituirli.

Tornando all'omofobia, Ken , sono d'accordo con te, nel nostro piccolo ognuno può fare molto, ovviamente. Poi dipende dai genitori come prendono la questione, se sono condizionati dallo stereotipo "gay=effeminato/donna" allora ci vogliono anni di lavaggio mentale e molto dipende anche dal grado di istruzione.
I miei hanno cultura e sono entrambi laureati quindi non ho trovato molte difficoltà nel far capire soprattutto a mia madre che sono gay e sono una persona normale.

Poi arrivati ad un certo punto, quando i genitori vedono il figlio gay felice con un ragazzo, perchè dovrebbero cambiarlo? Cosa c'è di più bello della felicità? ;)
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