Ed effettivamente, è solo dopo questi momenti di grande noia che ho scoperto tante cose sulla mia persona, tanto da cominciare a reputarli quasi fondamentali.
Ma fondamentali per cosa? In breve a nessuno piace essere annoiato, cerchiamo sempre dell'altro da fare e finché non lo troviamo siamo insofferenti a qualsi voglia attività, allontaniamo persone fino quasi ad estraniarci dal mondo esterno, passiamo interi giorni nel letto a non fare niente di diverso dal piangere o pensare. Ma se fosse questo atteggiamento a permetterci di cambiare?
Sai, io continuo a non capire perché ogni volta che trovo qualcosa per cui reputo valga la pena essere felici, la mia testa mi tradisca e mi dica che quella cosa non è più la cosa che cerco, che devo andare oltre. Che sia una sorta di spinta evolutiva?
Mi pongo tante domande ogni giorno, la più importante è, perché non riesco più a provare emozioni? Non sono più ne felice ne triste, eppure sorrido e fingo, dentro ho questo enorme nulla che mi devasta, ma non riesco più a parlarne con nessuno, perché ogni volta che ne parlo le persone si allontanano, scappano da me e io non voglio rimanere solo.
Cosa vorrei dalla vita? Vorrei imparare a smettere di riflettere, e ogni tanto accontentarmi di avere un tetto sulla testa, ma non mi basta, voglio di più. Mi riprometto sempre cose che non faccio, e in fondo in fondo la mia giornata la passo a guardare il muro che ho di fronte e pensare come sto perdendo i migliori anni della mia vita in eterna contemplazione. Quantomeno non faccio nulla di male, sono un bravo ragazzo, no?
La storia della mia vita è un eterna pagina bianca, in cui si alternano momenti di vuoto a grandi pause.
Ho freddo e non mi copro, perché gli unici momenti in cui ho coscienza di vivere sono i momenti in cui provo dolore e sofferenza, forse è così per tutti, chi lo sa. Nel momento in cui smetto di provare il dolore mi scordo come facesse male, strano anche questo, lo provo così spesso eppure ad oggi non saprei descriverlo. E così come il dolore non mi ricordo la sensazione di vuoto che mi da la paura quando attraverso un vicolo buio di notte. E più passa il tempo più mi dimentico quel dolce batticuore che mi lasciava l'amore un tempo.
Ogni tanto penso che sia l'ansia ad aver spento tutto, ma anche fosse non saprei come spegnere l'ansia, e allora come tornare ad amare?
Vorrei cambiare perché così come sto adesso sto male, ma ho paura del cambiamento e preferisco restare fermo immobile dove sono.
In fondo in fondo, vorrei solo sentirmi speciale, ma più vado avanti più mi accorgo di non esserlo.
Cado e non mi rialzo perché non mi piace sforzarmi, e se qualcuno mi tende un braccio lo tiro giù con me, a fondo, solo per potergli dire che non è diverso da me, solo per sentirmi meno solo. Ma quando l'altro si rialza e se ne va senza tornare più indietro allora penso male di lui, penso che mi abbia abbandonato quando in realtà non ho fatto nulla per farlo restare. E allora mi chiedo se questo freddo intorno a me non mi sia entrato anche un pò dentro, se non mi abbia congelato quel calore che avevo dentro da bambino.
Che rumore fa un cuore di ghiaccio che batte? Nessuno, perché il ghiaccio non batte ma si frantuma, e una volta in pezzi non torna insieme.
Siamo forse tutti nati pensando alla stessa maniera? No, eppure con il tempo ciò che uno dice sbagliato tutti iniziano a pensarlo come tale, due persone dello stesso sesso che escono insieme? No mio dio, assolutamente contro natura, piuttosto ri-eleggiamo Hitler, ma per dio, il matrimonio tra due gay no. E dal profondo del cuore rido, sul serio ho passato tempo a chiedermi perché sono diventato ciò che sono? Lo sono perché non posso essere nulla di diverso. Perché più gli altri mi dicono che non posso avere ciò che voglio, più penso che è ingiusto che gli altri lo abbiano, e allora parte l'invidia, e il freddo, e il cuore smette di battere, e il cervello inizia a pensare.
Mi fa ridere pensare come la parola democrazia non sia altro che un sinonimo di prepotenza, di come i forti in realtà siano dei deboli che per sentirsi abbastanza hanno bisogno di vedere gli altri soffrire. Mi fa ridere chi dice che io faccio parte della gioventù bruciata, non è la mia gioventù ad aver fatto scoppiare due guerre mondiali, ma per assurdo dicono ci fossero più valori quando al posto delle parole volavano pallottole. Viviamo in una società che esalta il soldato e schernisce il pensatore, e ci chiediamo perché al mondo ci siano ancora così tanti problemi?
Non sono ricco forse neanche d'animo, ma in confronto ai mister capi saldi di multinazionali so di non aver rubato niente a nessuno, neanche un centesimo, e per questo vivo bene.
Io penso, e tanto basta per dare alla mia vita un senso, tanto basta per combattere questo sistema conservatore che opprime chi come me cerca di essere felice. E forse alla fine di questa grande guerra, le emozioni torneranno, ma ora mi serve la freddezza di un soldato per non avere pietà di nessun pensiero che sia a me nocivo. In fondo non ho fatto il militare ma ogni giorno mi alzo e combatto la mia guerra, e tanto basta per farmi dire che non sono una nullità. E vinta questa guerra non me ne farò nulla del riconoscimento, mi gusterò il sorriso di chi l'ha vinta con me, e il freddo passerà, e io mi rialzerò.
Mi scuso se questo testo urta la sensibilità di qualcuno, sono un insieme di pensieri scritti nel tempo che volavano nell'aria. Per il resto ringrazio chiunque abbia il coraggio di leggere tutto e di non arrendersi alle prime righe

