UN 26ENNE DA SEMPRE GAY TROVA UN EQULIBRIO DA SINGLE

Interviste a risposta libera sulla sessualità gay
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5950
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

UN 26ENNE DA SEMPRE GAY TROVA UN EQULIBRIO DA SINGLE

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 21 luglio 2010, 13:36

INTERVISTA 2
UN 26ENNE DA SEMPRE GAY TROVA IL SUO EQUILIBRIO DA SINGLE
(16,3 KB)
Un ragazzo 26enne ha faticato per superare i pregiudizi introiettati ma ha trovato un equilibrio anche da single.
__________

Informazioni cronologiche

11/04/2009 20.57.38

La mia età
26 anni

Il mio orientamento sessuale e la sua evoluzion
e
Omosessuale in maniera costante

Quando e come ho capito di essere gay

Lo sapevo già, ma l'ho capito definitivamente alle elementari quando già i bambini iniziarono ad usare le parole come frocio e finocchio come insulto; chiedendo, ho capito che il quella condizione ci rientravo anch'io anche se prima non capivo cosa c'era in me di diverso

Quando e come ho accettato di essere gay
In maniera parziale da subito, non ci trovavo niente di male perché mi piaceva a livello erotico masturbarmi pensando ai miei compagni, quindi non riuscivo a rinunciarci. Poi, col tempo, nell'adolescenza la cosa è cambiata: nonostante le prime esperienze, il rifiuto dei miei amici di considerarsi anche solo in maniera parziale tali, mi ha fatto sprofondare la mia visione dell'omosessualità in un'ottica decisamente più negativa, anche se ancora non riuscivo a rinunciarci né desideravo cambiare, ma mi ero autoconvinto di essere malato, di essere comunque sbagliato, una sorta di scherzo della natura, verso cui la sorte si era un'altra volta accanita e sognavo ogni tanto una vita da adulto in chiave etero, con una fidanzata.
Successivamente ho rivisto anche questa mia posizione acquisendo, verso i 18 anni, un atteggiamento più razionale verso la vita: ho capito non che non c'era nulla di sbagliato in me, e che se mi sentivo malato, era solo perché era questo mondo pieno di pregiudizio che voleva farmi sentire tale affinché io mi reprimessi, no solo socialmente ma anche intimamente; così ho alzato la testa e mi sono definitivamente accettato come gay.

Le difficoltà che ho incontrato nell'accettazione della mia identità gay
Non molte, più che altro quelle dovute alla introiezione dei pregiudizi, non tanto però quelli sull'hiv, o l'instabilità dei gay e della vita di coppia gay, ma quelli sulla visione psicopatologica del gay come malato, soprattutto in relazione al rapporto coi genitori, perché la mia situazione famigliare coincide parzialmente con quella dello stereotipo del padre lontano e della madre presente, anche se in definitiva sono tutte cazzate perché il mio rapporto coi genitori è ottimo, e io mi sento pienamente uomo e maschio e contento di esserlo.

Le situazioni di disagio che ho affrontato e che devo affrontare come gay
Le situazioni di disagio le sento paradossalmente più ora, che mi sono accettato, che prima, sento soprattutto, come un parziale attacco al mio essere intimo, i giudizi e le critiche che vengono fatte verso le rivendicazione del movimento gay, pur non avendogli mai dato apertamente sostegno. Soprattutto in famiglia le critiche alle richieste del mondo gay mi turbano molto e mi frenano anche moltissimo nella mia decisione di rivelarmi ai miei genitori.
Nei confronti delle persone esterne invece mi trovo a disagio quando si fa riferimento alle fantomatiche cause famigliari dell'omosessualità, perché so che se sapessero di me e della mia situazione famigliare, automaticamente io per loro sarei la conferma di questo falso pregiudizio.

Chi sa di me
Delle persone che conosco realmente nessuno, solo nel mondo virtuale alcuni sanno di me e forse sospettano di me le persone con cui da ragazzo ho avuto approcci sessuali.

Il rapporto con i miei genitori
Buono, anche se il loro atteggiamento mi trattiene dal rilevarmi.

Il mio rapporto con i miei amici
Non ho molti amici duraturi e non essendo comunque persone molto aperte mentalmente preferisco non rivelarmi anche perché dopo, anche se mi accettassero, ho sospetto che per loro non sarei più "XXX" ma comunque "XXX l'amico gay".

Da dove vengono le mie conoscenze della realtà gay
Quali? quelle del mondo gay visibile, quelle che trapelano, dai massmedia; quelle del mondo gay occulto, da questo progetto.

Il mio rapporto con la nudità mia ed altrui
La mia personale non mi ha mai posto problemi, neanche quella altrui, basta che non si tratti di famigliari, però mi imbarazzava da ragazzo il vedermi nudo con altri perché sapevo che non sarei mai riuscito a trattenere per l'eccitazione la mia erezione.

Il mio rapporto con la masturbazione

Ottimo, anche perché è la mia principale attività sessuale per questione di contingenza

Il mio rapporto con la pornografia
Non ne sono dipendente, la cerco solo dopo lunghi periodi di astinenza

Il mio rapporto con i siti di incontri e con le chat erotiche
Non li ho mai frequentati, mi sembrano posti per "persi".

Come ho cercato di realizzare la mia affettività/sessualità
In segreto con conoscenti, assicurandomi soprattutto della loro riservatezza, cioè andando con persone che certamente ci tenevano affinché quello che facevamo non si sapesse in giro.

Il mio rapporto con le ragazze
mai avute e mai cercate se non qualche volta idealmente per immaginarmi il mio futuro in un ideale romantico. non ho vere amiche e certe volte non mi ci trovo proprio con loro modo di ragionare, talvolta mi sento un tantino misogino.

Il mio rapporto con i ragazzi etero
Tutti i conoscenti che ho sono etero, e praticamente anche tutti quelli con cui ho fatto qualcosa si dicono formalmente etero.

Il mio rapporto con i ragazzi gay
Non né conosco nella vita reale, però non riesco a sopportare la vicinanza di un gay effeminato, non mi danno fastidio i transessuali, ma quelli che si atteggiano da "checca" sì

Che cosa mi colpisce di più in un ragazzo
Molte cose: ma soprattutto mi colpisce al primo sguardo la fisicità, mi piacciono quelli magri, non muscolosi, non troppo più altri di me e possibilmente più giovani. Oltre a questo poi viene il viso, non mi piace un viso sempre perfetto, nel senso che a volte sono attratto da visi non certamente canonici, comunque sono molto assuefatto a quello che tendenzialmente viene definito essere il "bello", e poi mi attira la zona genitale.
Caratterialmente preferisco gli introversi, quelli delle volte anche un tantino spinosi, forse perché mi assomigliano caratterialmente.

La mia vita affettiva precedente
Non ho mai avuto una vera situazione affettiva, sono sempre stato innamorato di persone non cui non ho mai realizzato nulla e con gli altri alla fin fine è stato solo sesso, anche perché da parte loro non c'erano proprio le basi per iniziare un discorso omoaffettivo.

La mia attuale situazione affettiva
Sono ancora in cerca.

Il mio grado di soddisfazione affettiva
Nonostante tutto non mi pesa l'assenza dell'affettività di coppia.

Il mio grado di soddisfazione sessuale

Buono, anche se solo con me stesso.

Il peso del sesso nel mio mondo affettivo
Anche per me in un regime di coppia è impensabile un'affettività autentica che non abbia anche un risvolto sessuale.

Che cosa vorrei dal mio ragazzo

Non ne ho idea

Che cosa penso di poter dare al mio ragazzo
Tanto, soprattutto dolcezza.

I miei desideri in relazione alla mia vita affettiva/sessuale
Trovare una persona con cui condividere una realtà di coppia seppure nascosta

Le mie frustrazioni in relazione alla mia vita affettiva/sessuale
La paura di non riuscire a non trovare qualcuno, anche perché non ne conosco

Che cosa vorrei conoscere circa la vita affettiva/sessuale degli altri ragazzi gay
Non saprei, quello che semplicemente apprendo dalle mail che leggo su Progetto gay.

Quanto mi ritengo infornato circa i comportamenti sessuali a rischio

Sono informato, anche se delle volte trovo che si faccia un po' troppo terrorismo

barbara
Utenti Storici
Messaggi: 2864
Iscritto il: mercoledì 14 aprile 2010, 9:22

Re: UN 26ENNE DA SEMPRE GAY TROVA UN EQULIBRIO DA SINGLE

Messaggio da barbara » venerdì 23 luglio 2010, 21:11

In questa intervista si fa riferimento due volte alle ipotetiche cause psicologiche dell'omosessualità. Mi sembra importante riportare alcune frasi della presa di posizione dell'ordine degli psicologi della lombardia sull'argomento e sulle teorie riparative che partono dal presupposto che esistano queste cause

“L’Ordine degli Psicologi della Lombardia difende la libertà dei terapeuti di esplorare senza posizioni pregiudiziali l’orientamento sessuale dei propri clienti, segnalando che qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare i propri clienti verso l’eterosessualità o verso l’omosessualità è contraria alla deontologia professionale ed al rispetto dei diritti dei propri pazienti. Segnala inoltre che le cosiddette ‘terapie riparative’, rivolte a clienti aventi un orientamento omosessuale, rischiano, violando il codice deontologico della professione, di forzare i propri pazienti nella direzione di ‘cambiare’ o reprimere il proprio orientamento sessuale, invece di analizzare la complessità di fattori che lo determinano e favorire la piena accettazione di se stessi.”

“Pertanto – prosegue Grimoldi - CONDANNIAMO OGNI TENTATIVO DI PATOLOGIZZARE L'OMOSESSUALITA,CHE L'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA' DEFINISCE UNA VARIANTE NATURALE DEL COMPORTAMENTO UMANO”

" Queste teorie, le terapie “riparative” che su di esse si basano, e ogni teoria filosofica o religiosa che pretenda di definire l’omosessualità come intrinsecamente disordinata o patologica, non solo incentivano il pregiudizio antiomosessuale, ma screditano la professione dello psicologo e dello psicoterapeuta e delegittimano l’impegno per l’affermazione di una visione scientifica dell’omosessualità. Un terapeuta con pregiudizi antiomosessuali può rinforzare i sentimenti negativi di colpa, disistima e vergogna che molti omosessuali provano, e così alimentare l’omofobia interiorizzata e il minority stress (stress legato all’appartenere a una minoranza), spesso procurando seri danni alla salute mentale del soggetto "

PIU' CHIARO DI COSI' !!! ;)

Rispondi