Quel sottile muro di gomma

Il dialogo e la comprensione reciproca tra genitori e figli gay, la famiglia come luogo di vera crescita per i ragazzi gay
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e^ip+1=0
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Quel sottile muro di gomma

Messaggio da e^ip+1=0 » lunedì 22 giugno 2015, 0:49

Salve a tutti, genti del forum, e scusate la lunga assenza dalle discussioni, ora che ho più tempo libero prometto di partecipare più assiduamente :).

Riporto qui alcune mie riflessioni dell'ultimo anno; mi piacerebbe sapere come la pensate sull'argomento, o se anche a voi sono capitati momenti simili coi vostri genitori.

Partiamo da questo presupposto: ho fatto coming-out con mia madre a Giugno dello scorso anno. Credevo che tutto sarebbe filato piuttosto liscio con lei: è una persona aperta ed ha moltissimi amici e conoscenti omosessuali. Prima di compiere questo grande passo mi sono consultato con un mio cugino, che sa ormai da tempo della mia omosessualità, per chiedergli come pensava che mia madre avrebbe potuto prendere la cosa. Lui affermava che non ci sarebbero stati problemi di sorta; lo stesso mi veniva detto da un'amica di mia madre, persona di cui mi son sempre fidato molto e cui avevo chiesto consiglio in via preparatoria.

Ricordo ancora la scena: mia madre era venuta a trovarmi in giornata nella città dove studiavo allora. Io pensavo di dirle tutto non appena fosse arrivata. Da mesi non sopportavo più il silenzio, il dover glissare su certe domande, anche su un semplice "come stai?" o "cosa fai?". In una parola, non sopportavo più di non poter essere me stesso davanti a lei. La cosa si era acuita dopo che il mese precedente, Maggio 2014, avevo cominciato la relazione col mio attuale ragazzo. "Dunque", mi dissi quella mattina, "appena arriva glielo dico".
Ovviamente, non ci sono riuscito lì per lì. Ho aspettato, mentre eravamo in casa mia, di trovare il momento adatto. Poiché in tali momenti si è sempre baciati dalla dea bendata, è accaduto ciò che non avrei mai voluto succedesse: rovistando per caso in un cassetto, ha trovato un vecchio DVD pornografico (gay) di cui non ricordavo neppure più l'esistenza (pensavo di non averlo più). Io gliel'ho preso dalle mani accampando mille scuse improvvisate e l'ho buttato via nel giro di due secondi. Nel momento in cui stavo pazientemente preparando il terreno al coming out, tutto ciò costituiva naturalmente un bel pasticcio. Il colmo della sfortuna è stato raggiunto quando, per caso, uno zaino è caduto dall'alto del mio armadio aprendosi e facendo uscire una scatola di preservativi da me accuratamente nascosta lì. Come si suol dire: combo! Tutto ciò, oltre che inaspettato, mi è parso anche tragicomico. Mia madre non ha fatto una piega in nessuna delle due occasioni; nondimeno il mio piano delicato e minuziosamente costruito per introdurre il discorso era andato, per usare un eufemismo, a carte quarantotto.
Ricordo che uscimmo, con io che esteriormente ero il solito, e dentro maledicevo me stesso, per avere scordato lì il DVD e per la sfortunata coincidenza dello zaino. Andammo a mangiare fuori, in un ristorante. E lì le dissi tutto, tra una portata e l'altra; non utilizzai la parola gay o omosessuale, non feci in tempo. Accennai a una cosa che volevo dirle e dopo qualche tentativo incerto lei mi disse: "stai con un ragazzo?" E io risposi: "Sì", con la sensazione di buttarmi a capofitto in un baratro nero, dove speravo di trovare una morbida superficie che avrebbe attutito la caduta. Non fu così. Ho ancora impresso il suo sguardo in quell'istante: fu come se l'avesse punta una vespa; nei suoi occhi lessi per un attimo il dolore, un dolore imprevisto, mai immaginato. Dopo circa un secondo era già tornata quella di sempre, ma aveva una vena di freddezza nella voce. Capii che le mie previsioni erano errate, che mi ero buttato e avevo battuto una gran craniata.
"Non avrei mai immaginato" mi disse. "So quanto sei sensibile ma non avrei mai immaginato." Poi riprese con un istituzionalissimo, quanto gelido "mi ci vorrà un po' a metabolizzare. Non è semplice per noi. Niente nipoti (sono figlio unico n.d.r.). Hai fatto bene a dirmelo. D'altronde abbiamo un rapporto molto stretto. Molte persone non dicono queste cose mai, per una vita intera. Non dirlo a papà, non capirebbe mai. Forse, col bene che ti vuole, un giorno magari sì. O forse no, è meglio di no. Buona la zuppa, vero? Dobbiamo tornarci qui, fanno una bella cucina casalinga."
Vi giuro che in quel momento avrei voluto morire. Non era andata bene. Non avevo quasi mai visto mia madre, in genere così calorosa con tutti, assumere un atteggiamento così gelido. All'uscita mi disse: "beh, dammi un abbraccio". Ma un abbraccio non era, o almeno, di tutti quelli che da lei ho ricevuto in una vita, questo è stato certo il più freddo. Poi più niente. Ero molto sconvolto. Poi la sera m'imposi di smettere di pensarci. Era la mia ultima sera nella città in cui avevo studiato e vissuto per quattro anni e un temporale furioso imperversava, piogge così le avevo viste solo durante i monsoni. Avevo salutato mia madre come se nulla fosse.
Nei giorni seguenti parlammo al telefono; appariva molto più tranquilla, perfino allegra. Mi disse semplicemente che avrebbe voluto riparlare un po'meglio con me della cosa. Più volte gettai l'amo, mentre io e lei eravamo soli a casa, una volta che fui tornato a casa per l'estate. Mai più ne riparlammo chiaramente: lei capiva, mi diceva che non era il momento e nessuno diceva più nulla. La cosa come potete immaginare mi lasciò molto malinconico.
Dovete sapere che in passato ho avuto una lunga relazione con una ragazza, finita per l'appunto nel momento in cui io decisi di guardare in faccia la realtà e di seguire i veri sentimenti che in me albergavano. In quel periodo mia madre era sempre lì a chiedermi come stesse la mia ragazza, quando andassi a trovarla etc. Addirittura mi continuava a dare soldi, senza che io ne facessi richiesta, perché potessi andare a trovarla, visto che eravamo entrambi fuorisede e durante le vacanze vivevamo in regioni diverse. Dato questo trascorso, mi sarei aspettato non dico un atteggiamento simile, ma che perlomeno mi chiedesse come facciamo a vederci col mio attuale ragazzo, visto che stiamo a più di mille chilometri di distanza, mi attendevo che che mi offrisse ogni tanto un aiuto. Per un anno niente. Io siccome sono orgoglioso e, devo ammettere, ho una tendenza ultimamente a chiudermi in me stesso più che in altri periodi della mia vita, non le ho mai chiesto nulla. Risultato: salti mortali economici per risparmiare e prendere i biglietti dell'aereo, e fin qui passi, ci mancherebbe, c'è ben di peggio nella vita e non è certo questo il problema per cui scrivo qui; piuttosto sono rimasto addolorato del fatto che ho continuato a prendere aerei per un anno intero, una volta ogni due mesi, senza dirle nulla. Anzi, ogni volta mentivo. Mi fingevo in Francia (dove vivo attualmente) e in realtà ero in Italia. Si diventa quasi delle spie in questi casi: si sta attenti a non spegnere mai il cellulare perché, nell'eventualità di una chiamata inaspettata, l'interlocutore non debba sentire rispondere la segreteria di un'operatore italiano piuttosto che di quello francese; si sta attenti a non utilizzare mai la carta di credito in Italia, ché non sia rinracciabile neanche un movimento; si chiama la padrona di casa perché non sorgano problemi proprio nei giorni in cui si è via e non ci siano chiamate imbarazzanti a casa dei genitori in Italia; ci s'inventano giornate mai vissute e, peggio ancora, ed è quello che mi è sempre risultato insopportabile, si mente al telefono, ogni sera, inventandosi fantomatici stage in radioastronomia che permettono solo pochi minuti di telefonate al giorno per via di schermature radio in prossimità degli strumenti (sì, mi sono inventato anche questo). Non è orribile dover mentire così, perdipiù alla propria madre? E tutto questo perché ho avuto timore del muro di gomma che mi son trovato. Non ostile ma non amichevole. Non contrario ma non favorevole. E ho vissuto e vivo con il terrore che mio padre possa scoprire la cosa (nel qual caso la catastrofe è assicurata). Ad Aprile scorso mi ero ormai rassegnato alla dolorosa idea che agli occhi di mia madre io non fossi più lo stesso; mi sentivo meno amato e, dietro tutti i bei discorsi, scorgevo la triste verità secondo cui "la maggioranza dei genitori non vorrebbe avere un figlio gay." No vorrebbe nel senso che preferirebbe di no. Poi se accade mostra di accettarlo, magari si sforza pure, però... E in questo "però" la figura di mia mamma è annegata fino a poco tempo fa. Poi, in Aprile, per l'appunto, durante la una sua visita nella città estera dove vivo attualmente, mi ha chiesto notizie dettagliate del mio attuale ragazzo, G., offrendomi il sostegno che tempo addietro sarebbe stato la norma. Mi sono rinfrancato, e in questi mesi le mie speranze sono aumentate. Certo, non tutto va a gonfie vele, nel senso che l'argomento è piuttosto tabù. Non so se mai mia madre arriverà ad amarmi anche perché io sono omosessuale, passando dal "è così e non mi fa piacere, però ti amo lo stesso" al "io ti voglio bene proprio perché tu sei omosessuale e sei felice di esserlo, perché hai avuto il coraggio di prendere le redini della tua vita ed hai una spendida storia d'Amore con G." Forse pretendo troppo, anzi, quasi sicuramente, ma mi chiedo: è così difficile per certi genitori lasciare da parte, anche in casi fortunati come considero il mio, l'irrazionale paura dettata da anni di educazione arretrata sul tema, consolidatasi con l'età? Non so, voi avete avuto esperienze simili? Oppure coming-out finiti in maniera inaspettata? Un salutone a tutti :) Prometto d'ora in poi di scrivere di più sul forum :D

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Landon
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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da Landon » lunedì 22 giugno 2015, 21:43

Ciao e^ip+1=0 ! :)

Ho letto con molto interesse il tuo post. Beh, che dire: posso capirti! Prima, però, voglio fare delle riflessioni su quanto tu abbia scritto. Sì, hai scelto di rischiare, d'essere te stesso fino in fondo con tua madre: beh, sappi che ti ammiro. Varranno molto poco le mie parole ma te le dico lo stesso: hai avuto fegato. Sì, non è andata bene ma nemmeno male, per fortuna. Non ci sono state reazioni "irrazionali" da parte di tua madre ma capisco il tuo sentirti ferito. Adesso proverò a dirti una cosa forse sciocca: hai provato a consigliare tua mamma di frequentare l'associazione per figli di coppie omosessuali? Non so quanto sia "aperta" in merito ma sarebbe una strada, forse. In apparenza ti sembra d'aver fatto letteralmente una cavolata. Immagino tu stia pensando a chi te l'abbia fatto fare ed invece credo che sia, almeno dal mio punto di vista, la strada giusta da intraprendere.

Ti scrivo questo anche perché la mia situazione è completamente differente. I miei genitori non sanno nulla di me semplicemente perché non capirebbero molto. Sono un po' anziani perché sono l'ultimo figlio in famiglia ed anche perché provengo da una famiglia molto cattolica, specialmente con mia madre. Figurati che condivideva fortemente il Family Day di sabato! Ci sono rimasto male, ho provato a farle capire le mie ragioni, senza dirle che io sia gay, che la "teoria gender" non esista ma nulla.... è rimasta ferma nelle sue convinzioni. Non so, forse quando un genitore si vede chiamato in causa per via del figlio le cose cambiano. Piano. Lentamente. Ma cambiano. Vivo ancora con i miei genitori e non intendo fare coming out con loro perché non ne sento né la necessità per il momento né l'utilità. Mi piacerebbe molto potermi aprire maggiormente con la mia famiglia ma forse già il mio essere un po' riservato acuisce la chiusura.

Al di là di tutto credo che le cose si aggiustino da sole. Col tempo. :)

barbara
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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da barbara » lunedì 22 giugno 2015, 21:48

Caro ep, grazie per il tuo racconto. E' così inntenso, come sempre, mi spiace per questa delusione. Deve essere stata dura... specie perché inattesa. Sono pero' fiduciosa. Degli spiragli gia si vedono.perr cui non bisogna fasciarsi la testa..penso che l'apertura mentale non risparmi dalle sorprese. Un genitore non le ama molto, perché sono fonte di ansia aggiuntiva. E unna madre e' sempre in ansia perr ill futuro deei figli. Vedrai che e' solo questione di tempo. Esattamente come e' stato per te. Vedrai che le cose si sistemeranno. In fondo mi pare che tu non avessi molta scelta. Gli inconvenienti capitati quel giorno ti dicono che non potevi piu aspettare. Vedrai che lei al momento buono sarà dalla tua parte. L amore vero non si cancella.

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e^ip+1=0
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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da e^ip+1=0 » martedì 23 giugno 2015, 2:07

Grazie, Landon e Barbara, delle vostre belle risposte, mi mancavate :)
Landon ha scritto:. Adesso proverò a dirti una cosa forse sciocca: hai provato a consigliare tua mamma di frequentare l'associazione per figli di coppie omosessuali? Non so quanto sia "aperta" in merito ma sarebbe una strada, forse. In apparenza ti sembra d'aver fatto letteralmente una cavolata. Immagino tu stia pensando a chi te l'abbia fatto fare ed invece credo che sia, almeno dal mio punto di vista, la strada giusta da intraprendere.
Ci avevo pensato, a suo tempo; poi in realtà non ho avuto mai il coraggio di proporglielo, un po'perché la cosa è diventata abbastanza tabù tra noi, un po'perché mia madre non credo ci andrebbe mai, vuoi per carattere, vuoi perché non crede di averne bisogno. In cuor suo pensa forse che tutto vada bene; e per lei tutto va bene se mio babbo non scopre nulla e io continuo a vivere in un universo parallelo. Inoltre, sai Landon, col fatto di essere così distanti fisicamente adesso, mi riesce difficile ragionare sul come poterle parlare di un simile argomento. Però chissà, un giorno potrei trovare il coraggio. Non so ancora :)
Landon ha scritto:
Ti scrivo questo anche perché la mia situazione è completamente differente. I miei genitori non sanno nulla di me semplicemente perché non capirebbero molto. Sono un po' anziani perché sono l'ultimo figlio in famiglia ed anche perché provengo da una famiglia molto cattolica, specialmente con mia madre. Figurati che condivideva fortemente il Family Day di sabato! Ci sono rimasto male, ho provato a farle capire le mie ragioni, senza dirle che io sia gay, che la "teoria gender" non esista ma nulla.... è rimasta ferma nelle sue convinzioni. Non so, forse quando un genitore si vede chiamato in causa per via del figlio le cose cambiano. Piano. Lentamente. Ma cambiano. Vivo ancora con i miei genitori e non intendo fare coming out con loro perché non ne sento né la necessità per il momento né l'utilità. Mi piacerebbe molto potermi aprire maggiormente con la mia famiglia ma forse già il mio essere un po' riservato acuisce la chiusura.)
M'immagino che sia brutto sentire tua madre proferire certi giudizi sugli omosessuali e udire certe parole di condivisione sul Family Day. Quel che comprendo dalle tue parole è che, in un certo senso, su tali questione vige in te una sorta di "meglio lasciar stare", che comprendo pienamente. è la tattica che adotto con mio padre. Sono sorpreso del fatto che tu, come molte altre persone che conosco, non senta il bisogno di fare coming-out; è una cosa che in tanti mi han detto. Al riguardo una domanda forse un po'stupida mi sorge spontanea: non ti pesa, nonostante tutto, celare una parte importante di te alla tua famiglia? Te lo chiedo per pura curiosità. :) Probabilmente sono io che pretendo cambiamenti troppo rapidi in persone come mia madre, che ha un retroterra culturale che è quello dell'Italia degli anni '50.
barbara ha scritto:Caro ep, grazie per il tuo racconto. E' così inntenso, come sempre, mi spiace per questa delusione. Deve essere stata dura... specie perché inattesa. Sono pero' fiduciosa. Degli spiragli gia si vedono.perr cui non bisogna fasciarsi la testa..penso che l'apertura mentale non risparmi dalle sorprese. Un genitore non le ama molto, perché sono fonte di ansia aggiuntiva. E unna madre e' sempre in ansia perr ill futuro deei figli. Vedrai che e' solo questione di tempo. Esattamente come e' stato per te. Vedrai che le cose si sistemeranno. In fondo mi pare che tu non avessi molta scelta. Gli inconvenienti capitati quel giorno ti dicono che non potevi piu aspettare. Vedrai che lei al momento buono sarà dalla tua parte. L amore vero non si cancella.
Hai ragione, Barbara, l'Amore vero non si cancella; solo che un simile evento mi ha mostrato come mia madre non mi abbia teso una mano in questa situazione, neanche da lontano, neanche un poco, e nonostante io abbia più volte buttato l'esca per parlare dell'argomento con un po'di calma. Probabilmente è perché non saprebbe cosa dire, probabilmente è per il mio carattere deciso che fa sembrare che io sappia bene cosa faccio quando in realtà cammino costantemente su un filo e cado anche abbastanza spesso. Non gliene faccio una colpa e son sicuro che col tempo le cose non potranno che migliorare. Ho visto però il suo più grande limite da quando è mia madre; e al tempo stesso ho sentito da parte sua la paura di conoscere una parte di me. E lì dico: "peccato". Però ho fiducia, sì, e attendo con un sorriso lo scorrere del tempo. :)

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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da barbara » martedì 23 giugno 2015, 10:34

Pensavo leggendoti Che crescere significa anche scoprire i limiti sei nostri genitori e desiderare du essere diversi da loro.penso Che il dolore derivi a Volte dal constatare quanto siamo piu fallibili rispetto all immagine Che abbiamo di loro. Come figoi onevitabilmente li idealizziamo.e' la gratitudine per averci amato Che li vede perfetti.ma sono esseri umani von tutti i loro limiti

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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da Landon » martedì 23 giugno 2015, 11:13

Al riguardo una domanda forse un po' stupida mi sorge spontanea: non ti pesa, nonostante tutto, celare una parte importante di te alla tua famiglia?
Certo, costantemente. Sapere di non poter liberamente dire che esco con un ragazzo, che frequento qualcuno ecc.... Non mi pesa, molto, il fatto che loro non sappiano in sé: come già scrivevo sono un ragazzo abbastanza riservato e quindi non mi piace parlare troppo di me, specialmente con i miei genitori. Mi sarebbe piaciuto, però, che loro avessero saputo di me per evitare le tante, troppo menzogne che invento. "Con chi esci oggi?" A questa domanda rispondo con tutte le mie amiche "storiche", uscete sin troppo frequenti quando, in realtà, esco per conoscere qualche ragazzo. Ma, d'altronde, cosa dovrei dire? Mamma, papà esco con Tizio o con Caio? Penso che rimarrebbero scandalizzati :o

Ultimamente credo mi pesi di più non poter essere me stesso con gran parte dei miei amici piuttosto che in famiglia anche se, non lo nego, mi irritano quei discorsi familiari in cui i gay vengono trattati alla stregua di "poveretti, sono nati così". Ma questo è un altro discorso :D

Lo scorso sabato sono andato per la prima volta in vita mia al Gay pride (esperienza molto bella!). La sera, tornato a casa, quando al telegiornale sono apparse le varie immagini i miei genitori si sono scatenati con le "reazioni" più disparate.... ma credo che sia necessario vivere la propria vita senza chiedere permesso a nessuno :)

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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da Help » martedì 23 giugno 2015, 12:56

Premetto che di esperienza nel campo "coming out" e simili ne ho davvero poca, ovvero ho fatto coming out con un mio amico solo per poter parlare apertamente con qualcuno, ed è andata bene. Ora discutiamo della cosa, lui mi fa domande, cerca di capire cosa significhi essere davvero gay senza limitarsi a preconcetti e credo che il nostro rapporto non sia per niente compromesso.

Quello che voglio evidenziare con il mio discorso è che alla base della comprensione c'è il dialogo, una persona non può davvero capirne un'altra senza mai parlargli apertamente. Tua madre l'ha presa male forse perché non comprende a pieno cosa significhi essere gay.

Avendo preso coscienza di ciò che sono da poco, ti dirò gli stereotipi comuni a cui mi rifacevo quando ero convinto di essere etero, ovvero, essere gay è immorale, essere gay non è socialmente accettato, quindi sbagliato, quindi io non posso essere gay. Anche la stessa parola "gay" suscitava in me imbarazzo era una specie di tabù.

Poi ho cercato di comprendere cosa significasse, e non c'è niente di immorale o di antisociale, è semplicemente un modo di essere.
Io credo che tua madre sia ancora fortemente ancorata agli stereotipi, per questo ha reagito male, ma se è davvero la persona che hai scritto, allora parlandole apertamente e senza mezzi termini e cercando di instaurare un "dialogo" con lei e non un "monologo" lei potrà arrivare finalmente ad accettarti.

Ora, la cosa non sarà di sicuro immediata, ci vorrà molto tempo, per me quello che puoi fare con lei è imporle un dialogo, non dandole la possibilità di zittirti, perché se arrivasse a capire pienamente ciò che sei ti accetterebbe senza se e senza ma.

Questa è la mia idea, ma come ho detto prima, sono un neofita del campo.

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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da progettogayforum » martedì 23 giugno 2015, 16:42

BENVENUTO HELP!!! :D

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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da e^ip+1=0 » mercoledì 24 giugno 2015, 1:12

Ciao, Help, benvenuto nel forum :) (premetto a tutti che ho scritto una valanga di cosa, scusate davvero, è che mi mancavano queste belle discussioni e poi non so essere conciso :) )
Help ha scritto:Ora discutiamo della cosa, lui mi fa domande, cerca di capire cosa significhi essere davvero gay senza limitarsi a preconcetti e credo che il nostro rapporto non sia per niente compromesso.
Ottima cosa, si vede che è un vero amico ;)
Help ha scritto: Quello che voglio evidenziare con il mio discorso è che alla base della comprensione c'è il dialogo, una persona non può davvero capirne un'altra senza mai parlargli apertamente. Tua madre l'ha presa male forse perché non comprende a pieno cosa significhi essere gay.
Credo purtroppo che non sia questo il caso, nel senso che quasi tutti i migliori amici di mia mamma sono gay e fin da quando ero piccolo li ho sempre visti venire a casa, pienamente accettati sia da lei che da mio padre. Alcuni sono suoi amici di lunghissima data, in altri casi si è trattato di suoi studenti che hanno fatto coming-out con lei e cui lei ha dato consiglio proprio riguardo all'omosessualità. Ricordo nitidamente di averla sentita inveire contro i genitori di un suo studente gay, i quali accusavano il figlio di 'immoralità'. Quindi, se di mio padre non mi son mai fidato al riguardo, perché per lui l'omosessualità va bene finché non è in casa sua, con le premesse descritte prima era invece difficile per me aspettarsi una reazione così fredda da parte di mia madre. Però è vero che dovrei forse essere un po'più incisivo, facendole davvero capire chi sono. Come tu scrivi:

[quote="Help"parlandole apertamente e senza mezzi termini e cercando di instaurare un "dialogo" con lei e non un "monologo" lei potrà arrivare finalmente ad accettarti.[/quote]

Ho pensato tante cose, per esempio che, nonostante tutto, quando si toccano le dinamiche che riguardano i figli e l'omosessualità non ci sian ragioni che tengono e l'apertura mentale venga pericolosamente insidiata da forte retroterra cattolico (che mia madre ha). Oppure ho pensato che lei sia dispiaciuta non tanto dell'omosessualità in sé, ma perché pensa che l'omosessualità sia fonte di tante sofferenze. Oppure ancora perché sente che la mia omosessualità le impedisce, visto che con mio padre la strada è sbarrata, di avere una famiglia unita e felice come vorrebbe, una famiglia che spesso s'immagina di avere. Quel che ho provato a fare è parlarle, a raccontarle anche del mio ragazzo, di cosa fa, di dove vive, di cosa abbiamo visitato insieme quando lui è venuto a trovarmi. In genere però la conversazione cade dopo poco. E il famoso discorso, che lei all'inizio mi aveva detto di voler fare per capire meglio cosa fosse accaduto in me, non c'è mai stato, nonostante io abbia tentato d'introdurlo mille volte. Come dicevo ci son stati nove mesi di muro di gomma, in cui tentavo invano di parlare della cosa, e una buona apertura in Aprile. Ci son casi peggiori, ma insomma, certe aspettative, quando vengono deluse son brutte, soprattutto perché, come scrive giustamente Barbara
barbara ha scritto:penso Che il dolore derivi a Volte dal constatare quanto siamo piu fallibili rispetto all immagine Che abbiamo di loro.
Comprendo ora, scrivendo con voi, come molto del lavoro nel mio caso stia proprio nell'accettare che mia madre sia meno preparata, anche meno aperta di quanto credessi, forse. è dura, però, perché si viene a creare un brutto doppio piano; da un lato lei che dà un affetto che è il massimo che possa concepire per me, dall'altra io che me ne attenderei, in un certo senso, di più. Non è una delusione da poco, quella che riguarda la propria madre. Ma forse, come dice Barbara, non si finisce mai di crescere e anche questa cosa fa parte del percorso.

Stavo riflettendo, anche, sul fatto che tutto è reso più strano dal fatto che, nelle città dove ho vissuto come fuorisede, sono apertamente dichiarato e anche ora, se viene fuori in qualche discussione l'argomento, io mi qualifico come gay senza problemi, anche sul lavoro/università. Perché desidero essere me stesso, visto che sono arrivato a questo punto dopo non poche sofferenze. Con tutti i miei amici si parla della mia omosessualità nel modo più aperto immaginabile, senza tabù di sorta. è sicuramente anche per questo che sento una distanza incolmabile quando ritorno a casa. Perché mi pare di trovarmi all'età della pietra. Ma probabilmente non mi rendo conto che le generazioni più anziane sono molto lontane dalle nuove su questi temi, mi dimentico che io stesso ero bloccatissimo sulla questione solo due anni orsono. Chissà.

E un altro ragionamento che ho fatto ultimamente (scusate la lungaggine, la sintesi non è il mio forte :D) è che fino a 22 anni la mia vita è stata tutta vissuta come ci si attendeva che io la vivessi. Dovevo essere bravo a scuola e lo ero. Dovevo andare al catechismo e ci andavo. Dovevo suonare il pianoforte e lo facevo (anche se lo suonavo maluccio ;) ) . Dovevo fare lo scientifico e l'ho fatto. Dovevo andar bene all'università e andavo bene. La ragazza l'avevo. Non sono mai stato il ragazzino perfettino, nel senso che a lato son sempre stato anche un gran casinista che ha sempre fatto mille cose stravaganti, però mi son sempre tenuto nei limiti. Mai ho contravvenuto, per come son stato educato, a ciò che i miei si attendevano da me sulle cose importanti; sentivo, e sento forse tuttora su di me, il peso del loro giudizio. Probabilmente è per questo che cerco l'approvazione almeno di mia madre.
Da un po'di anni seguo il buon detto
Landon ha scritto:
credo che sia necessario vivere la propria vita senza chiedere permesso a nessuno :)


ma, come si può vedere, ancora non lo sto applicando appieno, perché non ho il coraggio di dire in toto "mamma, papà, non sono quello che pensate, né quello che volete. Fatevene una ragione. Se voi davvero accetate la cosa, io sarò felice di presentarvi le belle cose che sono riuscito a costruire. Altrimenti continuiamo così, in questa fatica che mi prende, ogni volta che vi vedo, nel mettermi una maschera non mia. Continuiamo con le bugie, con una vita vissuta in parallelo. Continuiamo. Ma sappiate che da parte mia trovo la cosa ripugnante."

Non so, a voi è mai capitato di percepire che la vostra esistenza procedeva non secondo un percorso da voi segnato, ma seguendo una strada per voi tracciata da qualcun altro per voi, una via che questo qualcun'altro si attendeva che voi seguiste?
Landon ha scritto: Certo, costantemente. Sapere di non poter liberamente dire che esco con un ragazzo, che frequento qualcuno ecc.... Non mi pesa, molto, il fatto che loro non sappiano in sé: come già scrivevo sono un ragazzo abbastanza riservato e quindi non mi piace parlare troppo di me, specialmente con i miei genitori. Mi sarebbe piaciuto, però, che loro avessero saputo di me per evitare le tante, troppo menzogne che invento. "Con chi esci oggi?" A questa domanda rispondo con tutte le mie amiche "storiche", uscete sin troppo frequenti quando, in realtà, esco per conoscere qualche ragazzo. Ma, d'altronde, cosa dovrei dire? Mamma, papà esco con Tizio o con Caio? Penso che rimarrebbero scandalizzati :o

Ultimamente credo mi pesi di più non poter essere me stesso con gran parte dei miei amici piuttosto che in famiglia anche se, non lo nego, mi irritano quei discorsi familiari in cui i gay vengono trattati alla stregua di "poveretti, sono nati così". Ma questo è un altro discorso :D

Lo scorso sabato sono andato per la prima volta in vita mia al Gay pride (esperienza molto bella!). La sera, tornato a casa, quando al telegiornale sono apparse le varie immagini i miei genitori si sono scatenati con le "reazioni" più disparate.... ma credo che sia necessario vivere la propria vita senza chiedere permesso a nessuno :)
Non dev'essere semplice, Landon, non aver fatto coming-out con gran parte degli amici, né sentirsi fare certi discorsi in casa. Nel caso dei tuoi amici è dovuto al fatto che hai timore che si possa spargere voce o che possano non capire?

Inoltre, come pensi che farai un giorno coi tuoi genitori, Landon? Non dirai mai nulla? Io me lo chiedo spesso per quanto riguarda mio padre, l'idea mi fa venire un tale panico che smetto di pensarci. Non so te, ma io ho rischiato più volte di esser scoperto, cavandomela con botte di fortuna o giocando sul fatto che lui non sospetta nulla. Ma per quanto ancora? C'è chi ce la fa per una vita. Ma se così non fosse?

Ok, buonanotte, genti, e scusate il papiro. Un abbraccio a tutti. :D

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Re: Quel sottile muro di gomma

Messaggio da e^ip+1=0 » mercoledì 24 giugno 2015, 1:13

Ho fatto un po'di pastrocchi con le citazioni, spero che il post precedente si capisca :)

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