Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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NAMI1883
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Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da NAMI1883 » domenica 18 ottobre 2015, 17:28

Salve a tutti, vorrei conoscere la vostra opinione su quanto mi sta accadendo.
Quest'estate ho conosciuto un uomo più giovane di me (lui 32, io 46), sin dal primo istante mi ha colpito con il suo modo di fare solare, allegro, gentile, posso dire che per me è stato come un colpo di fulmine (per chi ci crede).
Il primo incontro è stato casuale a Luglio, il secondo ancor di più perché è venuto a passare le sue vacanze nel posto dove io vivo e lavoro.
Da quel momento (era agosto), abbiamo iniziato una frequentazione, prima via whatsapp, facebook e qualche telefonata, più recentemente (molto più recentemente), di presenza.
Io non ho mancato di fargli capire il mio interesse per lui e lui non ha mai rifiutato il mio approccio, anzi a volte lo ha incoraggiato, ma sempre timidamente.
Alla nostra prima cena insieme (agli inizi di ottobre) mi ha spiegato i motivi del suo atteggiamento "timido". Aveva alcune offerte di lavoro in attesa di risposta, la maggior parte delle quali l'avrebbero portato lontano da dove viviamo (già comunque viviamo a 60 km di distanza, con il mare in mezzo dato che io vivo e lavoro su un'isola). Questa notizia non ci ha impedito di continuare a frequentarci, io sono andato a casa sua ed abbiamo dormito insieme (dormito!). Abbiamo passato dei bei momenti insieme, brevi, ma intensi e mi ha confessato il suo interesse per me, sempre però consapevoli della spada di Damocle che incombeva e che, puntualmente, si è presentata lo scorso mercoledì.
E' stato infatti assunto da una multinazionale con sede a Milano che per i primi 6 mesi/1 anno lo farà girare per il nord Italia senza fissa dimora. A questo si aggiungono altri impegni che aveva già assunto i quali, praticamente fino a fine Gennaio 2016, lo porteranno a non tornare a casa se non per meno di 24h.
Ricevuta questa notizia al nostro successivo incontro (avvenuto nei giorni scorsi), abbiamo affrontato la situazione e lui è stato categorico nel non voler assolutamente portare avanti la nostra conoscenza perché l'accavallarsi dei suoi impegni gli impedirebbe di avere del tempo da dedicarmi e non vuole in alcun modo avere un rapporto quasi esclusivamente telefonico oltre a non volere che io sia "costretto" a vivere la sua vita senza avere lui la possibilità di condividere la mia.
E' qui che si sono invertite le parti, io "vecchietto" 46enne ho cominciato a ragionare da teenager e lui ha provato in tutti i modi a convincermi di dover restare con i piedi per terra.
Pur comprendendo, razionalmente, la sua posizione, trovo assurdo dover buttare al vento un reciproco interesse con diverse affinità e dei bei momenti già trascorsi insieme. Si è vero il tempo trascorso è poco, ma anche lui è fortemente attratto da me (parole sue) ed ha affermato che se non fosse dovuto andar via avrebbe voluto andare avanti, con una buona probabilità di avere ottimi risultati.
Ovviamente resteremo in contatto ma mi ha chiesto di ridurre i nostri contatti per evitare inutili sofferenze. Ma io sono pronto a fare qualunque cosa pur di non perderlo e gliel'ho anche detto, anche perché ho notato che le sue convinzioni, se messe alle strette, vacillano. E' successo già l'ultima volta che ci siamo visti qualche giorno fa, che sapevamo essere il nostro "ultimo" incontro. Mi aveva chiesto di non restare a dormire da lui, anche qui per "salvaguardarci", e non voleva che io passassi con lui il giorno seguente. Puntualmente ho dormito da lui e siamo rimasti insieme tutto il giorno dopo passando dei momenti bellissimi (niente sex!!!) quasi come una normale coppia. Solo il saluto è stato piuttosto difficile...
Fortunatamente il mio lavoro mi consente di spostarmi e volendo potrei anche cambiare sede se un domani lui dovesse averne una fissa. Lui mi dice che sono un pazzo (e forse è vero) ma se non si sogna almeno un po' in amore, cosa ci resta? E' mai possibile che un uomo di 32 anni decida di sopprimere la sua vita privata perché il lavoro gli assorbirà gran parte del suo tempo? Allora chiedo a voi: meglio sognare e provare di tutto pur di stargli vicino o arrendermi e dimenticarlo?

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Re: Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da progettogayforum » domenica 18 ottobre 2015, 20:21

INTANTO BENVENUTO NEL FORUM, NAMI!!

So che quello che sto per dire non incontrerà il tuo gradimento, ma penso che vada detto lo stesso. Se un ragazzo è veramente innamorato, cioè se ci tiene veramente ad un altro, non gli dice che è meglio allentare i rapporti perché c’è il lavoro. Ho visto coppie gay i cui componenti hanno lavorato in nazioni diverse per anni e che si ritrovavano ogni volta che ne avevano l’occasione, nessuno dei due ha detto all’altro che una relazione non stabile in fondo non va bene, perché una relazione non è questione di modalità di convivenza ma SOLO di persone, se uno ti dice che con te “sarebbe” stato tanto bello, “però” è meglio che ognuno vada per la sua strada, quel ragazzo la sua scelta l’ha fatta, al di là delle parole, contano solo i fatti, i comportamenti, non i condimenti giustificativi. Ti sta chiedendo di farti da parte, non è importante il perché, ti sta dicendo che ci sono cose più importanti di te e che una relazione stabile con un altro è meglio di una con lunghe pause con te… il messaggio non è un messaggio d’amore, ma esattamente il contrario. Chi ti vuole bene ci tiene a stare con te, non ti molla per nessuna ragione, cerca con te una soluzione perché il rapporto non si perda, cioè si comporta nel modo esattamente opposto a quello seguito da questo ragazzo. Tu hai visto in lui la possibile realizzazione di un tuo sogno d’amore, ma è evidente che lui non ha visto in te niente di simile. Nella sostanza la sua scelta l’ha fatta. Non ti vuole con sé, vuole essere libero, anche la differenza d’età, in questo, gioca parecchio. Continuare ad insistere per cercare di mantenere un rapporto con uno che ti ha detto di farti da parte è incoerente, perché è evidente che qui il problema non è né legato alla situazione lavorativa né al tempo, ma solo al fatto che a suo giudizio ci sono cose che valgono più di te e in una situazione simile non ci sono scelte da fare, la scelta l’ha già fatta lui ed è una scelta definitiva, tentare di ricucire un rapporto del genere significa solo farsi del male.

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Re: Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da NAMI1883 » domenica 18 ottobre 2015, 22:52

Grazie della risposta e del benvenuto, mi aspettavo qualcosa di simile.
Forse (mi appiglio a qualcosa) c'è un errore nella valutazione iniziale. Il nostro non è un rapporto già consolidato, è una conoscenza che stavamo provando a trasformare in qualcosa di più, ma decisamente in fase embrionale.
Tra l'altro non sta dicendo che cercherà una relazione stabile con qualcuno più vicino, semplicemente che non avrà il tempo da dedicare ad una relazione, indipendentemente dal fatto che possa essere io od un altro.
Però capisco quanto esposto, razionalmente ci sta tutto, ma è sempre la parte sognatrice che non riesce a vedere la realtà ed a sperare che ci possa essere una verità differente...

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Re: Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da progettogayforum » lunedì 19 ottobre 2015, 2:36

La parte sognatrice, sì, lo posso capire bene perché ho sognato per anni e poi mi sono svegliato ... e riaprire gli occhi non è stato per niente facile.
Volevo aggiungere solo una cosa, se non ci fosse l'ipotesi di un altro ragazzo la cosa non cambierebbe, essere il n. 2 rispetto ad un altro ragazzo o essere il n. 2 rispetto al lavoro, sostanzialmente è lo stesso. Per lui il lavoro è l'esigenza primaria che condiziona tutto il resto e di fronte al lavoro tu sei una realtà secondaria. Vedo spesso ragazzi che pospongono la vita affettiva al successo professionale, era quello che accadeva tanti anni fa, quando di regola i gay non potevano avere una vita affettiva e quindi il successo professionale era l'unica gratificazione possibile, ma oggi un gay può benissimo avere una vita affettiva e il mettere il lavoro al primo posto significa sacrificare qualcosa di reale e di essenziale, ma purtroppo lo si capisce sempre troppo tardi. Nessuno ci insegna che la vita affettiva può essere più importante del successo professionale, anzi, tutti ci insegnano il contrario.

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Re: Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da Help » lunedì 19 ottobre 2015, 6:20

Hai chiesto un opinione, vorrei fornirtela, deciderai poi tu come usarla. :)

Credo che nel momento stesso in cui hai fatto la domanda, in cuor tuo sapessi già la risposta che volevi ottenere, e se è così allora è meglio non seguire consigli di terze persone ma seguire la propria testa, perché se no si rischia di cadere nei rimpianti in un secondo momento.

Se il tuo desiderio di seguirlo si unisce alla possibilità di farlo, fallo, vedi cosa accade. Potrebbe andare male, potrebbe andare bene, sicuramente da questa storia imparerai qualcosa. Capisco il punto di vista di project, che non vuole farti vivere nella speranza che avvenga qualcosa che alla fine potrebbe non avvenire, ma in fondo è anche questa speranza che ci accende un po' la giornata.

Quello che voglio dirti, va bene chiedere l'opinione, ma alla fine decidi tu in base a fatti che tu ritieni rilevanti cosa fare, non demandare la scelta a un altro, su cui poi ricadrà la colpa quando ripenserai all'argomento con dispiacere.

Buona giornata

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Re: Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da NAMI1883 » lunedì 19 ottobre 2015, 9:55

Grazie project & Help per le vostre risposte.
Entrambe utili.
Project condivido in pieno quello che dici perché l'ho vissuto in prima persona, io stesso ho sacrificato la mia vita affettiva per i successi professionali per poi rendermi conto solo dopo di quanto sia stata una scelta sbagliata. Ovviamente non posso condizionare la sua vita, in questo momento ha anteposto il lavoro a tutto il resto e, vista la situazione in Italia, come dargli torto?
Per entrambi i motivi (per averlo già vissuto io e per la condizione del lavoro attuale) capisco il suo ostinarsi a farmi essere numero "2" come scrivi tu e per me sarebbe ovviamente più facile dimenticarlo qualora fossi il numero 2 dopo qualcun altro.
Però proprio per quello che scrivi anche tu e per il mio vissuto vorrei provare a fargli capire che successo lavorativo ed affetti possono coesistere, è chiaro che ci vogliono dei sacrifici da parte di uno o di entrambi, ma se lo si vuole ci si riesce. E' il suo rifiuto a priori che mi fa incazzare.
Ma comunque il tuo pensiero mi è chiaro, tu eviteresti...

@ Help: No, la risposta in cuor mio non c'è, perché sono pieno di dubbi e la sofferenza non aiuta a ragionare a mente fredda.
E' proprio quello che scrivi tu che mi manda avanti, la speranza...
Sono anni che si osserva un decadimento dei rapporti gay, tutti pronti con le varie app ad incontri che non ti lasciano nulla se non uno svuotamento di emozioni e di altro. Quando, all'improvviso, un raggio di sole sembra illuminare la tua esistenza allora si riaccendono le speranze e si rivivono emozioni che sembravano sopite e quasi dimenticate, perché rinunciare alla bellezza di tutto questo? Per che cosa?
Sicuramente la decisione sarà presa da me e non ho chiesto l'opinione per farmi condizionare, la mia speranza era ottenere un confronto con chi magari avesse vissuto qualcosa di simile o ottenere pareri difformi per poter aiutarmi a riflettere, come in effetti state facendo tu e project, mi auguro si aggiunga qualcun altro per un confronto ancora più ampio.

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Re: Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da Help » lunedì 19 ottobre 2015, 17:01

Dici di essere confuso, eppure leggendo i tuoi post a me sembra che tu un po' abbia già scelto, non so, forse leggo con la chiave sbaglia :)

Vorrei evidenziare un dettaglio, non c'è un decadimento dei rapporti gay, soltanto una modernizzazione. Per gli etero quest'evoluzione da amore a rapporti occasionali è avvenuta prima rispetto al mondo gay, con la nascita di persone che proprio come professione offrivano prestazioni sessuali in cambio di denaro. Nel mondo gay questa evoluzione non è mai potuta avvenire in quanto ogni tipo di rapporto omosessuale era osteggiato, con lo sdoganamento dell'omosessualità anche i rapporti di tipo gay hanno potuto subire questa evoluzione.

Ora non mi metterò a scrivere la mia opinione riguardo la positività o la negatività della cosa, questa evoluzione è stata causata da una necessità diversa delle persone, le quali non cercano più rapporti stabili ma qualcosa che duri poco e che si possa cambiare subito. Tutto questo discorso per dirti che per quanto questa evoluzione a te non piaccia, una maggiore libertà di vivere il proprio rapporto alla luce del sole causa anche un cambiamento nello stesso rapporto vissuto, alla fine ogni passo avanti su una questione se ne fa uno indietro su un'altra correlata alla prima, e le difficoltà alla fine sono sempre più o meno le stesse. Questo per dirti infine ( dopo tutto questa prosopopea che forse potevo evitare ahah ) di non sentirti mai troppo in ritardo per vivere l'amore, e di non correre pensando che in un futuro tu non possa più trovare una persona che la pensi come te.

Detto questo la mia opinione a riguardo te l'ho già scritta, te la riscrivo, prova, al massimo nascerà solo una grande amicizia, al mondo servono anche quelle credo.

Buona fortuna

Rayden
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Re: Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da Rayden » mercoledì 28 ottobre 2015, 1:14

Caro Nami,

ho letto con vivo interesse la tua storia, che mi ha riportato ad un passato assai recente.

In un rapporto troppo complesso per essere ingabbiato nelle strette maglie di una definizione, anche a me un ragazzo significativamente più giovane ha riferito che non avremmo potuto costruire le fondamenta di una relazione stabile, perché qualche centimetro di troppo su una cartina geografica ce lo avrebbe impedito.

Io impegnato da anni in un'attività professionale sedentaria alla quale è sempre stato difficile rubare qualche ora d'aria, lui alle prese con il primo impiego precario da neolaureato pendolare alla ricerca di un futuro. La voglia di provarci era reciproca, la percezione soggettiva del medesimo ostacolo no, e purtuttavia quest'ultima ha avuto la meglio.

Il ragazzo di cui ti eri innamorato ha scelto il lavoro e non te. Per quanto un cuore rapito tenti strenuamente di sfuggirvi, è una considerazione che non ammette obiezioni. Di fronte al bivio tra amore e carriera, il tuo amico ha optato per questa seconda strada e la tua narrazione fa pensare che non vi sia un doppio senso di marcia che consenta a chi l'ha imboccata di tornare indietro.

Si tratta, però, di una scelta che non sottende necessariamente una preferenza o una gerarchia dei valori: l'aver optato per il lavoro in luogo dell'amore non equivale di per sé ad aver voluto relegare l'affetto in una posizione secondaria rispetto alle prospettive di una carriera.

Una prima considerazione, forse ovvia, è data dal fatto che oggi è quasi più facile trovare un cristallo di neve nel deserto che un lavoro stabile con qualche prospettiva futura. In questo contesto, ogni impulso romantico tende a cedere il passo ad un meno nobile pragmatismo: si tratta senza dubbio di una scelta, ma una scelta che, se non obbligata, appare fortemente condizionata da fattori esterni difficilmente superabili.

Certo, il tuo amico avrebbe potuto non scegliere, decidendo di accettare il lavoro senza con ciò rinunciare a costruire un progetto di vita con te, nella comune ricerca di un difficile equilibrio lungo la corda sospesa sulla valle fra il versante del cuore e quello dei bisogni più "materiali" della vita.

Non tutti, però, sono dei bravi funamboli. Se tu - come me, del resto - te la senti di provare a percorrere quella corda, magari procedendo a piccoli passi, misurando le distanze e tenendo la posizione migliore per rimanere in bilico ogni qual volta ti sembra di cadere, altri non hanno questa capacità.

Il tuo amico - come il mio - avrà probabilmente pensato alle emozioni che avrebbe vissuto con te su quella corda e forse in quel momento ha pure sorriso. Tuttavia, la paura (o la consapevolezza) di non essere abbastanza allenato per un percorso così difficile, il timore di non saper resistere alle folate di vento da cui avrebbe potuto essere investito allorché si fosse trovato senza sostegni, l'incapacità di risalire la montagna dopo la prima caduta o il dubbio sull'effettiva solidità di quella corda lo hanno fatto desistere dal muovere il primo passo nel vuoto verso il versante del cuore.

A prima vista il tuo amico sembrerebbe poco propenso alle sfide dei sentimenti, incapace di guardare oltre gli orizzonti più vicini, arrendevole rispetto ai percorsi accidentati dell'esistenza o semplicemente poco coraggioso. Ciò non significa, però, che egli abbia voluto sacrificarti sull'altare della carriera né che ti abbia messo da parte, come un ostacolo lungo il suo percorso. Semplicemente, anche il tuo amico ha limiti e debolezze che, in modo più o meno intenso, più o meno vario, influiscono sulla capacità di ogni essere umano di reagire di fronte alle scelte e alle difficoltà che la vita gli pone innanzi.

Quel che ti chiedo - e ti pongo questa domanda perché me la sono posta a mia volta - è questo: il tuo atteggiamento di fronte a decisioni di questo tipo, la tua propensione a seguire le ragioni del cuore ad ogni costo, la tua caparbietà di fronte agli ostacoli che la vita frappone, sarebbero stati davvero compatibili con una personalità così diversa e che tende a farsi sommergere tanto facilmente dalle stesse impetuose onde della vita di fronte alle quali i tuoi sentimenti rimangono così fermi e solidi?

Rayden

NAMI1883
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Re: Meglio sognare o tenere i piedi per terra?

Messaggio da NAMI1883 » giovedì 29 ottobre 2015, 13:12

GRAZIE Rayden, per la tua bellissima risposta (non che quelle prima siano state meno belle...). Sei proprio la persona che speravo di incontrare qui, qualcuno che avesse vissuto la stessa esperienza.

Comincerò dalla fine e cioè rispondendo alla tua domanda...
Il mio atteggiamento, propensione e caparbietà compatibili col suo modo di fare?
Non lo so in tutta sincerità, perché ogni situazione va gestita diversamente e quello che mi sembra di vedere dall'altro lato è una persona estremamente razionale con tutte le sue debolezze. Ho visto di persona crollare alcune sue "certezze" durante i nostri incontri ed è stato proprio questo a spingermi ad andare avanti. Credo poi che l'età giochi un ruolo fondamentale in questo caso. Tante volte ci si sente dire che la vita è una ruota e che gira ed in questo caso è proprio così. Ho vissuto la stessa situazione a parti invertite, 10 anni fa quando mi buttai a capofitto nella mia "brillante" (allora la vedevo così) carriera mandando in un attimo in frantumi una storia che durava da 5 anni. Proprio alla luce di questo capisco il suo atteggiamento e mi rattristo ancora di più nel vedere che potrebbe fare la mia stessa fine, anche se poi ogni storia è soggettiva e la sua potrebbe avere un finale diverso.
Quello che posso dirti è che credo che essere compatibili o meno lo si può scoprire solo in un modo, vivendolo.

Da quando ho scritto il primo post le cose non sono migliorate di molto, anzi in un certo qual modo sono peggiorate. Un mio tentativo di fargli una sorpresa è finito per farlo restare un po' deluso dal mio atteggiamento che ha definito immaturo. Proverò a spiegarmi brevemente: sapevo che per una giornata sarebbe dovuto tornare a casa per seguire un'attività importante di cui era responsabile. Volevo sorprenderlo andandolo a prendere al suo arrivo e stando con lui tutta la giornata seguendolo nella sua attività. Per fare questo ho dovuto contattare un suo amico chiedendogli informazioni sull'arrivo e (idea pessima) la sua opinione sulla mia idea di sorprenderlo. Il suo amico, che io ritenevo intimo, mi ha sconsigliato dal prendere tale iniziativa perché da quanto lui sapeva, il mio "amico" non nutriva altro interesse che amicizia nei miei confronti. Questo naturalmente ha scatenato tutti i miei dubbi e fatto si che dessi più credito a questa persona piuttosto che a quanto mi era stato riferito vis-a-vis. Parlandone con il mio "amico" ho chiaramente scatenato la sua delusione nel dare credito ad una persona per me sconosciuta e non aver creduto alle sue parole. Ne è seguita una settimana di totale silenzio (anche perché io ero all'estero per lavoro) e solo da qualche giorno abbiamo ripreso i contatti ma ovviamente con qualche difficoltà.
E' vero, ho agito con leggerezza ed immaturità (da bravo 46enne), ma la questione di fondo è sempre la stessa, usare la razionalità o lasciarsi andare e quindi compiere anche azioni irragionevoli e non da "adulti"? In fondo non è proprio questo l'essere innamorati? o dobbiamo chiudere il cuore dentro la gabbia nevrotica del cervello? In tutto ci vuole il giusto equilibrio ma l'amore, secondo me, deve essere condito da un pizzico di follia, sempre.

Tu ed altri avete scritto che lui ha scelto il lavoro e non me ed è questa, apparentemente, l'evidenza dei fatti ed è un fatto concreto, indiscutibile. Quello a cui mi appiglio è che la sua decisione è maturata dal fatto di non avere tempo a disposizione perché questo nuovo lavoro lo assorbe 6 giorni su 7, al momento con sedi diverse nel nord Italia ed in futuro addirittura potrebbe anche essere all'estero. Nel poco tempo libero a disposizione deve comunque portare a termine un master che aveva già iniziato, praticamente tempo libero 0. Aggiungiamo che odia (giustamente) i rapporti telefonici ed il gioco è presto fatto. Tempo per un'eventuale relazione inesistente. Ma non mi ha mai detto che non gli interesso e che non potrei essere la persona giusta, anzi ha proprio detto il contrario.

La mia convinzione (che spero essere giusta e che mi fa andare avanti) è che abbia preso molto razionalmente questa decisione ma che posto davanti a fatti concreti le sue certezze possano vacillare, come successo tutte le volte che ci siamo incontrati.
Dopo quanto successo recentemente mi sento davvero come un funambolo che sta camminando però sul filo di un rasoio, il mio prossimo errore sarà certamente l'ultimo, ma sono sempre più convinto che ne valga la pena anche perché a questo punto meglio avere una risposta negativa e voltare pagina che vivere nel perenne dubbio di ciò che poteva essere e non è stato.

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