Wittgenstein e Turing

La realtà dei gay, storie ed esperienze di vita gay vissuta
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5968
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

Wittgenstein e Turing

Messaggio da progettogayforum » giovedì 27 gennaio 2011, 0:15

Prendo lo spunto da una citazione di Wittgenstein fatta da Boy-com per dire due parole su questo personaggio e su Alan Turing. Questo tipo di articoli non è usuale sul Forun di Progetto Gay e me ne scuso ma si tratta di storie vere che testimoniano come i gay abbiano vissuto in un passato ancora recente.

Ricordo di aver letto con estremo interesse diversi anni or sono i “Diari segreti” Ludwig Wittgenstein. (Laterza, 1987) ma chi era questo personaggio? Per rispondere attingo al libro di Odifreddi (Odifreddi P., “Le menzogne di Ulisse”, Thea,). Alla leggenda su Wittgenstein “contribuì non poco il fatto di appartenere a una delle più ricche e singolari famiglie viennesi. La sorella Margaret fu ritratta da Klimt in un bel quadro, commissionato dal padre come regalo di matrimonio. Il fratello Paul era un famoso pianista, e quando perse in guerra la mano destra, Ravel scrisse per lui il Concerto per la mano sinistra. Il fratello Hans, un genio mozartiano che a quattro anni componeva e suonava pianoforte e violino, scappò di casa a vent’anni e si dissolse nel nulla. Il fratello Kurt si sparò un colpo alla tempia nell’autunno del 1918, quando la truppa che egli « comandava » si rifiutò di obbedirgli. E il fratello Rudolf, sospettando di essere omosessuale si suicidò a ventun anni bevendo cianuro in un bar, dopo aver chiesto al pianista di suonare per l’ultima volta la sua canzone preferita.
Quanto a Ludwig, il cui primo ricordo era la barba di Brahms che gli faceva solletico nella culla, frequentò una scuola tecnica a Linz, dalla quale gli allievi uscivano con strane idee nella testa”. Uno dei suoi compagni e coetanei, fu Adolf Hitler.
Per chi volesse avere un’idea un po’ più approfondita su quest’uomo, considerato uno dei massimi filosofi del 900, rinvio al bellissimo book per immagini http://books.google.com/books?id=RzDs83 ... &q&f=false
Mi limito qui a ricordare che Wittgenstein che ha concluso il suo Tractatus Logico-Philosophicus con la frase "Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere" accenna più volte alla masturbazione vissuta con sensi di colpa in chiave omosessuale, nella sua vita sono testimoniate almeno tre relazioni che avevano probabilmente alla base la omosessualità a vari gradi di sublimazione. Rinvio ad un famoso articolo del Corriere della Sera: “Wittgenstein, Beckett esistenze mancate” http://archiviostorico.corriere.it/1992 ... 0739.shtml
Se la repressione della omosessualità non è necessariamente l’elemento determinante della complessa personalità di Wittgenstein resta comunque una delle componenti fondamentali di quella personalità. Lungi da me l’idea di fare diagnosi, resta comunque il fatto che l’accettazione della omosessualità avrebbe probabilmente potuto restituire a quest’uomo una maggiore serenità.
Pensando a Wittgenstein e alla logica la mente corre ad un altro grande personaggio, il fondatore della logica dei computer, Alan Turing che fu vittima della violenza della legislazione omofoba inglese. Mi rifaccio alle secche notizie ufficiali (fonte Wikipedia) Nel 1952 fu arrestato per omosessualità e condotto in giudizio, dove a sua difesa disse semplicemente che «... non scorgeva niente di male nelle sue azioni». Secondo alcune fonti Turing avrebbe denunciato per furto un ragazzo di strada che egli aveva portato a casa sua probabilmente a fini sessuali e avrebbe ammesso il proprio orientamento sessuale in risposta a delle domande pressanti della polizia. In quel periodo si dibatteva nel parlamento britannico l'abrogazione del reato di omosessualità e ciò probabilmente avrebbe indotto Turing ad un comportamento incauto. La pena inflitta fu severissima: fu sottoposto alla castrazione chimica tramite somministrazione massiccia di estrogeni, che lo rese impotente e gli causò lo sviluppo del seno, questi furono alcuni dei motivi che probabilmente lo condussero, di li a poco, al suicidio. Nel 1954 Alan Turing morì ingerendo una mela avvelenata con cianuro, in tono col proprio carattere eccentrico e prendendo spunto dalla fiaba di Biancaneve da lui apprezzata fin da bambino, non aveva ancora compiuto 42 anni. La madre sostenne che il figlio, con le dita sporche per qualche esperimento chimico, avesse ingerito per errore la dose fatale di veleno; ma il verdetto ufficiale parlò senza incertezze di suicidio: «Causa del decesso: cianuro di potassio autosomministrato in un momento di squilibrio mentale». Tutto questo è avvenuto nella civilissima Inghilterra neppure 60 anni fa.

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2476
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: Wittgenstein e Turing

Messaggio da Alyosha » giovedì 27 gennaio 2011, 0:44

Sai che ai tempi mi interessai a questo personaggio esattamente perché lessi la sua storia e della sua omosessualità repressa? "Quello che può dirsi può dirsi chiaramente, su ciò di cui non si può parlare si deve tacere". E' davvero originalissima la lettura cui alludi. Ci sono fiumi di libri su questa frase, ma in effetti le ultime proposizioni del tractatus hanno uno stile profondamente diverso:

"Noi sentiamo che persino nell'ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati. Certo allora non resta più domanda; e appunto questa è la risposta [...] Le mie proposizioni illuminano così: Colui che mi comprende le riconosce tutte insensate. [...] Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere"

Mi ricordo che ai tempi (mi ero scoperto da poco), furono le frasi che più mi colpirono e consolarono. Ho in mente un tre quattromila interpretazioni possibili in effetti e professoroni stare li a vivisezionare queste frasi e adesso tutto ad un tratto mi paiono così chiare in effetti. Come è strana la vita a volte!
Ultima modifica di Alyosha il mercoledì 14 settembre 2016, 19:18, modificato 1 volta in totale.

Avatar utente
agis
Messaggi: 1222
Iscritto il: sabato 28 dicembre 2013, 22:27

Re: Wittgenstein e Turing

Messaggio da agis » mercoledì 14 settembre 2016, 18:34

Già, già. ^_^
E' innegabile che di Wittgenstein e dell'empirismo logico mi sia rimasto il gusto per una precisione definitoria che giudico ancora a tutt'oggi decisamente apprezzabile.

Ma, proprio per questo e scendendo nel merito, che cosa si potrebbe pensare, a parte la fallacies logica in colui che dei logici dovrebbe essere il principe, di una concatenazione come questa:

2. La totalità dei fatti atomici esistenti è il mondo.
2.063 La realtà totale è il mondo.
2.1 Noi ci facciamo delle raffigurazioni dei fatti.
2.223 Per sapere se la raffigurazione è vera o falsa la si deve confrontare con la realtà


Nella migliore delle ipotesi che di Kant e del kantismo costui non aveva capito nulla. Nella peggiore che faceva orecchie da mercante. E se sì perché? :)

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2476
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: Wittgenstein e Turing

Messaggio da Alyosha » mercoledì 14 settembre 2016, 19:22

Non lo so caro Agis, le diatribe filosofiche mi sembrano così distanti adesso. So che negli anni la svolta linguistica mi si parò davanti in tutti i suoi limiti. Non ha mantenuto le promesse di cui si era fatto carico proprio in affermazioni lapidarie come quelle cui alludi tu, ma sento che sono cose che non hanno troppa importanza adesso, che le cose che hanno per davvero un senso non sono in quelle affermazioni, proprio come affermò lo stesso Wittgenstein nelle battute finali del suo unico libro.

Avatar utente
agis
Messaggi: 1222
Iscritto il: sabato 28 dicembre 2013, 22:27

Re: Wittgenstein e Turing

Messaggio da agis » giovedì 15 settembre 2016, 19:29

Alyosha ha scritto:Non lo so caro Agis, le diatribe filosofiche mi sembrano così distanti adesso. So che negli anni la svolta linguistica mi si parò davanti in tutti i suoi limiti. Non ha mantenuto le promesse di cui si era fatto carico proprio in affermazioni lapidarie come quelle cui alludi tu, ma sento che sono cose che non hanno troppa importanza adesso, che le cose che hanno per davvero un senso non sono in quelle affermazioni, proprio come affermò lo stesso Wittgenstein nelle battute finali del suo unico libro.

Ma senz'altro Alessio, son d'accordo e non ci avrei neppure troppo badato. Solo che c'è quella cosa che chiamano

noblesse oblige

Ed è sempre ovviamente possibile tenere un profilo un po' più alla buona, un po' più dégagé.
Se però ci si atteggia in un certo modo, questo atteggiamento, almeno in quanto da noi stessi scelto, bisognerebbe almeno tentare di essere tenuti onestamente a valerlo anche in un'eventuale dichiarazione di impotenza rispetto a quanto da noi stessi intrapreso.
Ed è forse in questo senso che ho sempre preferito la più discreta attività di Turing rispetto a certe teologie di ritorno dove ci si limita a sostituire il dio tradizionale con un nuovo dio linguistico non limitandosi a dimenticare le lezioni di Kant e Lichtenberg ma finanche quelle di Vico :)

Rispondi