Emozioni congelate

La difficoltà di uscire allo scoperto
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Birdman
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Emozioni congelate

Messaggio da Birdman » martedì 27 ottobre 2015, 18:04

Salve a tutti, vorrei chiedervi un parere riguardo all'incapacità di comunicare, talvolta, per via di limiti caratteriali, nonostante si abbia di fronte una persona con la quale non si dovrebbe avere alcun problema nell'instaurare un dialogo profondo.
Premetto che le persone con le quali ho fatto coming out in passato sono pochissime, esclusivamente amici di cui mi fido ciecamente. Ma ripensandoci sono stato spinto a farlo quando ancora la mia accettazione era lontana dall'essere del tutto compiuta (probabilmente non lo è tutt'ora, ma ho fatto molti progressi). Tuttavia, la forza che mi spinse a farlo fu sì la voglia di uscire dall'isolamento, ma soprattutto l'innamoramento sperimentato, in fasi diverse, per alcuni ragazzi. In un caso l'oggetto del mio innamoramento era proprio il ragazzo con cui feci c.o., che oggi è uno dei miei migliori amici (ne ho parlato recentemente rispondendo ad un topic che trattava il tema dell'innamoramento per ragazzi etero), mentre in un'altra occasione feci c.o. con un altro mio caro amico, perchè volevo saperne di più di un ragazzo che mi interessava molto, che sospettavo essere gay, a causa di un discorso che avevo ascoltato e frainteso (in entrambi i casi si è trattato di amori impossibili per ragazzi etero, ed è stato più faticoso uscire dal secondo, ma ne sono uscito). Ma a parte questo, quello che voglio sottolineare è la ragione che mi ha spinto a uscire allo scoperto con i miei migliori amici, che ad oggi mi pare poco sincera verso di loro. Quasi utilitaristica direi: glielo dissi perché avevo un obiettivo sentimentale da raggiungere. Poco sincera dicevo, perchè a quei tempi, in fondo, non avevo alcuna voglia di rivelarmi per quello che sono con loro, probabilmente a causa della scarsa autoaccettazione, ma non credo fosse l'unica ragione. Penso che se non fosse subentrato l'innamoramento, probabilmente non sarei riuscito a dichiararmi con loro.
Generalmente ho sempre avuto delle difficoltà ad esprimere in maniera sincera la mia interiorità, e questo è dipeso in parte dall'omofobia interiorizzata, ma anche da una forma di ''pudore dei sentimenti'', che mi è stato trasmesso. Infatti, sebbene nella mia famiglia non si può proprio dire che ci sia anaffettività, tutt'altro, c'è però una sorta di lieve distacco da alcuni sentimenti (questo l'ho riscontrato maggiormente nella famiglia di mio padre), accantonati quasi per non sembrare troppo deboli. Ma meno si ha familiarità con l'espressione della propria interiorità, più difficile diventa farla emergere, e quando lo si fa si ha il terrore di apparire ridicoli.
Sono sicuro che anche questo aspetto abbia inciso profondamente nel mio ''blocco emotivo'', che si è ripercosso su tutte le mie interazioni. Anche con i miei amici. E perfino con quelli che adesso sanno di me. Con loro infatti, al momento di rivelarmi, ho provato un grosso senso di imbarazzo, sia per il tipo di comunicazione che mi apprestavo a fare (reso ancor più difficile dalla scarsa autoaccettazione del periodo), sia perché non avvezzo a quel genere di discorsi. Mi è parso quasi di violentare la mia interiorità in quel momento, quasi come se la stessi tirando fuori con la forza. E non mi sono sentito per nulla liberato dopo averlo fatto, contrariamente a quello che mi aspettavo. Anzi, avevo la sensazione di essermi caricato di un ulteriore macigno, ed è strano, considerando che la loro reazione fu molto positiva. Il senso di disagio fu abbastanza intenso da non riuscire più a riparlare con loro della mia omosessualità, se non per accenni, o per battute scherzose. Ma non è il genere di dialogo che avrei voluto avere con loro. Voglio specificare che questo problema non riguarda il tipo di rapporto che ho con i miei amici, essendo loro persone intelligenti e disponibili al dialogo. E' un problema che riguarda esclusivamente me. Vorrei parlare con loro ad un livello profondo della mia affettività e del percorso tortuoso che ho affrontato, e pur potendolo fare, non riesco ad aprirmi. E ancora una volta, meno ne parlo, più difficoltà ho nel farlo.
Recentemente mi è capitato di sentire ancora quel senso di blocco parlando con loro, e mi sono stupito di questo, perché negli ultimi tempi ho fatto parecchi progressi. Verso me stesso, il disagio che provavo tempo fa, almeno nel mio dialogo interiore, è quasi del tutto svanito. Dico quasi, perché ancora fatico a tirar fuori la mia interiorità per cercare un confronto che avvenga all'esterno della mia mente. Sto bene con me stesso, ho perfettamente accettato la mia identità e non la cambiarei per nulla al mondo, ed è per questo che non capisco la ragione profonda di questo strisciante malessere nell'esprimere ciò che provo. In passato avrei potuto parlare di ''vergogna del mio essere'', o di una forma di orgoglio malato, ma solo per la mia scarsa maturità.
Oggi voglio esprimermi, ma ancora non ho trovato la chiave per riuscire a farlo. Credo sia lo stesso meccanismo di blocco interiore che mi impediva di scrivere qui, e non nascondo di aver provato una forma di iniziale disagio nell'approccio al forum, ma sto cercando di ''scongelarmi'' in un certo senso, perché credo che non debba esserci nessuna vergogna nell'esprimere la propria interiorità, e che in fondo molti modelli comportamentali che ci sono stati trasmessi siano da rimettere in discussione, essendo a mio avviso insani. Il problema però resta, e mi piacerebbe ascoltare il vostro parere.
Grazie

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Re: Emozioni congelate

Messaggio da barbara » martedì 27 ottobre 2015, 18:59

Ciao! Benvenuto nel forum. :D mi ha molto colpito il tuo racconto. Lo trovo molto profondo e serio. E' evidente che sei abituato a riflettere sulle tue sensazioni e sulla tua storia personale. Questo è importante perché il primo passo per riuscire a cambiare le cose di noi che non ci vanno bene. Ma e' secondo me anche il primo passo per accettare quelle che non possiamo modificare.. Scrivere sul forum in fondo e' già una via di mezzo tra il silenzio e il condividere le tue emozioni con persone che conosci. E credo sia stata una buona idea se non sei pronto ad aprirti con chi conosci. Sperimentare cose nuove e' sempre impegnativo e lo viviamo spesso con un certo timore di sbagliare e restare delusi. Hai ragione nel.dire che l educazione e' spesso poco attenta ai sentimenti . Questo è vero sia a casa che a scuola. Non e' certo una nostra responsabilità. Ma non possiamo farci tarpare le ali dalla nostra storia. E sento che tu sei determinato in questo.

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Re: Emozioni congelate

Messaggio da progettogayforum » martedì 27 ottobre 2015, 20:42

Ciao Birdman!! E benvenutissimo nel Forum!!!
Ho letto il tuo post con la massima attenzione, ma, francamente ho l'impressione che tu provi le stesse difficoltà che hanno provato e provano migliaia di ragazzi gay davanti al coming out, di fronte al fatto di innamorarsi di amici etero e di fonte all'ipotesi di un dialogo aperto in cui parlare di sé in modo veramente libero. Francamente, se ripenso al mio primo coming out (e non solo al primo) mi ritrovo per filo e per segno nelle cose che scrivi e altrettanto vale per il coming out verso amici etero dei quali si è innamorati. A te possono sembrare cose particolari e problematiche ma, vedendo tante situazioni analoghe, sono portato a pensare che si tratta invece di problemi tipici della stragrande maggioranza dei ragazzi gay. Francamente non ho mai visto nessuno che si sia buttato in un coming out senza mille dubbi e mille perplessità e non ho mai visto nessuno che, dopo, non abbia anche pensato di aver fatto un errore che poteva creare solo imbarazzo. Il post che hai scritto descrive situazioni che sono quasi universali, anche se non sempre lo si riconosce, tu vai molto a fondo nelle analisi e ti chiedi molti perché, ma alla fine non farebbe male un po' più di leggerezza. Adesso sei qui nel Forum e penso che avrai modo di renderti conto che le tue reazioni sono assolutamente normali. Essere gay non è proprio facile, qualche problema c'è, ma i problemi si affrontano e si superano!
Un forte abbraccio e BENVENUTO NEL FORUM!!

toralba
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Re: Emozioni congelate

Messaggio da toralba » mercoledì 28 ottobre 2015, 0:54

Ciao Birdman,
Mi ritrovo molto in quanto hai raccontato e, a tratti, quasi sembra di leggere una descrizione sintetica della mia vita. Ma, come giustamente osserva Project, quel che dici è probabilmente molto più comune di quanto tu stesso possa immaginare. Una risposta alla domanda che sollevi, e cioè: “perché questo blocco emotivo, perché l'impossibilità di comunicare ciò che provo?”, la si trova già nel tuo racconto: nel modo in cui hai imparato a manifestare l'emotività in famiglia. Credo che il “pudore dei sentimenti”, come efficacemente l'hai definito, sia ciò che tutt'ora, con persone completamente diverse e con cui hai un rapporto ben articolato, ti frena nell'instaurare un dialogo più profondo. Tu stesso rintracci in ciò una causa importante del blocco emotivo cui accenni. Per esperienza personale, so che il modo in cui apprendiamo a manifestare (o non) i sentimenti in ambito familiare incide profondamente.
Accenni ad un miglioramento, ad una accettazione di te stesso senza più riserve e questo vuol dire che hai lavorato su di te. Continuando a lavorare in questa direzione, credo potresti riuscire a superare il disagio che provi nell' “aprirti” con i tuoi amici. È questione di fare un passo alla volta, cominciare a discuterne, anche solo piccoli passettini. E da lì, penso riuscirai a superare il tuo blocco. Ti accorgerai che non c'è nulla di male nell'esprimerti con loro, anche sul piano emotivo, e valutare il modo in cui loro reagiranno a quanto gli dirai, ti aiuterà a superare il “congelamento delle emozioni”.
Quanto alla tua esperienza con il coming out, penso (da quel che racconti) che sia stata in ogni caso un'esperienza positiva. Non direi che possa esserci stata alcuna forma di utilitarismo! Anche se lo facesti con la speranza di sapere se un ragazzo per cui provavi qualcosa era gay, non ci trovo nulla di male. L'hai fatto nella speranza di avere un ricambio affettivo e un contatto umano, non per altri motivi. Qualunque sia stata la ragione che ti ha spinto a venire allo scoperto, non ha leso nessuno dei tuoi amici. Come avrebbe potuto?
Se rifletto ai miei coming out, fatti con i miei amici intimi e mia madre, l'unica cosa che, ammesso sia il termine giusto, rimpiango, è l'aver ingenuamente creduto che farlo avrebbe potuto mutare lo stato di cose, risolvere i nodi che avevo lasciato per lungo tempo in sospeso. Non l'ha fatto e, forse, ha persino tardato la “resa dei conti” con me stesso. Ma, almeno quanto ai coming out con gli amici, ne sono felice perché, quale che fosse la ragione intima che mi spinse a farlo, mi permise di stabilire un rapporto più genuino con loro.
Un saluto

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Birdman
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Re: Emozioni congelate

Messaggio da Birdman » mercoledì 28 ottobre 2015, 2:58

Vi ringrazio per le risposte.

@Barbara
Già da semplice lettore del forum ho molto apprezzato i tuoi interventi, perchè riesci a vedere le dinamiche che si celano dietro le nostre azioni, e lo fai sempre manifestando una spiccata sensibilità. Anche in questo caso hai perfettamente fotografato la situazione. Non solo sei riuscita a dedurre efficacemente alcuni tratti della mia personalità, ma mi ci ritrovo in tutto quel che hai scritto, e hai intuito che sono effettivamente determinato ad affrontare molte situazioni che ho lasciato stagnare per lungo tempo. Ti ringrazio.

@Project
Ti ringrazio per il benvenuto. Ho pubblicato questo intervento senza pensare nella maniera più assoluta di essere l'unico ad aver sperimentato questo genere di situazioni, o che il mio sia un caso particolare. Anzi, proprio perchè so che ci sono passati in molti, speravo di avere un confronto, o quantomeno di lasciare una testimonianza nella quale ci si possa rispecchiare. Del resto so già che queste situazioni sono frequenti per i ragazzi gay, proprio grazie al lavoro che avete svolto. Infatti leggo il forum già da diversi mesi (anche se mi sono iscritto da poco), e non vi ringrazierò mai abbastanza per aver creato questo spazio.
Non credo sia poca cosa rispecchiarsi nel vissuto degli altri, e personalmente il mio primo approdo qui lo ricordo accompagnato da un impatto emotivo fortissimo. Probabilmente con gli anni, l'esperienza e soprattutto l'aver raccolto numerosissime testimonianze, adesso non ti sorprende più ascoltare storie come la mia. Ma penso che per chi arrivi sul forum per la prima volta sia più utile avere un riscontro più ''fresco'' magari, piuttosto che andare a ripescare topic più vecchi.

@Toralba
Ho apprezzato molto la tua risposta, perchè hai toccato tutti i punti che ritengo più importanti. Data l'universalità del tema, mi fa piacere che tu ci abbia rivisto buona parte della tua esperienza. Ma che chiunque ci si possa ritrovare l'aveva fatto giustamente notare anche Project, senza che, dal mio punto di vista, questo debba invalidare una possibile discussione.
Effettivamente sul blocco emotivo derivante dall'influenza della famiglia mi ero già in parte risposto da solo, soprattutto perchè quella parte di blocco dovuta all'omofobia interiorizzata non era altro che uno strato aggiuntivo, sovrapposto al substrato dell'educazione ai sentimenti ricevuta.
Quanto alla possibilità di migliorare, condivido pienamente che lo si possa fare partendo da piccoli passi, e credo che andrò proprio in questa direzione.
L'unico elemento di vera preoccupazione, che è poi la ragione che mi ha spinto a scrivere questo post, è il fattore tempo: sono già passati alcuni anni dai coming out con i miei amici, ma questo blocco è ancora presente. E su questo mi aggancio alla constatazione amara che fai in conclusione, ovvero che inizialmente speravi che aprirti ti sarebbe servito a migliorare la situazione, cosa che, se non ho capito male, non è avvenuta, o perlomeno non quanto sperassi. Posso dirti, per confronto, di essere anche più indietro, da questo punto di vista, perchè tu sei riuscito ad instaurare con i tuoi amici proprio quel tipo di rapporto che io ancora non ho creato.
Infine posso dirti di aver apprezzato molto la tua opinione riguardo alle ragioni che mi spinsero al coming out con i miei amici. Ad oggi posso dirti di essere certo che farlo sia stata la cosa migliore -è pur sempre un passo in avanti-, ma quella specie di ''senso di colpa'' per averlo fatto spinto da ragioni che andassero altrove, rispetto alla semplice volontà di essere più sincero con i miei amici, di tanto in tanto torna a farmi visita, quasi come se invalidasse l'atto stesso. Ma hai ragione tu quando affermi che, avendolo fatto mosso comunque da forti sentimenti, sia stato giusto farlo, proprio con quelle modalità.
Ti ringrazio molto, inoltre ti faccio i miei complimenti per il tuo stile di scrittura, che trovo molto gradevole.

toralba
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Re: Emozioni congelate

Messaggio da toralba » mercoledì 28 ottobre 2015, 16:30

Birdman,
penso assolutamente che per quanto paradigmatica o “comune” (concedimi l'uso di questo termine, ma lungi da me voler in alcun modo ridimensionare quanto hai raccontato) possa essere l'esperienza di cui sei diretto testimone, sia comunque un validissimo punto di partenza per una discussione. Senza scordare – e questa è la cosa che mi preme sottolineare di più – che per quanto comune possa essere un qualsiasi vissuto, non per questo merita di non essere ascoltato. Quello che sottolinea Project, e che anche io ho sottolineato dopo di lui, è che non sei il solo a trovarti in questa condizione. Sapere di non essere soli può essere un grande sollievo e, come vedi, permette un dialogo che mette in prospettiva le nostre condizioni, l'uno confrontandosi con l'esperienza dell'altro. Ma questo l'hai già detto tu, per cui non mi soffermo oltre.
Nella formazione delle nostre persone, giocano sicuramente un numero di fattori ben più ampio di quanto io immagini. Nel dirti che, secondo me, il tuo blocco emotivo possa dipendere in maniera marcata dall'educazione sentimentale che hai ricevuto, do voce alla mia esperienza personale. So che nel mio caso ha giocato un ruolo cruciale, quanto a te posso darti solo suggerimenti: una simile complessità sfugge dal nostro controllo. Mentirei se dicessi che sia quella l'unica causa; risposte, purtroppo, non ne ho.
Quanto al tempo, capisco in pieno la tua preoccupazione, perché è stata (forse dovrei dire: è) la mia stessa preoccupazione, seppure una preoccupazione che volge in una direzione differente dalla tua. Più di una volta mi son chiesto cosa mi abbia spinto a posticipare tanto a lungo la mia vita, vivendo di fatto in una stasi interiore. Tuttavia, tornando a te, gli amici di cui hai parlato, e per i quali dimostri stima e affetto profondi, credo saranno davvero un ottimo banco di prova per saggiare una dimensione di espressione che fino ad ora hai confinato al solo dialogo interiore. Forse, prima non eri pronto ad un simile dialogo con loro perché ancora dovevi passare attraverso una tua più intima accettazione. Hai detto di aver fatto passi in avanti, e la lucidità con cui scrivi e fai lavoro d'introspezione lo mostra ad un estraneo quale sono io, per questo credo che il tempo stia maturando per affrontare questo ulteriore passo. Anche se è tanto il tempo che ti ci è voluto, e molto ti sembrerà stato gettato o lasciato passare nel nulla, come un inverno interminabile, così non è: hai raggiunto l'accettazione piena di te stesso, stai finalmente sbocciando.
Torno un attimo alla questione coming out. L'errore che ho fatto, è stato quello di credere che il coming out potesse rovesciare completamente la situazione nella quale mi trovavo. Non fraintendermi, il coming out ha un'importanza indiscutibile ma a lungo andare non può darci più di ciò che gli compete. Con i miei amici ho potuto, nel tempo (sono passati 8 anni da quando feci c.o.), instaurare un rapporto che ritengo profondo e dove il confronto è sempre presente, a tutti i livelli. Tuttavia, la mia situazione di solitudine e di isolamento è rimasta quasi del tutto immutata e, devo dire, peggiorata nel tempo. Il coming out è una tappa di un processo, non può esserne il fine. Ti ribadisco quanto già ti ho scritto: ho difficoltà ad immaginare il tuo coming out come un atto di mancanza di sincerità, viziata da un'intenzione esterna, nel confronto dei tuoi amici. Perché senso di colpa? Forse, non fosse stato per simili esigenze “esterne”, avresti posticipato più a lungo del previsto il c.o. , rendendoti, stavolta sì, insincero nei loro confronti. Ho l'abitudine a rimuginare su tutte le azioni che faccio, su ciò che dico, sul come lo dico e via dicendo – quindi peccherò nel dirti ciò che sto per dirti – ma il consiglio è: soffermati soltanto sull'effetto. Effetto che mi sembra del tutto positivo.
In chiusura, apprezzo molto ciò che hai scritto e ti ringrazio della possibilità di un dialogo su temi comuni. Se c'è qualcuno che merita un plauso per il modo di scrivere, sei tu: chiaro e lucidissimo.
Un saluto

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e^ip+1=0
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Re: Emozioni congelate

Messaggio da e^ip+1=0 » giovedì 29 ottobre 2015, 2:21

Benvenuto anche da parte mia Birdman! Vedo che Barbara, Project e Toralba ti hanno già risposto ampiamente. Mi limito ad aggiungere che il post che hai scritto descrive una situazione che mi pare avere molte somiglianze con quella del mio migliore amico (che è bisessuale). Ti racconto questa storia perché, se è vero che le strade di ognuno sono diverse, spero possa darti spunti interessanti. Pensa che fu lui (chiamiamolo Andrea) a fare coming-out con me per primo e non io con lui, ormai quasi cinque anni fa. Dopo di me, ha continuato a rivelarsi ad altre persone, ma fino a un anno fa sentiva spesso, dopo essersi aperto con qualcuno, lo stesso disagio che racconti tu e prendeva coscienza della propria sessuofobia interiorizzata, nonché di certe difficoltà a esprimersi nella sua famiglia. In parole povere: un coming out lo bloccava spesso ulteriormente invece di alleggerirlo. Dopo anni di discussioni infinite, che faceva solo con me, in cui mi raccontava più o meno quello che racconti tu, con io che non sapevo più che pesci prendere perché lo vedevo star male e mi trovavo in difficoltà nel consigliarlo, la cosa ha iniziato a risolversi. Per ragioni di attività comuni ci siamo trovati a condividere sempre più tempo della giornata con un altro ragazzo (etero) e la sua fidanzata, che chiamerò Francesco e Caterina. Beh, ti parrà stupido, ma abbiamo costituito un buffo "gruppetto anti-blocchi": in pratica Francesco e Caterina, vedendo le sue difficoltà, hanno preso prima a parlagli di sessualità senza nascondere nulla, poi a fargli domande dirette e scherzose (in modo buono) sulla sua sessualità. All'inizio Andrea era sconvolto, e lo ero un po'pure io, poi ho cominciato a stare al gioco e mi sono aggiunto perché sentivo che mi faceva bene dire le cose a voce alta, tra amici. Francesco e Caterina avevano un modo di parlare della sessualità, dell'orientamento sessuale e affini molto più naturale del mio e di Andrea, frutto forse del fatto che, da eterosessuali, avevano sempre avuto un rapporto molto più tranquillo con queste cose. Tieni conto che Andrea, sebbene frastornato da questi discorsi, se li andava a cercare, tanto che con gli altri due avevamo cominciato a dire: "Andrea, cominciamo una sessione di sblocco della sessualità?". Beh, può parer stupido, ma dove tanti discorsi seri e, devo ammetterlo, tanta introspezione, non erano arrivati, il parlarne insieme facendoci battute, risate e doppi sensi ha funzionato. Andrea ha cominciato pian piano a ridere con noi, poi a ricambiare le battute, facendone su di me e sulla coppia di amici etero. Oggi non ti dico che è sbloccato totalmente, ma parla in modo mediamente tranquillo di queste cose e sta meglio.

Tutto questo per dirti che, sebbene ogni caso sia a sé stante in questi argomenti e nonostante, da quello che scrivi, la tua situazione sia certamente complessa e articolata e benché (e siamo a tre concessive!) mi paia chiaro che tu stia affrontando seriamente, come è giusto che sia, le tua difficoltà nel post coming-out, secondo me il fattore leggerezza va tenuto in conto. Ovviamente non si può prendere completamente alla leggera in toto una situazione di disagio e blocco come quella che tu descrivi, è impossibile e stupido; però davvero, ogni tanto una buona battuta, anche pesante, anche fatta soltanto a se stessi, allenta le tensione e ridimensiona le cose. Riflettere su se stessi quando si hanno difficoltà come le tue è necessario e fondamentale, ma è pur vero che può portare certe volte ad ingigantire i problemi, che spesso non derivano da altri che da noi (tu stesso accenni a questo fatto).

"Meleggiare" (bell'espressione che sta per 'prendere per i fondelli') le proprie paure, i propri blocchi e, in fondo, noi stessi in toto, è un'ottima occasione, in certi casi, per uscire da certi vani labirinti mentali e costituisce il primo passo per una vera accettazione, secondo me almeno. Quando ridi del tuo nemico, quando lo prendi in giro, smetti di averne paura.

Beh, spero che questa pappardella possa esserti utile. In bocca al lupo! :)

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Re: Emozioni congelate

Messaggio da Birdman » venerdì 30 ottobre 2015, 2:42

@toralba
Sapere di non essere soli è stato l'aiuto più grande, nonché la spinta più forte che ho ricevuto, grazie alle storie e alle esperienze che ho letto, e che mi hanno permesso di crescere. Posso dire di essere cresciuto molto più in quest'ultimo anno, da quando ho scoperto il forum, di quanto probabilmente abbia fatto in tutti gli anni precedenti. E' il confronto che ci fa crescere, e in questo caso, avere una larghissima base condivisa permette di instaurare un dialogo profondo e proficuo. Del resto mi sono iscritto al forum proprio perché non mi bastava più leggere solamente le esperienze altrui per confrontarle alla mia nella mia mente. Avevo voglia di interagire direttamente, perché si cresce anche e soprattutto in un contesto sociale, di qualsiasi tipo esso sia, altrimenti avremmo un formidabile apparato teorico nella nostra mente, ma non riusciremmo a trovarne l'applicazione. Il dialogo interiore è senza dubbio utile per avere una visione più chiara del proprio percorso, come faceva notare Barbara, ma una volta tracciata la rotta, bisogna poi percorrerla. Ed è proprio questo strano impedimento nell'attuare il confronto nella vita reale che mi sta spingendo a pormi molte domande.
Le cause che possono aver determinato questo blocco sono molteplici, ed è effettivamente molto complicato riuscire a ricostruire tutte le fasi della mia crescita interiore, come quella di chiunque altro. Posso però concordare con te sul fatto che il ruolo giocato dalla famiglia sia uno dei fattori più pesanti, nel determinare questo aspetto della personalità. Lo dico perché negli ultimi tempi, per via di alcune situazioni che si sono verificate, sto analizzando meglio le dinamiche relazionali che intercorrono tra i membri della mia famiglia, e sto pian piano ricostruendo le possibili cause del mio comportamento, ma anche di quello dei miei familiari. Nel mio caso gioca un ruolo importante un'insicurezza che si manifesta su più livelli, e che mi blocca anche su dettagli irrilevanti. Temo che i miei genitori me l'abbiano involontariamente trasmessa, e adesso so quali origini abbia anche anche la loro.
Un'altra causa del ''blocco'', e questo penso sia anche importante, è molto probabilmente una forma di stupido orgoglio, che mi spinge a non parlare di questioni inerenti alla sessualità, per evitare che possa emergere la mia inesperienza: questo è sostanzialmente un residuo dell'omofobia interiorizzata, che ho oramai abbattuto nel mio dialogo interiore, ma che con mia sorpresa riaffiora nelle situazioni sociali, come se le mie (poche in verità) interazioni sociali fossero caratterizzate da una specie di copione di finzione etero ben definito, che si mette in funzione automaticamente, indipendentemente dalla mia volontà. Purtroppo, avendo fatto coming out con pochissimi amici, questo automatismo può anche essermi utile nelle interazioni con persone verso le quali non nutro grande interesse, e con le quali non sono solito condividere esperienze. Però ciò che mi stupisce, e qui torniamo al nodo principale della questione, è che questo schema mentale si riproponga (solo in parte per forza di cose) con gli amici che sanno di me. Forse il nodo può essere sciolto cercando di agire proprio su questo automatismo residuo, che appare del tutto ingiustificato, almeno nelle interazioni con i miei amici.
Per quanto riguarda il tempo perso, posso dire che tu abbia sintetizzato perfettamente anche il genere di preoccupazione che vivo io, quando dici
Più di una volta mi son chiesto cosa mi abbia spinto a posticipare tanto a lungo la mia vita, vivendo di fatto in una stasi interiore.
E' proprio questo il problema: è l'idea di aver posticipato la mia vita che mi sta spingendo adesso ad affrontare finalmente determinate situazioni (considera che sei un po' più giovane di me). Il problema che ho esposto, per quanto possa sembrare complesso, credo sia risolvibile, perchè ci sto lavorando già da adesso. Spero davvero di essere sul punto di cambiare le cose e ti ringrazio per l'augurio che mi hai rivolto.
Infine, a proposito dell'importanza effettiva del coming out, ti posso dire che, pur avendo avuto percorsi molto differenti, anche nel mio caso c'è stato un eccesso nel credere che la situazione potesse migliorare semplicemente facendolo. Il mio c.o. è più recente, ma comunque è passato qualche anno, senza vedere mutamenti. Purtroppo c'è una buona dose di ingenuità nel caricarlo di aspettative, perché il passo più importante che possiamo fare è la nostra maturazione interiore: se manca questa difficilmente potrà esserci una svolta nella vita reale. Ma come giustamente fai notare, indipendentemente dalle motivazioni che possono spingerci a farlo, con le persone più care è giusto farlo. Anche perché finché non si fa questo passo, difficilmente si riuscirà a vedere la realtà per quella che è, mentre se non lo si fa, si è annebbiati dalla solitudine e dalla voglia di ribaltare tutto, immaginando che lo si possa fare dall'oggi al domani. Il cammino però è fatto di piccoli passi, e bisogna anche saper rispettare i propri tempi. Fare coming out e vedere la situazione immutata è comunque meglio che non farlo e restare confinati nelle proprie fantasie: potendo guardare in faccia la realtà, prima o poi sapremo in che direzione andare.
Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato.
Ciao


@e^ip+1=0
Mi è piaciuta molto la storia che hai raccontato, e in generale apprezzo molto la condivisione di vissuti reali; forse è un po' quello che spero di fare con questo topic.
E' verissimo quello che dici riguardo all'importanza dell'ironia, proprio nell'affrontare i nostri limiti, ed è una strategia che applico molto spesso (anche con me stesso). Addirittura credo che, senza l'ironia (anche pesante), molto probabilmente non avrei fatto gli stessi progressi.
Quindi concordo pienamente, ed è questa una possibile soluzione che avevo individuato per uscire da questa situazione di stallo. Chiaramente però non basta, e occorre anche una certa capacità di analisi dei propri limiti, perché no, magari anche per elevare il livello di presa in giro delle proprie paure, esorcizzandole in maniera più efficace.
Grazie e crepi il lupo!

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