Essere gay e odiare la "cultura gay"

Che cosa significa essere gay
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Geografo
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Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da Geografo » mercoledì 3 dicembre 2014, 14:42

Ho scelto questa sezione apposta, dato che la didascalia recita: "Che cosa significa essere gay".
Ecco, scrivo questo post in un momento che sono parecchio triste per fatti personali, e ultimamente avevo voglia di parlare con qualcuno di un argomento che mi interessa molto, ovvero cosa significhi davvero essere gay.

Voglio prima partire da una piccola premessa che se volete potete saltare e passare direttamente al prossimo paragrafo.
Parto dal presupposto che io non mi definisco gay, è un termine in cui non mi ci rispecchio per niente come ho spiegato qui viewtopic.php?f=16&t=3685&start=20, ma per rispetto delle persone che sono in questo forum (che, tra l'altro, si chiama proprio "Progetto gay"), qui mi definisco come gay.

Detto questo, devo dire che, se c'è una cosa che davvero mi lascia perplesso, è la cosiddetta "cultura gay", ovvero quelle persone che, intorno alla propria omosessualità, ci hanno fatto una vera e propria cultura o, meglio ancora, un modo di vivere. Se su Google cerco la parola "gay", mi compaiono 3 parole: gayromeo, gayvillage e gayburg.
Il primo è un sito d'incontri per gay, il secondo è un luogo di ritrovo a Roma per gay e il terzo è un "blog di informazione, attualità e cultura gay".
Adesso, mi spiegate perché, intorno a un semplice orientamento sessuale, ci hanno sviluppato una vera e propria cultura?
Davvero, questa cosa mi fa innervosire.
Tra gli amici di Facebook ho, non so perché, un ragazzo che abita in un'altra città. Vedendo il suo profilo, ho potuto constatare che è gay dato che ha foto in cui si bacia con un ragazzo. Tralasciando che il ragazzo in questione è davvero effeminato, ho visto che ha foto in cui sta in bar e discoteche gay (e ha solo 16 anni!) e alcune foto in cui addirittura è travestito da donna con altre persone (le famose "drag queen").
Io non mi travestirei mai da donna, non ne vedo il motivo.
Eppure, vedendo su internet, ci sono in tanti che lo fanno. E non so se ridere o piangere davanti a tutta quella "terminologia gay", come "gay pride, bear, twink, attivo/passivo (che poi a me non piace il sesso anale), saune gay, battuage, drag queen", ecc.
Ma è normale che io, che sono gay, mi sento così lontano da questi ambienti e da questo stile di vita?
Ma poi, perché si devono auto-ghettizzare andando in questi posti?
Sono l'unico a pensare che essere gay significa semplicemente che sono un ragazzo a cui piacciono i ragazzi?
È vero, io sto scrivendo in questo forum che si chiama "Progetto gay", ma alla fine è comprensibile dato che non avrei con chi parlarne del mio orientamento sessuale, quindi non ci vedo nulla di male nemmeno se uno frequenta associazioni come Arcigay e cose simili.
Però, è mai possibile che c'è gente che dietro l'essere gay ci fa un intero modo di vivere la vita? Che hanno solo amici gay?
Tra l'altro, non mi pare che esista una "cultura etero". Ok, i gay sono una minoranza, ma diamine, sembra che uno, essendo tale, è come se si fosse iscritto automaticamente ad un gruppo.
Io sono io, poi c'è il mio orientamento sessuale, che non c'entra niente sul mio modo di vivere la vita. Eppure vedo che per tanti non è così...
Insomma, aspetto le vostre opinioni in merito e, se volete, avete tutto il diritto di criticarmi o non pensarla come me!

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progettogayforum
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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 3 dicembre 2014, 16:55

Ciao Geografo.
Questo forum si chiama Progetto Gay, è vero, e parla anche di “cultura gay” ma se hai letto il volume “Gay e Storia” della Biblioteca di Progetto Gay (mannaggia quante volte si ripete la parola gay!), avrai potuto vedere che si cerca di ricostruire la vita e l’opera di personaggi omosessuali, e sono personaggi della più varia estrazione e della più varia collocazione socio-culturale, tra le tante loro caratteristiche sono “anche gay”, omosessuali, se non vogliamo usare quell’altra parola. Quello che ne viene fuori è che le espressioni della cosiddetta “cultura gay” sono estremamente varie, al punto che individuare un comune denominatore, al di à del fatto che si tratta di persone che si innamorano di persone dello stesso sesso, è di fatto impossibile.
Oggi l’omologazione tra omosessuali è certamente molto più forte che nel passato, quando la cosiddetta “cultura gay” viaggiava solo attraverso i libri, non esisteva internet e non esistevano neppure i telefonini. Quando ero ragazzo, ho letto decine di libri, anzi centinaia di libri in cui si trattava anche, almeno marginalmente, di omosessualità, perché il bisogno di confronto era fortissimo e la possibilità di realizzarlo era minima. Oggi la comunicazione è esplosa con tutte le conseguenze che ne derivano, prima tra tutte lo sfruttamento a fini commerciali delle categorie mediatiche gay, o cosiddette gay. Questi fenomeni fanno leva sulla necessità di identità che parecchi gay hanno e che può essere soddisfatta molto più velocemente, anche se superficialmente, attraverso le offerte del cosiddetto mondo gay.
Non bisogna mai dimenticare che la realtà gay è come un iceberg. Una piccola parte è visibile e con essa l’opinione pubblica, e spesso gli stessi gay, identificano tutta la realtà gay, ma il 90% e oltre dell’iceberg è sommerso ed è comporto da persone che con gli stereotipi mediatici gay hanno poco o nulla a che vedere. Progetto Gay non è trendy nel senso gay del termine, perché si rivolge soprattutto al 90% sommerso dell’iceberb.
Esiste una cultura gay? È una vecchia diatriba di principio che non porta da nessuna parte. Qualunque caratteristica adatta ad individuare un insieme di persona definisce un ambito culturale particolare perché individua dei caratteri comuni. D’altra parte è esperienza comune di tutti i gay che il dialogo con un etero, per quanto possa essere serissimo, sarà comunque limitato perché il terreno della sessualità non è comune, mentre parlando con una gay si avverte immediatamente che ci sono parecchie esperienze comuni.
Purtroppo tutto, oggi, anche il sesso, ha preso l’aspetto del mordi e fuggi, questo vale certamente per i gay ma vale allo stesso modo anche per gli etero.
Personalmente dedico il mio tempo ai gay e, in questo modo, mi sento realizzato, perché quello è il mio mondo. È ovvio che ho la mia personalità e la mia storia ma devo dire che per me il fatto di essere gay è una delle mie caratteristiche fondamentali.

barbara
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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da barbara » mercoledì 3 dicembre 2014, 23:47

L'argomento che affronti è molto serio . Si tratta di un tema che appassiona i sociologi da tempo e ha a che fare con il modo in cui una minoranza reagisce alla discriminazione.
Mi spiego meglio: se analizziamo la storia di molti gruppi minoritari , possiamo notare che a un certo punto accade spesso che la minoranza tende a rendere "esagerate" alcune caratteristiche della propria cultura . Caratteristiche che poi sono anche quelle che vengono criticate dalla maggioranza.
Facendo un esempio gli afroamericani hanno reagito all'oppressione della popolazione bianca in america dando vita a un movimento che agli occhi dei bianchi sembrava estremo e radicale , ed era contestato anche da una parte degli stessi afroamericani, che temevano ( proprio come te) che ciò potesse aumentare il pregiudizio.
Un altro esempio è quello dei movimenti per la liberazione delle donne degli anni '60 . I movimenti di quell'epoca avevano bisogno di affermarsi in modo molto forte nei confronti dell'opinione pubblica ; famoso era uno slogan che diceva : Tremate tremate le streghe son tornate.
Ora io vedo una certa somiglianza fra questi due esempi e quello che hai portato tu.
La storia dimostra anche che questa fase viene superata solo quando una minoranza non ha più bisogno di affermare la propria esistenza perché la società ha smesso di discriminarla. Ma non direi che in Italia siamo ancora arrivati a questo punto.
Poi c'è un altro aspetto che forse c'entra in qualche modo, ed è il fatto che autoghettizzarsi è anche un modo per sopravvivere .
Spero di averti dato qualche spunto in più di riflessione. ;)

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Geografo
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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da Geografo » venerdì 5 dicembre 2014, 17:55

Project, però un conto è parlare di letteratura che tratti dell'omosessualità nella storia, che non solo è interessante, ma arricchisce culturalmente un individuo, un conto è fare dell'omosessualità un proprio stile di vita, e di conseguenza sentirsi come parte di un gruppo quando io, personalmente, non mi sento parte di nessun "gruppo".
Mi riferisco soprattutto a quei luoghi che usano il termine "gay" per fini commerciali, come hai detto te.
Ieri stavo a Roma con mio padre, lui doveva fare dei pagamenti in banca e quindi mi aveva dato la possibilità di farmi un giro da solo. Mentre mi stavo facendo la passeggiata, mi è venuta la curiosità di dare un'occhiata alla Gay Street a Roma. Io sono sempre stato fortemente contrario a questi posti, come si può notare dal post, ma appunto volevo vedere se la mia opinione magari sarebbe stata diversa. E invece no. Praticamente mi sono ritrovato una strada allestita da varie bandiere arcobaleno e c'era un bar gay (il "Coming Out", molto famoso) e poco vicino c'era addirittura una sauna gay organizzata in vari piani.
Adesso, non vorrei sembrare polemico, ma mi chiedo chissà quale giro di soldi ci sia dietro tutto questo. In primis il luogo stava a Roma in una posizione centralissima e non in un vicoletto ma in una strada importante vicino al Colosseo, quindi evito di pensare quanto costi di affitto un luogo del genere, perché si tratta di cifre a dir poco esorbitanti. Ergo, per pagare un affitto del genere significa che 'sti luoghi sono frequentatissimi.
Hai detto bene:
progettogayforum ha scritto:Questi fenomeni fanno leva sulla necessità di identità che parecchi gay hanno e che può essere soddisfatta molto più velocemente, anche se superficialmente, attraverso le offerte del cosiddetto mondo gay.
A me questa Gay Street ha solo dato l'idea di gay che, non riuscendo a trovare una loro identità, vanno in questi posti che altro non sono che un vero e proprio giro d'affari da un punto di vista economico.
E tanti, ma proprio tanti gay, addirittura si inventano una loro "cultura". Ma cultura di che?
Io, che sono gay, non mi sento di far parte di nessuna "cultura". Posso capire se uno fa parte della "cultura rock" o non so, ma che cavolo è la "cultura gay"?
E secondo me dedicare il proprio tempo ai gay (che è una cosa lodevole!) non c'entra niente con la "cultura gay", che invece critico.
Anche essere gay è una delle mie caratteristiche fondamentali, come il fatto che ho la passione per la tecnologia, che sono pigro e che ho gli occhi azzurri per dire, ma finisce lì, come credo che sia la stessa cosa per te.
Ma nella mia vita non esiste alcuno "stile di vita gay", che secondo me esiste invece in quelle persone insicure e bisognose di trovarsi un'identità insieme ad altre persone e quindi formando un vero e proprio ghetto.

Per quanto riguarda il tuo discorso, Barbara, be, sono totalmente d'accordo, mi è molto piaciuto. Penso che il desiderio di emancipazione di molti gay sia paragonabile in maniera perfetta con quello degli afroamericani e delle femministe. Diciamo che non ho molto altro da aggiungere...!

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progettogayforum
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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da progettogayforum » venerdì 5 dicembre 2014, 23:28

Geografo, ti posso dire che sostanzialmente condivido quello che dici, però vorrei sottolineare che i locali e le saune gay rappresentano gli omosessuali solo davanti ad una opinione pubblica del tutto ignorante, perché si tratta di una percentuale molto piccola del mondo gay, anche se purtroppo è quella visibile.

Ken
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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da Ken » venerdì 6 marzo 2015, 20:30

Secondo me parte da una base di insicurezza ostentare un'identificazione distorta dell'omosessualità. Vuol dire che non hai capito bene, cosa vuol dire gay, e non ti sei accettato come persona che fondamentalmente è un uomo, a cui piacciono gli uomini, ecc.
La cultura gay, non so cosa significhi, perchè non ha senso di esistere, perchè alla fine quello che ci differenzia dagli etero, sono dettagli. Facciamo l'amore come ogni persona sulla terra, e come ogni animale.
Quello che poi si costruisce intorno a delle sessualità, è pura invenzione.
Siamo persone come gli altri, e non abbiamo particolari da enfatizzare, per esorcizzare dei sensi di colpa.
E il ghettizzarsi, è fuggire da se stessi, o meglio, dal confronto con se stessi, il che dovrebbe essere il pane quotidiano, per chi è in un mondo come il nostro, pieno di paure, e angoscie.

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Illuminist
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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da Illuminist » sabato 30 aprile 2016, 0:15

Spulciando il forum sono capitato in questo topic, che trovo molto interessante e mi fa veramente piacere che ci siano ragazzi che condividano la mia stessa idea in proposito.
Io penso che spesso questo modo di ostentare, come avete già affermato sopra di me, nasca sostanzialmente da un'insicurezza interiore perché spesso si tratta di persone che non conoscono altri stimoli, e quindi si punta tutto su quello. C'è chi, ad esempio, investe tutto sull'immagine tralasciando completamente la componente intellettuale ed emotiva perché la giudicano sterile, come così ci sono persone omosessuali che puntano tutto sul proprio orientamento per lo stesso motivo, per il disperato bisogno di sentirsi parte di un gruppo che comunque, dal mio punto di vista, rimane un bisogno primario per un essere umano. Però vi dico che io, prima di iniziare a frequentare il forum e a leggere tutte le varie testimonianze raccolte avevo a mia volta un'idea piuttosto confusa di quella che fosse l'omosessualità maschile. Pensavo di essere un caso unico nel mio genere e ammetto che forse proprio per questo facevo molta fatica, oltre che ad accettare, anche solo a considerare l'idea di essere gay. Poi, ho semplicemente iniziato a comprendere che evidentemente faccio parte di quella grossa fetta nascosta dell'iceberg. Io non mi sognerei mai di fare del mio orientamento il perno attorno al quale ruota la mia vita. Certo, è una componente importante della propria persona senza dubbio ed è anche ciò che garantisce un equilibrio psicofisico, ma ci sono cose molto più importanti di queste. Avere una dignità ed essere una persona rispettabile in primis, e dopo tutto il resto!

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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da e^ip+1=0 » sabato 30 aprile 2016, 1:26

Per quanto ho potuto vedere nella mia esperienza personale (perciò limitata) la punta dell'iceberg di cui si parla è dovuta al contesto culturale e sociale arretrato del nostro paese. Il fatto che spicchi soltanto un certo 'modello di omosessualità' quando si tira fuori la parola 'gay', quello più frivolo e meno serio, e anche il fatto che molte persone facciano dell'essere gay il perno unico della propria vita, è dovuto al fatto che l'omosessualità è vissuta ancora in modo pressoché clandestino dalla maggioranza ed è vista come qualcosa di anormale dalla società.
Illuminist ha scritto: Io penso che spesso questo modo di ostentare, come avete già affermato sopra di me, nasca sostanzialmente da un'insicurezza interiore perché spesso si tratta di persone che non conoscono altri stimoli, e quindi si punta tutto su quello. C'è chi, ad esempio, investe tutto sull'immagine tralasciando completamente la componente intellettuale ed emotiva perché la giudicano sterile, come così ci sono persone omosessuali che puntano tutto sul proprio orientamento per lo stesso motivo, per il disperato bisogno di sentirsi parte di un gruppo che comunque, dal mio punto di vista, rimane un bisogno primario per un essere umano. !
Esatto, è proprio il bisogno di riconoscersi in qualcosa, in un gruppo, per difendersi dall'esterno.

Mi è capitato, stando all'estero, di conoscere un sacco di persone gay sposate o con figli. Tutto nella norma, tutto molto inquadrato nella società. Perfino molto borghese. Impressionante per un omosessuale italiano come me, venuto su dal vecchiume moralistico della nostra penisola. Beh, proprio all'estero ho notato che non è affatto la frivolezza la prima cosa che viene fuori parlando di omosessualità.

Però, diciamocelo, in fondo non c'è nulla di male anche a vivere con frivolezza e superficialità; non si può pretendere profondità da tutto il mondo. Inoltre ricordiamoci che se siamo qui a parlare di queste cose senza essere schedati dalla polizia o perseguiti legalmente è anche per merito di un gruppo di Drag Queen che una notte del 1969 si ribellò alla polizia newyorchese. Furono loro e non persone come me, come noi, a inaugurare la lunga marcia dell'accettazione piena dell'omosessualità nella società. Quindi viva la varietà degli stili di vita, e ciascuno sia libero di essere quello che vuole, anche superficiale, se lo vuole.

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Illuminist
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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da Illuminist » sabato 30 aprile 2016, 22:54

E' vero, certe cose bisogna riconoscere e chi si è battuto per una giusta causa va sempre onorato.
Io penso che ci siano modi diversi di vivere la vita in tutti i suoi molteplici aspetti, omosessualità inclusa. C'è chi vuol frequentare locali, chi vuol sfilare su un carro al gay pride e chi vuol fare la drag queen. Sono tutte cose che ciascun individuo deve avere il diritto di fare in piena libertà, finché non si vanno a minacciare le scelte altrui... certo, trovo discutibile il fatto che molte persone facciano, ripeto, del proprio orientamento la propria ragion di vita, ma io non sono nessuno per giudicare. Finché quella persona è abbastanza intelligente da rispettare me e gli altri, è perfetto. Io, personalmente, mi vado benissimo nella mia condizione.
E condivido anche quanto hai detto sulla frivolezza. Non c'è nulla di male a dimostrarne un po', all'occorrenza :)

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Re: Essere gay e odiare la "cultura gay"

Messaggio da Gio92 » giovedì 2 giugno 2016, 15:53

Dico la mia.
Forse andrò un po' contro i vostri pareri però intorno ad ogni fenomeno si creano delle culture, dei modi di vivere, dei modi di vestirsi, e questo vale anche per l'omosessualità.
Da un lato potrebbe sembrare ridicolo ad esempio "l'abbigliamento gay" o peggio "il mondo gay" ma alla fine chi si identifica in queste categorie come ad esempio "vesto da gay" lo fa perchè si identifica in una cultura che ormai si è creata.
Altra cosa invece è se si entra a far parte di questa categoria tralasciando l'interiorità di se stesso, i propri pensieri, la propria sensibilità e puntando tutto sull'apparire fisico in un determinato modo.
C'è gente che ci vive bene nei propri stereotipi, magari ragazzi gay molto effeminati che per quanto possano darmi un po' fastidio per il loro atteggiamento (sono contro il troppo esibizionismo) ma chi sono io per giudicarlo? Come non posso giudicare chi veste in un determinato modo o chi conduce uno stile di vita diverso dal mio.

La realtà del mondo ha varie sfumature e le culture tendono a condizionarsi e ad integrarsi. Oggi esiste la cultura gay-lesbo e stesso io ne faccio parte, spesso vado in un negozio che ha una piccola parte della libreria "gay-lesbian" e vado a vedere se mi interessa qualche libro.

Tutto puo' essere giusto affinchè non ci sia qualche elemento disturbante: l'esibizionismo eccessivo che risulta ridicolo, almeno per me.
Non è forte chi non cade, ma chi cade ed ha la forza per rialzarsi!

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