Come una barca in un mare in tempesta

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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Sciamano
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Sciamano » venerdì 2 maggio 2014, 14:40

Con l'avanzare del facile accesso alla Rete per tutti e dell'interattività in tempo reale (chat, audio e video chiamate, giochi online...) la vita di tanti tende ad essere veicolata sempre di più tramite la virtualità (dipende anche dal carattere, da quel che offre il posto dove ci si trova, dai rapporti con gli amici...), il rischio è che i contatti reali, diretti, diminuiscano, creando un'insolito isolamento. Quando ciò avviene e constatiamo che ci fa soffrire, è bene recuperare un contatto costante con le attività dal vivo... anche se la società talvolta è un po' stereotipata nell'offerta...

Riguardo la dipendenza che si può creare da chat o siti di incontro, nella speranza di incontrare ragazzi gay, credo che è la stessa che si può instaurare verso discoteche gay o locali simili, non credo sia la virtualità o la presenza dal vivo (anche se questa la preferisco) il problema, ma la forte aspettativa di incontrare qualcuno, di vivere la sessualità e l'affettività, è questo che logora e crea una dipendenza fortissima. E' un problema che emerge ogni volta che decidiamo di incontrare qualcuno, è secondario il canale del quale ci avvaliamo. Occorre maturare una serenità interiore, su cui non ho consigli da dare, e liberarsi il più possibile da ogni aspettativa, allora non si crea più dipendenza (possiamo entrare da una parte e poi per mesi non entrarci più, possiamo rimandare quanto vogliamo una ricerca, possiamo decidere dopo un po' di minuti di chiudere tutto senza starci le ore...)

Spero che troverai la strada giusta, un abbraccio :)
Cercare la felicità rispettando gli altri, sarebbe una grande conquista per l'umanità!

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Landon
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Landon » domenica 27 luglio 2014, 0:43

Then comes the sun.

Penso che questa frase racchiuda la mia vita negli ultimi mesi. Sono successe così tante cose che a stento mi riconosco. Andiamo con ordine.

Effettivamente marzo 2014 potrebbe essere considerato con un nuovo inizio per me stesso. Un po' come quando le cose cominciano ad andare in un verso mai sperimentato prima nella propria vita. Con l'università tutto procedeva per il meglio. Ero impegnato con degli esami veramente importanti ed anche molto complessi. Tutto è andato per il meglio ad ogni modo. Sono riuscito finalmente ad ottenere la patente :) Yeaahhh!!!! :D Sia la patente sia gli esami erano obiettivi molto importanti da raggiungere per me stesso in primis. In questi mesi ho frequentato alcuni ragazzi. Con alcuni c'è stato qualcosa di più di una semplice conoscenza mentre con altri non vi è stato nulla di più che qualche incontro. Tutto questo mi ha fatto crescere, in parte. Mi ha fatto scontrare con un'altra parte di me stesso che io non conoscevo. Non credo d'essere pronto per una "relazione seria" attualmente. Ho bisogno d'avere vicino a me degli amici che mi vogliano bene e che possano sostenermi. Per questa ragione volevo rendervi partecipi di ciò che sia accaduto oggi. Non riesco a descrivere la sensazione precisa che sto provando in questo preciso momento ma, dopo molto tempo di riflessioni, ho preso la decisione di fare coming out con la mia migliore amica. Ebbene sì: Landon è riuscito a fare coming out. Sono un po' stordito, a dire la sincera verità. Non riesco a catalogare tale impressione né come positiva né come negativa. Credo si avvicini molto di più al neutro tendente al positivo comunque. Tutto questo risulta essere come una piacevole brezza di vento che si affaccia nella mia vita dopo molto tempo di grigiore. Oggi decido di incontrarla con l'intento, più o meno forte, di dirle di me stesso. Non nascondo l'ansia provata. Sapevo che, quasi sicuramente, mi avrebbe accettato ma il margine di incertezza permane sempre. È passato quasi un anno dal momento in cui avrei voluto fare coming out. Ad ogni modo sono contento d'aver atteso questo tempo il quale mi ha aiutato a fare chiarezza in me stesso. In mattinata vi era un po' di pioggia che avrebbe messo a rischio l'uscita nel pomeriggio. Rimandare ancora non sarebbe stato un dramma ma non nascondo che mi l'idea mi pesava. In realtà le nostre ultime uscite erano un po' monotone poiché sentivo la necessità di aprirmi avendo, al tempo stesso, paura delle possibili conseguenze. Oggi ho preso il coraggio in mano: mi chiedo ancora come io ci sia riuscito. Siamo andati in un parco abbastanza tranquillo. Nel frattempo il cielo si era completamente aperto, facendo scorgere un bel po' di sole. Ho descritto il tempo esterno perché mi è sembrato emblematico. Mattina di forte pioggia, grigiore e vento. Il pomeriggio, invece, è venuto il sereno dopo un po' di oscurità. Forse è questa la storia della mia vita. Then comes the sun. Poi viene il sole. Ad ogni modo ci sediamo su una panchina abbastanza isolata rispetto alle altre. Parliamo del più e del meno per qualche minuto. Ad un certo punto sentivo quasi l'impulso di piangere all'idea di doverle ammettere d'essere omosessuale. Nel mio intimo mi son chiesto: "vuoi continuare a fingere imperterrito, facendo finta che tutto sia rimasto uguale?". Chiamerò convenzionalmente la mia amica Martina (nome fittizio). Vi riporto a grandi linee il dialogo.

Landon: Marty, devo dirti una cosa.
Martina: Dimmi pure, ti ascolto.
Landon: Prima, però, devi promettermi che non ripoterai a nessuno per nessuna ragione il contenuto della nostra conversazione. In seguito a quello che ti dirò puoi, se non te la senti, decidere di non vedermi più: smettere d'essere amici.
Martina: Ora mi fai preoccupare seriamente. Dimmi tutto!!!
Landon: Prova ad indovinare.
Martina: Ti sei fidanzato? Dai, non so proprio cosa pensare!
Landon: Marty, sono gay.



Dopo aver pronunciato queste parole, che non volevano uscire dalle mie labbra, lei mi ha abbracciato fortissimo, talmente forte che non sono riuscito a mantenere questo contatto fino al punto da respingere il suo abbraccio. Non sono abituato a tutto questo. Ciò non significa che io non le voglia bene. Ho provato un senso di smarrimento, però. In seguito abbiamo parlato molto nonostante mi venisse in qualche modo da piangere.

Martina: ma ti sei fidanzato con un ragazzo? Ora mi dici tutto quanto!
Landon: No, non sono fidanzato con nessuno. Ma sinceramente non ti aspettavi nulla? Non pensavi che io fossi gay?
Martina: Sinceramente? No. Piuttosto pensavo fossi asessuale (non capisco come le possa essere venuto in mente xD). Credevo che il tuo non parlare delle ragazze, il tuo essere così schivo, riservato fosse dovuto al fatto che tu non provassi attrazione né interesse per nessuno. Non immaginavo proprio che tu fossi gay, mi hai preso alla sprovvista. Però per me non cambia nulla. Tranquillo. Come hai fatto per tutto questo tempo a tenerti tutto per te? Non sei stato male?
Landon: Ad essere sincero sì, è stato difficile. Ma ora è tutto passato sia nel bene sia nel male.

Le ho raccontato tutto quello che invece voi sapete perché l'ho scritto nel corso dei miei messaggi nel forum. Le ho confidato le storie avute con i ragazzi, il perché fossi sfuggente: ora si cominciava a spiegare un bel po' di cose. Non mi aspettavo questa sua reazione. Io credevo che lei sospettasse di me sin da qualche tempo. Credeva realmente al fatto che io non avessi mai avuto una storia con nessuno. In seguito mi ha sconsigliato di fare coming out con i miei genitori perché non capirebbero ed io le ho assicurato che ciò non era nemmeno in discussione. Mi ha chiesto se io l'avessi detto ad altri amici ma la mia risposta è stata negativa. Credevo si arrabbiasse per il fatto d'essermi tenuto tutto dentro per tutto questo tempo senza confidarmi con nessuno. Invece non si è scomposta minimamente perché mi ha letteralmente detto che io abbia fatto bene a non dirle nulla se non mi sentivo pronto. Ovviamente mi ha posto qualche domanda cretinotta che in genere sorge: ma è vero che voi gay siete un po' libertini? Che bello, ora potremmo parlare di ragazzi! Che tipo di ragazzo ti piace? E cose così :) Al tempo stesso è rimasta alquanto sconcertata quando le ho raccontato delle mie storie con i ragazzi. Sconcertata perché non pensava minimamente a me come omosessuale. Una cosa che mi ha lasciato un po' perplesso è stata la domanda che lei mi ha rivolto dopo che io le abbia detto di non essere stato poi così preso nell'atto del bacio in sé. Lei mi ha chiesto se ne fossi realmente sicuro e le ho risposto affermativamente. Non si cambia l'orientamento sessuale a proprio piacimento. Gay, etero, bisessuali si nasce. Lei era un po' scettica al riguardo. Ma concordava con me sul fatto che l'orientamento sessuale di una persona non si possa cambiare. La mia sensazione attuale è in parte di leggerezza ma, al contempo, anche di stordimento. Sono contento d'essermi riuscito ad aprire, almeno con lei. La cosa bella che ho trovato è stata quella del fatto che si preoccupava più di me taluni aspetti che l'omossesualità, almeno in Italia, comporta. " Mi dispiace che tu non possa vivere alla luce del sole con tutti una tua futura storia con un ragazzo. Mi dispiace che tu debba vivere tutto questo". Io l'ho rassicurata, dicendole di non preoccuparsi. Forse è proprio l'ignoranza generale delle persone a generare paure inesistenti. Non mi aspettavo un modo preciso di reagire né da parte sua né da parte mia. Siamo rimasti entrambi confusi. Io perché non riesco ancora ad immaginarmi di potermi aprire con lei senza dover più mentire. Invece lei dovrà abituarsi a me in chiave differente da quella cui era solita vedermi. Credo sia necessario un periodo di riassestamento da parte di entrambi. In fondo ci conosciamo da ben nove anni. Ritengo che una certa sorpresa sia lecita averla. Non so cosa sia esattamente successo in me stesso per aver trovato il coraggio di fare coming out. Ripenso ancora al Landon che scriveva per la prima volta il proprio diario, convinto che nessuno avrebbe mai saputo il suo "segreto". Ora, invece, due anni e mezzo dopo, questo "segreto" comincia a perdere la sua ragione d'essere, almeno nei confronti della mia amica. Ero consapevole del fatto che io fossi cambiato ma non sapevo quanto di preciso. Non riesco a comprendere cosa sia successo dentro di me. Sento, però, che qualcosa si sia smosso. Forse è come se per la prima volta ammettessi a me stesso d'essere omosessuale. E' come guardarsi allo specchio e dirsi ad alta voce:" Sono gay". Probabilmente le cose stanno cambiando sia dentro di me sia nel mondo circostante anche se questo non saprei affermarlo con precisione. A volte il cambiamento ci spaventa, me compreso!, a tal punto da rifiutarlo con forza. Al contempo rifiutarlo equivale a continuare imperterriti nella strada della sofferenza perché io stavo male a fingermi diverso da come sono. Nutro la speranza che questo sia l'inizio di una nuova fase della mia vita con tutto ciò che essa comporti :)

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da progettogayforum » domenica 27 luglio 2014, 9:27

Ciao Landon!!
Prima di tutto sono contento di risentirti e poi anche di leggere che hai fatto un passo importante, dopo aver ben meditato la situazione, non sei il tipo da fare cose avventate e ci pensi molto bene prima di assumere una decisione importante. Poi c'è la questione coming out in famiglia e lì la prudenza deve essere massima. Se con un amico o un'amica qualcosa non va per il verso giusto non ci si vede più e la cosa finisce lì, ma a casa bisogna rimanerci e finché uno non è realmente autonomo è bene che non si metta a rischio perché se le cose vanno male, dopo, bisogna andare comunque avanti con una convivenza che può essere pensante.
Un forte abbraccio e avanti così, con prudenza!

barbara
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da barbara » domenica 27 luglio 2014, 17:10

Sono felice di questa svolta che è arrivata solo apparentemente inattesa. Tu stesso ti rendi conto che la consapevolezza di ciò che sei è cresciuta giorno dopo giorno fra alti e bassi, ma comunque in un percorso che è stato inarrestabile.
Credo che questo sentirti legittimato a dire ciò che sei sia lo specchio di come percepisci la tua identità , di come la senti parte di te. Il tuo segreto non è più qualcosa di sconveniente , da celare a tutti i costi, ma è una verità che hai imparato a difendere con forza e convinzione. Le persone che la condivideranno con te conosceranno un altro Landon, che prima doveva restare sempre sul chi vive.
Credo che questa svolta farà bene anche alla tua amicizia, perché la renderà più vera. E l'amicizia è importante per essere felici e realizzati nella vita.
Un grande abbraccio B

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Landon » giovedì 31 luglio 2014, 14:54

@project

Sì, è stata una decisione assolutamente lunga, ponderata e, per certi versi, anche sofferta. L'idea di fare coming out mi venne inizialmente verso settembre 2013. Allora, però, mi rendo conto che io stesso non ero ancora pronto ad aprirmi. A posteriori posso dire che sia stato un bene aver aspettato questo tempo nel quale ho fatto esperienze sotto tutti i punti di vista e, nel bene e nel male, sono cresciuto. Per quanto riguarda la mia famiglia l'idea di aprirmi con loro è proprio l'ultimo dei miei problemi. Non ho intenzione di dire assolutamente nulla. Adesso sto bene così ed il mio obiettivo primario risulta essere quello di poter vivere con maggiore serenità nella cerchia di amici che ho. Fino a poco tempo fa ero ossessionato dall'idea di dover trovare un ragazzo a tutti i costi e, forse, anche adesso, sebbene ridimensionata, permane questa sorta di ansia. Ho capito, però, che tante "paure" che io ho in ambito sentimentale, diciamo, derivano anche dal fatto d'essermi sempre nascosto da tutto e da tutti.

@barbara

Ricordo ancora la tua prima risposta a questo diario nella quale affermavi che sarei riuscito, sebbene con un certo tempo, ad essere orgoglioso di quello che sono. Orgoglioso forse non è la parola corretta. Posso con certezza affermare d'essere soddisfatto di quello che sono. Molte volte, soprattutto in passato, avrei voluto essere una persona completamente differente da quella che, gradualmente, sarei diventato. Oggi sono contento di me stesso con tutti i miei pregi e difetti. Forse provo ancora un po' di vergogna nei confronti della mia omosessualità ma in misura nettamente inferiore rispetto al passato. Questo lungo percorso penso sia comune a tanti ragazzi gay come me. Si vive per un certo periodo di tempo negando l'evidenza, indossando una maschera. Non saprei bene individuare l'evento scatenante in grado di abbattare, giorno dopo giorno, la nostra maschera. Ci ritroviamo inermi, incapaci di reagire in un primo momento. Convivono in noi stessi due persone: una pubblica con la quale ci si fa conoscere agli altri ed una privata che rimane nascosta anche verso se stessi. Inizialmente questa parte "nascosta" viene considerata come un qualcosa da reprimere, da abbattare. La consideriamo un nemico. Giorno dopo giorno, però, iniziamo a familiarizzare con essa. Inizia a mostrarci i nostri reali bisogni e noi stessi cominciamo ad amarla. Pian piano queste due parti che, apparentemente opposte, si fronteggiavano, cominciano a combaciare sotto taluni aspetti. Arriva un giorno in cui non riusciamo più a distinguere le due parti. Un po' quello che è successo a me. Inizialmente ritenevo la mia omosessualità la causa di tutti i miei problemi. Con il tempo ho scoperto che la "parte nascosta" non era altro che una faccia della stessa medaglia rispetto alla parte "visibile". Ad oggi noto in me molte meno resistenze rispetto ad un tempo ed ho la consapevolezza di dover ancora abbattere tanti muri, pregiudizi che porto con me. Al tempo stesso, però, come ben tu dici, noto un percorso inarrestabile seppure con fasi alterne. I limiti che io credevo d'avere sono svaniti mano a mano che concedevo a me stesso l'opportunità di fare questa o quella esperienza. Forse ho un po' divagato dalle tue parole ma ci tenevo a scrivere questo :)

barbara
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da barbara » venerdì 1 agosto 2014, 8:35

hai descritto benissimo la complessità di una trasformazione che necessariamente richiede adattamento in tempi lunghi. Come del resto capita per ogni situazione che ci richiede di rivoluzionare la nostra vita.
Se ci pensiamo bene la nostra esistenza ci obbliga spesso a cambiamenti piccoli o grandi. Riconoscerci e accettarci in un aspetto della nostra identità così fondamentale è un enorme cambiamento: è un capovolgimento .Ma lo è solo perché la società precedentemente ci aveva abituato a immaginarci secondo un canone prestabilito e unico per tutti.
Dunque è necessario, come dici tu , far convivere queste due identità , che percepiamo come distinte ,finché non sentiamo che dentro di noi siamo arrivati a costruire la nostra vera identità : quello che veramente siamo per noi stessi.
Dopo ciò che hai detto, mi sembra che il tuo coming out non sia stato un modo per chiedere aiuto all'estero, come può capitare, ma sia stata più una prova che hai voluto fare, una sfida verso te stesso, nel riuscire a testimoniare ciò che sei , in modo da unire la tua immagine interiore con quella pubblica. E ha funzionato! :)

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Landon » giovedì 11 giugno 2015, 20:11

Che dire: è da un bel po' di tempo che non aggiorno questo post. Credo sia giunto il momento di farlo. Sono cambiate molte cose nella mia vita ma procediamo con ordine.

Dove eravamo rimasti ? Ah sì: al mio coming out. Beh, inizialmente non nego che vi siano state delle difficoltà legate non tanto alla comprensione-accettazione della mia amica quanto, piuttosto, del mio modo di rapportarmi con lei. Mi vergognavo, lo ammetto, perché mi sentivo completamente "nudo" di fronte a lei. Questa sensazione è passata ben presto. Dopo poco questo "dettaglio" non ha avuto più alcun peso nella nostra amicizia. Essa è migliorata, sicuramente. A posteriori, quasi un anno dopo!, sono molto felice d'aver trovato il coraggio di confidarmi con lei. Ricordo ancora quando Barbara nel forum mi scrisse che i miei amici si perdevano molte cose interagendo con metà me stesso, senza la parte " oscura" come avrei scritto anni fa. Adesso direi senza un'altra parte di me stesso: senza me stesso. Ebbene sì: se non fossi gay non sarei più Landon.

Questo periodo di relativa stabilità è andato avanti fino a novembre. Continuavo ad utilizzare siti di incontro per conoscere qualche altro ragazzo anche se non andava mai con nessuno. Probabilmente è stata una fase di assestamento, capace di attutire gli enormi cambiamenti vissuti fino a pochi mesi prima. Credo, infatti, che nella vita vi siano due momenti fondamentali: l'azione e la riflessione. Ebbene sì, mi ritrovavo a riflettere su chi fossi e su chi intendessi diventare. Ero confuso, frastornato. Tutto rimase uguale fino a dicembre, momento nel quale incontrai un ragazzo coetaneo col quale mi trovai subito bene. Ė stato un importante passaggio per la mia crescita. Iniziammo a frequentarci senza troppe pretese, tanto per vedere un po' come andasse. Dopo poco tempo capimmo che stavamo bene insieme. A metà gennaio 2015 decisi di chiedergli di fidanzarci. Ero al settimo cielo perché, finalmente, anch'io potevo avere al mio fianco un ragazzo dolce, buono: che mi piacesse. Si sa che i primi mesi siano quelli del "rose e fiori". Finita la prima fase di cotta subentrarono i primi problemi logistici: nessuno dei due aveva un posto dove vivere un po' di intimità. A questa problematica se ne aggiunse un'altra: avevamo poca intimità sessuale. Teoricamente, dal punto di vista affettivo, stavamo bene insieme. Non mi sarei mai immaginato di reclamare il diritto ad avere un ragazzo col quale starci insieme sotto ogni punto di vista, compreso quello sessuale. Affettivamente parlando gli volevo un grandissimo bene; sessualmente mi piaceva tantissimo ma nella pratica non accadeva quasi nulla. Ho passato mesi a crogiolarmi sul perché non volesse venire con me. Alla fine era un po' la stessa situazione di quelle coppie che, dopo anni di matrimonio, non riuscivano più a relazionarsi sessualmente. Poteva essere una situazione sostenibile se già dopo pochi mesi della nostra storia tutto andava in tale modo? Lì per lì credevo che potessi fare anche meno della sessualità perché gli volevo bene. Ora credo proprio che la risposta fosse no. Presi la situazione in mano e lo lasciai. Non ci girai intorno: gli dissi chiaramente che eravamo amici, uscivamo come amici ma fra noi non andava sotto quel punto di vista. Probabilmente sono passato come il ragazzo facilone. Sinceramente non mi interessa. Era una situazione che mi faceva male. Presi la mia decisione. Col senno di poi credo sia stato un bene per tutti.


Nel frattempo iniziai a progettare in grande. Questa storia mi aveva frastornato, riempito di dubbi, messo a dura prova le mie certezza dalle fondamenta. Quasi per scherzo, per caso, per fortuna: non so proprio. Fatto sta che iniziai a valutare l'opportunità di partire in Erasmus. Ma tanto sapevo che la cosa non sarebbe andata in porto. Come potevo io, Landon, quel ragazzo fragilissimo, piccolo, impaurito, senza forza, partire per mesi senza nessun amico, familiare e riuscire a sopravvivere in un Paese straniero? Infatti la forza non credo d'averla mai avuta. Non mi reputavo né coraggioso né forte. Iniziai ad essere assalito da dubbi esistenziali, economici ecc... Ero ancora fidanzato con il ragazzo di cui prima dicevo. Come avrei potuto lasciarlo da solo qui ed partirmene? Come prima accennavo sapevo che il progetto non sarebbe mai andato in porto per le mie fragilità. Eppure fu proprio così. Non ne avevo dubbi. Come poteva il buon vecchio Landon sbagliarsi? Infatti fu l'inizio della metaforica morte del vecchio Landon. Convintissimo che quella parte di me che voleva trovare il coraggio di affrontare la vita non sarebbe mai stata in grado di fare nulla contavo una per una le motivazione che mi trattenevano qui. Eppure le cose vanno sempre nel modo in cui debbono andare. Fu così che mandai la domanda. Vinsi l'Erasmus. Non mi resi subito conto della portata di questo gesto. In fondo cosa avevo fatto? Avevo inviato una banale domanda per partire un semestre in un paese dell'est (sì, avete capito bene :D ). Affrontai un colloquio di lingua, òa ricerca degli esami e tante, tante, tante pratiche burocratiche. Morale della favola? A settembre partirò. Da solo. Con me stesso. Per me stesso. Non per sopravvivere. Per vivere. Ebbene sì carissimi amici credo che la vita debba essere affrontata da un punto di vista differente da quello comune. Sono bandite le parole sopravvivere, paura, immobilismo. Io non voglio sopravvivere ma VIVERE. Forse il pensiero che è stato in grado di farmi inviare quella dannata domanda è stato proprio questo: come sarò tra vent'anni? Quali rimpianti avrò? Ebbene credo che la vita sia fatta di esperienze vissute, positive o negative esse siano. Ed è fatta purtroppo anche da ciò che non abbiamo fatto. Queste ci logorano. Letteralmente. Se non avessi fatto la domanda me ne sarei pentito a vita. Lo sentivo. Non vi nascondo che tuttora ho paura di non farcela, di crollare e tanto altro. Poi penso a tutto quello che ho passato e sono fiducioso che ce la farò ancora. Che io sono più forte delle mie paure. Che voi siete più forti delle vostre paure. Che ognuno è più forte delle sue parole.

Ad inizio marzo la mia vita era pian piano cambiata. Ed essa stava cambiando ulteriormente.. Conobbi un altro ragazzo in chat ed uscimmo dopo un giorno intero passato a chattare. Ė difficile descrivere le emozioni che provai non appena lo vidi: tremavo, mi batteva il cuore. Lui era così piccolino (nonostante avessimo la stessa età), simpatico, vivace. Abbiamo vissuto dieci giorni nei quali credo di non essere mai stato più felice in vita mia. Ho VISSUTO. Letteralmente.
Come ogni "favola" che si rispecchi arriva un momento in cui la realtà irrompe prepotentemente. Premetto che le cose non andarono anche per suoi problemi familiari molto gravi ed inoltre io ero il suo primo ragazzo. Ad ogni modo dopo poco arrivammo in intimità e non andò. Lui non si sentiva a suo agio. Si sentiva come usato da me nonostante fosse stato lui a volerla. Mi trattò male. Mi disse che non poteva esserci nulla fra noi, che non sarebbe stato in grado di passare oltre. Rimasi malissimo. In fin dei conti non era successo nulla di così "scandaloso": c'erano stati da parte mia alcuni approcci soft senza forzature. Dopo essere stato trattato in quel modo mi chiesi: è questo l'amore che penso di meritare? Mi merito un ragazzo che mi tratta in questo modo? Ok, avrò sbagliato nel non capire le sue fragilità, debolezze ma lui ha capito le mie? Dopo poco lui tentò di ricucire in ogni modo ma rimanendo sempre fermo nelle sue convinzioni ossia che sarebbe stata difficile passare sopra alla cosa. Lo lasciai. Improvvisamente. Non ce la facevo più. Non potevo accettare d'essere trattato come una pezza da piedi. Da lì iniziò l'inferno. Mi tormentavo, lo cercavo continuamente, volevo rimanergli amico, volevo stare ancora insieme a lui. Ripetevo a me stesso d'essere stato un imbecille nell'averlo lasciato scappare via. Piansi per giorni. Lo avevo perso. Non sarebbe più tornato. Lo ricontattai e mi trattò malissimo. Capii che fosse finita per sempre. Chissà cosa stavo piangendo..... in fin dei conti eravamo stati insieme due settimane eppure perché mi aveva colpito così tanto? Credo infatti che tutte le storie che finiscano male vengano idealizzate così come il passato si idealizza, credendo che solo in quel momento si fosse sperimentata la felicità. Ora rivendico la mia scelta. Lo rifarei. Eppure in tanti momenti perché non si riesce a difendere le proprie scelte? Perché ci si sente come cretini, incapaci di scegliere? Forse proprio perché finalmente si è presa una decisione?

Non era assolutamente mia intenzione fare un post melenso, triste, pieno di rancore o rammarico. NO. " Il mondo sta cambiando". Questa frase me la ripeto sempre, quotidianamente. Il mondo starà cambiando: ed io? A volte mi sembra d'essere rimasto quello di sempre, il Landon del 2012. Ebbene sì, siamo nel 2015. Sono passati tre anni da quando mi iscrissi in questo forum. E sinceramente mi sembra passata un'eternità. La mia storia è ferma ad aprile di questo anno. Ho scritto molto. Avevo bisogno di mettere un ordine a quello che ho vissuto. A brevissimo, qualche giorno, continuerò con gli ultimi sviluppi, più positivi :)

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da xup » sabato 13 giugno 2015, 3:41

Landon, mi sembra tutto meno che un post melenso, triste, pieno di rancore o rammarico.

A me sembra un post pieno di vita vissuta, scritto da un uomo che ha provato, ha goduto, ha sofferto, ha ragionato, ha provato. Hai scritto delle cose bellissime, tipo:
"credo che la vita debba essere affrontata da un punto di vista differente da quello comune. Sono bandite le parole sopravvivere, paura, immobilismo. Io non voglio sopravvivere ma VIVERE."

oppure

" Poi penso a tutto quello che ho passato e sono fiducioso che ce la farò ancora. Che io sono più forte delle mie paure. Che voi siete più forti delle vostre paure. Che ognuno è più forte delle sue parole."

Ma quanto è bello quello che hai scritto!

E se poi hai concluso raccontando di una storia andata a male che ti ha toccato, soprattutto perché non sei riuscito ad effettuare una scelta senza subirne le conseguenze... ma per quanto ti abbia fatto male: che altro potevi fare? E soprattutto, alla fine, non ne è valsa comunque la pena?

Non mi sembra che tu non sia riuscito a difendere la tua scelta. Da quanto mi sembra, la tua scelta era obbligata, e tu non hai pianto la tua scelta, ma il fatto che eri costretto a lasciar andare una cosa che volevi andasse altrimenti. Ma non possiamo obbligare il resto del mondo ad adattarsi a quello che vogliamo, ma come stai facendo tu, andare alla ricerca di quello che ci fa star bene.

Vista l'energia che hai dimostrato con questo post, le parole bellissime che denotano una tua crescita fantastica (inclusa la capacità non scontata di fare scelte non facili, ma coerenti con la tua ricerca della felicità).. beh, secondo me la vita non potrà che premiarti per questo.

In bocca al lupo per tutto e tienici informati, anche delle cose belle ;)

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da progettogayforum » sabato 13 giugno 2015, 21:58

Grazie per la testimonianza, Landon. Il tuo post mi ha fatto venire in mente una mail di qualche giorno fa, che riposto qui, previa autorizzazione dell'autore:

"Caro Project,
tanti ragazzi pensano al sesso come alla cosa più bella del mondo, in pratica l’unica cosa che possa creare veramente un armonia totale col ragazzo che amano, ma da quello che ho potuto vedere nella mia pur breve e forse superficiale esperienza, ho l’impressione che le cose stiano in tutt’altro modo. Mi sono reso conto che dei ragazzi che ho conosciuto (solo tre) non ce n’era nemmeno uno che avesse un’idea del sesso simile alla mia. Il sesso è il campo libero delle stranezze delle persone, ognuno la vede a modo suo, o meglio ha i suoi complessi, le sue fisse, ognuno crede che quello che passa per la testa a lui sia quello che passa per la testa a tutti gli altri, salvo poi a capre che non è affatto così. Un approccio sessuale è facilissimo con un ragazzo di cui non ti frega proprio niente, perché lì ti interessa solo quello che vuoi fare tu e del ragazzo che sta con te te ne freghi proprio alla grande, ma se a quel ragazzo ci tieni, le dissonanze le senti come coltellate, come incomprensioni, o può semplicemente come impossibilità. Ho lasciato il mio ultimo ragazzo perché voleva fare sempre sesso con me anche quando a me non andava affatto e quando dicevo di no ci restava malissimo. Io non dicevo di no a lui ma al momento che per me era inopportuno, ma lui la prendeva come un rifiuto della persona, mi diceva: “Tu devi tenere conto delle mie esigenze, se mi vuoi bene veramente”. Provavo a dirgli che gli volevo bene ma mi rinfacciava che il discorso era melenso e inutile perché quando aveva bisogno di me (per il sesso) io non ero sempre disponibile. Era un bravissimo ragazzo ma la fisse del sesso ce l’aveva eccome. Con il precedente ragazzo è finito tutto perché mi chiedeva spessissimo, in pratica tutte le volte che ci sentivamo per telefono, se lui mi eccitava oppure no e che cosa mi eccitava di più e si ricordava tutto quello che dicevo e siccome nei miei discorsi c’erano incongruenze me le rinfacciava. Col passare del tempo ho cominciato ad aver paura di ricevere una sua telefonata perché mi metteva subito alla strette. Io non so se la mia idea di sessualità è normale o meno, dato che non è sesso-centrica, ma è mai possibile che non ci sia nessuno che ragiona più o meno come me?"

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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Landon » sabato 13 giugno 2015, 23:39

Come promesso continuo con la parte finale mancante al precedente post.

Ci siamo lasciati. Sono stato malissimo per settimane. Non volevo nessun'altra persona. Non volevo più nulla. Volevo solamente sparire dalla faccia della Terra. Aprile 2015. Tutto aveva perso senso. Compresa la mia vita. Come spesso accade, dopo aver toccato il fondo, si accende una scintilla in noi stessi che ci sprona ad andare avanti e a rialzarci. Ok, sono stato male, ho pianto per giorni ma la mia vita non poteva essere soltanto dolore, tristezza, paura. Mi chiesi: cosa ho nella mia vita? Mi sono reso conto che ho degli amici, una famiglia e che tutto sommato la mia vita non sia poi così brutta come possa sembrare. Questa considerazione mi è stata utile: fondamentale, forse, direi. Constatato questo ho sfruttato un esame universitario per riscattarmi. Ho studiato al massimo. Presi il massimo. Giorno dopo giorno mi stavo rialzando, mi stavo riappropriando dei miei spazi, pensieri: di me stesso. Decisi di puntare in alto, al vertice: fare il maggior numero di esami possibili, preparare l'Erasmus, uscire anche con i miei amici.... in una parola: VIVERE.

Ancora una volta la mia vita stava cambiando. Può risultare sciocco ma quando si perde la gioia, la voglia di vivere l'avere un obiettivo, qualsiasi esso sia, può aiutarci tantissimo. Accanto a questo ho elaborato una riflessione: non volevo più trovare un ragazzo per una "storia seria" ma desideravo stare bene con me stesso. Per me stesso. Ho sempre considerato il poter avere un ragazzo requisito indispensabile per poter anche avere qualche approccio sessuale. Non sono il tipo che cambia ragazzo dal giorno alla notte ma ho pensato: l'amore ed il sesso sono sempre connessi? La risposta è NI. Sì, l'amore fatto con la persona che ami è impareggiabile, bellissimo, appagante. Avere un ragazzo con sé è una delle cose più belle della vita. Al tempo stesso, però, la risposta è anche No. No perché non per forza si deve desiderare una storia seria. Con le dovute precauzioni, usando la testa, ci si può permettere anche di divertirsi un po'. Credo sia una visione molto repressa quella dell'amore come unica via per la sessualità. A volte è bello fare sesso per il piacere di farlo. Mi ha totalmente sconvolto questo lato di me che non conoscevo. Eppure mi sono scoperto nuovo senza per questo rinnegare me stesso.

Dopo essermi rimesso in gioco per raggiungere i miei obiettivi ho provato a cambiare radicalmente approccio alla vita. Se prima sopravvivevo, adesso l'approccio adottato è quello di VIVERE. Se prima passavo le mie giornate sbuffando, adesso passo le mie giornate impegnandomi, pensando che tutto potrà andare per il meglio. Cerco di sorridere di più perché non vale la pena vivere una vita con il muso lungo. Ho provato ad essere maggiormente propositivo. Vi racconto un aneddoto: io e due amici dovevamo preparare un esame particolarmente difficile con pochi giorni disponibili. Ci siamo divisi il materiale in tre parti ed ognuno di noi ne ha studiato una parte. Lo abbiamo ripetuto l'un l'altro, sostenendo poi l'esame scritto. Sia la mia amica sia il mio amico erano un po' scoraggiati mentre io tenevo su il morale, ripentendo che ce l'avremmo fatta, che avremmo "cambiato verso", che non dovevamo cedere allo sconforto, paura. Risultato? Tutti e tre abbiamo passato l'esame. Con questo voglio dire che spesso è fondamentale anche il modo con cui ci rapportiamo alla vita: se ci aspettiamo che tutto vada male, tutto andrà male. Se ci aspettiamo il meglio, potranno anche verificarsi imprevisti che però dobbiamo essere in grado di superare con forza, grinta. Non voglio dire che con la nostra volontà si possa superare tutto. No. Voglio soltanto dire che sia necessaria energia per vivere. VIVERE.. Contestualmente ho frequentato qualche ragazzo ma senza implicazioni affettive: in pratica ho sperimentato un po'. In concomitanza con il mio stare meglio ho sentito in me un forte desiderio di sessualità, di vita, di slancio vitale. Sono stato con due, tre ragazzi. Per la prima volta andavo con qualcuno senza esserne innamorato. Con due non mi sono più visto perché non era andata granché mentre con un altro le cose sono andate meglio ed ogni tanto ci frequentiamo.


Ne parlo alla fine non perché sia una cosa poco importante, anzi. Ne parlo ora perché credo sia bello terminare questo mio post con la descrizione della giornata odierna. Dopo qualche giorno di letterale travaglio ho preso una decisione radicale. Impensabile fino a qualche mese fa. Impensabile rileggendo il mio primo post: andare al GAY PRIDE. Ebbene sì, Landon, quel ragazzo così timoroso è andato al GAY PRIDE. Inizio col ringraziare tutti coloro i quali ieri sera abbiamo speso minuti del loro tempo per incoraggiarmi ad andarci, ad affrontare le mie paure. Partiamo con ordine.


L'idea mi è balenata in mente qualche settimana fa. Improvvisamente. Come un fulmine a ciel sereno. Mi dissi: " voglio andare al gay pride". Lo dissi alla mia migliore amica, l'unica che sappesse di me. Lei mi rispose di sì, che non vi fossero problemi. Tutto è filato liscio fino a ieri quando mi disse che non sarebbe potuta venire per via di un esame. Mi è crollato il mondo addosso. Come era possibile? Lei, la mia migliore amica, non sarebbe venuta al Pride con me? No, non sarei andato. Sarei andato proprio perché vi era lei con il suo appoggio. Piagnucolai con me stesso perché non volevo andare. No, non potevo. Mi stavo opponendo al cambiamento.Stava parlando il vecchio Landon. Sì, ormai quei pensieri non mi appartenevano più. Decisamente. Ritornai in me. Pensai razionalmente che non potevo farmi bloccare da un imprevisto. No, non potevo. Dovevo andare al Pride non per la mia migliore amica ma, bensì, per me stesso. Ok, non sarebbe successo nulla se non fossi andato ma ci tenevo, tanto. Volevo mettermi alla prova. Volevo dimostrare d'essere cambiato. Mi chiesi: come farò in Erasmus da solo? Questa era una prova per me stesso. Mi armai di coraggio ed oggi andai. A dire il vero la parte più difficile è stata proprio il varcare le soglie di casa :D . Presi la metropolitana ed arrivai. C'erano tante persone ed io ero da SOLO. Solo. Senza nessuno. Inizialmente non sapevo come fare. Volevo scappare, andarmene via. Mi sentivo male, non ero così, io non ero come loro. Io ero..... chi ero? Il Landon che continuava a farsi piacere le ragazze, a negare l'evidenza, a negare che fosse attratto dai ragazzi? No. Non lo ero più. Allora ero il Landon che viveva la sua vita senza prestare attenzione a ciò che le persone potessero pensare di lui? Nemmeno. Era un Landon che si è sentito come liberato, letteralmente, dalle catene del pregiudizio, liberato da se stesso, dalle sue paure. Come ho scritto prima: noi siamo più forti delle nostre paure :) Ruppi il ghiaccio. Sapevo che se non avessi parlato con qualcuno me ne sarei andato. Ho fatto amicizia con una ragazza e con un suo amico, molto gay devo dire. Eppure non è successo nulla. Il me di anni prima sarebbe scappato. Invece no. Non mi sentivo molto a mio agio perché eravamo, in fondo, degli sconosciuti e ci siamo subito persi di vista. A questo punto riconobbi una ragazza della mia facoltà. Ci parlai e mi presentò i suoi amici. Iniziò la parata. Iniziai a camminare anch'io. Incredibile ma vero. Mi sentivo male, bene, triste, felice. Provavo un mix di emozioni. Ero felice perché ero riuscito a rompere questo muro dentro di me, ero confuso perché provavo felicità, gioia, paura, ansia, nervosismo, eccitazione, grinta, dolori allo stomaco, libertà. LIBERTÀ. Sì, proprio così. Per la prima volta mi sono sentito ME STESSO. Senza parentesi, senza virgolette: me stesso. Abbiamo camminato per tanto tempo, circa tre ore. Inizialmente ero terrorizzato dal fatto che qualcuno potesse fotografarmi, identificarmi. Mano a mano che camminavo mi sentivo più libero, felice. Ci hanno anche dato dei cartelli con un grande cuore e al suo interno un simbolo: uguale. Sì, sono uguale e diverso da tutti gli altri. Sono qui per manifestare la mia presenza, per rivendicare il diritto d'esistere. Anch'io merito gli stessi diritti, anch'io sono un cittadino italiano. Sono andato anche per chi non è potuto esserci, anche per tutti coloro che si vergognano di loro stessi e che non hanno il coraggio d'ammettere d'essere gay. Sono andato per far sentire la mia piccola voce in una festa collettiva. La festa di tutti: lesbiche, gay, eterosessuali, transessuali, bisessuali. Sì, il gay pride è anche quello che si vede in televisione: carri, persone seminude, in costume, a petto nudo ma anche quello fatto da persone in jeans e maglietta, persone in giacca, persone allegre, col muso, tutto. Il gay pride è di tutti, è per tutti. Grandi, piccolini, adolescenti, studenti, pensionati: tutto ed il contrario di tutto. Non trovo parole per descrivere quello che ho vissuto. Mi ha destabilizzato, totalmente. Questa volta in senso positivo. E' stato forte per me stesso ma anche bello. Sapevo che se non fossi stato presente avrei avuto un enorme rimorso. Qual era la regola numero uno? ZERO RIMORSI. Sì alla VITA, sì a ME STESSO. Forse saranno solamente slogan ma riassumono la mia vita. Cambiamento, immobilismo, ottimismo, pessimismo: tutto viaggia in me con velocità impressionante. Mi sono sentito finalmente VIVO, capace d'esprimermi. Ok, la mia vita non cambierà perché sono stato ad un gay pride. Ma sono consapevole anche che oggi, 13 giugno 2015, Landon ha visto chiudere un'epoca della sua vita. Definitivamente. Si è aperto un nuovo capitolo. Non so proprio cosa mi attenderà ma nulla sarà come prima. La mia vita sta cambiando. Lo percepisco ed al contempo sembra che tutto rimanga uguale. Che io sia rimasto lo stesso. Che nulla sia cambiato. Ho provato un senso di libertà, voglia di dire che sono gay al mondo, di liberarmi dalle mie catene, paure. Forse il gay pride è un mix di tutto questo: ognuno trova un suo significato. Fino a qualche anno fa lo ritenevo una carnevalata, dannoso per chi voleva diritti. Adesso credo che sì, le persone non accettano i gay anche vedendo le immagini dal gay pride. Ma dirò di più: se anche tutti, gay, etero, bisex, transessuali, lesbiche, reclamassero pari diritti in giacca e cravatta le persone direbbero di no ugualmente perché il matrimonio è soltanto fra "un uomo ed una donna". Il gay pride è una festa. Ė la festa della diversità, dell'uguaglianza perché soltanto chi riesce ad accettare l'altro da sé accetta se stesso. Vedendo tanti ragazzi molto femminili, con vestiti femminili, drag queen ho sentito rimbalzare dentro me stesso i pregiudizi introiettati nella vita. Hanno scosso le fondamenta di me stesso. Mi hanno fatto capire che ancora ho tanta omofobia interiorizzata ma che ognuno sia libero di vivere per quello che è. Se stesso. Oggi sono andato al gay pride per me stesso, da solo, anche se poi non sono stato solo. Ė stata una prova per me stesso ma anche una conferma. Prova perché volevo dimostrarmi quanto fossi cambiato. Conferma perché sapevo che fossi cambiato con o senza gaypride.

Voglio ringraziare me stesso, ed anche tanto, per essermi concesso l'opportunità non scontata di andare al Pride. Per potere VIVERE. Utilizzerò degli slogan fatti, triti e ritriti ma che rendono l'idea: Landon " #cambiaverso". Il mondo sta cambiando. L'Italia sta cambiando. Io sto cambiando. Non è un punto di arrivo per me stesso né un inizio. Ė semplicemente una opportunità che ho colto, per me stesso, con me stesso.

P.S: Durante la parata mi si è avvicinato un ragazzo che, in inglese, mi ha chiesto se fossi single. Ho risposto affermativamente e mi ha chiesto se mi potesse baciare :shock: E gli ho risposto: No ahahah :lol: :lol: Poi l'ho visto che si baciava qua e là con altri ahah

Per XUP e PROJECT:
Sono bellissime parole quelle che avete scritto, veramente! Sì, con quel ragazzo è andata male ma credo che vi sia un perché se le cose vadano in un modo piuttosto che in un altro :) A volte mi chiedo se io sia cambiato, se io sia ancora quel ragazzo che si vedeva sdoppiato: un lato bello, etero, ed il lato "oscuro", gay. Oggi sono stato me stesso, letteralmente :) Sì, la sessualità è una grande forza. Non sai per quanti anni, Project, l'ho vissuta come una cosa da reprimere, nascondere. Mi sono stancato. Non voglio di certo andare con migliaia di ragazzi ma voglio essere libero di fare quello che mi sento: scegliere se avere una relazione oppure andare con un ragazzo anche per il semplice fatto di passare una serata.

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